venerdì 31 maggio 2013

Gianni Rodari, L’omino della pioggia

Io conosco l’omino della pioggia. È un omino leggero, che abita sulle nuvole, salta da una nuvola all’altra senza sfondare il pavimento soffice e vaporoso. Le nuvole hanno tanti rubinetti.
Quando l’omino chiude i rubinetti, la pioggia cessa. Ha un gran da fare, l’omino della pioggia, sempre ad aprire e chiudere i rubinetti e qualche volta si stanca. Quando è stanco stanchissimo, si sdraia su una nuvoletta e si addormenta. Dorme, dorme, dorme, e intanto ha lasciato aperti tutti i rubinetti e continua a piovere. Per fortuna un colpo di tuono più forte di tutti gli altri lo sveglia.
L’omino esclama: “Povero me, chissà quanto tempo ho dormito!”
Guarda in basso e vede i paesi, le montagne e i campi grigi e tristi sotto l’acqua che continua a cadere. Allora comincia saltare da una nuvola all’altra chiudendo in fretta tutti i rubinetti. Così la pioggia cessa, le nuvole si lasciano spingere lontano dal vento e, muovendosi, cullano dolcemente l’omino della pioggia, che così si addormenta di nuovo.
Quando si sveglia esclama: “Povero me, chissà quanto tempo ho dormito!”
Guarda in basso, e vede la terra secca e fumante, senza una goccia d’acqua. Allora corre in giro per il cielo ad aprire tutti i rubinetti.
E va sempre avanti così. 

Si conobbero


“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere così.”
Italo Calvino, Il barone rampante

mercoledì 29 maggio 2013

Franca Rame - Lo stupro



Cultura, Teatro, Impegno politico, civile e Dignità, sempre.
 
(Franca Rame fu aggredita da 5 neofascisti nel 1973 e portò questo monologo due anni dopo in teatro. Solo dopo molti anni dichiarò di aver vissuto personalmente l'esperienza raccontata. Qui il testo completo.)


martedì 28 maggio 2013

Personalmente, ho una serie di ossessioni a cui tento di dare voce

photo by Erwin Blumenfeld
photo by Erwin Blumenfeld
 
Personalmente, ho una serie di ossessioni a cui tento di dare voce: le relazioni fra uomini e donne, il motivo per cui spesso perdiamo le cose a cui teniamo di più, il cattivo uso delle nostre risorse interiori. Mi interessa molto anche la capacità di sopravvivenza, quello che la gente riesce a fare per risollevarsi quando è finita a terra.
(Raymond Carver, Niente trucchi da quattro soldi)


lunedì 27 maggio 2013

del gioco del tu sei

Ho notato che a parte farsi le foto con la bocca a forma di cuore va molto di moda questa strana cosa di aprirla, la bocca, e giocare al gioco del tu sei, gettando in faccia all’interlocutore un sacco di aggettivi qualificativi, che a pensarci bene in questo caso dovrebbero essere considerati indefiniti, ma sarebbe un’eccezione e quindi niente, un po’ esclamativi comunque di sicuro lo sono perchè tendono ad etichettare una persona con una facilità che a me ha lasciato perplessa.
E insomma, mi sono detta, se facciamo noi stessi una fatica pazzesca a capire chi siamo e impariamo sempre una cosa nuova ogni giorno, come fa una persona che non è un mago e che forse ma forse sta iniziando a conoscerci ad eticchettarci in tre secondi tre? Secondo me un aggettivo potrà anche andarci vicino, ma come siamo fatti lo sappiamo solo noi e sarebbe molto più utile il gioco del come stai o del ti ascolto, ma in questo caso la prima regola prevede che il livello dei giocatori sia decisamente meno superficiale.

caffè?

venerdì 24 maggio 2013

abbraccio

 Classics of Sarah Moon #1
“Anche se il vostro abbraccio - confessalo - è avvenuto solo nella tua immaginazione, è pur sempre un abbraccio che può realizzarsi da un momento all’altro.”
(Calvino)

Wisława Szymborska, Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba va già nel passato.
Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.
Wisława Szymborska     

smile

giovedì 23 maggio 2013

tutta una questione di esprimersi in modo diverso

"A forza di guardare il cielo e di respirare a pieni polmoni l’aria fresca della notte, mi sembrava di riempirmi di stelle."
(Terzani, Un indovino mi disse)
 
Ieri sera sul marciapiede di fronte a me è passato uno strano personaggio che camminava guardando in alto e urlava amami al cielo fortissimo, senza rabbia o disperazione, semplicemente rapito dalle stelle che ieri avevano una luce tipo gli occhi che ridono, i più belli insomma, quelli che ti parlano in silenzio e a guardarli non ti stancheresti mai.
Comunque una coppia di fianco a me, calice in mano e sigaretta nell’altra, ha iniziato a fare i classici commenti superficiali di chi vuole dire la sua a tutti i costi anche se non sa poi bene cosa, ma guarda ‘sto pazzo che urla contro il cielo, ma dai che canta Ligabue, certo che bevuto ha bevuto, riuscirà ad andare a casa, ma poveretto ridursi così ed io alla parola poveretto mica ci sono riuscita a non fulminarli con gli occhi e gli ho detto che secondo me prima di etichettare una persona che non si conosce bisognerebbe riflettere un po’, magari guardando nel frattempo le stelle come lui, perchè al di là di tutto quell’amami aveva una tenerezza che non tutti sanno esprimere in quel modo.
Dopo le parole della qui presente boccasana, la coppia si è guardata, ha spento la sigaretta ed è tornata al ristorante ignorandomi ma dandomi mentalmente della poveretta e nel silenzio mi sono messa a guardare in alto anch’io, non ho urlato amami anche se tornando indietro lo farei troppo, ma gli occhi mi ridevano leggeri e spensierati come non mai e mentre mi riempivo di stelle ho pensato che ad esprimersi in modo sincero e spontaneo, anche se diverso, non si è mai banali e finti ma semplicemente se stessi.

mercoledì 22 maggio 2013

bolla

Melvin Sokolsky, Parigi 1963
Photo by Melvin Sokolsky, Parigi 1963

Wislawa Szymborska, Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wislawa Szymborska (La fine e l'inizio, Scheiwiller, 1993)

Marcel Duchamp - Rotoreliefs

Rotorelief #1 CorollesRotorelief #3 Lanterne ChinoiseRotorelief #5 Poisson Japonais 

Rotorelief #6 EscargotRotorelief #7 Verre De BohemeRotorelief #8 Cerceaux

Rotorelief #11 Eclipse TotalRotorelief #10 CageRotorelief #12 Spirale Blanche

Duchamp recognized that by spinning designs composed as sets of eccentric but concentric circles, a viewer would see the resulting pattern as a three dimensional form even through one eye alone, without the supposedly necessary benefit of stereoscopy! By the 1930s, Duchamp had constructed from his experiments a wonderfully whimsical set of 12 spinning images—from a goldfish in a bowl, to the eclipsed sun seen through a tube, to a cocktail glass, to a light bulb—in order to emphasize his discovery of these three-dimensional effects. Ironically, as another example of harmful separation between truly unified aspects of art and science, art museums almost invariably exhibit these discs as framed, static objects on a wall—whereas they have no meaning, either artistic or scientific, unless they spin.

lunedì 20 maggio 2013

Volevo dire una cosa sul terremoto in Emilia e cioè che

Volevo dire una cosa sul terremoto in Emilia e cioè che l'altro giorno ho letto che gli sfollati rimasti sono 64 e allora ho pensato cavolo, li conosco quasi tutti, ma poi ho scoperto che quei 64 lì sono quelli in albergo, non i miei amici di Crevalcore e allora non credo di conoscerli proprio tutti tutti.
Comunque già che ci sono volevo anche dire che il terremoto te lo ricordi ad ogni rumore improvviso, quando parli con la gente, quando fai un giretto e vedi che di cose da fare ce ne sono ancora tante ed é vero che noi emiliani siamo forti e non molliamo, ma certe cose un pochino lo stato d'animo te lo cambiano e dentro ti restano, non solo oggi.
Quello comunque, con le sue scosse scossone e scossette, non ci ha insegnato semplicemente a stare a galla, nell'incertezza ci ha fatto unire ancora di più e ci ha dato questa certezza qui, e cioè che un io, gira e rigira, non è proprio nessuno senza un Noi.

sabato 18 maggio 2013

Pink Floyd - Breathe


Breathe, breathe in the airDon't be afraid to care
Leave but don't leave me
Look around and choose your own ground
For long you live and high you fly
And smiles you'll give and tears you cry
And all you touch and all you see
Is all your life will ever be...
 







Love Hurts: un kit di sopravvivenza per i cuori spezzati ideato da Melanie Chernock

Love-Hurts-Melanie-Chernock-13

In quersto kit di sopravvivenza per i cuori spezzati ideato da  Melanie Chernock c'è veramente tutto l'occorrente per guarirte, a partire da musica e cioccolata. Basta cliccare sull'immagine e guardarsi il video per farsene un'idea e volerlo subito.

venerdì 17 maggio 2013

la follia


“La follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto. La follia siete voi o io, amplificati.”
(Ragazze Interrotte)

beauty deficiency


If you could only keep either your sight or your hearing, which would it be and why? Imagine how… (photo and concept by Ingrid Endel)

you complete me

Funny Posters Illustrate The Emotional Relationships Between Inanimate Objects

giovedì 16 maggio 2013

E tu vuoi viaggiarle insieme

Dark, Brooding Underwater Photography Like You’ve Never Seen Before

“E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente”

Che tempo di merda, ho freddo ai piedi, dai sono timido, ok diventerò padre.

Che tempo di merda, ho freddo ai piedi, dai sono timido, ok diventerò padre.
Mi metto anche sotto al pannetto, ma mi fai un'intervista? Il telecomando di Sky dov'è? Sai che il nostro ginecologo è il fratello del maestro Mazza? Hai presente il maestro Mazza? Ho freddo cazzo, ma quindi niente domande e devo parlare da solo? Piove sempre, ecco vado a Roma al foro italico e piove, ci sarà Roger? Sarà maschio o femmina, guarda che è strano..avrà i capelli (ndr il futuro padre è pelato)? A parte gli scherzi ti chiedi soprattutto se andrà tutto bene, guarda che non è una cazzata, è passato da un'oliva ad un fico in sette giorni, poi l'ho visto era stranissimo, iniziavano ad esserci le braccina e si agitava e poi il cuore, 150 battiti al minuto, pazzesco. Ho pianto. Mi sono sciolto lì, anche quando lo vedi nel monitor. Dai basta mi vergogno, poi sto parlando con una che nemmeno li tiene in braccio i bimbi dalla paura, comunque pensi ad un milione di cose, cose bellissime. Tipo quando lo prenderò in braccio la prima volta, poi credo che starò in sala parto, no ma non voglio pensarci ora, spero solo vada tutto bene, solo quello, il resto dopo che ci guarderemo negli occhi noi tre.

 (work in progress)

mercoledì 15 maggio 2013

Dino Buzzati, Il registratore

Le aveva detto (a bassissima voce) l'aveva supplicata sta zitta ti prego, il registratore sta registrando dalla radio non far rumore lo sai che ci tengo, sta registrando Re Arturo di Purcell, bellissimo, puro. Ma lei dispettosa menefreghista carogna su e giù con i tacchi secchi per il solo gusto di farlo imbestialire e poi si schiariva la voce e poi tossiva (apposta) e poi ridacchiava da sola e accendeva il fiammifero in modo da ottenere il massimo rumore e poi ancora a passi risentiti su e giù proterva, e intanto Purcell Mozart Bach Palestrina i puri e divini cantavano inutilmente, lei miserabile pulce pidocchio angustia della vita, così non era possibile durare.
E adesso, dopo tanto tempo, egli fa andare il vecchio tormentato nastro, torna il maestro, il sommo, torna Purcell Mozart Bach Palestrina.
Lei non c'è più, se ne è andata, lo ha lasciato, ha preferito lasciarlo, lui non sa neppure vagamente dove sia andata a finire.
Ecco Purcell Mozart Bach Palestrina suonano suonano stupidissimi maledetti nauseabondi.
Quel ticchettìo su e giù, quei tacchi, quelle risatine (la seconda specialmente), quel raschio in gola, la tosse. Questa sì, musica divina.
Lui ascolta. Sotto la luce della lampada, seduto, ascolta. Pietrificato sulla vecchia sfondata poltrona, egli ascolta. Senza muovere menomamente alcuna delle sue membra, siede ascoltando: quei rumori, quei versi, quella tosse, quei suoni adorati, supremi. Che non esistono più, non esisteranno mai più.

(Dino Buzzati, Il registratore in "Le notti difficili", Mondadori 1971)

martedì 14 maggio 2013

occhi chiusi


Dai dormici su e passa. Vuoi un caffè? (interlocutore senza risposta 1)
Poi ci hai fatto caso che quando dormi oppure no il senso del tempo cambia? (interlocutore senza risposta 2)
A me fa troppo ridere pensare che già alzarsi dal letto al mattino sia un successo. (interlocutore senza risposta 3)
 
Ecco, in mezzo a queste frasi stile Banana Yoshimoto, che un tempo inspiegabilmente mi piaceva pure, immaginatemi come quella della foto. Nascosta. Al buio. In un angolino protetto e sicuro da tutti e tutto. Padiglione chiuso. Niente chiacchiere inutili, solo voglia di silenzio e di ascoltarlo abbracciata ad occhi chiusi.  
Ovviamente, essendo una ladra dichiarata di spalle immaginarie, ho già scelto quella giusta per addormentarmi e sto pensando, al risveglio, di recuperare sorriso, luce e teletrasporto destinazione mare, che ho bisogno di illogica allegria, non allergia.  Questo dopo però, adesso solo occhi chiusi.

lunedì 13 maggio 2013

tutto il resto no

Oggi facciamo il gioco che esistono solo coccole, sorrisi e dolcezza?
Tutto il resto non esiste.
Tutto il resto non è.
Tutto il resto non sei.
Tutto il resto non.
Essenzialmente non.
Non.
Ok, giochiamo.
 
sheisfromindia:<br /><br />மந்திர புன்னகை… by dsaravanane on Flickr.<br />Smile :)<br />

venerdì 10 maggio 2013

Oggi niente spalle, la testa ce l'ho fra le nuvole

Surreal Black-And-White Photos Cleverly Combine Seemingly Different Objects

Oggi niente spalle, la testa ce l'ho fra le nuvole, ascolto con gli occhi in silenzio che tanto parlare non serve e penso che questa frase tra un po' mi strapperà di nuovo un sorriso perchè in testa avrò meno confusione e potrò finalmente tornare ad annusare tutte le nuvole che vorrò, libera da questa gabbia qui che è stretta e proprio non mi piace. Avrò un nido fantastico.

giovedì 9 maggio 2013

fishes


I've finally found what I'm a looking for

Meglio tardi che mai, visto che domenica inizierò un nuovo anno di vita, questa settimana ho capito una cosa molto importante per me stessa e dovesse mai aiutare anche gli altri ho deciso di condividerla anche qui.
Il problema riguarda la corazza. Io l’ho cercata per un sacco di tempo una corazza spessa da farsi scivolare tutto addosso, le giornate di merda, la rabbia, il rancore e l’ignoranza di quelli che ti feriscono senza neanche accorgersene, ma niente da fare, mica l’ho mai trovata.
E senza corazza sto male. Le paturnie improvvise e ingiustificate degli altri mi feriscono, mi fanno venire l’ansia all’ombelico e l’immagine che mi viene in testa, visto che purtroppo la mia fantasia galoppante ragiona per immagini e non per pensieri, è quella di una persona colta da raptus improvviso che decide di aprire un cassetto e buttare via tutto e subito, senza pensare a nulla, guai a fermarla che tanto non ascolta e butta via anche te, just cuts like a knife.
Ecco, purtroppo quando ho a che fare con queste persone qui mi sento completamente indifesa, volo anch’io in aria come un oggetto del cassetto e sto male, tanto. Penso che il motivo sia un vissuto personale diverso, il fatto di avere perso senza poterci fare nulla persone care in poco tempo e avere provato sensazioni molto diverse da queste paturnie qui, non so, ma di sicuro sono consapevole che purtroppo in questi casi la corazza proprio non c’è.
A me piacciono le persone rassicuranti, quelle che si accorgono quando è il momento di abbracciarti senza fare inutili polemiche per stupidate e dei loro abbracci non ti stancheresti mai, quelle che ci sono e su cui puoi contare sempre, quelle che insomma hanno la capacità di calmarti e farti tornare subito il sorriso. E queste strane creature qui sono rare e preziosissime, ma esistono, ve lo assicuro, solo che non si può usare sempre la loro corazzabbraccio, bisogna anche imparare ad essere indipendenti e cavarsela da soli perchè le paturnie mica sono rare, si nascondono dietro l’angolo e appena possono voli per aria che è un piacere.
Ed ecco che pensa e ripensa, alla fine una soluzione l’ho trovata.
Se non riesco a farmi scivolare ed allontanare le persone che mi fanno male, semplicemente, al primo sintomo di ansia, mi allontano io.
Now it's up to you.
 
 

martedì 7 maggio 2013

il gioco del silenzio

Il gioco del silenzio non l’ho mai capito. Da sempre.
All’asilo ci facevano fare la pausa per dormire e per me era quello il gioco, non passarsi zitti zitti un gessetto, comunque mai partecipato a nessuno dei due, preferivo starmene in un’altra stanza con il gessetto a disegnare.
Anche a scuola silenzio mai e la bocca che tacendo disse taci non è mai pervenuta.
Ora le cose non sono cambiate, a me parlare piace proprio, vivo di parole, sono fermamente convinta che domandare sia lecito e rispondere non sia semplicemente cortesia, ma anche un dovere nei confronti dell’altro interlocutore, che se pone domande intelligenti ed evidentemente non ha capito qualcosa in un ragionamento, si merita tutte le spiegazioni possibili.
Chiamatemi logorroica, esagerata, ma a me non me ne frega niente di essere una schiappa nel gioco del silenzio, anzi, non mi interessa proprio giocare con chi non ama condividere e  scambiare opinioni con gli altri, che se tutti fossimo sempre zitti, calmi calmi musica mai, sempre dentro le righe, vuoi mettere la noia?
E poi, l’unico vero gioco del silenzio che andrebbe fatto, secondo me, è quello tra sè e sè per capirsi e migliorarsi dentro, e a questo gioco qui, che forse bisognerebbe chiamare gioco del pensiero o del conoscersi, ci gioco tutti i giorni cercando in tutti i modi di non coinvolgere gli altri nei miei problemi e garantisco che è molto più difficile dell’altro, tutto un altro livello, perchè si sa, quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore.

lunedì 6 maggio 2013

per non perdersi di lisca

Hot Digital Illustrations by Arad Safarzadegan
Hasta la lisca? Questione di punti di lisca, che io non lo so come mai oggi mi sento questa strana lisca qui in gola che non va giù, sarà l’allergia non so, tutto quello che so è che viene da tossirmi un ma ti sei lisca e farmi una bella passeggiata sotto la pioggia per riflettere e nuotare un pochino.
Pace a prima lisca, ecco che cosa vorrei, un minuscolo nascondiglio lisca mare e nessuna esagerazione in un senso o nell’altro, silenzio e basta. Ma basta veramente, perchè a volte basterebbe solo sorridersi negli occhi per non perdersi di lisca.

Omelette

domenica 5 maggio 2013

Ella aprì gli occhi, lo colpì con un Ei fu e riabbracciò il cuscino

Ella aprì gli occhi, lo colpì con un Ei fu e una lacrima, poi riabbracciò il cuscino per addormentarsi.
La verità è che certi ricordi non si cancellano e che le persone speciali continuano a mancare nonostante siano passati dieci anni. E anche allora, come oggi, la Juve aveva vinto lo scudetto, solo che una telefonata ci raggelò tutti e nessuno fu più lo stesso.
Ella, in particolare, iniziò ad odiare le armi e a provare un disgusto crescente per ogni forma di violenza. Violenza fisica, verbale, psicologica, rabbia, odio ingiustificato, ego smisurato, totale incapacità di comprendere ed ascoltare gli altri.
E nonostante la violenza sia un’erbaccia talmente cattiva da riuscire a crescere anche nel deserto, giorno dopo giorno ella cercò di allontanarla dalla sua vita e ancora oggi, nonostante tenti spesso di fare capolino, si impegna per cacciarla e non lasciarla crescere in nessun modo, per il bene di se stessa, degli altri e soprattutto di chi, per colpa sua, oggi non c’è più.

Zebra Crossing

Transition by Julie de Waroquier on Flickr.
Transition by Julie de Waroquier

giovedì 2 maggio 2013

Freud, i sogni, i fatti


I sogni sono schiuma. Questa l’ultima frase che ho letto ieri prima di crollare. Lo dice Freud, non io.
Il fatto che poi abbia sognato Lorella Cuccarini che mi ballava e cantava aria pulita voglia di vita penso sia assolutamente irrilevante e un po’ vergognoso.
Il fatto che i sogni, nella mia immaginazione, siano tutt’altro che schiuma, invece, lo ricondurrei alla libera interpretazione, anche se per carità, forse, alla fine del libro, la penseremo uguale io e Sigmund, dato che sul fatto che i sogni siano un processo che trasforma l’inconscio in conscio siamo già concordi.
Comunque, a parte il fatto per niente secondario che quella canzone lì l’avevo completamente rimossa e stavo anche bene senza ricordarla, quello che voglio dire è un altro fatto ancora, ossia che i sogni possono liberarci dai traumi e dalle ansie passate, ma niente di fatto per quelle future e se ci pensiamo facendo un bel respirone, conviene essere sempre previdenti, ma anche concentrarci per vivere al meglio il presente, perchè in futuro chissà, potremmo stare male per le ansie che immaginiamo già adesso, potremmo non averne per niente oppure incombere in problemi nuovi ora imprevedibili e insomma, soffrire ora per qualcosa che potrebbe anche non accadere, in fondo in fondo, è un fatto senza senso.