domenica 27 settembre 2015

granelli

Io non ce l'ho mica il perché delle cose, non ce l'ho, perché uno ad esempio da un momento all'altro diventa violento, perché un altro ti abbandona senza nemmeno una spiegazione, perché il bene diventa male così a cazzo? Perché la bolla esplode e si rimane lì senza poterci fare niente? E come si fa a perdonare un castello di sabbia che crolla? Io non ce l'ho il perché, secondo me è tipo un granello che abbiamo dentro che pian piano senza farsi notare attacca tutto fino a diventare una tempesta rumorosissima, mi viene da dire, ma comunque il perché non ce l'ho, ho il terrore di cader nella banalità monocellulare, non ce l'ho il perché, però se ce l'avessi, il perché, penso che lo guarderei in silenzio dritto negli occhi e poi gli soffierei fortissimo da fargli bruciare le pupille, e poi lo farei non dico sanguinare, che cadiam nel pulp, ma piangere tanto tantissimo da buttare fuori tutto, la rabbia, la cattiveria, il viola grigio livido, l'abbandono, il dolore irrisolto, tutto soffierei via, fino a recuperarlo quel cazzo di granello, allora dopo non chiederei niente nemmeno a lui, gli sorriderei fino a fargli sentire il disagio e poi lo scioglierei col calore del sorriso, tipo metallo liquido da riplasmare lucido liscio limpido come dico io, e dopo lo trasformerei in una medicina portentosa che l'ingoi e guarisce tutto il dolore. Sarebbe bello. Impossibile, direte voi. La vita è una zoccoletta che mescola tutto e ti annienta a sorpresa e bla bla bla, la gente sono tutti stronzi coi coltelli nascosti e sbarababam, l'amore è fottutamente difficile e appena ti abitui 9 volte su 10 la prendi nel culo, so tutto, le croste, le incomprensioni, il rancore, tutto, proprio per questo al perché non gli farei le domande, credo.

mercoledì 23 settembre 2015

la prima sera d'autunno


La prima sera d'autunno e oggi mi sono pure messa la sciarpa rossa perché c'era un'aria che pelava. Sto anche bevendo il nescafè alla nocciola brodoso bollente e, come da copione, ho rivisto il solito pezzo di carrie col vinile di big, raccolto le foglie e fatto cic cic cic da matti, che il vinile porcocazzo quattro stagioni scade mai. Mi è tornato in mente anche che stamattina ho incontrato una quattrenne che piangeva perché non voleva entrar all'asilo, e a vederla così disperata ho pensato cucciola, ascoltami a me, piangerai ancora un sacco, fidati, ma tu non mollare e smoccola e urla sempre con questa classe smisurata rosa fluo, che sfogarsi è importante, invece nascondersi dentro una stronzata da evitar come i gatti. Dopo poi, dopo una mia amica mi ha detto che vorrebbe che spiegassi la storia al suo bimbo, che io le ho chiesto le storie? e lei invece mi ha detto no no, proprio la storia, e io le ho chiesto la storia dell'arte? e lei mi ha detto no no, proprio la storia la storia, allora le ho detto ok, l'importante è che non sia la matematica, che sarei in grado di far fallire le banche, io. 
Dopo poi ho pensato che far capire a un bimbo il senso della storia è mica facile e che a me, alle elementari, a me avevan fatto scrivere un quaderno che si chiamava "la mia storia" dove mia mamma e mio papà avevan risposto alle domande di quando sono nata io, che è una cosa che per me è stata ed è importantissima, tanto che il quaderno è l'unico che conservo ancora, e ogni tanto lo rileggo, perché anche solo a riveder le scritture mi faccio delle immagini in testa, delle immagini che è una coccola pazzesca. 
Dopo dopo, invece, dopo dopo ho pensato che io, la storia, io a dover scegliere un'epoca, io vorrei vivere coi babilonesi, dove vivi tu? coi babilonesi, che figata, ho pensato, chissà se miss Italia mi dà il permesso.

lunedì 21 settembre 2015

dovrebbe esser sempre così

E quando c'eran i momenti brutti, che quelli ci son sempre, si accovacciavano sotto al tavolo talmente vicini da sentirsi la pelle e i nervi, che battevano molto più forte di quel cazzo di cuore, poi dondolavano abbracciati e aspettavano col muso lavato di ansia, paglia e lexotan. Vedrai che passa, respira, respira, lo vedi che passa? ma lei niente lacrime, non ce la faceva nemmeno a guardarlo negli occhi, allora lui le prendeva le guance e poi le baciava coi baci piccoli delicati di una dolcezza che le guance pian piano si abbandonavano del tutto alle mani,  e allora la maschera diventava morbida, e i nervi una spirale sempre più bollente da perderci dentro le ossa e il respiro, e dopo era un attimo nuotare spontaneo le pance le croste le cosce, giù più giù fin a quando non diventava tutto magenta. Era la loro camomilla, la musica più musica di tutte le lenzuola del mondo che solo loro due. Dovrebbe esser sempre così. Io credo.

domenica 20 settembre 2015

la ribellione alla statistica


La mia testa, tipo se parlo di qualcosa, lei nel frattempo se lo immagina, che io credevo succedesse a tutti, e invece no. È purtroppo anche molto veloce coi collegamenti tra i pensieri, che anche questo succede mica a tutti, mi par di capire, non lo sapevo. 
La mia testa si fa i film con le immagini che corron via veloci, solo che lei, la testa, lei le immagini le sente davvero, potrebbe pure usarle tipo sciarpina o coperta di sera rigorosamente con la musica funk, oppure farsi un cloud fagiano, che in effetti anche adesso a scriverlo me lo immagino il cloud e rido. Ma comunque non funziona così, no, impariamolo testa, cazzo.
Alla gente piaccion amelie, il piccolo principe, pure stivaletto al campovolo. Non pensan minimamente che a Eco gli sia scesa un po' la catena coll'ultimo articolo del tu e del lei, la gente in più ti correggon coll, che porca crusca non si scrive così, impara l'italiano saputella strafottente che non sei altro, la gente. Mapperò, la gente. Mica straborda, lei. 
La gente si sposan perché convivere è una via di mezzo che va mica bene, figurati vivere da soli uhsignor l'egoismo. La gente non aman gli spazi vuoti, ti guardan male se dici che i bambini non li vuoi, tipo per la precisione come una lebbrosa, poi magari passan le giornate online per trovarsi l'amante virtuale che colma il vuoto facile facile, la gente, ma fuori mica si nota, che l'ordine bianco lo batte il mio caos colorato, impara, la gente. 
La gente programman tutto, le vacanze, le trombate, la spesa, mica compran ignorante come noi, la gente, son computerini, c'han probabilmente anche la cucina nuova nell'appartamento rinnovato colle pareti rosse, poi guardan i reality tipo topolini in scatola coi contenuti scritti apposta per farli reagir così, la gente, mica camminan la sera per pensarsi, non leggon neanche con la camicia azzurra stirata tipo coccola, loro dormon sereni otto ore filate, impara, la gente. 
La gente si metton lo smalto melanzana coi brillantini e dicon che quello opaco è da giovani, e se cerchi di aiutarla, ti etichettan come irrispettosa arrampicatrice troppo entusiasta blablabla, la gente, le dan fastidio le domande, cazzo, devo imparare a star zitta, che è un po' come chieder a un cieco di ricopiar la divina commedia, ma vabbè. 
La gente non parlan, profetizzan su twitter questo si fa questo no, l'amore è così, io son meglio di te che non capisci un cazzo, e se scrivon mi manchi come la mano che lavora piano sta a gloria, loro mica cascan nei doppi sensi, pirletta, loro c'han sempre il tono aulico scocciato superiore sofferente che funziona, la gente. Fondamentalmente, loro, secondo me, la gente ridon poco, allora io, con curtis molto forte nelle orecchie, io mentre scrivo, stono e rido, io ho pensato che son fierissima di non esser così.

domenica 13 settembre 2015

costruzioni

Ho voglia di scrivere, e allora a parte che son stanchissima e non ho avuto molto tempo sta settimana per pensare, allora sai cosa? io scrivo.
Come sto? Mica lo so, però la confusione tutto bene, grazie. 
Confondo soprattutto sopravvalutare e sottovalutare, ho notato, tipo come quando il navigatore dice svolta a destra e invece vado a sinistra. Quante cazzo di cose sono cambiate in un anno? Poi uno dice la paura. Diciamola tutta, quando si tratta di destra sinistra, essendo stordita, penso sempre anche al segno della croce, poi dopo dentro canto Gaber, ma questa è un'altra storia. La paura. La paura. Io la mia paura ha perso il conto, però sento, sento tutto, giusto per aumentare la confusione. 
Sono anche fondamentalmente un poccio, tipo che in questo momento mentre scrivo sto sbadigliando coi lacrimoni che scendono dalla stanchezza (bella) e ho pure un male a respirare sotto alla tetta sinistra che non so come stare. Pure le foto fighe, son mica capace, mai una volta con la bocca uguale, in pratica son giorni che sto alla femminilità come la rottura delle infradito in corsa, ma comunque sento. 
Oltre a sentire sarebbe carino radunare anche tutti gli altri sensi, credo, ma son per la non forzatura, e alla fine la lentezza ha il podio che merita.
È un periodo che mi stan sui maroni le femmine che per far vedere che han le palle criticano le abitudini tipo delle donne comuni. Io, a parte che a me piacciono gli uomini con le palle, quelli col carattere che se ti vogliono mica ti perdono, quelli che si innamoran delle teste, io a parte questo, io i lavorini da donna media mica li rinnego. Io dico sì all'ikea soprattutto al reparto candele, sì a scarpe, borse, vestiti pure uguali in colore diverso, sì a cremine rossetti e smalti, sì pure a collane anelli e poi fragole con la panna, lamponi e cioccolato, e ficchiamoci dentro pure i saldi, che non si buttan mai mai via, tipo il maiale. Sì soprattutto all'indecisione, al naturale sfracellamento di maroni nei confronti del povero malcapitato, alla fragilità, ai dubbi, alla paura, al caos, a non capirci un cazzo senza nasconderlo, a piangere, ridere, appallottolarsi, ascoltare e soprattutto aspettare. 
Secondo me le costruzioni sono molto più fighe delle palle a rischio esplosione, sicuramente più buffe, uffe e vere, ma guardiamo avanti.

lunedì 7 settembre 2015

sono i passanti che passano


"Sono seduti là, a un tavolino all'aperto di un bar. Guardano passare la gente. La gente passa, come sempre, come chiunque, come si conviene, passa. Alla gente piace passare. Io mi trascino, mi trascino dietro di loro. M'infurio, mi fermo, sputo, piango, poi mi siedo sul bordo del marciapiede, e faccio la lingua ai passanti che passano."
Agota Kristof, La Vendetta

domenica 6 settembre 2015

Non sono capace

Non sono capace di cucinare, partiamo dalla cosa più immediata e palese e inobiettabile. 
Non sono capace di cantare, altra cosa palesissima, stono da matti e mai solo sotto la doccia, ma comunque come difesa mi piace dir che interpreto. Rido sempre, cantando. 
Non son capace di star seria, soprattutto se me lo dico dentro che devo, dopo un secondo scoppio a ridere. 
Non son capace di mentire, ci ho provato ma niente, me lo si legge in faccia a caratteri cubitali, quindi onde evitare figure del cazzo meglio esser sinceri, questo l'ho capito. 
Non sono capace di rimanere arrabbiata, al massimo vomito parole per liberarmene e dopo le dimentico subito. 
Non son capace di far la persona posata ed elegante, son pirla, infatti quando ci provo inciampo, sempre. 
Non son capace di fermare le emozioni, capace che passo dal pianto al riso in due minuti due senza nemmeno un motivo, ma le assecondo perché mi piace sentirle.
Non sono capace di fare la ciccipucciosa, tipo dormire abbracciati, non ce la faccio, sarà l'egoismo da insonnia cronica, non so. 
Non son capace di fare e ricevere i complimenti, mi sembran sempre vuoti, preferisco punzecchiare ridendo, ci vedo più complicità. 
Non sono capace di aprirmi con gli altri, mi metto sempre in discussione moltissimo, ma raccontarmi me e le cose brutte agli altri mi sembra sempre di rompere i maroni, non ce la faccio. Son timida, oltre che chiusa, ma purtroppo non tutti se ne accorgono. 
Non son capace di seguire i percorsi semplici, tipo le convenzioni del cazzo, io non le vorrei vedere neanche in dissolvenza, invece di uscire per dar il meglio di sé parlando del possibile ingigantito e girarci tanto intorno, ad esempio, delle volte, non sarebbe più spontaneo trombarsi le pance e conoscersi dopo? 
Le bocche ascoltano, solo che non le diamo mai il tempo per farlo. E l'amore non dovrebbe far male, invece lo fa sempre, c'ha tipo la doppia medaglia perché se no mi sa che ci abitueremmo e allora diventerebbe un sentimento meno figo. Ma comunque io non sono capace di parlar d'amore, fondamentalmente volevo dire questo.

venerdì 4 settembre 2015

a tornar a casa

A tornar a casa e a uscir dal buridone, che mi fischian ancora le orecchie, non so se son state le nuvole basse e la luce da tramonto col temporale, nemmeno la piada salsiccia rucola caprino tartufato e pomodoro che mi son pappata a pranzo, credo, sarà che è un periodo che mi sta sui maroni il parlarsi guardando solo il telefono, ma mentre guidavo mi son immaginata due bocche che ridevano mentre si ascoltavano al telefono senza parlarsi. Le facce niente, non le ho viste, ma secondo me lì c'era del fottutissimo amore.

mercoledì 2 settembre 2015

languore tattile concentrato

"Sono passati a un comportamento decisamente sessuale. Lei sbatte le palpebre, quelle di Orin si chiudono. C'è un languore tattile concentrato. Lei è mancina. Non c'entra la consolazione. Iniziano la cosa con i bottoni l'uno dell'altro. Non c'entra la conquista o la cattura forzata. Non c'entrano le ghiandole o gli istinti o il brivido che spacca il secondo o il chiodo fisso di doverti lasciare andare; non c'entra neanche l'amore né l'amore per qualcuno che desideri dentro di te, dal quale ti senti tradito. Non c'entra l'amore e non è mai l'amore, che uccide chi ne ha bisogno."
David Foster Wallace, Infinite Jest