venerdì 27 giugno 2014

la mia settimana: rielabor|azioni

My kind of store.

La zappa, il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga e la terra che spesso t'infanga, l’altro giorno ho avuto un attacco di allergia alla tristezza molto forte, tipo con dei lacrimoni grossi così, che insomma quando non dipende da te e ce l’hai messa tutta sono cristi interiori e scavare è veramente dura. 
A parte che quando si chiude una porta sarebbe simpatico saper guidare una ruspa ed asfaltarla, ho pensato, a parte questo due lacrimoni bordo vasca ci sono stati tutti, però due poi basta, che a sdrammatizzare si elabora in modo più attivo, allora, nel modo più mio possibile ho simulato alla scrivania una testata della Raffa che però stranissimo, è riuscita a centrare il computer veramente, e niente, con questa immagine armonica e garbata, per niente rumorosa, mi sono personalmente rimessa in piedi. 
I sassi e i badili non sono mai abbastanza, ma i sorrisi riescono a compensarli abbastanza bene. Mishi mishi bau bau.

giovedì 26 giugno 2014

del mio mondo di oz

Così

Piove, vorrei tutte le piante aromatiche del mondo in mille vasetti colorati, e siccome a camminare i miei occhi vedono sempre cose belle così, ho creato una nuova cartella direttamente dal mio mondo di oz. Secondo me fila.

penso che a volte non ci sono abbastanza sassi

Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri

“Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri. Sono vissuta nel Faulkner Yoknapatawpha County, ho dato la caccia alla balena bianca sul Pequod, ho combattuto con Napoleone, ho navigato in zattera con Huck e Jim, ho commesso cose assurde con Ignatius J. Reilly, ho viaggiato in treno con Anna Karenina, sono stata nella strada di Swann. È un mondo gratificante, ma il mio secondo mondo è più gratificante. E’ pieno di personaggi meno eccentrici però molto più veri, fatti di carne e di ossa, pieni di amore, e sono le vere ispirazioni per tutto il resto. Richard ed Emily Gilmore sono persone affidabili, brave e generose. Sono i miei due pilastri, senza di loro non potrei stare in piedi. Sono fiera di essere la loro nipote. Ma l’ispirazione maggiore arriva dalla mia migliore amica, la meravigliosa donna che mi ha dato il nome e il sangue che mi scorre nelle vene, Lorelai Gilmore.
Mia madre non mi ha mai fatto pensare che non avrei potuto fare quello che volevo o non diventare ciò che volevo essere. Ha riempito la casa di amore, divertimento, libri e musica, costantemente attenta a darmi dei modelli di vita, da Jane Austen a Eudora Welty a Patti Smith. E mi ha guidata attraverso questi incredibili diciotto anni, non so se si è mai accorta che la persona alla quale vorrei assomigliare è lei. Grazie, mamma. Sei il mio punto di riferimento per tutto.”

[io in questo periodo mi commuovo pure con una mamma per amica, allora secondo me è meglio starmi alla larghissima]

mercoledì 25 giugno 2014

siamo una squadra fortissimi

Sto aspettando una videochiamata su skype, allora a parte il fatto che oggi è tutto il giorno che lavoro su skype pensavo che ieri, dopo la partita, subito mi sono proprio arrabbiata, per via che un sacco di bimbi amici del muso ci tenevano proprio a questo mondiale, era tipo il loro primo mondiale e anche solo aver guardato l'Italia a mezzanotte per loro era un'emozione pazzesca, poi avevano pure la palla del mondiale colorata bellissima, mentre accarezzavano il muso me lo dicevano sempre che erano stratifosi e insomma, ho pensato, un po' di impegno anche per loro potevano pure mettercelo quelli là con gli scarpini. Che pensassero di giocare a 1, 2, 3 stella? Dopo comunque la rabbia mi è passata subito, dopo, non riesco mai a tenermela, dopo mi hanno fatto anche un po' pena.

L'effendi

"L'effendi è quel signore che consuma abitualmente una tazza di petrolio alle cinque del pomeriggio."
Rino Gaetano (clic)

venerdì 20 giugno 2014

la mia settimana: sei minuti

Girls with Vinyl Records

Gli alieni fanno l'amore toccandosi con la punta delle dita, io invece, effervescente naturale leggermente rompicoglioni, io perdo un sacco di tempo a cercare di fotografare invano la luna, ma comunque, nella vita da limonare di tutti i giorni non escluderei: la cena all'aperto con candele e sauvignon, il mojito intramontabile come una Stan Smith, il Black & Decker che vince su sasso carta forbice ikea, l'infradito, la cottura perfetta della piada, un campo di sola camomilla, le ciliegie di Vignola, il vuoto che regala in valigia nuovi angoli da pensare.
Tornare indietro nel futuro solo se sei Marty McFly, io però sono tornata biondiccia naturale per dimostrare la mia intelligenza difficilmente riconducibile agli schemi terrestri, poi, taglio sedicenne alla Gallagher a parte, ho notato che a unire tutti i miei nei viene la scritta pirla e di questa cosa, ça va sans dire, vado molto fiera. Ultimamente, tra l'altro, inizio sempre i pensieri mentre corro e poi li lascio incompiuti a evaporare sotto la doccia perché sento che questa cosa qui dell'insaponarli fa bene. L'alba non ha memoria oppure quando si spoglia non è mai la stessa? E perché tante persone si incrociano e poi non si risolvono attraversandosi? Come mai non si asfaltano o non si piovono addosso? E perché la pioggia sa spiegarsi senza tanti giri di parole e invece a noi piace così tanto lamentarci in difesa? Pensieri da doccia così, ecco.

giovedì 19 giugno 2014

preludio al gelato

“L’ospedale era su una collina fuori città, proprio come gli ospedali nei film sui matti. Il nostro era famoso e aveva ospitato molti grandi poeti e cantanti. Era l’ospedale specializzato in poeti e cantanti, o erano poeti e cantanti specializzati in pazzia?
Ray Charles era l’ex paziente più famoso. Speravamo tutte che tornasse per farci la serenata dalla finestra del reparto tossicodipendenti. Mai venuto.
Però avevamo la famiglia Taylor. James era stato promosso a un altro ospedale prima del mio arrivo, ma Kate e Livingston c’erano ancora. In mancanza di Ray Charles, il loro blues nasale del North Carolina bastava già a rattristarci. Quando sei triste hai bisogno di sentire il tuo dolore fatto musica.
Neanche Robert Lowell venne mentre c’ero io. Sylvia Plath era venuta e andata via.
Ma cosa c’è in metro e cadenza e ritmo che fa impazzire chi li fa?
Il parco era grande e tenuto benissimo. Era anche incontaminato, dato che non ci permettevano quasi mai di passeggiarci. Di tanto in tanto, però, ce lo facevano attraversare per portarci a prendere il gelato, in occasione di un trattamento speciale.
Il gruppo aveva una struttura atomica: un nucleo di schizzate, circondate da nervose infermiere-elettroni saettanti incaricate di proteggerci. O di proteggere i residenti di Belmont da noi”

Susanna Kaysen, La ragazza interrotta

martedì 17 giugno 2014

sobria ed elegante

L’alternativa sarebbe far tornare il sole, oppure trovare un ombrello, ma per il momento, per via della mia eleganza innata, ho deciso di continuare a girare con un maglione sulla testa. Tra l’altro mi sono tagliata i capelli cortini e sono di nuovo biondiccia slavatonaturale, tra l’altro, ma non si vede per via dell’umiditè, credo.

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mercoledì 11 giugno 2014

Non dirmi che hai paura

“Il viaggio dentro al container spalanca gli occhi sulla follia degli uomini. Dopo poche ore non ci sono più differenze di sesso. Uomini e donne sono uguali. Ci si riduce al comune denominatore. Di te resta solo l’ombra che chiede di sopravvivere. Non ricordi nemmeno più se sei donna o uomo. Dentro quel container forse c'era qualche cristiano etiope, ma la maggioranza era musulmana. Eppure non c'era donna con le gambe o la testa coperte. Tutto fuori, tutto esposto, perché non rimane più niente, se non quel corpo che ricordi essere tuo solo per alcuni particolari. Il neo che hai sulla coscia. Le dita storte dei piedi. La cicatrice sulla pancia. Sei tu. Ma anche non lo sei più, dispersa in mezzo ai vapori degli altri corpi. Quando lo sconosciuto ti sta di fianco non trattiene le feci, o quando non le trattieni tu, e continui a respirare e a navigare per giorni in quel puzzo nauseabondo senza acqua e senza cibo, non sai neanche più chi eri prima di entrare. L'immagine di mia madre il giorno del matrimonio di Hodan che mi tiene il viso tra le mani e con gli occhi gonfi di lacrime dice: "Sei bellissima, figlia mia. La più bella della famiglia". Il mio imbarazzo in mezzo a tutti quei veli colorati, all'hijab bianco che mi avvolge il capo e le spalle. La prima volta che mi sono vista femmina, sentita speciale. 
Forse non ero più nessuno. Forse ero sempre stata fatta della stessa materia dei sogni."


Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura, Feltrinelli 2014

[La storia di Samia Yusuf Omar è stata raccontata anche da Carlo Lucarelli ne "La tredicesima ora" del 30 maggio 2014 e secondo me, prima di lamentarci di tantissime cose, bisognerebbe conoscerla]

martedì 10 giugno 2014

Francesco De Gregori | La ragazza e la miniera


[meno male che c'è sempre qualcuno che canta e la tristezza ce la fa passare,
se no vita questa vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare]

venerdì 6 giugno 2014

Parole: la mia settimana

Un abbraccio senza riserve non ti lascia mai a piedi e vince su tutto, tuttavia non trascurerei: cantare con una fetta di salame in bocca, ascoltare il suono del mare numero otto, perculare un drone, far giudicare al muso detto il bambolo i nuovi morosi delle amiche (piacciono sempre), correre e perdersi nei miei dintorni con un sacco di musica bella bella, cercare scarpe che non metteremo mai, non abbaiare paura.
È che tra la psicomagia e la carota congelata ci sono un sacco di atti minuscoli che guai, chitarre invisibili tipo il tè delle cinque coi burrosi quando sta per piovere, raggomitolarsi nella copertina, perdersi in un libro e andare lontano, la doccia infinita.
Insomma, se nella vita ci sono diversi piani, perché accontentarsi della cantina? (secondo me non fa una pence..)

mercoledì 4 giugno 2014

La resda di domani

“La zdōra l'êra 'na dòna fôrta, enêrgica, frânca, ch' la se 'n stufêva mai, mó ch'la capîva e l'an manchêva mia ed fêr cgnòser al só sentimèint religiōş, la só filoşifìa e la só cultûra popolêra, pûnt quisché in dó 's pugêven bèin fèirmi al só cunvinsiòun.”

Traduzione contemporanea

La resda di domani è una casalinga forte, energica, franchissima, una che non si vergogna mai, che conosce i sentimenti resdi vecchio stampo, ma capisce quando deve accontentarsi. Favorevole ad una dieta blasfema naturalmente sbilanciata, ai surgelati e alle tradizioni pratiche contemporanee, va sempre a occhio, non conta le calorie e non ha mai paura di usare le mani. Nella sua dispensa rosso laccata non possono mancare uova (gialle), sacchetti per il ghiaccio, noce moscata e spezie, oltre a tutti gli ingredienti indispensabili per la lasagna di domani, la cui unicità non sta assolutamente nella genuinità degli ingredienti, ma nella solitudine del gesto.

Môd ed dîr

L'é vilân cme 'n ōlem: è villano come un olmo;

Parlando ho scoperto che solo noi diciamo “non fai un etto” quando uno non ci arriva e che “mi cacci in oca”, mi fai arrabbiare, fuori da Reggio non si capisce mica, allora ho scoperto questo sito meravigliosissimo qui e adesso sto meglio.

http://www.dialettoreggiano.net/index_file/modeddir.htm

(Fà a mōten)

martedì 3 giugno 2014

abbracci


"Niente mi pareva più prezioso di questa sicurezza, la certezza di potersi abbandonare fino all'ultimo istante tra le braccia di qualcuno che ci ama senza riserve"
Emmanuel Carrère, Vite che non sono la mia