venerdì 30 dicembre 2016

Non essere più guardato da te

"Non essere più guardato da te è la bruttezza, la morte. Mi piaceva che tu mi trovassi bello, con te ero bello, mi piacevano il mio corpo, il mio sesso, tu dicevi il mio uccello, io dicevo il mio cazzo, hai cominciato a dire il mio cazzo anche tu. Mi guardavi quando mi alzavo dal letto la mattina per andare a preparare la colazione, di solito ero eccitato, ero continuamente eccitato per te, e dicevi: il mio cazzo, sorridendo. Sono le parole d'amore che ho amato di più nella mia vita."

Carrère,  La vita come un romanzo russo.

domenica 25 dicembre 2016

Vagamente

Essere più femmina, forse coi capelli lunghi. Collegare fuori al dentro. Andare in Turchia, che lo so che non è, ma ci vedo. Forse correre, in tutti i sensi. Bere il brusco del melograno, respirare un sacco di profumi buoni, il mare. Ridere e sdrammatizzare, soprattutto dopo le incazzature passeggere. Vederci sempre del colore, imparare a dormire, non avere sto senso di invasione, fotografare gli attimi. Pensare meno, a volte di più, fidarmi un po'. Continuare ad ascoltarmi e scrivermi. Trovarmi.

domenica 11 dicembre 2016

Diamanti e Ruggine

Che io sia dannata,
ecco il tuo fantasma che ritorna.
Ma non c'è niente di strano
è solo che la luna è piena stanotte
e tu mi stai chiamando.
Ed eccomi qui seduta
la mano sul telefono
in ascolto di una voce che conoscevo
un milione di anni fa
mentre si dirigeva verso il precipizio.

E mi ritornano in mente i tuoi occhi
che erano più blu delle uova di pettirosso.
Dicesti che la mia poetica era scarsa.
Da dove stavi chiamando?
Un cabina nel Midwest.
Dieci anni fa
ti comprai una coppia di gemelli.
Anche tu mi portasti qualcosa
sappiamo entrambi cosa portano i ricordi
portano diamanti e ruggine.

Tu infiammavi le scene
eri già una leggenda
il fenomeno senza maestri
il vagabondo primordiale
ti perdesti tra le mie braccia.
E li sei rimasto
a naufragare per qualche tempo.
La Madonna era tua e senza sforzo.
Sì, la ragazza sulla conchiglia
ti avrebbe protetto da ogni male.

E ora mi sembra di vederti in piedi
mentre le gialle foglie autunnali ti cadono intorno
e con la neve nei capelli
ora sorridi dalla finestra
di quell'hotel da quattro soldi
in Washington Square.
Il nostro respiro si trasforma in bianche nuvole
che si uniscono e si fermano nell'aria
per quanto mi riguarda
saremmo potuti morire entrambi lì e in quel momento.

E ora mi dici 
di non provare nostalgia
e allora dammi un'altra parola da usare al suo posto
tu che sei sempre stato così bravo con le parole
e a lasciare tutto sul vago.
Avrei così bisogno di questa tua vaghezza proprio ora
che tutto mi ritorna in mente con troppa chiarezza
ti ho amato dolcemente
e se hai intenzione di offrirmi diamanti e ruggine
io ho già pagato per questo.

(Joan Baez - lui è Bob Dylan, la canzone è questa https://www.youtube.com/watch?v=GGMHSbcd_qI)

lunedì 5 dicembre 2016

Si capisce?

Io son mica capace di dire i complimenti, mi sembra sempre di svuotare a parlar di certa roba, forse non ci vorrebbero proprio i nomi, sono meglio le frecciate col sorriso, secondo me si capisce. Detto questo, devo raccontare due sogni che ho fatto, che secondo me sono significativi. Dopo aver visto una coppia in preda a una crisi di nervi che a sentirli mi veniva da dire boh, la gente si innervosisce sempre di più poi per niente, pensavo, dopo ho sognato un enorme cuore di diamanti, una pataccona che le voci mi dicevano è preziosissima sta pietra, rarissima, che anello ci viene, ma io alle voci non ci rispondevo neanche, io ridevo dentro perché non avevan capito che sto cuore era un'arma, un bisturi che tagliava i colli e zac uccideva tutti, non avevan capito, loro. Ho il romanticismo di una merda, un caso perso, preferisco il contatto io, che è di testa e di pelle, coi complimenti sorridi, ma poi ridi veramente? Comunque veniamo al mio secondo sogno, che mi è venuto in mente oggi quando uno con una testa matematica mi ha detto tutto orgoglioso di aver sognato un algoritmo portentoso che gli faceva indovinare i parziali delle partite e vincere sei milioni di euro. Pensa te gli ho detto, io invece ho sognato Simon and Garfunkel che suonavano in camera mia unplugged e a grandezza naturale, era bellissimo. E niente, dopo che l'ho detto secondo me ridevo più io, secondo me si capisce.

giovedì 10 novembre 2016

Oz

Oggi m'han detto che son cresciuta un sacco, non in altezza, sia mai, allora io, che sono abituata moltissimo a ricevere complimenti, a me mi è uscito un davero? volutamente con una sola vi e un po' d'acca, ma dentro in realtà ridevo da matti. La verità è che a me piace inventare, mi piace l'amemi, mi piace pure il mapperò, mi piace scrivere camminando, respirare adesso che abbaian solo i cani, mi piace st'aria fredda che vien su dai campi, a me strafatta di fantasia, tipo la canzone delle voci di zucchero, quella, solo a me l'inizio è un bacio? Poi io non lo so mica se sul lavoro sono davvero diventata più brava, so solo che a un certo punto Milano scendi giù, io a un certo punto alle mie immagini ho detto ragazze andate e divertitevi, avete ragione voi a voler ignorare la gente con la polemica cronica, andate le ho detto, tanto a rientrar nei ranghi, se mai scopriremo che cazzo son sti ranghi, a rientrarci schisse seriose tanto nel caso facciamo in tempo, forse. Penso serva anche questo, allora nel caso sì, allora un pochino dentro son più alta. Sempre preferita Dorothy ad Alice.

martedì 8 novembre 2016

rispetto

Oggi stavo inventando il mio solito universo parallelo, ne stavo parlando col mio grafico inventore più pazzo di me, avevo già in testa le porte immaginarie coi contenuti a sorpresa, quando a un certo punto, uno che si spaccia da creativo, non interpellato, a un certo punto ha detto posso dire una cosa? per me è un'idea di merda. L'ho mangiato. Secondo lui non ha senso proporre dei contenuti che non esistono, è solo un complicarsi la vita per niente. Ora, a parte che in questo momento lo mangerei ancora, a parte che le idee di merda si motivano con dei perché, penso, oppure almeno con qualcosa di propositivo, io a parte questo ci tengo a dire che senza idee che non esistono saremmo ancora fermi alla preistoria, forse pure senza fuoco. E soprattutto. Io sarò pazza, non concreta, mi innamorerò di concetti che ancora non esistono, ma sono fermamente convinta che un'idea, uno schizzo, un progetto che nasce, un qualche cazzo di cosa che ti spinge a muovere i cricetini nella testa, un'immagine della fantasia che si materializza e ti fa pensare a qualcosa di nuovo, a me viene comunque da volerle bene a prescindere. Che uno può avere tutta la tecnologia appena appena uscita perché fa figo, ma se non capisce che senza contenuti un oggetto non funziona, secondo me è una brutta roba. (Il mio universo parallelo, nel mentre, è blu, con le scritte in treddì rosse e le porte tipo quadri. Che solo a pensarci, bentornato sorriso)

lunedì 24 ottobre 2016

nord sud ovest est

Mi sono svegliata dal solito microsonno, beata la gente che dorme sei sette ore di fila, beata beata, io massimo due. Brenda Walsh ho appena letto che sta facendo la chemio, ridatemi la famiglia Walsh. Che la mia generazione è cresciuta con dei punti fermi tra cui i pigiami di Brenda, i capelli corti di Kelly, Dylan che ascolta i Rem eccetera eccetera. Che adesso a riguardare una puntata succede come quando guardi non è la rai che dici ma davvero era così? Manco a dire che ci brillavano gli occhi ed era diverso (Virna Lisi, citazione vanziniana), perché piuttosto ti viene da dire come cazzo facevamo?, però io certe cose me le ricordo perfettamente e cioè: le nike nere, i vestiti grunge alla nirvana, lo zaino invicta con mille scritte , il barbour con la spilla dei Simpson, lo scooter (vi ricordate lo zeta x?), i profumi tipo obsession e ckone, l'incubo delle versioni di greco al sabato, la discoteca di domenica pomeriggio. Io ai tempi ce l'avevo il Dylan della situazione, faceva molto fighetta l'amico maledetto del fratello, quello bellissimo e disadattato che non andava bene per te la piccola di casa. Io di sto qua mi ricordo che tra le tante follie aveva fatto tre ore di macchina per darmi il primo bacio sotto la neve l'ultimo dell'anno, che adesso dici cazzo Harry sono la tua Sally, ai tempi invece in perfetto stile Walsh dopo un'ora si era già litigato, limonato duro con altro/altra, fatto pace in macchina, limonato e rilitigato di nuovo con l'unico scopo di fare la pace. E a parte che al posto dei Rem ci stava Vecchioni come del resto ancora adesso (c'erano però pure tutte le canzoni di radio deejay e show me love), la sensazione forte era che niente di brutto potesse mai capitare, me e la famiglia Walsh, che il presente come minuti e tempo fosse più lento e sicuro e possibile, quindi fa lo stesso se i dialoghi degli anni Novanta erano improponibili, vero che guardavamo pure il karaoke di Fiorello, che Siddarta ci diceva che conta solo l'amore e avevam improbabili vestiti a fiori con sopra camicie a scacchi e anfibi (messi oggi), noi altro che Twitter, c'avevamo la smemoranda, ci trovavamo pure con gli amici senza gps o scriverci in continuazione sul telefono, noi siam cresciuti analogici tipo Accorsi in jack frusciante (tipo 1992, ma niente streeming), quindi fa niente se siamo degli incredibili romantici che regolarmente si perdono ma aspettano sempre il colpo di scena col lieto fine, è bello così, fa parte di noi.

lunedì 17 ottobre 2016

Lampadina

Io, i tempi, ognuno c'ha il suo. Tipo Baricco no, lui a dir na roba ci mette una marea di parole che sembra un'insalata coi semi, invece dell'altra gente sintetica tipo i racconti di Philip Dick, dritto al punto che tanto una riga in più non serve. C'è pure la gente tipo Jovanotti che dice "Nobel a Dylan ci sta, io però non mi sento coinvolto in quanto cantautore pop", che a me sta frase fa troppo ridere, ma non divaghiamo. Io comunque, fondamentalmente, io è un periodo che manco i dittonghi, c'ho le immagini che mi fanno da istinto e in testa c'hanno una chiarezza quasi spaventosa tipo compasso, ma scriverle faccio molta fatica troppa, allora se devo dire qualcosa oggi pomeriggio stavo correndo giù per le scale cantando la fretta del cuore è già una novita nella versione non Bertè ma Coniglio Viola, solo che corri scendi, scendi corri, alla fine son riuscita a mettere male la gamba e a zoppicare che ridevo da sola come una pirla. Non sarò mai una signora, resterò un maschiaccio sgraziato che canta e ride e canta, ma inciampare solo ridendo, con calma. Scrivere tutto fa bene.

domenica 25 settembre 2016

femminilità

Io la femminilità classica non ce l'ho. Non sapevo neanche esistesse la categoria femminilità classica, l'ho scoperto ieri, ma comunque non ce l'ho. Non sono capace di sculettare, di provocare, di fare i risolini e quelle robe lì. Pure a vestirmi, sempre jeans scarpe da ginnastica e camicia o maglietta, praticamente mi vesto ancora uguale a quando ero al liceo. Darsi il mascara può essere considerato femminilità classica? Perché quello lo uso, invece gli altri pitturini sono mica messa bene, mi trucco che non sembro neanche truccata. Mi piacciono i tacchi, ma non so andarci, ho le tette, ma non scollo, rido per le cavolate, ma non per ottenere consenso. A me piacciono le teste. La mia testa è tipo una mappa piena di disegnini messi lì in circolo apparentemente a cazzo, con una logica tutta sua tipo il magazzino di Amazon. Quando ti ci faccio entrare, femminilità classica o futurista, disordine colori e caos, quando ci sei dentro pian piano scopri me, difficilmente ne esci.

lunedì 29 agosto 2016

sediamoci

Ho sognato che sparavo a mia madre. Non credo sia una bella roba. L'ho sognato due volte, sabato e domenica. Io a mia madre ci voglio bene, pure se è morta. Però le sparavo. La prima volta dicevo guarda se non ho il coraggio, poi seguivo il proiettile sullo sfondo rosa dritto al cuore. Le sparavo a mia madre, poi dopo andavo ad abbracciare mio papà. Odio le armi, farei neanche male a una formica, ma le sparavo. Pure due volte, anche se il secondo sogno mi ricordo poco, c'era anche una pazza che urlava su na spiaggia, le sparavo e poi mi sono svegliata dal mal di testa. Maledette immagini. Ti piace te che leggi essere dentro ai miei sogni? Perché sognare di sparare a chi ci ha messo al mondo? Sogni o incubi? Oggi ho detto che anche se mi tocca fare editing, io alla crusca le darei fuoco. Nel mentre sto prendendo su dal mio capo su wa, mapperò davvero non la vorrei tra le palle la crusca, io ci vorrei di più l'impulso nella scrittura, ci vorrei l'immediato e pure il dialetto, tipo un flusso dritto dalla testa alla pagina, come adesso l'immagine senza rileggere. Ci vorrei la difesa del poccio e dello scarabocchio, che mi sa che lo sparo è probabilmente il fatto di romperlo sto cordone ombelicale, insomma mettiamola dentro nel cuore sempre e comunque, ma ora fianco a fianco col cordone di braccia, da grandi. Sto passo è doloroso a pensarci un po' e infatti oggi non sono stata simpatica niente, è anche nuovo e da sospirone a scriverlo, pure insicuro e titubante, ma incredibilmente vero. Come me, un poccio.

mercoledì 27 luglio 2016

fobie

Ho una nuova fobia fresca fresca tra pancia e ombelico, ho scoperto che incontrare la gente al supermercato mi fa scappare via, mi guardano il carrello, gli scomparti di vita separati, scappo via tipo missile. Che uno si fa gli scorci di vita protetti, tipo cuscini, poi la minaccia dell'invasione io scappo, via velocissima. Sta mania di voler sfaccettare tutto, sfaccetterei me, delle volte. Pazza. Curami.

sabato 23 luglio 2016

se fosse andata diversa

Se la mia vita non fosse andata com'è andata, oggi sarei sicuramente sposata con due bambini. Sarei viziata, snob in modo vergognoso, i capelli sempre in ordine, i sorrisi di circostanza, l'orologio al polso e la sigaretta in mano, l'isteria nascosta di chi lavora nel mondo della moda e vede i dettagli sbagliati tipo ago nel pagliaio. Una casa al mare, soci in piscina, i bimbi maschio e femmina al tennis, le cene al sabato a sparlare di tutto e di niente coi propri simili, un cane alto di razza rara, pure le scarpe alte, saprei camminarci sui tacchi lo so. Forse di destra, sicuramente credente non praticante, sarei piena di amicizie finte che spariscono al volo nel momento del bisogno, ma non me ne accorgerei, sarei insicura solo di me, ma eviterei di pensarci onde arginare problemi, avrei il viso adulto tipo maschera, ma dentro sarei tremendamente bambina. 
La mia vita è andata diversa. [guarda zingara il suo meraviglioso cane cubotto, sorride e ci caccia un impagabile e indipendente sospiro di sollievo]

domenica 26 giugno 2016

passi

Perché non sopporto le persone invadenti, pure sui social ci stanno quelle che ogni cazzata stanno a mettere i mi piace, ecco io con quella gente lì mica mi aprirei. Aprirsi continua peraltro a venirmi in mente solo roba porno, mapperò in effetti lì fortunatamente la razionalità non c'è e infatti fidarsi dei sensi mi viene più facile in generale, delle persone invadenti no. Temo non si capisca un cazzo, però stiamo mica a mettere i puntini sulle i, andiamo avanti. Pulpito mi fa venire in mente sempre uno che inciampa e più in generale una chiesa e infatti sono mica tanto amica, figurati se ascolto le prediche, tiro dritto che sembro un freccia rossa, cocciuta tipo mulo. Mentre cammino si sentono gli Abba nell'aria, questo segno un po' ignorante mi piace molto. Chissà se è un matrimonio, perché nel caso a me viene sempre in mente Alice di de Gregori, che con gli Abba c'entra un cazzo, Alice è triste e poetica e infatti ai matrimoni non la mettono, ma cubotta non divagare che poi dal pulpito al palco della ghigliottina è n'attimo. Alice comunque faceva buon viso a cattivo gioco all'inizio, siamo d'accordo sì?, dopo però non ce la fa, dopo lei me l'immagino sempre sdraiata per terra col vestito da sposa, su in camera con la finestra aperta che ascolta la gente giù che festeggia e resta immobile, non fidarsi delle voci, non fidarsi di nessuno, porcocazzo che fatica ascoltarsi dentro e rimanere fermi. Il trucco secondo me è imparare ad ascoltarsi talmente bene da fidarsi di se stessi, dopo non vengono le pare sull'essere egoista o fare male agli altri senza volerlo, dopo si è più sicuri e pian piano viene tutto spontaneo. Sta settimana mi sono sognata tutta intera ed è un evento importante, niente gattino io intera ed ero bella, coi capelli lunghi che ora non ho e con un vestito a righe rosse e nere lungo fino ai piedi, struccata e scalza, con la pelle bianchissima, ma con un sorriso rilassato e indifeso di un bello che avercelo domani ci farei la firma. Per questo motivo che non so se da fuori si capisce ma dentro è chiarissimo voglio imparare a fidarmi. E chissenefrega se voglio fidarmi di gente inaffidabile, partiamo dal presupposto che sono matta e al momento rido col mio istinto ancora più matto di me pensando che sì, in generale, dei perfettini mica mi fiderei mai. Tipo piangere e ridere insieme quando sei triste e senti che dalla pancia ti viene su il sospirone di sollievo e infatti dopo stai meglio, lo preferisco. Senza rileggersi (mi hanno appena scritto che oggi è nato Daniele e ha un muso indifeso bellissimo), pubblichiamo.

venerdì 24 giugno 2016

dentro

Mentre tornavo a casa, per strada c'era un vecchietto in bici con dentro nel cestino una bottiglia di plastica, con dentro nella bottiglia dei fiori di campo e una rosa rossa, con dentro nei fiori la bottiglia il cestino la bici il vecchietto, un sacco di amore.

giovedì 16 giugno 2016

Iniziamo a immaginarmi

Subito l'ombelico, ma da fuori: un cappelletto. Poi il fegato, un enorme sofficino, probabilmente che ride. Un insulto può essere una dichiarazione d'amore fortissima. Vicino al fegato cosa c'è? Il pancreas tipo la pista delle macchinine colorate con le curve a scala a chiocciola, colorate come un leccalecca giallo verde. Il cuore? Come cazzo sarà fatto il cuore? Penso tipo l'albergo delle puttane della Fratta, che sono avanti anni luce e quando sono impegnate ci mettono la stoffa rossa alla finestra. L'ombelico non ci riesco mica a guardarlo, fuori. Anche dentro. Però il cordone me l'immagino tipo il tubo del vino quando imbottigli le damigiane. Mi avranno imbottigliata anche a me, possibilissimo. Ci avrò avuto anche dei bei piedi da subito. [Continua, ma per oggi basta che c'ho la fatica]

mercoledì 8 giugno 2016

Puf

Quando avevo perso i miei due punti di riferimento, tipo nord sud ovest est ma di più, dopo stavo male malissimo, tipo che ancora adesso non capisco la bussola, ma allora di più, tanto malissimo di più. Dopo un annetto o due, ma forse di più, dopo all'improvviso ho iniziato a sognare per una settimana di fila, tutte le notti, che vivevo e dormivo su una barca ed era stranissimo perché mi svegliava sempre una mano che entrava nel sogno_inquadratura e tutte le volte mi chiedevo di chi fosse sta mano, ma senza ansie, perché su quella barca lì con quella mano lì ci stavo veramente bene, anzi di più. L'avevo rimossa sta cosa, epperò ognuno si costruisce le fondamenta_palafitte che vuole, credo, di più.

venerdì 3 giugno 2016

Mi è entrato un ricordo dall'orecchio

Mentre stavo guidando per radio c'era l'America, allora mi è tornato in mente che da piccola mia mamma mi caricava in macchina per portarmi a scuola, si faceva una paglia e il lexotan mentre guidava, poi cantavamo fammi l'amore con tutta la voce in corpo. Che io non è che la capivo tanto, tipo anche il video di come tiene il microfono tra le mani porcocazzo non lo capivo ancora, poi dopo nella cassetta c'era hanno ammazzato Pablo Pablo è vivo, che la capivo ancora meno, però come immagine, questa qui di me e mia mamma che stoniamo al mattino belle daddio, è un'immagine bella bella piena d'amore. Era una persona adorabile mia mamma, suonata ansiosa come me, se mi manca.

giovedì 2 giugno 2016

ciao giugno

Io nell'armadio niente scheletri, io nell'armadio c'ho un porto. Tipo che oggi ho ritrovato i pantaloni militari che cercavo da gennaio, invece non trovo più quelli neri che chissà dove saranno partiti. È tornata anche la camicia di seta blu di sportmax con ancora l'etichetta, mentre i soliti bragottini rosa arabi che non metterò mai, manco stavolta me la son sentita, li ho tenuti. Oggi ci sei? Mi uozzappa la mia amica. Io quest'anno ho comprato una gonna lunga lunga blu, una camicia gialla e dei pantaloni giapponesi che stan daddio con le converse. Sono a posto. Certo che ci sono, ci ubriachiamo a pranzo? (Il cambio dell'armadio lo finisco poi domani, estate sono pronta)

domenica 29 maggio 2016

Polpette e polpettoni

L'amore che l'assenza ti consuma l'anima. Che senti tutto amplificato e ridi tragicomico quando non dovresti. Che ti dà la scossa con gli occhi, che è sfacciato, che è entusiasmo liquido. Che delle convenzioni se ne frega, del sesso mai. È il vino che ti dà alla testa, è la bocca che ti viene duro, è il corpo calamita. È la musica che ti trascina, è l'odore buono pure dei piedi. L'amore alla fine io bene bene ci ho pensato e mica lo so descrivere, mi sembra anche solo provarci di scivolare nel banale e quindi niente, tutto il resto è una porcheria tipo polpettone, secondo me.

venerdì 27 maggio 2016

ruttolo

Ti lascio andare dove sei, sta frase qui, io quando c'ho la malinconia di chi qua non c'è più, io sta frase qui delle volte la penso forte, poi dopo che l'ho pensata mi vien sempre da stringere i pugni e fare un sospiro di quelli che mentre butti fuori il brutto e ti senti svuotata, in contemporanea pensi che lasciarti andare dove sei, chissà dove sei, come concetto, dentro c'ha tutto l'amore e la libertà della vita. E oltre.

mercoledì 25 maggio 2016

Mancanze

Ci vorrebbero i baci sulla ferita tipo come quando sei piccolo e così passa. Invece dopo cresci e la pelle tira. Oppure ti brucia e il limone mica dovrebbe, mi pare. La verità è che ci sono un sacco di muri da abbattere, l'amuchina puzza, il sorriso è morto viva il sorriso, il silenzio porta l'annientamento, bendarsi solo col sesso. Quando ammetti la mancanza ti senti nudo e trasparente, fragile come il soffio nelle crepe che solleva la terra, ma quello è il momento del meccanismo di sincerità più sincerità di tutti, che noi siam mica lucertole, i vuoti ce li abbiamo di fabbrica, solo che a spiarci dentro gli ingranaggi c'abbiam quasi sempre paura.

lunedì 9 maggio 2016

La strada matta

Io secondo me è un periodo che sono un po' matta, tipo che oggi ridevo e dicevo col mio alter ego com'è bello l'antistaminico ti scivola via tutto e frega un cazzo di niente, bellissimo, e lui rideva, che infatti prende i pilloloni pure lui e ci capiamo, sempre. Se devo dire altre cose, taglio di capelli a parte, sto imparando le parolacce in albanese e progettando una gita su un asino, ma al lavoro mi continuano a dire come scrivi chiaro, oppure tu che sai scrivere, che è una frase che mi fa un po' impressione, ma va bene così. Sarà per quello che qui scrivo di getto senza nemmeno rileggere? Per sfogare il mio inconscio? Sto imparando anche il tutto bene grazie sempre in albanese, che si fa tipo cammelli e mi fa ridere da matti. Sono peraltro due settimane che se va bene dormo tre ore a notte, mi sveglio alle 2 e 32 o 3 e 34, forse è questa l'insana allegria. Si morirà di insonnia? Quando? Si sentirà a pensare sottopelle? Quanto? Verrò mai in mente? Sto cadendo nei doppi sensi come sempre? Ovvio, ma va bene così. Sbagliare strada, delle volte, fa bene.

martedì 26 aprile 2016

Micromomenti

I piatti, i gatti, i cani, le foto, le canzoni, i video buffi, questo post, i disegnini, tutti gli scarabocchi possibili e immaginabili. Ci piace la trasmissione che stiamo guardando? Il film? Il libro? E in quali localini fighi potremmo andare a bere qualcosa? E ancora: ha scritto? ha visualizzato? perché non risponde? 
Si chiamano micromomenti e Google ci sta facendo una ricercona affascinantissima. In pratica, telefono alla mano, in un futuro molto presente vivremo una vita non più scandita in anni, giorni e mesi, ma in attimi. Senza una scadenza temporale fissa, senza cause od effetti, attimi con le loro informazioni frammentarie tutto e subito adesso, il momento dopo chissà. Io sarà strano, ma a parte che i micromomenti ci faranno pensare di meno e agire spontaneamente di più, forse, io a parte questo, la volontà prolungata, noi speriamo di continuare ad averci il sorriso.

giovedì 21 aprile 2016

Pezzetti

Io ci sono delle volte che mi sembra di perdere dei pezzetti, ma a parte gli stronzi che quelli è meglio, oppure i pantaloni militari che chissà dove cazzo li avrò intanati ma vedrai che torneranno, a parte loro molte volte mi accorgo che è come quando parto al mattino rigorosamente in ritardo e inizio a cercare le chiavi nella mia borsa valigia, frugo con savoir fair da contessina di Oxford, saltello un po' mentre sbuffo, poi tipo pesca di beneficenza alla fine le trovo sempre. La musica da farci l'amore uguale, quella lì non la perdi mai.
(Epperò cazzo se mi mancherai. Bambi)

sabato 9 aprile 2016

Seminiamo

Mezzanotte passata senza un briciolo di energia, ma con la voglia di scrivere, allora va bene scriviamo. L'azzeramento spazio tempo degli aeroporti. È bello quando cerchi di scoprirti, ma potresti essere ovunque. Forse ti sei già scoperta? Forse ti scopri non sempre e comunque? La gente è un periodo che ha paura, la gente viaggia ma ha paura, la gente scrive storie per dargli un finale, ma no, questa ci ho pensato bene allora no, questa un finale non ce l'ha. Servono inizi, o comunque contrari. Giusto?

martedì 5 aprile 2016

il peso delle parole

Ti difenderò dal peso delle parole penso sia un abbassare la guardia bellissimo, ma non mi è mai successo.

lunedì 7 marzo 2016

sogno

Stanotte ho sognato che io e la mia migliore amica salvavamo un bimbo profugo di 4 o 5 anni che si chiamava Nadir. Era stranissimo perché Nadir, dopo, lui viveva coi genitori della mia amica, lei all'estero e tornava nel we, io gli facevo da zia durante la settimana. Gli insegnavamo le dritte, gli presentavamo amici e morosi, giravamo in centro, parlavamo fino a quando piano piano lui iniziava a fidarsi e infatti a un certo punto sorrideva di un sorriso molto molto luminoso che si vede mi ha emozionato, infatti mi sono svegliata, poi non vorrei sembrare banale, nel caso chiedo scusa, però oltre al fatto che eravamo delle zie sorelle proprio brave, ho pensato che due donne, due uomini, due genitori, pure due amiche coi nonni come in questo caso, l'importante è l'amore. Il resto tutte minchiate.

domenica 6 marzo 2016

Sei tutto nuovo

"Poco fa, dopo l'amore, steso a pancia in giù, in un bagno di sudore, svuotato, soddisfatto, già mezzo addormentato, ho sentito cadenti sulla schiena, sulle cosce, sul collo, sulle spalle, a intervalli regolari, delle gocce fresche. Un lento e delizioso goccia a goccia, piacevolissimo anche perché non sapevo né dove né quando sarebbe caduta la successiva, e ogni goccia mi faceva scoprire un punto preciso del mio corpo, rimasto fino ad allora, mi pareva, inesplorato. Alla fine mi sono voltato: Suzanne, inginocchiata sopra di me con un bicchiere d'acqua in mano, mi innaffiava con la punta delle dita, concentrata come su una mina. La sua pelle, costellata di efelidi e di nei, è un cielo stellato. Con la biro ho ricostruito la mappa celeste del mese, Orsa maggiore, Orsa minore, ecc. E adesso, mi ha detto Suzanne, vediamo un po' il tuo cielo e i tuoi cieli. Ma niente, né davanti né dietro, neppure un neo, niente. Pagina bianca. Cosa che mi rattrista, ma che lei traduce a modo suo: Sei tutto nuovo."
Daniel Pennac, Storia di un corpo

domenica 28 febbraio 2016

mostriciattoli

John Nash ha vinto il Nobel per le teorie matematiche sull'equilibrio ed era schizofrenico. Hanno avuto crisi e vite n'attimo tormentate Newton, Van Gogh, Baudelaire, Apollinaire, Goethe e soprattutto i miei adorati Munch e Bacon. Per non parlare della musica, tipo che Satie girava con dodici vestiti identici e un martello per autodifesa in tasca, scriveva solo a se stesso e mangiava unicamente roba bianca, compresi frammenti di ossa. La verità è che non esiste un equilibrio unico e ben definito, tutti abbiamo i nostri mostri e ci arrabattiamo alla meglio per esprimerci, allora a parte che bisognerebbe volerci un gran bene al nostro colore, suono, parola, idea, o quello di unico che buttiamo fuori, perché tutti almeno una cosa la buttiamo fuori, bisognerebbe anche imparare a conoscerli i nostri difetti, e non dico accettarli al primo colpo, ma almeno ogni tanto farci il solletico. Ci sei ancora? Mi stai leggendo oppure ci hai mollato? Si capisce te che leggi cosa voglio dire? Nel mio cazzo di percorso c'è stato un periodo che mi sono sentita un vetro trasparente freddo e senza forma ma tagliente, poi piano piano la fatica di accettarsi tutto è un po' cambiato, allora adesso coi mostriciattoli sto imparando a conviverci, coi difetti pure, che rottura la perfezione, quella mai, però non sono più vetro, adesso sono più una forma di groviera per niente sesxzi e coi buchi sparsi qua e là, si colmeranno forse sti buchi, diventerò magari pure qualcosa di più buono e profumata, che la groviera mica mi piace, ma per ora va bene così.

venerdì 19 febbraio 2016

Fiducia

Ieri sera in tivù ho sentito dire ad Emma Bonino una frase di quelle che ti aprono il cervello in due e ti dovrebbero far riflettere da matti, una frase che mi è infatti molto moltissimo piaciuta, una frase cioè che noi italiani certi lavori proprio non li vogliamo più fare, allora li facciamo fare agli emigrati, ma se a loro, gli emigrati, affidiamo la pulizia della casa e soprattutto la cura dei nostri bambini e genitori, che sono il nostro bene più prezioso, come cazzo facciamo poi a dire che non ci fidiamo di loro? La Bonino l'ha detta meglio e soprattutto non ha usato la parola cazzo, che è mica poccia come me, lei, ad ogni modo questo concetto qui spero apra tanti cervelli.

venerdì 12 febbraio 2016

eccetera

Non ho un neo sulla guancia, sono capace di fingere. L'amore è pulito, siamo noi. Sono alta, per capirsi non parlare. Non ho paura, sgomito. Femmina, sognare ad occhi aperti ci si legge. La follia è petto, so cucinare. Ridere non serve, la dizione è spontanea. I giorni ritornano, le stagioni sono quattro, la pazienza infinita. Un perché c'è sempre, i sassi nello stomaco sono leggeri. La luna a ci cresce, a di cala. Questo è vero, eccetera eccetera eccetera, io sono l'eccetera.

sabato 6 febbraio 2016

randagi

Kevin Peterson



Chissà come dev'essere farsi addomesticare, tipo farsi adottare, non essere porcocazzo così selvatici e dannatamente indipendenti, lasciar guidare gli altri e fidarsi senza stare sul chi va là, chiudere gli occhi e dormire bene veramente, boh non lo so a me anche solo a pensarci mi manca l'aria e mi perdono le parole e altre allergie varie ed eventuali eccetera eccetera, io secondo me non ci riuscirò mai. Ci sono veramente quelli che credono che la famiglia sia madre padre e bambini rigorosamente due, ci son però anche quelli che siccome rido sempre son convinti sia stupida oppure leggera, mica ci pensano che a soffrire veramente, dopo certi attimi si apprezzano di più. Ma andiamo avanti.

martedì 26 gennaio 2016

Raccontarsi

Ci vorrebbe la concretezza del tempo, tipo come quando entri nell'acqua fino alle cosce e senti freddo, allora ci cacci il respirone, l'acqua continua ad essere fredda, ma raggiunge l'ombelico ed è fatta. Passato anteriore? Non ci vorrebbe l'indifferenza del tempo, tipo quelli che sono al ristorante e non si parlano, che è una cosa che o sei Montalbano, oppure alzati e via. Futuro dubitativo? Ci vorrebbe davanti agli occhi sempre un po' di fantasia e voglia di musica da sorridere di continuo e averci male alle guance, che in quel caso tra l'altro ti viene un altro tipo di indifferenza del tempo, e quella è un'indifferenza bellissima. Infinito prossimo? Non ci vorrebbe sta cosa che le situazioni come vengono a un certo punto vanno via, allora forse ti abitui all'acqua e il freddo non lo senti più, però a parte la condizione perfetta della vasca, a parte quello la distanza se non nuoti mica la riduci, semplicemente galleggi, non ti accorgi. Non avere tempo è un po' come uno schiaffo molto forte al raccontarsi. Condizionale imperativo?

sabato 16 gennaio 2016

Al lavatesta

Metti lei, pocciona come non mai, che si fa tagliare i capelli cortissimi e poi vola al lavatesta e si code i massaggi della poltrona. Metti gli occhi chiusi, l'acqua calda, il profumo buonissimo dello shampoo, Gaber in testa, una voce di merda riconoscibilissima all'improvviso di fianco porca troia è lui. Bellissimo che uno così mai più. Folle di un folle che no no, mai più. Te lo ricordi quando hai fatto quattro ore per il primo bacio in montagna sotto la neve l'ultimo dell'anno che Harry ti presento Sally levati? Come cazzo hai potuto. Come. E no, non parlo di noi, che frega un cazzo. Come hai fatto a passare tipo un kamikaze sopra le persone, a preferire una scopata a lui, lui che non c'è più, lui che era fragile e non si meritava a prescindere questo, lui che mi manca tantissimo, lui che non sarai mai tu, nemmeno se all'improvviso diventi intelligente. Ti svegli mai col rimorso? Ti senti mai brutto stronzo colpevole? Dovresti. Me lo ricordo le follie, il range, pure che nei momenti più assurdi a tuo modo c'eri, poi io i miei cazzi, i nuovi amori, crescere, ma tu, porcocazzo, come hai potuto fare quello che hai fatto? Sei sempre bellissimo che anche oggi me lo sono chiesta cosa ci trovavi in me, ma io, anche solo a sentire la tua voce, un pugno allo stomaco che non mi frega niente del resto, lui non c'è più. La vita è strana, mentre io stavo male per i miei, mentre lui stava male per i suoi, come ti sei permesso di scopare la sua donna? Come possono certe persone asfaltare tutto così? Come fai a vivere senza rimorsi? Le persone stupide non penseranno mai ai loro sbagli? Forse gli altri giorni no, ma il mio schifo spero che oggi ti abbia mescolato dentro un po' tutto. Il soffitto sopra al lavatesta è bianco, con le griglie forate tipo carte da gioco, i cuori provenzali che penzolano, la pritt al soffitto come mi avevi insegnato tu, che magari a sto cretino gli cade in testa tipo effetto teatrale e rido tantissimo.

domenica 10 gennaio 2016

il signor kellogg

Ho letto che il signor Kellogg, che secondo me doveva essere un tipo molto molto strano, e infatti non amava il sesso, ha inventato i Kellogg's pensando a un cibo che, al mattino, allontanasse la mente dalla voglia di masturbazione, che secondo lui era il male più male del mondo. Ora, a parte il gallo che fa chicchirichi sulla scatola e la parola corn, adesso mi è tutto molto chiaro, ora ho finalmente capito perchè a me, i corn flakes, m'han sempre fatto cagare, anche a colazione.

parola 10: domenica

Domenica:


 















(e aggiungiamoci anche piumone, libro e tisana, delle volte è molto difficile, delle volte)

sabato 9 gennaio 2016

parola 09: rumore

"Il punto pertanto è: esiste qualcosa fuori di noi? E perché? E devono per forza fare tutto quel rumore?"
Woody Allen

venerdì 8 gennaio 2016

parola 08: costruzione

Costruzione: oggi ho inventato dei contenuti, che detto così sembra semplice, in realtà ora ho la testa svuotata e una stanchezza tutta che non vedo l'ora di dormire. Inventare però, l'attimo che hai l'idea giusta e capisci che è quella, e la accarezzi, e la vesti, ma lei sta già in piedi da sola, e infatti dà subito un calcio in culo a tutte le altre idee, quell'attimo lì è veramente una costruzione.

giovedì 7 gennaio 2016

parola 07: verbalizzare

Verbalizzare: io quando sento qualcuno dir verbalizzare, dopo penso sempre a una multa. Tipo quando ti dicono "tante belle cose" e ti vien da rispondere "non ci sono più le mezze stagioni", tipo.

mercoledì 6 gennaio 2016

parola 06: epifania

Epifania: ieri mentre scartabellavo in un negozio ho sentito due regazzette dire che epifania deriva da happy, e allora a parte il fatto che finiscono le feste e di happy non c'è proprio niente, mi sono immaginata il Rocci prendere per mano Auerbach e pure l'IL e iniziare a dare delle testate lente e regolari contro al muro. Molte testate.

martedì 5 gennaio 2016

parola 05: specchio


Se lo specchio non specchiasse non sarebbe proprio proprio uno specchio, però forse specchierebbe di più, delle volte.
(andare piano piano piano, col piumino blu, la maglia rossa e la musica)

lunedì 4 gennaio 2016

insonnia VM 1000

Io, se devo dire una cosa, penso che ti mangerei. Niente forchetta e coltello, bocca. Mi siederei a tavola coi tacchi alti e una tovaglia tinta unita di lino, poi inizierei a fissarti dritto negli occhi, senza parole che tanto non servono. Porterei il calice alle labbra e annuserei il vino, poi un unico sorso dritto in gola, la senti la musica? Quando di notte c'è il mare arrabbiato, d'inverno, ti immagino così, con una voglia matta di sentire il mio vino, allora con gli occhi che ridono inizierei ad accarezzare la tovaglia, neanche una piega, poi mi alzerei e verrei da te. Mi siederei addosso, ti sfiorerei, poi ti farei annusare mentre respiro, ma avevamo detto che ti avrei mangiato io, quindi niente bicchiere, solo un assaggio dalle labbra, ti piace. Il mare, il sale, in un attimo diventeresti tequila: prenderei un lime ed inizierei a spremerti e a leccarti, goccia a goccia sulla pelle, l'agave blu è molto calda, vero? Dopo all'improvviso mi fermerei e ricomincerei a fissarti, hai notato come ci capiamo senza dire niente? Hai notato come ci capiamo senza dire tutto? Tu sulla spiaggia deserta, perchè solo i folli di notte, in gennaio, possono godere del mare, facciamo che adesso subito mi bevi, e a mangiare ci pensiamo poi?

parola 04: masochisti

Masochisti: sono quelli che stanno bene a stare male. Tipo un capo pazzo oppure un amore autoritario che appena può mette in mostra tutta la loro inferiorità, roba che anche a noi fragili capita, ma siccome son situazioni che ci fanno male, noi, dopo pianti e rimpianti, noi reagiamo, loro invece no, loro stanno bene così. Tutto questo per dire che è inutile volerli aiutare, poi non so voi, ma io, francamente, io a rincorrere le persone non c'ho mica più voglia. Preferisco una maglietta rossa.

domenica 3 gennaio 2016

parola 03: distanza

Distanza: è una cosa molto strana, tipo che delle volte sei vicino a qualcuno ma in realtà lontanissimo, delle altre sei pancia contro pancia appiccicato, e sono solo chilometri. Solitamente abbinata alle citazioni più strappalacrime che strappamutande, è tipo un sacchetto dalla forma mica ben definita, ma vorrebbe tantissimo essere didò alla menta che mentre lo plasmi lo senti tutto ben bene, e con la mancanza non ti confondi mai. Siccome infine ha un suono molto basso, che delle volte assomiglia quasi al silenzio, e il suo scopo, invece, più che farsi sentire lei, è far sentire il legame alle persone, conviene sempre prendersi e tenersi per mano, anche da lontano, non lesinando bensì abusando di frasi pirla, sorrisi coccolosi, e in generale gutturali, che hanno un tocco di presenza solare in più, come ad esempio caccola.

e portarmela via

"Ma anche se ci avevo la testa vuota, non ce l'avevo mica così vuota da non prendermi C. per mano, e portarmela via"
Sanguineti, Smorfie


sabato 2 gennaio 2016

parola 02: casa

Casa: è il posto dove giri nudo anche d'inverno perché ti ha visto in tutte le condizioni possibili e i(ni)mmaginabili senza mai tradirti. Tipo una coperta gigante, si sente coccolata quando la profumi di vino e pane caldo un po' sbruciacchiato, adora vestirsi di quadri e musica funky, ti lancerebbe dietro tutta la Barilla quando, un po' troppo spesso, dice, preferisci far dell'altro piuttosto che tenerla in ordine. Che lei da sola niente scuse, lei proprio non ce la fa, dice, ancora. Predilige libri, risate, vinili e candele, fa invece una fatica da matti a digerire la lettiera del gatto.

venerdì 1 gennaio 2016

parola 01: nebbia

Nebbia: quando una nuvola è talmente bassa che ti avvolge, succede che mentre cerchi i punti fermi, tipo le righe a terra o l'ala dell'aereo o il piede che esce dalla vasca, realizzi che senza mai cambiare i punti di vista, perderesti un sacco di dettagli. È acqua sospesa che sbiadisce il colore azzurro e diventa grigina, ovatta i rumori da rendere croccanti le foglie quando cadono, sa un po' di cantina e aceto balsamico, un po' di spogliatoio e piscina, permette di scrivere sui vetri e sugli specchi, aspetto senza dubbio il più fighissimo del mondo. Si abbina perfettamente alle lucine dell'albero di Natale.