martedì 26 gennaio 2016

Raccontarsi

Ci vorrebbe la concretezza del tempo, tipo come quando entri nell'acqua fino alle cosce e senti freddo, allora ci cacci il respirone, l'acqua continua ad essere fredda, ma raggiunge l'ombelico ed è fatta. Passato anteriore? Non ci vorrebbe l'indifferenza del tempo, tipo quelli che sono al ristorante e non si parlano, che è una cosa che o sei Montalbano, oppure alzati e via. Futuro dubitativo? Ci vorrebbe davanti agli occhi sempre un po' di fantasia e voglia di musica da sorridere di continuo e averci male alle guance, che in quel caso tra l'altro ti viene un altro tipo di indifferenza del tempo, e quella è un'indifferenza bellissima. Infinito prossimo? Non ci vorrebbe sta cosa che le situazioni come vengono a un certo punto vanno via, allora forse ti abitui all'acqua e il freddo non lo senti più, però a parte la condizione perfetta della vasca, a parte quello la distanza se non nuoti mica la riduci, semplicemente galleggi, non ti accorgi. Non avere tempo è un po' come uno schiaffo molto forte al raccontarsi. Condizionale imperativo?

sabato 16 gennaio 2016

Al lavatesta

Metti lei, pocciona come non mai, che si fa tagliare i capelli cortissimi e poi vola al lavatesta e si code i massaggi della poltrona. Metti gli occhi chiusi, l'acqua calda, il profumo buonissimo dello shampoo, Gaber in testa, una voce di merda riconoscibilissima all'improvviso di fianco porca troia è lui. Bellissimo che uno così mai più. Folle di un folle che no no, mai più. Te lo ricordi quando hai fatto quattro ore per il primo bacio in montagna sotto la neve l'ultimo dell'anno che Harry ti presento Sally levati? Come cazzo hai potuto. Come. E no, non parlo di noi, che frega un cazzo. Come hai fatto a passare tipo un kamikaze sopra le persone, a preferire una scopata a lui, lui che non c'è più, lui che era fragile e non si meritava a prescindere questo, lui che mi manca tantissimo, lui che non sarai mai tu, nemmeno se all'improvviso diventi intelligente. Ti svegli mai col rimorso? Ti senti mai brutto stronzo colpevole? Dovresti. Me lo ricordo le follie, il range, pure che nei momenti più assurdi a tuo modo c'eri, poi io i miei cazzi, i nuovi amori, crescere, ma tu, porcocazzo, come hai potuto fare quello che hai fatto? Sei sempre bellissimo che anche oggi me lo sono chiesta cosa ci trovavi in me, ma io, anche solo a sentire la tua voce, un pugno allo stomaco che non mi frega niente del resto, lui non c'è più. La vita è strana, mentre io stavo male per i miei, mentre lui stava male per i suoi, come ti sei permesso di scopare la sua donna? Come possono certe persone asfaltare tutto così? Come fai a vivere senza rimorsi? Le persone stupide non penseranno mai ai loro sbagli? Forse gli altri giorni no, ma il mio schifo spero che oggi ti abbia mescolato dentro un po' tutto. Il soffitto sopra al lavatesta è bianco, con le griglie forate tipo carte da gioco, i cuori provenzali che penzolano, la pritt al soffitto come mi avevi insegnato tu, che magari a sto cretino gli cade in testa tipo effetto teatrale e rido tantissimo.

domenica 10 gennaio 2016

il signor kellogg

Ho letto che il signor Kellogg, che secondo me doveva essere un tipo molto molto strano, e infatti non amava il sesso, ha inventato i Kellogg's pensando a un cibo che, al mattino, allontanasse la mente dalla voglia di masturbazione, che secondo lui era il male più male del mondo. Ora, a parte il gallo che fa chicchirichi sulla scatola e la parola corn, adesso mi è tutto molto chiaro, ora ho finalmente capito perchè a me, i corn flakes, m'han sempre fatto cagare, anche a colazione.

parola 10: domenica

Domenica:


 















(e aggiungiamoci anche piumone, libro e tisana, delle volte è molto difficile, delle volte)

sabato 9 gennaio 2016

parola 09: rumore

"Il punto pertanto è: esiste qualcosa fuori di noi? E perché? E devono per forza fare tutto quel rumore?"
Woody Allen

venerdì 8 gennaio 2016

parola 08: costruzione

Costruzione: oggi ho inventato dei contenuti, che detto così sembra semplice, in realtà ora ho la testa svuotata e una stanchezza tutta che non vedo l'ora di dormire. Inventare però, l'attimo che hai l'idea giusta e capisci che è quella, e la accarezzi, e la vesti, ma lei sta già in piedi da sola, e infatti dà subito un calcio in culo a tutte le altre idee, quell'attimo lì è veramente una costruzione.

giovedì 7 gennaio 2016

parola 07: verbalizzare

Verbalizzare: io quando sento qualcuno dir verbalizzare, dopo penso sempre a una multa. Tipo quando ti dicono "tante belle cose" e ti vien da rispondere "non ci sono più le mezze stagioni", tipo.

mercoledì 6 gennaio 2016

parola 06: epifania

Epifania: ieri mentre scartabellavo in un negozio ho sentito due regazzette dire che epifania deriva da happy, e allora a parte il fatto che finiscono le feste e di happy non c'è proprio niente, mi sono immaginata il Rocci prendere per mano Auerbach e pure l'IL e iniziare a dare delle testate lente e regolari contro al muro. Molte testate.

martedì 5 gennaio 2016

parola 05: specchio


Se lo specchio non specchiasse non sarebbe proprio proprio uno specchio, però forse specchierebbe di più, delle volte.
(andare piano piano piano, col piumino blu, la maglia rossa e la musica)

lunedì 4 gennaio 2016

insonnia VM 1000

Io, se devo dire una cosa, penso che ti mangerei. Niente forchetta e coltello, bocca. Mi siederei a tavola coi tacchi alti e una tovaglia tinta unita di lino, poi inizierei a fissarti dritto negli occhi, senza parole che tanto non servono. Porterei il calice alle labbra e annuserei il vino, poi un unico sorso dritto in gola, la senti la musica? Quando di notte c'è il mare arrabbiato, d'inverno, ti immagino così, con una voglia matta di sentire il mio vino, allora con gli occhi che ridono inizierei ad accarezzare la tovaglia, neanche una piega, poi mi alzerei e verrei da te. Mi siederei addosso, ti sfiorerei, poi ti farei annusare mentre respiro, ma avevamo detto che ti avrei mangiato io, quindi niente bicchiere, solo un assaggio dalle labbra, ti piace. Il mare, il sale, in un attimo diventeresti tequila: prenderei un lime ed inizierei a spremerti e a leccarti, goccia a goccia sulla pelle, l'agave blu è molto calda, vero? Dopo all'improvviso mi fermerei e ricomincerei a fissarti, hai notato come ci capiamo senza dire niente? Hai notato come ci capiamo senza dire tutto? Tu sulla spiaggia deserta, perchè solo i folli di notte, in gennaio, possono godere del mare, facciamo che adesso subito mi bevi, e a mangiare ci pensiamo poi?

parola 04: masochisti

Masochisti: sono quelli che stanno bene a stare male. Tipo un capo pazzo oppure un amore autoritario che appena può mette in mostra tutta la loro inferiorità, roba che anche a noi fragili capita, ma siccome son situazioni che ci fanno male, noi, dopo pianti e rimpianti, noi reagiamo, loro invece no, loro stanno bene così. Tutto questo per dire che è inutile volerli aiutare, poi non so voi, ma io, francamente, io a rincorrere le persone non c'ho mica più voglia. Preferisco una maglietta rossa.

domenica 3 gennaio 2016

parola 03: distanza

Distanza: è una cosa molto strana, tipo che delle volte sei vicino a qualcuno ma in realtà lontanissimo, delle altre sei pancia contro pancia appiccicato, e sono solo chilometri. Solitamente abbinata alle citazioni più strappalacrime che strappamutande, è tipo un sacchetto dalla forma mica ben definita, ma vorrebbe tantissimo essere didò alla menta che mentre lo plasmi lo senti tutto ben bene, e con la mancanza non ti confondi mai. Siccome infine ha un suono molto basso, che delle volte assomiglia quasi al silenzio, e il suo scopo, invece, più che farsi sentire lei, è far sentire il legame alle persone, conviene sempre prendersi e tenersi per mano, anche da lontano, non lesinando bensì abusando di frasi pirla, sorrisi coccolosi, e in generale gutturali, che hanno un tocco di presenza solare in più, come ad esempio caccola.

e portarmela via

"Ma anche se ci avevo la testa vuota, non ce l'avevo mica così vuota da non prendermi C. per mano, e portarmela via"
Sanguineti, Smorfie


sabato 2 gennaio 2016

parola 02: casa

Casa: è il posto dove giri nudo anche d'inverno perché ti ha visto in tutte le condizioni possibili e i(ni)mmaginabili senza mai tradirti. Tipo una coperta gigante, si sente coccolata quando la profumi di vino e pane caldo un po' sbruciacchiato, adora vestirsi di quadri e musica funky, ti lancerebbe dietro tutta la Barilla quando, un po' troppo spesso, dice, preferisci far dell'altro piuttosto che tenerla in ordine. Che lei da sola niente scuse, lei proprio non ce la fa, dice, ancora. Predilige libri, risate, vinili e candele, fa invece una fatica da matti a digerire la lettiera del gatto.

venerdì 1 gennaio 2016

parola 01: nebbia

Nebbia: quando una nuvola è talmente bassa che ti avvolge, succede che mentre cerchi i punti fermi, tipo le righe a terra o l'ala dell'aereo o il piede che esce dalla vasca, realizzi che senza mai cambiare i punti di vista, perderesti un sacco di dettagli. È acqua sospesa che sbiadisce il colore azzurro e diventa grigina, ovatta i rumori da rendere croccanti le foglie quando cadono, sa un po' di cantina e aceto balsamico, un po' di spogliatoio e piscina, permette di scrivere sui vetri e sugli specchi, aspetto senza dubbio il più fighissimo del mondo. Si abbina perfettamente alle lucine dell'albero di Natale.