domenica 30 dicembre 2018

stupore

Ieri ho fatto la mia prima performance artistica, sull'arno. Ho abbandonato un oggetto pesantissimo e simbolico sul ponte, non posso descrivere altri dettagli perché stavo nascosta a spiare le reazioni delle persone che passavano e all'improvviso si trovavano questa cosa che le guardava e sorprendeva.
Vederle ridere, stupirsi, fotografare e fermarsi ad osservare e pensare è stato catartico, tipo che man mano che mi veniva il sorriso mi sentivo sempre più leggera.
E niente, dopo sono andata a vedere la mostra dell'Abramovic, ma l'arte contemporanea è anche questa qui, accendere la curiosità divertita in perfetti sconosciuti senza fini commerciali.

mercoledì 12 dicembre 2018

appannare la testa

Appannare la testa è tanta roba e se non avete letto l'amica geniale fatelo, davvero, se no non lo so se si capisce bene cosa intendo.
A me, delle teste, certe, appannarle mi piacerebbe da matti, ma anche, ci pensavo ieri, sarebbe molto figo farci un giro dentro e scombussolarle un po'. Metterci dei sensi unici sbagliati, lanciarci secchiate di colore, usare il martelletto per attaccarci le immagini buffe.
E poi. Ce l'avranno tutte le teste una libreria? Sarà caotica come la mia, oppure ordinata come in biblioteca?
E soprattutto, nelle teste ci sarà un punto dentro che schiacci e fai tipo il solletico, e allora la gente ride di gusto?
La risata soprattutto di chi è sempre troppo serio mi piace da matti, sicuramente giocherei coi bottoncini della testa soprattutto per quello.
Coi bottoncini della risata ci farei giocare anche dentro la mia testa, che ce ne ho bisogno in questo periodo.
A entrarci dentro, però, più che appannarsi, secondo me nella mia testa uno si perderebbe tra rotonde, casino e colori fluo, mica lo so se riuscirebbe a ordinarla, sono troppo stordita, però come speleologo penso che il viaggio sarebbe divertente. Con luce e caschetto, passo dopo passo, dentro conquisterebbe la mia fiducia, che è in assoluto la cosa mia più difficile da ottenere.
O forse diventerebbe pazzo, chi lo sa. Forse entrambe le cose.

sabato 24 novembre 2018

Ho perso il mio cane Cubotto


Ho perso il mio cane Cubotto, che non è semplicemente un cane, è una parte di me, tipo l'armadillo di zerocalcare. Nella sua testa, per dire, è lui che ha adottato me e forse è un po' vero.
In tanti mi stanno vicino e mi stanno aiutando in un modo meraviglioso e non possiamo, io e il cubo, che ringraziarvi di cuore ed abbracciarvi molto forte.
Siccome in molti mi chiedono  informazioni, le metto anche qui e prego e ringrazio chiunque legga di condividerle sui social o dove gli pare:
- si chiama Cubotto, ma il primo nome quando l'ho adottato è Kobi, il secondo è stato Bruno, poi per chiunque è diventato il presidente Cubotto, per via della forma a cubo e del fatto che volesse davvero spodestare il dudù berlusconiano e diventare il presidente di tutti noi;
- è un vecchietto, l'ho adottato nel 2011 al canile di Reggio Emilia (La Quiete) e ha microchip e un collare blu con le stelle bianche;
- è sparito in giardino martedì sera a Rivalta, è uscito, ha abbaiato un minuto poi all'improvviso silenzio, non c'era più da nessuna parte;
- mi dicono che i bastardini vengono a volte rubati perché piacciono ai bambini, al mio cane non piacevano i bambini, nel caso ringhia e li morde, riportatemelo;
- mi dicono che ci sono dei pazzi che si divertono a rubare cani in zona per liberarli nei boschi o montagne sperdute, il mio cane prima di me era stato abbandonato in una casa vuota quando i precedenti (ignobili) padroni avevano traslocato, non ama stare all'aperto, preferisce il suo divano, riportatemelo;
- perde una marea di pelo in casa, ha una fiatella pestilenziale, è convinto di essere il capobranco del mondo, è prepotente e capetto in senso ironico, ma non si allontanava mai da me e mi manca tremendamente, se lo vedete da qualche parte, se sta corteggiando la vostra cagnolina, se abbaia da solo da qualche parte vi prego segnalatemelo, riportatemelo, è un cane, lo so, ma è davvero parte di me.
Ormai a forza di chiamarlo non ho più voce, le lacrime, invece, quelle ho scoperto che non finiscono mai.
Grazie a tutti quelli che ci stanno aiutando o lo faranno leggendo qui, avete un cuore molto molto bello.

lunedì 19 novembre 2018

Alberi connessi

Quindi ormai ci siamo, arriva l'operazione e poi si ricomincia. Sono stravolta, epperò devo ammettere che al di là della stanchezza, del male e soprattutto del non mangiare, per la prima volta il comando ce l'ha avuto il corpo. È stranissimo, tipo che prima se devo descrivermi ero come un'opera di Kandinskij, tutta testa sparsa confusionale e caotica, il corpo solo qualche guizzo di colore qua e là, ma la stanchezza non si sentiva, sempre dritto non mollare, alla faccia del nervoso e lo stress. Adesso invece, più che un'opera, a me mi pare di essere un albero, coi piedi pesanti piantati per terra, il corpo connesso, la testa tranquilla. Il resto no, ma sta sensazione qui, dopo l'operazione spero tanto rimanga, è un dialogo importante.

lunedì 29 ottobre 2018

Lontano lontano

Oggi una persona mi ha detto che quando mi attacco al suo cervello gli do fastidio. Lo psicologo direbbe che è la tipica frase di un ossessivo in ansia che mi vede come una distrazione e quindi un possibile pericolo, io penso sia uno degli insulti più brutti e mal riusciti che mi abbiano mai detto, suona talmente male che manco ho capito il senso, so solo che è una cosa brutta che da fuori, solita cretina, siccome non avevo voglia di litigare ho fatto finta di niente, ma dentro mi sono talmente chiusa a riccio che difficilmente sto povero cervello sott'attaco avrà di nuovo a che fare con la vera me. Essere di peso, dare fastidio, stressare o distrarre in senso negativo qualcuno mai, preferisco fuggire lontanissimo e non aver più motivo di creare problemi. So fatta così, via veloce come il vento di stasera verso chi alla mia testa vuol bene.

lunedì 22 ottobre 2018

complicità

Son un paio di giorni che non me ne frega niente del resto, ansie, polemiche, spaccacazzi, preferisco focalizzarmi solo su quello che considero importante, il resto lo ignoro, scivola via tipo acqua sotto la doccia. Con certe persone invece, che è strano anche questo, ho notato che ci son delle complicità talmente compatte che proprio nessuno può ostacolarle, non serve neanche parlarne, ed è una sensazione talmente rassicurante e bella, che in generale spero duri il più a lungo possibile.

martedì 9 ottobre 2018

Ritorni

Quando sono partita ero talmente spaventata e ferma che come prima tappa sono andata dai miei genitori, che non ci andavo da tipo minimo dieci anni, gli ho portato dei fiori e nel silenzio di quel posto lì ho iniziato a singhiozzare come non facevo da una vita, chiedendogli di starmi vicino perché avevo veramente bisogno di loro. Poi dopo, il mare, la cosa più strana all'inizio è stato stare certi giorni da sola e cercare di fermare la testa, che quella mica ascolta, soprattutto quando hai il morale a terra centrifuga e ti trascina nel panico, la stronza.
Dopo poi, pian piano le altre tappe, docce interminabili e tisane bollenti, leggere al sole, ricominciare ad ascoltare la musica, cantare molto forte sulla spiaggia deserta, guardare il passato da un'altra prospettiva.
Oggi, 9 ottobre, ho camminato coi polpacci nell'acqua del mare e lì, col sole negli occhi c'ho pensato, non posso sapere cosa succederà domani, ma mettiamo il caso mi faccia ancora star male, le situazioni hanno la capacità di cambiare talmente in fretta che dopodomani andrà meglio. Sono pronta a tornare.

mercoledì 3 ottobre 2018

Ci son delle teste, la mia, tipo

Ci son delle teste, la mia, tipo, che vanno maneggiate con cura.
Devi imparare a guardarle con molta calma, perché son come un labirinto di quelli che ti fanno perdere apposta così dentro non ci capisci un cazzo, che forse è meglio.
Ci son delle teste, la mia, tipo, che poi una volta che ti ci affezioni, anche se ti mandano in bestia non le molli, questione di bene, credo, l'importante è non cercare di inquadrarle, perché manco loro lo sanno fare, niente caleidoscopio luminoso, volerle chiudere in una logica precisa è più un andare contromano in una strada chiusa, che infatti come segnale stradale è una T, il caso, certe teste, la mia, tipo.
Comunque. Queste strane teste, forse di cazzo, forse no, loro adorano la protezione e lo capiscono quando le altre teste, la tua, tipo, agiscono pensando di farle del bene, lo apprezzano davvero, ma prima di decidere cosa fa bene o male per ste povere teste illogiche, la mia, tipo, bisogna provare ad ascoltarle con calma, perché ci provano sempre a spiegarsi, ma mica ci riescono mai, allora lì son craniate.
I piani, a certe teste di banana, la mia, tipo, si sono frantumati senza poterci fare niente molto molto tempo fa, questione di traumi, loro anche solo non sapere cosa faranno domani stanno male di un male che non è semplice ansia, è angoscia vera, hai presente sentirsi soffocare da uno tsunami? Son fatte così ste teste pazze, non so se si capisce, tu le dici non pensare, loro vorrebbero abolire gli imperativi e pensano.
Forse l'unica soluzione, io, averci una testa logica matematica analitica razionale, la tua, tipo, finita l'incazzatura, ste teste di bricco penso ci tirerei una meravigliosa e coloratissima serie di parolacce, poi, siccome capirle è impossibile, probabilmente le spettinerei rassegnato, ma col sorriso.

domenica 23 settembre 2018

Partenze

Parto.
Porto con me il mio cane cubotto, una coperta azzurra per coccolarni, il kindle, una o forse mille candele, una tazza, le tisane, me, te.
Tutta la merda che in questo periodo mi ha centrifugato il cervello via, la getto in qualche cestino indifferenziato, niente trucchi o vestiti eleganti, niente lavoro, corazza o pubbliche relazioni del cazzo, voglio essere solo me stessa, indifesa e fragile con questo nuovo bisogno fortissimo di abbracci e dolcezza tutto da conoscere. Le lacrime le tengo, magari le infilo nella borsa coi pinguini, per gettarsi alle spalle certi passati devi attraversare i ricordi, e non è facile a livello di testa, i miei piantini servono tutti.
Non ho idea di quando finirà questo periodaccio, nemmeno il mago più mago degli oroscopi al momento può saperlo, tutti mi dicono non preoccuparti, non pensarci, l'importante è star tranquilla e riposarti, invece non avere idea di quando tornerò a stare bene o sarò almeno in grado di star seduta ad una scrivania a lavorare è angosciante, non lo auguro davvero a nessuno.
Però, per la salute, l'ho capito che al momento devo concentrarmi solo su me stessa, il resto dopo, solo che fermare i pensieri non è facile.
È tipo quando ti dicono non pensare alla neve e tu ci pensi subito, sai benissimo che sta arrivando l'autunno e manca un sacco di tempo, ma tu non vedi l'ora di sentire nell'aria l'odore di neve e veder cadere all'improvviso un fiocco, poi un altro e un altro ancora, perché sai che quando tutto si coprirà di bianco, nel silenzio magicamente tornerai a sorridere. Combinerai pocci uguale, non saresti tu senza quel cazzo di entusiasmo irrazionale, ma camminare sotto la neve è il bacio migliore del mondo.
Un passo alla volta, lasciarsi andare, si può arrivare lontano. Mi sembra una buona partenza.

mercoledì 19 settembre 2018

Un possibile intro


C'è stato un tempo in cui tutto brillava a Camelot. Lo diceva Jackie Kennedy parlando della casa bianca, sappiamo tutti com'è andata, quindi sorvolerei sui dettagli.
Cosa succede invece nella Camelot di una quarantenne non sposata, senza figli, pseudo professionista pur non sapendo contare, stordita e molto, ma molto, reincarnazione di Ally Mcbeal?
Sticazzi re Artù o Mago Merlino, da un giorno all'altro la nostra povera Ally si ritrova a rotolarsi dal dolore per strada, con un'enorme profezia luminosa tra cielo e coliche: tu partorirai sassi.
Questo libro parla di lei, forse di noi.

domenica 16 settembre 2018

Nel mentre

Confini
- scavare -
Comunicazione verbale
- scavare -
Sottotesto
- scavare -
Inconscio
- scavare -
La tana del coniglio
- scavare -
Eccomi.

Il mio in sti giorni non è un trasfert, è uno scrociarmi contro quello che mi ha fatto soffrire tantissimo in passato.
Forse certe paure si rimuovono solo attraversandole, alla faccia di mille sedute dallo psicologo, chissà cosa direbbe Freud.
Nel mentre, però, Maledetto il giorno che t'ho incontrato, il film, in sti giorni sembro la Buy, calma nevrotica uguale al film, nel mentre, però, dicevo, Freud o Jung o En o Lexotan, nel mentre, però, facciamo che mi tieni molto forte la mano nel mentre che piango e attraverso?

giovedì 13 settembre 2018

immaginate un punto

Immaginate un punto.
Dal punto partono due linee identiche, ma in direzioni ostinate e contrarie. Il nome esatto di sta figura in geometria non lo so, in fisica mi viene da dire che sarebbe un bilanciamento distruttivo delle forze, negli imprevisti e probabilità del monopoli un andare in prigione direttamente senza passare dal via,  ma vincendo contemporaneamente il parco della vittoria.
È atroce non essere padroni del proprio domani e dover aspettare risposte da altri. E no, non vale la formula chettefrega degli altri segui l'istinto corri bla bla bla, per certe cose tipo la salute bisogna imparare ad aspettare ed accettare tutte le prospettive possibili. Che mica è facile, i miei momenti di angoscia pazzesca e fragilità me lo dimostrano ogni giorno, però arrivi a un punto che accetti e vuoi solo andare avanti, qualunque direzione decidano per te, tu sai che testa dritta e mani da coccola in pancia, la percorrerai. Magari colorandola un po'.

(Quanto è difficile scrivere senza poter camminare)

giovedì 6 settembre 2018

Istantanea

Ti accorgi che son dei giorni che stai cambiando e non puoi farci niente, non sai bene chi sei, non ti riconosci nemmeno fisicamente, sai solo che rivoluzioneresti un sacco di cose, forse solo per trovarti.
In te domina incontrastato il caos puro: una vulnerabilità totale fatta di micropianti tenerissimi nel loro disorientamento totale, un dolore fisico pressoché costante, la paura di non ripetere in futuro situazioni che ti hanno annientato, una stanchezza cronica che ce la stai mettendo tutta, ma non riesci a diminuire. Tipo adesso, sto cercando di scaldarmi al sole col felpone, davanti a David Bowie che è un coniglio nano dolcissimo che non scappa più, sta qui con me: io me lo chiedo veramente perché mi viene da piangere a guardare un coniglio bianco, saranno i punturoni che mi hanno smosso i sentimenti, sarà che ho voglia solo di abbracci, sarà nostalgia di Alice, non lo so davvero, ma di certo mi viene da dire che l'ordine, direi apparente, che c'era prima nella mia vita non funzionava poi così alla perfezione, quindi ben venga sto caos psicocreativo, vediamo cosa salta fuori dal cambiamento.

domenica 2 settembre 2018

Spontaneità uguale verità

Non etichettare, parlare di qualunque cosa, non trattenere la rabbia, chiarire subito, cogliere l'attimo, sicuramente limonare duro.
Io, in generale, sono un bel casino, non amo seguire consigli o regole imposte, sono stordita, diffidente e incomprensibile, faccio sempre a modo mio, niente testa, ragiono di pancia.
Spontaneità uguale verità, la testa viene sempre dopo, frulla e analizza ogni dettaglio, mi dà pseudo razionalmente della pazza, sembra tipo il lysoform, che ha un odore buonissimo e infatti mi piace, ma francamente a me viene da usarlo per camminare scalza, non per i germi.
Pancia e testa, bianco e nero, pochissimo grigio, al momento stanno però così: la prima, invece che normalissime farfalle, è piena di calcoli e caselline Excel, la seconda, invece che analizzare ogni minimo dettaglio di ansia manco fosse Jessica Fletcher, è costretta a concentrarsi solo su sta povera crista di pancia incasinata e dolorante.
Tutto questo per dire che, anche se bombardata da punturoni che annienterebbero il cinismo a chiunque, testa e pancia lucidissime oggi la pensano uguali già su na roba: la gente, settembre, bisogna amarci come ci pare.

giovedì 30 agosto 2018

camminare

"Per fare quello che fai hai bisogno di camminare. È camminare che ti porta le parole, che ti permette di sentire il ritmo delle parole mentre le scrivi nella tua mente. Un piede avanti, poi l’altro piede, il doppio battito di tamburo del tuo cuore. Due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, due piedi. Questo, e poi quello. Quello, e poi questo. Scrivere incomincia nel corpo, è la musica del corpo, e anche se le parole hanno significato, possono a volte avere significato, è nella musica delle parole che i significati hanno inizio. Siedi alla tua scrivania per scrivere le parole, ma nella mente stai ancora camminando, sempre camminando, e quello che senti è il ritmo del tuo cuore, il battito del tuo cuore. Mandel´stam: «Mi chiedo quante paia di sandali avrà consumato Dante mentre lavorava alla Commedia». Scrivere come forma minore di danza." 

(da "Diario d'inverno" di Paul Auster - cito, non potendo camminare in questi giorni)

lunedì 27 agosto 2018

Citazione

"Ogni volta che arrivi a un bivio il tuo corpo cede, perché il tuo corpo ha sempre saputo quello che la tua mente non sa, e benché scelga di cedere, sia per mononucleosi o per gastrite o per attacchi di panico, il tuo corpo ha sempre sostenuto in gran parte il peso delle tue paure e delle tue battaglie interiori, incassando i colpi a cui la tua mente non vuole o non può reggere."

(da "Diario d'inverno" di Paul Auster, che sto leggendo adesso e boh, ha frasi taglienti tipo bufere di neve)

venerdì 24 agosto 2018

Caselline rosa coi bordi sfumati

Cammino per scrivere perché ho un nervoso molto forte, tanto forte che è tutto il giorno che al lavoro resisto, poi sono salita in macchina, ho ascoltato quando di Pino Daniele e sono scoppiata a piangere tipo una fontana.
Ho un difetto enorme, che è quello di annoiarmi facilmente e di voler sempre far qualcosa di diverso e stimolante, invece è un periodo che lavoro tipo con degli zombi ben contenti del loro ritmo, a loro non gli interessa correre, pensare, creare qualcosa, non gli interessa mi sa nemmeno niente, e sto bradipamento è tremendo.
Mollali mi dico, cercati dell'altro, stavi lì perché eri convinta di cambiare le cose e perché di fianco avevi una persona intelligente - seppur cagacazzo - che la pensava come te, ora sei circondata da gente che non gli interessa niente, sei lontana anni luce dal - seppur cagacazzo - e soprattutto dal puntino che volevi raggiungere, cosa fai ancora lì?
Di questa settimana, se devo pensare due cose una bella e una brutta per ragionare su sta situazione e trovar na quadra, come cosa bella mi viene da dire che io, a sto - seppur cagacazzo -, gli ho detto ridendo che abbiamo in effetti uno strano rapporto, che secondo me è una frase bellissima. A me, il nostro in effetti è uno strano rapporto davvero strano, tipo che invece di tener il muso e non parlare per 15 giorni come di solito faccio quando mi incazzo, io questa persona intelligente - seppur cagacazzo - lo mando subito a fanculo in tutte le lingue del mondo all'istante, poi siccome le parole mi tornano indietro tipo boomerang, dopo mentre mi manda a fanculo lui, pian piano le ingoio e le risputo e mi passa. Lui non riuscirà mai ad inquadrarmi nelle sue cazzo di caselline Excel, io non riuscirò a fargli staccare i piedi da terra, eppure alla fine delle nostre litigate, un punto di partenza si trova sempre, alla fine qualcosa di costruttivo lo creano.
Ma veniamo alla cosa brutta. Ieri ho pensato un progetto che coinvolge le persone in modo attivo per recuperare energie sostenibili. Mi sono innamorata della mia idea, mi piaceva proprio pensare in un momento così di merda di riuscire a realizzare qualcosa di positivo per noi.
Presentandolo, mi son sentita dire dal demente zombie che dovrebbe lavorare al progetto con me, che la mia è un'idea comunista che rischia di far fare azioni positive a marocchini in ciabatte, ottenendo solo un effetto cafone. Ecco, con sto demente non mi sono uscite le parole, non usciranno manco tra mesi, ho pensato solo che il mondo sta rotolando, che ste merde ignoranti e razziste van fermate, che non voglio proprio lavorare con gente convinta di sapere tutto, poi sono andata via, tanto il progetto non l'ha nemmeno letto e sicuro non lo abbandonerò mai.
Il mondo, boh, forse non riuscirò mai a cambiarlo nemmeno un pochino, forse è vero che sono solo un'illusa convinta di vivere nel mondo dei puffi, ma mentre razionalmente lo so che devo cercare dell'altro se l'azienda non mi offre alternative, nella mia pseudo casellina Excel (rosa), al momento le uniche cose che riesco a inquadrare sono che del mio entusiasmo ho bisogno come l'aria, che non tutto il mondo è uguale, che non avrò mai paura di mettermi in discussione e di difendere le mie idee, e soprattutto che il mio puntino di arrivo, quello di partenza, quello sociale, culturale, economico, religioso e politico, tutti i puntini del mondo sopra e ben più grandi del mio, tutti uniti insieme, tutti i puntini su sempre più su, noi, il mondo, siamo io e te.

sabato 11 agosto 2018

Sei di Reggio Emilia

❤Sei di Reggio Emilia se ..

• se da piccola andavi sul PINCO-PANCO;
• se dal salumiere alla domanda “ALTRO?” rispondi con “ALTRO!” (e   lui capisce che sei a posto così);
• se i piatti li asciughi con un BURAZZO;
• se la GRAMIGNA è una pasta (ed è rigorosamente con panna e salsiccia);
• se i POCCI li puoi fare o mangiare;
• se si chiamano TRAM anche se non vanno su rotaie e i piccoli tram si chiamano MINIBU;
• se a uno che ti spinge chiedi gentilmente di “smetterla di CUCCIARE”;
• se i fogli li tieni insieme con un CAVALIERE;
• se per dire che sei sudato fradicio dici che sei PASSATO;
• se un più o meno grande pezzo di cuore ce l’hai da qualche parte sulla riviera romagnola;
• se l’incidente lo chiami CIOCCO;
• se almeno una volta ti hanno detto di “far meno la SIMPIETTA”;
• se in bocca ti vengono i ROSPETTI;
• se il limone per te è BRUSCO;
• se i capelli in casa li raccogli con il CIAPPO;
• se butti via il RUSCO;
• se libro lo pronunci con almeno tre B;
• se i toponi grossi li chiami PUNGHE;
• se il giorno dopo un’intensa attività fisica ti viene la CARNE GREVE;
• se dietro al divano ci sono i GATTI;
• se il prurito per te si chiama SPIURA;
• se bere un bicchiere di troppo significa PRENDERE LA BALLA;
• se ai piedi metti le PAPERINE;
• se a scuola facevi FOCACCIA;
• se quando piove poco dici che SPIOVIGGINA (e quando nevica poco che SNEVISCHIA);
• se con gli amici FAI BARACCA;
• se SENTIRE significa anche assaggiare;
• se la neve con il caldo diventa PATOCCA;
• se ogni tanto senti il bisogno di mangiare qualcosa di CIUNTO;
• se inciampare lo chiami STRAMBUCARE;
• se da piccola la mamma ti dava le PATACCHE;
• se d’estate ti rinfreschi con un BIF;
• se ti chiedi come facciano gli altri senza ERBAZZONE;
• se per te è normale in gelateria chiedere LA GIOVANNA;
• se LAVORO è per te sinonimo di cosa/roba;
• se LA SONNO è rigorosamente femminile.. e anche LA COCOMERA;
• se il gnocco può essere fritto o al forno (ma comunque è IL GNOCCO, punto e basta e non si discute);
• se alle persone assillanti rispondi “C’HAI PRESSIA?!”;
• se ci sono frasi che non puoi proprio non finire con un VEH;
• se PERBACCO è parte integrante del tuo vocabolario quotidiano;
• se lo stupore lo esprimi o con un “VACCA BOOIA” o con un “EH VAACA” a seconda dei contesti;

.. se tutto questo ti sembra così straordinariamente normale!❤❤❤❤

giovedì 9 agosto 2018

Passione semplice

Vivo in una casa con spiaggia privata e il mare delle Tremiti è una cosa che non sono capace di descrivere, la spiaggia privata al posto del giardino ancora meno, unico compito annaffiare le piante alla padrona di casa ogni due giorni, spero siano autosufficienti, ma posso farcela. Ho una terrazza e una candela che la sera mi incanto e ho appena letto un libro di Annie Ernaux su come la passione cambia il corpo. È un libro un po' del cazzo, viene molto prima di Facciamo un gioco di Carrere e si vede, dice che la scrittura deve tendere a descrivere l'impressione dell'atto sessuale, e già qua ti viene da dire parla come mangia, chiamala scopata, trombata, sesso da paura, dipendenza, passione, forse relazione, forse forse forsissimo amore. Gli anni 90 erano di parola più delicati, probabilmente. Va beh, il mio problema è un altro, il mio corpo non mi sta dando retta, non sta cambiando per passione, ma per stress. Sono stata malissimo ieri, tre giorni fa ho rischiato guidando. È un dolore improvviso e lancinante, non respiri e non riesci a fare nulla, solo aspettare che passi. Ho rischiato di finire all'ospedale di Termoli o peggio tornare a casa e soprattutto, non so se e quando si ripeterà, se sia solo stress o dell'altro, se mangiare mi faccia male, se sia il caso al ritorno, oltre a fare gli esami dentro (devo impormerlo), di farli anche fuori, perché se il mio corpo sta veramente così male per stress andare avanti con certe cose non si può più. Ogni momento di dolore mi vengono in mente i miei genitori malati, hanno avuto lo stesso dolore? Sta capitandomi qualcosa di brutto? Perché sei così cretina e non fai gli esami? Perché la gente negli ospedali fa i bambini e io ci vomito dallo schifo di quello che ci ho passato? Piango mentre scrivo di getto e su questo nel suo libro l'Ernaux ha dannatamente ragione, "sbaglia chi paragona a un esibizionista colui che scrive sulla propria vita, poiché il primo non ha che un desiderio, mostrarsi ed essere veduto nel medesimo istante." Si scrive per capirsi, corpo compreso.

lunedì 30 luglio 2018

credo nella lussuria a prima vista

Sex and the City ha compiuto 20 anni, sono vecchia.
Mr Big resta immortale, forse non esisterà nella realtà, ma io porcocazzo mi continuo a chiedere perchè l'uomo normale non debba un po' copiarlo.
Tipo. All'inizio di Sex and The City, Carrie decide di scopare come un uomo, solo per sesso - ci siam passate tutte vero? Fa cagare far sesso tanto per, tanto vale masturbarsi, ma almeno una volta va provato, poi capisci e non ci ricaschi.
Dopo che ha fatto sesso, si incontra e si scontra (le più attente noteranno un richiamo a Mirko e Licia) con Mr Big, le si rovescia la borsa piena di tampax, rossetti e preservativi, un sorriso mentre l'aiuta a raccoglier il tutto ed è fatta, sbam, è lui, non serve parlare.
Dopo non mi ricordo bene bene tutto, si incontrano alle sfilate o nelle feste superfighe, le chiede un "sei mai stata veramente innamorata?" (domanda che non mette neanche tantissimo in soggezione), ma non succedere tanto, mi ricordo però perfettamente che in una puntata lui è ad una festa con una modella stragnocca, la vede (penso con una crocchetta unta in mano, dignitosa ma non dignitosissima) e le dice la frase delle frasi che signore mie tutte vorremmo sentirci dire: "ci sono un mucchio di donne fantastiche in questa città, ma dopo un po' vuoi stare con quella che ti fa ridere". Vuoi mica darla via al primo appuntamento senza saltare manco la cena? (spero che abbiate almeno una volta ascoltato i vostri sensi e fatto altrettanto, senza troppe pare, ascoltarsi comporta fare).
Dopo da lì si mettono insieme, si mollano, si rimettono, si rimollano, le porta champagne e palloncini, si rimettono, si rimollano, si sposa lui, arriva il boscaiolo che non è assolutamente all'altezza, si sposa quasi lei, arriva il sesso dei sessi che non ti fermi manco con le manette (sì ok, le usi per dell'altro), si rimollano loro e i rispettivi tipi, lui va in California, fanno sesso telefonico, lei va a Parigi (riportacela a casa!!) quando uno pseudo artista fighetto la fa credere una musa (diffidate dagli artisti, son inconcludenti), lui va, la trova, la prende e la porta via, che come gesto ciao, non esiste niente di più meraviglioso.
Convivono, si quasi sposano, litigano di brutto, fanno pace e sesso in un camerino, si sposano davvero, al posto dell'anello una scarpa.
L'amore per me è sto qua, non è calma, è sesso che non ti stacchi e sorridi e piangi e hai voglia incredibile di capire quando in realtà è tutto chiaro.
Mr Big ha le palle, la vuole ("io credo nella lussuria a prima vista"), l'ottiene, la fa anche soffrire da bestia, però non sta a tentennare o farsi i viaggi, la fa sentire viva. Boh, 20 anni fa non c'erano telefoni e social, però il "a te ci penso io" dovrebbe valere sempre, invece in giro ci son tanti di quei maschi lenti e fifoni che piuttosto che prender l'iniziativa rinunciano. Sta cosa è brutta, forse senza i social si riusciva a comunicare fisicamente meglio, di certo la passione dovrebbe essere sempre ascoltata, se no le favole come diventano realtà?

venerdì 13 luglio 2018

La chiarezza della sintesi

Ore 7: corsa, piantino in doccia, specchio, occhi tristi rossissimi.

Ore 9: macchina, radio, non me lo so spiegare di Tiziano Ferro, piantino poco ino, di lasciarmi camminare non se ne parla più.

Ore 11: ascolta cazzate, ascolta cazzate, tanto è venerdì, fa niente, mica vero, altro piantino.

Ore 14: deciso di abolire parole format, vision, storyboard, storytelling, dot-com, player, tag, keystocazzo, reputation, awareness, revenue, consumer, community, value proposition.

Ore 16: letto testi di merda lunghi e noiosi di stagista. Ascoltato sua lezione universitaria sulla seo. Spiegato che è il contenuto che conta, non la lunghezza, non capisce. Rabbia. Non sono più fatti miei.

Ore 17: tenute parole stocazzo, pianerottolo, imbuto, cubotto, limone, dumbo, dumbo di Tim Burton, pangolino, bombo, respiro, recuperi, casa, mare, vacanza.

Ore 18: donna in crisi per invio di una newsletter sospira infinitamente. Sospiro pure io, non mi viene uguale, non dico niente, me ne vado.

Ore 19: arrivata a casa con borsa coop piena di cose dell'ufficio. Il mio cane cubotto annusa, mi guarda, alza la zampa.

La chiarezza della sintesi regala immagini immediate meravigliose.

martedì 10 luglio 2018

Bromazepam

È tipo avere una nuvola di nebbia che all'improvviso ti sale in gola e ti riempie tutta, senza motivo scatenante immediato, sul lungo termine tutto chiaro. Se cerchi di respirare stai peggio perché ti accorgi che non passa e si allarga nel corpo, allora ti viene da piangere o urlare, ma se ti agiti è peggio, provi a ignorare il corpo, non ci riesci. L'avevo dimenticato quanto sia una merda stare così, perché non dipende da un pensiero o un'azione, non passa con un abbraccio o un bacio, non riesci neanche a spiegarlo agli altri, capita all'improvviso e sono cazzi. Il corpo non è una macchina, la testa non si ferma, lo stomaco non respira. Più sei in tilt, più le cause scatenanti ti sovrastano. L'ansia ha sto gusto amaro qua, non va su nè giù, ma penso che certe persone siano importanti per aiutarti a digerirla meglio, non so se mi sono spiegata.

lunedì 11 giugno 2018

Accurato disordine

Oggi mentre camminavo, che camminavo di un forte che adesso ho malissimo alle gambe, però dovevo sfogarmi e sembravo tipo un pugile che spugnazza la rabbia all'aria, oggi mentre camminavo, dicevo, oggi pensavo che forse la testa, per funzionare davvero, ha bisogno più di tutto di emozioni. Non di normalità, non di passato, ma di futuro. Non di noia, di ordine e di procedure, ma di passioni e pazzie da sorriso che si sentono anche senza ricordare. Dopo poi, sempre mentre camminavo forte, dopo mi è venuta in mente una frase di Moby Dick che dice che ci sono delle imprese, per le quali un accurato disordine è il metodo giusto. Sta cosa mi piace.

martedì 5 giugno 2018

Di accolli e spade laser

Sono due giorni che cerco di scrivere un documento e non ci riesco perché vengo interrotta da una marea di accolli che sembra tipo una battaglia con le spade laser, però oggi, dentro, a un certo punto la mia mente ha smesso di ascoltare il vittimismo di sta gente isterica e ha pensato, nell'ordine: ma porcocazzo tromba, prendi del prozac, drogati, mettiti na camicia di forza, lavora, impara a farlo, taci, smettila di lamentarti, ubriacati, fatti curare, divertiti, canta, mangia del tartufo, prendila dolce, rimboccati le maniche, ma basta, hai rotto il cazzo, tanto tantissimo tantissimissimo infinitamente basta. E non mi sono sentita in colpa a pensare sta roba, anzi, gente così negativa, se gli succedesse veramente qualcosa di grave, mi sono chiesta, cosa farebbe? Apprezzerebbe di più la vita o affogherebbe giù? Di sicuro si lamenterebbe diverso. Secondo me.

lunedì 21 maggio 2018

Per me basta così

Odio le bestemmie e la maleducazione, ma ancora di più le persone che parlano di cancro senza esserci passati veramente, solo per dirti che sanno affrontare una difficoltà meglio di te (sbagliato baby). Ora, io è un periodo che al lavoro ho a che fare o con sta gente cafonissima che insulta a ruota libera, o con chi usa modi bruschi che signori si nasce, tu non lo sarai mai. A me, come risultato, sarà che sono stata cresciuta in modo completamente diverso, sarà che la gente davvero davvero ricca la conosco alla perfezione dalla riservatezza ed educazione, a me uno potrà darmi della snob, ma io mi sono davvero stufata di sti arricchiti che pensano solo a far gli aggressivi e mettertela nel culo. Ho una voglia matta di tenerezza e calma, e siccome è evidente che non la troverò con sti poracci, allora uno se lo chiede dal profondo dello sticazzi interiore, ma a me, chi me lo fa fare? La vita sono cicli, adoro il mio lavoro, ma forse è arrivato il momento di cambiare e trovare persone in grado di apprezzarlo. Scrivere ed ammetterlo pubblicamente è il primo passo. È questione di dignità.

lunedì 14 maggio 2018

Ricapotoliamo

Ricapotoliamo.
La vita è una e pure breve. Gli accolli tantissimi, tempo di permanenza pressoché infinito.
Ti diranno che l'amore vero è solo uno, non è vero. Di stronzi che vogliono prenderti la tua (dolce) metà ne troverai comunque una marea.
Conta la testa più della bellezza, vero. Se ti fa ridere però bacia male, e soprattutto ha l'odore di pelle cattivo, è no. Tempo di lettura immediato, scartare.
In generale, nella vita, non è che devi tuffarti da uno scoglio per dimostrare che sai nuotare, per stare a galla però non puoi aggrappati solo agli altri.
E poi, mica vero che sbagliano sempre loro, nascondersi immobili dietro scuse non porta da nessuna parte.
Sono i tempi morti il vero burrone, e io invece voglio fare nel senso produttivo creativo anche di sbagliare, ma comunque produrre, senza perdere mai la curiosità di capire.
Quelli convinti di non aver più bisogno di imparare non sono arrivati, si sono semplicemente fermati.
Ma soprattutto, se Macron dice che la Francia non concederà manco un centimetro al terrorismo, io, a certa gente, cosa dovrei concedere? Io non mi fermo, al massimo li guardo, cambio strada, e ne prendo una più bella. Camminare fa bene, anche il limone.

mercoledì 9 maggio 2018

Era matta, tutta matta

L’hai amata, vero? Lui sospirò.
Come posso risponderti? Lei era matta.
Si passò la mano tra i capelli.
Dio se era tutta matta. Ogni giorno era una donna diversa. Una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa. Dolce e arrogante. Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso. Inconfondibile. Era quella la mia unica certezza. Mi sorrideva, sapeva di fregarmi con quel sorriso. Quando sorrideva io non capivo più nulla. Non sapevo più parlare nè pensare. Niente, zero. C’era all’improvviso solo lei. Era matta, tutta matta. A volte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio. Lei no. Lei si innervosiva. Non so dove si trova adesso, ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni. Era matta, tutta matta. Ma l’ho amata da impazzire.
Charles Bukowski

lunedì 7 maggio 2018

Modellarsi

Mi perdo alle rotonde, non distinguo nord e sud, la destra è la mano per scrivere, devo pensarci tutte le volte. Perdo tutto, nella mia macchina ci dev'essere per forza un buco nero con dentro sim, borsette, collane, rossetti e secondo me pure un paio di pantaloni. Perennemente svanita, l'altro giorno a un matrimonio ho pure chiesto se fosse quello giusto ad uno sconosciuto. Non potrei mai e poi mai fare finta di essere diversa, non ho filtri, non sono capace di mentire o darmi un tono, preferisco riderci su. Poi non lo so come si fa a vivere composti sulle rotaie, mai una deviazione, sempre dritti senza perdersi mai. A me st'equilibrio costante dei sentimenti sembra tipo una dieta forzata senza magia e pizzicori, però ci credo che per molti il punto di partenza (o arrivo?) sia la normalità, non la pazzia di friggere carboidrati nelle rotonde. Le storie d'amore, la cosa più figa è l'intensità che stai bene solo col contatto di testa, pelle e lingua, o la tranquillità della fusione a cera persa? Vuoi vedere che l'opera che salta fuori dipende da come si sta dentro?

giovedì 19 aprile 2018

Il dilemma del porcospino

Sta settimana, che a lavorare mi sembra di essere un pizzaiolo che sforna fuffa e non è che sia una grandissima settimana nemmeno per la piada, sta settimana, dicevo, ho scoperto il dilemma del porcospino. In pratica, tanto più due porcospini si avvicinano tra loro per scaldarsi, molto più si feriscono per via degli aculei. Per non farsi troppo male devono trovare la giusta misura. Sta cosa l'ha detta Schopenhauer, ma a me, in generale, mi piace un sacco un'affermazione di Freud che, prima di partire per l'America, disse: "vado negli Usa per scovare qualche porcospino selvatico e leggere qualcosa". Sarà che sono selvatica di mio, ma a me sta frase fa troppo ridere. Mi rassicura.

domenica 8 aprile 2018

Per colpa di un sorriso di riflesso


"Sembri uscita da un telefilm degli anni settanta".
"Perché?".
"Beviamo una birra e te lo dico".
Quattro mesi dopo ero nel suo letto giapponese a sfogliare il giornale per scegliere quale film andare a vedere al cinema pur sapendo tutti e due che niente e nessuno ci avrebbe smosso nè da quell'appartamento nè da quel letto. Bisognava fare la doccia, scegliere cosa mettersi addosso, ritrovare le mutande in fondo alle lenzuola, sudare, annodarsi le stringhe delle scarpe, dare da mangiare al gatto, lamentarsi di quanto mangiava il gatto, lavarsi i denti con lo stesso spazzolino e poi magari per colpa di un sorriso di riflesso allo specchio, ricominciare da capo. Tanto valeva abbandonare da subito l'idea di uscire e restare lì a fare l'amore per tutto il giorno e tutta la notte.

Nicola Guaglione

[Non fosse per il gatto e le mutande, esattamente la mia filosofia di vita]

lunedì 19 marzo 2018

Raffiche ed aeroplanini

Starbucks in marketing è detto il terzo posto, il nido perfetto tra casa e lavoro dove la gente quella col tempo ci sta bene davvero bene, io allora devo dire che a me, Starbucks, io vivo invece nel villaggio dei puffi, ci vivo più o meno da una vita, e non è poi così male. Tra l'altro anche sul puffovillaggio c'han fatto degli studi, è considerato mi pare il modello della città marxista, probabile che il mio primo secondo e terzo posto siano vicino a Mosca o giù di lì, niente caffè, roba di steppa tipo vodka limone trallallà, ci sta. Nel villaggio dei puffi, per dire, a grande puffo non serve l'arroganza per comandare, puffetta non la dà via per ottenere qualcosa, puffo brontolone non se lo caga nessuno, quattrocchi nemmeno, le case sono funghi, le grandezze si calcolano in mele, niente risse, si va col poco più, poi lo so che no, ma non è male. Tipo a me, quando mi chiedono ma dove vivi, io tutte le volte ci vorrei dire alla gente ridendo nel villaggio dei puffi, ma mica ci riesco mai a rispondere, sono subito inglobata da una marea di giudizi a raffica tipo: non sai comandare, ti fai mille seghe mentali, sei inconcludente, astratta, sgomita, non lo capisci che bisogna essere arroganti? Io va detto che non sono per niente didascalica, tipo quando mi dicono stai serena, mica so cosa vuol dire, mai calcolato un fine, sempre solo sentito all'ultimo in pancia, mai scopato tanto per fare, figurati per ottenere, mai pianificato niente, solo sempre ascoltato l'istinto, però fine o non fine, quello che voglio alla fine lo sento tutto, e anche se va male è na roba che ho voluto dentro, mia. E oggi, a me, l'istinto, detto pirlo, mi dicono, non è che davanti al famigerato burrone del comando m'ha detto dai è il momento, fai la stronza, ordina, urla, a me pure stavolta m'ha solo detto di essere sincera. Le cose importanti si possono dire anche facendo aeroplanini di carta, volevo fondamentalmente dire questo.

domenica 18 febbraio 2018

Paolo Nori, Un pensiero

Ci son dei pensieri che vengono da soli, nella mia testa, e se mi piacciono me li segno, e un pensiero che mi son segnato un po’ di tempo fa è: C’è un sacco di gente che non sapete un cazzo. L’ho scritto con una matita rossa, su un quaderno rosso.

qui

venerdì 5 gennaio 2018

Calze calzine calzette

Ciao befana carissima, ho deciso che anche quest'anno farò a meno di calze di nylon - soprattutto quelle color carne, oppure a rete da vecchia hai capito da cosa, per non parlare di quelle coi ricamini o le autoreggenti con l'elastico fastidiosissimo. Rinuncio all'accavallamento da cavalla infoiata, al movimento tattico di chi mentre cammina se le tira su credendo di essere sexxxsssy, ai tacchi che tanto non ci sto stare, a tutto quello che anche da lontano chilometri ricorda na gatta morta. Tanto cara la mia befana son mica capace di star in posa, manco nelle foto, figurati in sta vita improvvisata. Rimango fedele alle mie Stand Smith, alla parlantina a mitraglietta, alla cazzata smutandata e soprattutto alla pirlaggine spontanea. A me, in pratica. Qualcuno nel mondo che si impegna a sminuire chi fa il garino a chi c'ha il bottone più grosso (sopra o sotto la scrivania) servirà pure.