domenica 22 marzo 2020

Tirare fuori lo stomaco

Bisognerebbe che si potesse amare tutto di una persona, l’esofago e il fegato e gli intestini. Forse non li amiamo per mancanza di abitudine, se li vedessimo come si vedono le mani e le braccia forse li ameremmo; dunque le stelle marine si amano tra loro meglio di noi; si distendono sulla spiaggia quando c’è il sole e tiran fuori lo stomaco per fargli prendere aria e tutti possono vederlo; chissà da dove potremmo tirar fuori il nostro, forse dall’ombelico.

Jean-Paul Sartre, Il muro

martedì 17 marzo 2020

Cosa direbbe Rodari? E Safran Foer?

Io da piccola, ma pure da grande, per me Rodari favole al telefono. Me lo leggeva mio nonno, quello con la copertina coi cerchi arancioni, passavo ore a fantasticarci su sdraiata per terra coi pastelli. Adesso invece son dei giorni chiusa in casa a parlare davanti a Skype, che non è la stessa cosa, dov'è la vecchina che annuncia la primavera? Cos'è il tutto concesso? A sentire Rodari io mi immaginavo un sacco di persone mentre disegnavo, qua invece in sti giorni chatto e guardo i riquadrini, prendo appunti e mentre ascolto penso che strano, quanto durerà questa situazione? 

Molto forte incredibilmente lontani, è come uno spartiacque a rovescio della torre, anche qui siamo chiusi dentro e ne usciremo diversamente diversi, si capisce? Ma comunque, non pensiamoci ora al brutto, pensiamo piuttosto che in questo momento strano, di bello c'è la sintonia della sintesi: la testa supera la noia della sintassi, capisci subito chi vuoi senza mille discorsi, senti anche chi c'è anche se lì non c'è, ci avete fatto caso? È come avere i sensi amplificati, arrivi pure a fidarti ciecamente di chi prima non avresti mai pensato. L'umanità supera Skype insomma, l'incredibilmente vicini lo capisci dallo sguardo.