domenica 26 luglio 2015

Partiamo dalla fine

Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale, questo racconto è frutto dell'immaginazione malata di una fagiana bruciata e scottata dal sole.

Partiamo dalla fine. 
La protagonista butta nel lavandino un vino di merda provenzale rosato, vino da taglio da turista ignorante decisamente imbevibile, vino da bestemmia, in pratica. Mentre si versa del solido vermentino nel calice, noi le vediamo una lacrima sulla guancia, ma facciamo finta di niente e guardiamo fuori dalla finestra il tramonto insieme a lei.

Lei non parla, sospira. Hai perdonato quando testa pancia e cuore pensano allo stesso modo, si dice, ma è troppo presto anche solo per pensare. Ha come un blocco e l'ombelico che urla, non ce la fa.

Indietro ancora.
Lui è partito e non l'ha messa in valigia, non le ha nemmeno chiesto come stava, lui è sparito, da un giorno all'altro. Peggio dei cani che si abbandonano in autostrada d'estate. Cani che lei salva, peraltro, lui invece non lo vuole più.

Lei poteva chiedere spiegazioni, è vero, ma non lo farebbe mai. Si chiede invece se quello che sente è l'odio, pensa che sto pirla fa pure meditazione e poi calpesta le persone manco fossero merde, sta male per la delusione di aver condiviso se stessa e un libro mai letto, ma inutile, non ce la fa proprio a volergli male, gli augura pure di trovare finalmente la sua strada (agli egoisti del resto va sempre bene), però sotto sotto lo sa, quando sarà tutto stabilizzato e normale, lo sa che arriverà il momento in cui lui si accorgerà del vuoto.
Un vuoto che schiaccia e trita dentro molto peggio di un minipimer. E in quel momento, probabilmente di sera, con delle stelle che sembreranno limoni riflesse sul suo cazzo di mare, lui, nella sua stanza gelata, penserà che la vera assenza non si potrà mai colmare con un vino da taglio.
(immagine ispirata da compagni di viaggio | de Gregori)

venerdì 24 luglio 2015

Compilazioni


Presenza e diffusione di procedure. Sistema di gestione obiettivi. Presenza di un piano formativo e di recepimento del disagio. 
Sarebbe il titolo, peraltro figo. 
Freedom qui independence, mi ricevi freedom? (la risposta è roger).
A me quando qualcuno vuole sfogarsi capita sempre che vengon da me, allora mentre ascolto ci penso che io mannaggia la testona non mi sfogo mai e tengo dentro, poi dici parli da sola come i matti, testona, ci penso, tipo stamattina la processione, i miei due neuroni sono stanchi, ci penso. 
I ruoli sono definiti o sovrapposti? Le informazioni sono contrastanti? Esiste una cazzo di metodologia? 
Io come criterio ho che al mattino in macchina canto e poi la fiducia (bentornato anche a chi torna dopo un po', a proposito - ride bello). Tipo che se mi fido, di te, resto sempre un riccio, ma a modo mio sei dentro e col cazzo che ti faccio uscire. Pacco. Ride. 
Sono presenti rigidi protocolli di supervisione? I conflitti vengono segnalati? Vi sono rischi porcocazzo di aggressioni? I cartoni sono 11? 
La mia segnaletica è chiara, c'ho scritto fragile ovunque, allora pensaci mille volte più una, che tanto non mi arrabbio uguale, ma la delusione è grigia e son per i colori e cosa mi fai male a fare? Cosa?
L'asino raglia. Il pollo polla. Il neo nea. Il grillo fregna. 
Le interruzioni sono frequenti? La monotonia è presente? Chiarisca i compiti. Ci sono variazioni imprevedibili? Le decisioni sono rapide? 
Cioè capiamoci. Io sta settimana volevo far il polpettone di tonno e mi è uscito un coso fallico che a farlo apposta non sarebbe mai venuto. Ridere fa bene. Tipo che in questi giorni ho lavorato con una che parla come la bellucci, con le pause. Stilosa daddio che fa pure le scale coi tacchi a spillo senza guardare gli stessi gradini dove io sono inciampata con le converse. Io sta qui ci ho pensato, anche io voglio esser lenta e sensuale così, solo che poi no, ci ho ripensato, io preferisco ridere e pocciare, quindi no, l'analisi degli indicatori ha rilevato che no, preferisco esser me stessa.

(Si consiglia di ripetere la valutazione in caso di dubbi o sbattimento ingiustificato di disagio multiplo.)

domenica 19 luglio 2015

Ho ascoltato tutto

Notte insonne, molto insonne, allora siccome dentro sto di merda scrivo. Ho ascoltato stasera, tutto, ho legittimato come farò sempre l'esplosione di vitalità, ho detto che va vissuta la tirella, che l'unico modo per capire è non precludersi niente e ne sono convinta, al solito, non potrei mai essere bacchettona, io e il fiume, mai, conta stare bene, ne sono convinta. Però. Però, cazzo. Vedere come ci si scorda in un attimo del resto fa male, tipo che adesso ho il cuore in gola da piangere, che il resto è tanto e ha i suoi pregi e invece il nuovo sembra affogare tutto, tipo reazione chimica che ti annulla la logica e non ti rendi conto del male che fai agli altri. Che ci sono, gli altri. E io adesso son qui a palla, col numero uno di linus che è tanto amore, con la finestra spalancata e il cubotto sui piedi che russa, e ho tipo un frullatore in testa da non respirare. Io non le voglio più ste cose che in un attimo sbam ti cancellano ogni forma di equilibrio e non capisci più un cazzo. Più. E a non volerle più ci si emozionerà diverso? Come? Da grandi? Io ho una confusione adesso dentro che so solo che vorrei tornare bambina. E adesso spegnamo tutto e aspettiamo l'alba.

un progetto, robo, coso, martelletto, progetto

Laurina Paperina
Io siccome il caldo, adesso scrivo. Che ieri, per motivi che non sto a spiegare, il caldo, forse, ieri mi è venuto in mente un progetto (vuol dir tutto vuol dir niente come parola, progetto, tipo coso o robo, martelletto, progetto), un progetto fagiano per apple italia (minuscolo si può scrivere? a me stan sui maroni le maiuscole, è più forte di me, poi mi dicon che sono ignorante e devo legger di più, ma è più forte di me, martelletto) che spiegarlo bene tutto tutto qui anche no (martelletto, martelletto, martelletto), mapperò (quanto mi piace a me dire mapperò e quanto mi sta sul culo invece apperò, gli sgrisori che chiudiamo la parentesi subito), io, in pratica, io dovevo spiegarmi attraverso quello che mi appassionava più di tutto, allora nel progetto robo coso martelletto, io siccome ragiono e comunico più facile con le immagini, per descrivermi sceglievo l'arte contemporanea.
fontana
Che uno dice arte contemporanea e subito tutti a criticare e quasi sempre, anzi, semprissimo, dopo la dichiarazione che nell’arte contemporanea non si capisce un benemerito (che anche a me, in effetti, capirmi è strano forte), dopo, semprissimo, dopo come esempio saltan fuori i tagli di lucio fontana e arriva il più furbo e spara un "capirai, un taglio nella tela, lo potevo fare anche io" e invece no, cazzo, io ai furboni gli rispondo sempre che invece è stato lui il primo, e che il suo taglio, di lucio fontana, non è stato semplicemente un taglio, ma è stato il momento esatto in cui l'arte italiana ha fatto il suo passino tridimensionale verso lo spettatore.

manzoni

Che prima era più ferma l'arte italiana, tipo perdersi dentro un de chirico, bello eh, ma due palle dopo un po’, e invece dopo no, dopo, sempre a milano, dopo quel genio di manzoni (piero) ha iniziato a inscatolare merde d’artista e linee infinite, oppure burri  (non a milano) ha usato un sacco di materiali strani per esprimerci noi, e insomma, mica solo i sacchi, i gretti cazzo, burri ci ha inglobato piccoli piccoli dentro gibellina e lo smarrimento lo ha comunicato bene, più dei labirinti di parma, secondo me, ma vedete voi.

burri

Dopo poi, a parte gli specchi di Pistoletto, che per la prima volta l’opera era completa solo con lo spettatore dentro, dopo c’è stato il periodo che a me piace più di tutti, quello dell’arte povera, che lì cazzo i materiali, zorio e le stelle, mattiacci e le spirali e merz, chi mi conosce lo sa, io mario merz lo amo più di tutti, lui ha fatto i tavoli vivi che si intitolavano tipo la frutta siamo noi, nel senso che noi maturiamo e pian piano marciamo come le pesche e insomma, come si fa a guardar queste opere e dir che non si capiscono? Basta ascoltarle senza fretta e l’illuminazione arriva, trasmettere trasmettono sempre, secondo me, tipo il mare, ma ascoltate voi.

pistoletto
merz
Dopo poi c’è stata un sacco di roba fighissima, tipo la transavanguardia con paladino e clemente che son arrivati dritto dritto in america (coi coccodrilli nella doccia), dopo ancora basta, adesso io non scrivo più che son mica pratica e mi sembra di spiegarla, chiedo scusa nel caso, fagiana sono fagiana resto, dopo però l’ultima cosa adesso magari c’è cattelan che ti spiazza coi cavalli oi papi (oi, martelletto!), che tu dici quindi? quindi li guardi epperò ti scervelli e alla fine una sensazione comunque cell’hai, mi pare, dopo, insomma, adesso, secondo me, adesso ancora vale la pena non aver mica fretta di giudicare e martelletto bla bla bla, meglio fermarsi un attimo ed imparare, che l’arte parla. Sempre.
clemente clemente 1
cattelan
(Ci saremo capiti? Eh? chissà.)
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venerdì 17 luglio 2015

Il caldo fa male


Il caldo fa male. Dormi poco, sei nervoso, sudi, ciuli meno, il caldo fa male. Le zanzare, le cicale al posto delle lucciole, porca troia i grilli che friqualcosa e il cane che perde il pelo. Il caldo, la cappa che il cielo cazzo lo vedi tipo imbuto, allora aspetti la sera che leggi sotto le stelle che sembran limoni, con la candela alla citronella, ma questo è figo non bisogna dirlo, nemmeno del dormire nudi, il caldo fa male. Male. Il caldo. 
Tipo che oggi da Bologna verso Rizzone tre ore trenta chilometri, tutti in coda lì a guardarsi dal finestrino col labiale a dirsi fa male, il caldo. 
Il caldo fa male, la gente nervosa che puntualizza e ti fracassa i maroni per niente, lo stomaco chiuso che nemmeno quasi la nutella, fa male. Non digerisco più il melone, che prima era solo l'ananas, fa male cazzo, una settimana a lavorare senza l'aria condizionata e senza polase, e oggi tipo astinenza ho rubato l'aria della sala server. 
Fa male, il caldo, male. Entri in macchina alle sei e sul cucuzzolo ti segna 36 gradi, scendi e tlin tlin tlin via che la temperatura sale e c'è la gente con l'ombrello, mica per la pioggia, il caldo. Fa male. 
Tipo un semino di melone, a inghiottirlo, diventerà orto? Pensi. E poi all'improvviso santa merda la senti. Gianna Nannini che canta Guccini. E lì son testate, cazzo.

domenica 12 luglio 2015

circolarità

Io sta settimana è iniziata che in un posto mi han chiesto se conoscevo una copy ed è finita che siccome ho fatto il classico e quindi secondo loro so scrivere son diventata copy io, tu pensa le volte la circolarità. Che la circolarità combina dei lavori che noi mica ne abbiamo idea, noi. Tipo una mia amica tutte le volte mi chiama "la mia amica scema" e dopo ride e mi dice che mi adora, ma no, niente, la storia del copy è diversa ancora, perché scema lo sono, nel senso buono che dice lei, per il copy invece sempre dritto? Io quasi quasi chiedo alla cancelliera Merkel, secondo me lei sa tutto. Pure la differenza tra prossima volta o vita, pure tra specchiarsi e riflettere. Mica è copy, l'Angela. Credo.

domenica 5 luglio 2015

Tamponamenti


Io questa settimana se devo dire la cosa più strana che mi è capitata è stata essere accusata di aver tamponato una macchina in parcheggio, che uno dice non me ne sono accorta, oppure dice strano però, i segni son bianchi e io c'ho la macchina scura, oppure dice oddio ma può succedere veramente di non accorgersi di ammaccare una macchina mentre si parcheggia? Dopo però carta canta, è venuto fuori che non ero stata veramente io ad ammaccare la biemmevu, modello peraltro vecchio, mi pare, ma comunque il proprietario, da vero signore, non è che mi ha chiesto scusa per avermi accusato a cazzo, dopo mi ha insultato ancora di più, perdendo decisamente il controllo. Concludendo, oltre ad esser stata accusata, sono diventata per brutto coso e tutti i suoi colleghi, gente che peraltro non conosco, anche falsa, bugiarda e soprattutto stronza, che fa effetto come ci vuol poco a diventare stronzi, io che ho cercato per una vita la corrazza, basta (non) ammaccare le auto, ora lo so, fa effetto, molto. 
Dopo poi, un'altra cosa strana che mi è capitata sempre questa settimana, è stata sentirmi uscire dalla bocca delle frasi adulte a chi non accusava proprio nessuno se non se stessa, e cioè che non è colpa di nessuno quando l'amore finisce, fa parte della vita innamorarsi, stancarsi pian piano e poi all'improvviso sentire di nuovo quel pugnetto pazzesco che dalla pancia va su su, e un po' molto rottama il vecchio, è vero, però fa sentire vivi più che mai, e allora come fai a rinunciare a quelle emozioni lì?
Concludendo, stavolta per davvero, la vita è un po' un enorme buffissimo poccio e insomma, non vale la pena prenderla sempre sempre seriamente, io e il mio bagaglio emotivo siamo per la leggerezza e la spontaneità, allora tipo se stai scrivendo che stai facendo l'amore non puoi parlare di schiena sinuosa, languida, abbandonata e irresistibile, non puoi dire corpi intrecciati su un letto in penombra, non puoi usare espressioni come a dar del voi al sesso, devi solo e semplicemente tamponare di brutto. Chissà se mi son spiegata.