mercoledì 24 aprile 2013

25 aprile

Musghin vieni qua con quegli occhietti, vieni davanti al camino che adesso ti racconto una storia e scrivila tutta domani nel tuo blog, mi raccomando, che è importante.
Io quel 25 aprile me lo ricordo bene, ero piccola, giocavo nei campi e sentivo gli spari, le grida, vedevo un sacco di gente, gente arrabbiata, gente spaventata, gente che scappava, gente ovunque che dove si fosse nascosta prima chissà, gente che guardavo senza paura perché per me era come un gioco, una strana festa che non capivo bene ma non volevo proprio perdermi.
Poi in un attimo il buio. Mi sono sentita prendere alle spalle e buttare a terra da un uomo, italiano o tedesco non ha importanza, un omome di cui ricordo solo la mano ruvida sulla bocca, la forza e gli occhi, due enormi occhi che non hanno smesso un secondo di guardarmi dentro con odio mentre mi faceva del male. Non so per quanto tempo mi abbia tenuto ferma, le cose brutte sembrano sempre interminabili, ricordo solo che quando mi ha tolto la mano dalla bocca ed è scappato via ho continuato a rimanere immobile, senza la forza di gridare o piangere, ferma a guardare il cielo e sentire l’odore della terra che mi stava avvolgendo, ma stava cambiando insieme alla luce.
Dopo chissà quanto o poco tempo sono scappata a casa e mentre correvo piangevo, tremavo e piangevo insieme e mi sono chiusa in camera al buio, sola con il mio cane che di lui mi fidavo. Cos’hai cos’hai stai male apri questa porta piccolina mia mi diceva la mamma e a lei ho raccontato tutto e sono rimasta per ore tra le sua braccia, che lì mi sentivo protetta e le coccole di una mamma sono il tesoro più grande del mondo.
Non ne ho più parlato con nessuno, volevo solo dimenticare. Solo che non ci riesci. Allora tutto aveva un ordine preciso e io quest’ordine dell’innamorarmi, sposarmi e poi fare l’amore per la prima volta come dicevano i preti non lo potevo fare, ero terrorizzata anche solo ad innamorarmi, non mi fidavo, avevo paura anche degli sguardi, mi sentivo sporca, fragile, mi vergognavo della mia ingenuità, come se fosse stata colpa mia non essere riuscita a scappare e avergli permesso di farmi del male. Tanta confusione nella testa, incubi e sensazione di non sapere nemmeno come fare a tornare quella di prima.
Poi ho incontrato lui, quello giusto e non ho dovuto proprio confessare nulla, è venuto tutto spontaneo, cuore parla a cuore ed un abbraccio tra due come noi giorno dopo giorno ha allontanato tutte le sofferenze, le mie e le sue. E l’amore, quello vero, l’ho fatto veramente per la prima volta con lui e guarda il sorriso che ancora mi viene alla mia età mentre ne parlo.
E tu Musghin lo sai perchè ho voluto raccontarti questa storia, è giusto che si sappia che certi episodi non si dimenticano mai del tutto, ma piano piano, grazie alla persona giusta, si torna ad essere se stessi ed ora la mia terra ha tutto un altro profumo.

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