sabato 30 dicembre 2017

Propositi

Assecondare i cambiamenti con vestiti colorati. Meglio strani che omologati.

Non finire i libri che non si fanno bere, abbandonarli con dignità.

Capire se e chi sopportare, nel malaugurato caso ricordare che non devo per forza averci a che fare. Mandare quindi a cagare.

Ridere tanto, ridere forte, amare, viaggiare, conoscere, annusare, vivere. Condividere più momenti possibili con chi alla mia vita dà del tu.

Levarsi di dosso il brutto camminando leggera. Continuare a scrivere e cantare che tanto la mia serietà è folle, si sa. Scrivere è l'unico modo che conosco per trasformare spirali in cerchi.

Tenere sempre presente che ogni cosa può cambiare in un secondo, mettercela tutta a respirare. Guardare negli occhi, soprattutto certi occhi.

Imparare ad alzare la mano quando sono stanca, ad ascoltare il mio corpo e coccolarmi dentro. Questo sarebbe un vero colpaccio 2018, ricordiamocelo.

giovedì 28 dicembre 2017

Rumori

Divanata dopo giorni e giorni di brindisi e cibo e brindisi e cibo. Quelli che seguono le convenzioni stanno meglio di noi pazzi che solo a sentir un "si deve" scappa veloce come un missile? Costruisce di più chi sclera dietro ai pargoli e va in ansia per decidere il colore delle porte o chi rinuncia a tutte le consuetudini pur di farsi sbattere contro altre porte? Le grandi passioni di petto echissene del colore o i ragionamenti da adulti pro e contro dai niente cazzate? La discriminante non è la strada che si sceglie, ma il come la si vive. Vincono l'entusiasmo, il sorriso, la voglia di vivere quello che si vuole veramente, perdono i calcoli freddi e razionali e la privazioni immotivate. La libertà è costruire la vita che vogliamo veramente anche quando cambia il ritmo, liberi di sbagliare, sta cosa bisogna ricordarsela di più, se no l'equilibrio sopra la follia mica si capisce, credo.

mercoledì 20 dicembre 2017

Disordine

Stanotte ho fatto la sonnambula, me ne sono accorta stamattina, ho lavorato nel sonno abbestia, sistemato tutte le creme, spostato i profumi, messo a posto l'armadietto del bagno, tutto con un ordine pazzesco che da sveglia non ci riuscirei mai. È bruttissimo quando dopo te ne accorgi, tipo come essere slegati, ti guardi in giro e ti chiedi cos'altro avrò fatto, terrorizzata. Vuol dire che sono stanca, stanca di brutto, vuol dire lo stress, i bilichi, tipo che oggi mentre andavo a lavorare volevo chiedere subito a chi mi conosce bene bene se avevo la faccia strana, invece manco a raccontarlo sono riuscita, solo correre, giornate di merda. Allora ben vengano le vacanze di Natale, il riposo, le cene con gli amici veri, la mia casetta coi cani, io. Ho bisogno di coccolare me stessa, il resto dopo.

giovedì 14 dicembre 2017

Inverno

Stasera ho visto una stella cadente grossissima, e anche se non è agosto e c'è tutto ghiacciato, il desiderio l'ho espresso immediatamente da urlarlo faccia al cielo con un sorriso grande così. Senza pensare, veloce veloce dall'inconscio dritto in gola, bum la rivelazione, minchia. L'inverno sa sorprenderti che in un attimo ti tocca e sai cosa vuoi, son la luce e l'odore credo, forse gli animali e il suono stropicciato, bisogna camminarci e continuare ad ascoltarlo.

martedì 7 novembre 2017

to do

Piove, fare come i gatti. Ascoltare forte i cure, dimenticarsi le congiunzioni, forse ingoiarle. Non sospendere nessuna frase, ridere in disordine sparso. Farsi sentire.

sabato 21 ottobre 2017

Ciao sono io (amore mio)

Ricapitolando. Sta settimana al lavoro hanno detto di me:
- che sono una sbronza, correttore mio io ti adoro ma è proprio stronza, non sbronza, stronza;
- che me la tiro;
- che faccio la figa solo perché ho il culo alto e le tette grosse (magari avessi il culo alto cazzo, magari);
- che non capisco un cazzo;
- che non sono nessuno;
- che sono capace solo di dare ordini;
- che sono innamorata del mio capo;
- che tromberemo molto (io e il mio capo);
- che mi sfrutta (il mio capo);
- che mi sfrutta e basta, il mio capo, ma te lo dico da amica (che come frase, appena la sento non la sento più, diciamocelo);
- che non sono un'altra persona (e su questo non ci piove, direi);
- che non cago mai (eppensa se cagassi);
- che faccio la maestrina;
- che devo stare più attenta, più attenta cazzo, più attenta.

Ora, a parte che ho chiuso il padiglione e non ho ascoltato il resto, quindi di merda gratuita urlata ne ho persa, ho deciso di scrivere ste cose per ricordarmi ogni tanto, rileggendole, una sacrosanta verità: se sono una persona chiusa, che i fatti propri li racconta, a fatica, a pochissime strafidate persone, un motivo ci sarà. Di quello che pensano gli altri, sinceramente, fottesega. Aperitivo?

lunedì 16 ottobre 2017

Algoritmi e sticazzi stellati

Wikipedia dice che un algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari. Passi che son mica camminare, sono n'altra roba, enfatti Wikipedia aggiunge: un problema è calcolabile solo quando è risolvibile mediante un algoritmo. Io ho fatto il classico apposta perché a me la matematica m'ha sempre lasciato abbastanza incalcolata, l'algoritmo in sè mi ricorda il dna di siamo fatti così (il cartone), che lo so che non c'entra, ma non riesco proprio ad immaginare niente di figo che sia a priori calcolabile, certo, sicuro. Dev'essere lo sticazzi stellato sopra di me, dev'essere per quello che se c'è un dirupo, un grande boh, un non si deve però, un mi ispira, un mi piace, vuoi mica scoprirlo?

lunedì 9 ottobre 2017

processi

Le parole secondo me sono scheletri, oppure son dei ponti elettrici che dan forma alle forme, il cervello non lo so. Secondo me dentro, nel mio di cervello c'è un sacco di vita caotica allegra, tipo pranzo di borgata coi neuroni che ridono ciociari da matti. Poi dentro al mio, di cervello, che di forma è una nuvola, insieme ai ciociari ci son di sicuro anche delle sentinelle, che però non è che son vigili, le mie come sentinelle son piuttosto addormentate, loro gli indizi dei gesti mica li scoprono mai per tempo, loro si imbattono, si guardano intorno come a dire emmò cosa facciamo con st'ipotesi, poi regolarmente si buttano nel vuoto, cavoli miei. Quando infine, nel mio di cervello, dentro a qualcuno gli vien n'idea, lì secondo me è il momento del palio di Siena, con le contrade dei pantoni che si affrontano velocissime, vince il verde o il rosa, blu calmiamoci, se marrone niente. Dopo poi ricomincia il pranzo di borgata, tutti a sedere neuroni sentinelle non importa chi vince, socializziamo. Dev'essere strano aver il cervello preciso, però da vedere simmetrico è bello, come forma.

mercoledì 20 settembre 2017

Una camicia azzurra

Una camicia azzurra da uomo di quelle con le iniziali da portare tipo tatuaggio molto addosso, con sotto niente, forse i boxer, forse i tacchi, forse no. Secondo me la storia delle due gocce di Chanel per dormire non regge più, il pigiama non si può vedere, la camicia rubata all'uomo è invece femmina da morire. Da mettersi dopo la doccia col profumo della crema. La femmina invece che pascola coi tacchi al lavoro rigorosamente con la camicia (da donna) sbottonata, io è un periodo che l'osservo come genere e sinceramente mi lascia un po' perplessa. Son tante, aggressive, ti guardan come a dire io lo so come si fa, infatti fanno. Io però lì faccio fatica a vederci femminilità, ci vedo più malizia, tipo mi mostro per ottenere, invece con la camicia rubata con le iniziali di lui, magari non mi vede nessuno, ma mi sento più noi.

sabato 16 settembre 2017

lo sforzo della sintesi

Reagire in modo scomposto e indecifrabile. Anomalie, cose. Lasciare un po' tutti nel forse. Percezione del dolore a posteriori tipo pasticcio col ragù. Scappare comunque. Testa irresponsabile. Stare lì a guardarsi da fuori, polso destro. Non sopportare l'accerchiamento, mano sinistra. Concentrarsi sul quotidiano, tenendo presente il disordine creativo, salvezza. Rischiare la fucilazione, improvvisare, correre. Far guardare da altre prospettive richiede lo sforzo della sintesi. I limoni del resto stanno lì a guardare, Jannacci diceva na roba così e io Jannacci lo amo. Salviamola l'ironia ed eliminiamo gli angoli, bocca che ride.

giovedì 7 settembre 2017

Ridere

Oggi ho pensato che a ridere uno parte già bene. Dentro può averci più o meno gioia entusiasmo voglia di vita pirlaggine o magari dell'altro, mi piace scrivere senza virgole stasera, ma comunque parte bene. Poi non si sa se arriva passa di lì scappa va sempre dritto in fondo a destra, ma negli occhi si accende comunque una scintilla luminosa. Se poi si spegne, mandare poeticamente a cagare e riaccendere. Ridere è bellissimo.

lunedì 14 agosto 2017

base per altezza diviso due

Siamo consapevoli. Mi manca la consapevolezza. E non è che vai al supermercato e la ordini, dove come e soprattutto quando la trovi? Ci sto pensando. In questi giorni ho buttato via un sacco di cose e mi sono tuffata in posti dove non andavo da anni e, a pensare di far pace col passato, mi sono sentita tipo di gettare le basi, più sicura di me, è stato bello. Dopo ho canticchiato un sacco costruire di fabi e una sera, mentre camminavo, ho pensato tipo illuminazione che se dovessi fare un'opera d'arte farei un enorme cubo vuoto e lo riempirei solo di voci, che sono le prime parole che una casa perde. Amo le voci. Anche le parole. Anche le case, credo. Ho pulito un sacco di roba, ho tagliato rami, mi son fatta spazio tra polvere ed intasamenti e insomma in questi giorni diciamo che ho pulito anche me. Poi da qui ad essere consapevole di me stessa ce ne vuole, ma adesso che ho appena finito di cantare forte disperato erotico stomp, adesso non ho proprio più voglia di pensare, spengo il cervello almeno almeno fino a dopodomani (troppo poco?), forse domenica. Per tutto il resto c'è la motosega.

sabato 5 agosto 2017

cosa avresti

Avresti 47 anni, due figli probabilmente maschi, una moglie e, almeno, un'amante. Mi manchi. Testa di cazzo che non sei altro. Probabilmente saremmo in montagna con grigliata e caol ila. Ascolteresti i miei casini e rideresti di brutto dandomi dell'imbranata. Mi diresti di puntare tutto sul maledetto usando la scusa che sei più grande e quindi c'hai l'esperienza. Fumeremmo e sbronzi guarderemmo le stelle, lasciando decidere a loro. Non ci capiremmo un tubo del silenzio blu, ma sarebbe rilassante. Ti voglio bene, testa di cazzo.

domenica 30 luglio 2017

piuttosto

Facciamo chiarezza. Una casa segreta nella casa con una terrazza sul tetto e un frigo pieno stracolmo solo di birra e marmellata. Di albicocche. Forse ciliegie. Dentro sta settimana è stato un disastro, pure fuori. Ironia e intelligenza son amiche, non c'è da aver paura. Piuttosto. È notte e cerchi me. Perché?

martedì 25 luglio 2017

Prova a prendermi

Il cielo stasera è bellissimo, mai capite le posizioni delle stelle, però cammino guardo in su è bellissimo. Il mio problema è che non mi arrabbiavo mai, nemmeno quando era sacrosanto urlare, e adesso che sto camminando con la pancia pesante dal nervoso me lo chiedo come cazzo facevo. Adesso mi arrabbio troppo, o forse non riesco a sopportare più e col tempo si cresce perdendo la pazienza, di certo ferma non ci sto stare. E parlo. E sparlo. E dico tante di quelle parolacce da far venir un infarto a un santo. Dopo però mi libero tipo suono che si svuota e cammino. E scrivo. E rivedo pian piano un colore, oggi terra bruciata, poi un'immagine buffa, e quando sorrido vuol dir che il mattone in pancia inizia a sgretolarsi. Ma zitta basta. E non mi fermo, non mi fermo col broncio per nessuno e per niente, non mi fermo proprio più, non mi fermo che al massimo rallento e mi faccio se proprio proprio raggiungere, poi vediamo. Belle le stelle stasera, non ci capisco un cazzo di posizioni, però belle.

giovedì 6 luglio 2017

Ere oniriche

"A tre, quattro anni mio padre mi insegnò a cadere. Mentre camminavo, ignara, mi piazzava entrambe le mani sulle spalle e mi dava spintoni violenti. Ricordo benissimo la prima volta, la perdita dell’equilibrio. Il labbro che si spacca contro l’asfalto, il sapore del sangue in bocca, l’odore del catrame, i cristalli lucidi e neri che si incastonano nelle ginocchia, i pianti: devi mettere avanti le mani, mi diceva, e via ricominciava, come mi tiravo in piedi altro spintone, altro ruzzolo per terra: ho imparato a cadere e rialzarmi, e a non fidarmi mai di nessuno. Quando l’Altro mi diceva di aver paura di me – tu non hai pietà di nessuno, mi diceva – io restavo zitta aspettavo che si alzasse e se ne andasse via: soltanto quando la porta era ormai chiusa alle sue spalle mi concedevo di dire a voce alta: nessuno l’ha mai avuta di me."
(da "Grande Era Onirica" Marta Zura-Puntaroni)

sabato 1 luglio 2017

sentimenti

"Che come ci sono i pensieri talmente ossessivi che se restano nella tua testa ti possono fare impazzire, così ci sono dei sentimenti talmente strazianti che se li tieni dentro ti si apre la pancia.
Allora, se sei flessibile, la tua pancia diventa una specie di magazzino, dal quale entrano ed escono continuamente dei sentimenti."
Paolo Nori, Bassotuba non c’è

sabato 10 giugno 2017

16 anni fa

16 anni fa mi ricordo che era tutto strano. Che non ce l'avrei mai fatta. Che Vasco cantava siamo soli e finalmente piangevo. Che perdere la mamma era violenza. Che guardavo le mie amiche ma mica dicevo niente. Che avevo una maglia giallo vale e le gazzelle, ma dovevo trovare un paio di collant. Che ero magrissima e mi nutrivo di lexotan e sigarette. Che avrei lavorato nella moda. Che avrei fatto mille figli. Che sarei diventata grande. Non avrei mai detto di sopravvivere. Di mandare a cagare moda, consuetudini, si deve e non deve, pure di ingrassare. Di riuscire ad ascoltarmi. Di tornare a sentirmi dire sembri tua madre senza soffrire. Di diventare donna. A volte, perché maschiaccio dentro lo sarò sempre per sempre. Mi hai lasciato troppo presto, ma alla fine non mi hai lasciato mai.

martedì 23 maggio 2017

Pesi

Il magone è una brutta bestia e quando il magone ti prende è mica bello. È tipo che i ricordi ti tornan tutti in pancia e si aggrovigliano all'ombelico e poi su su fino al ghiaccio negli occhi. Poi tutte le volte ti ritrovi te e tuo fratello come se avessimo di nuovo tre anni, gli occhi che si chiedono ma ce la fa secondo te? Mica lo so, secondo te? Non lo so, respiri te? Non lo so, te? Ho letto che i ricordi sono una figata perché ci puoi tornare quando vuoi, io sta cosa non la so bene dosare, tipo mi piacerebbe averli a comando, probabilmente non sono capace di accenderli, non lo so, a me vien più facile immaginarli come pesi, tipo nuvole fumose strette strette nelle mani. In questa immagine qui, io ho sempre un vestito arancione, le mani lunghe e pallide, lo smalto rosso opaco, le nuvole in mano a volte magenta, a volte grigissime scure. Ecco io, adesso, io se chiudo gli occhi molto forte, adesso il colore grigio magenta è alternato, ma nelle nuvole ci sento molto peso.

martedì 11 aprile 2017

Swot

Chiarezza brevità utilità (incuriosire ad approfondire). Inserire le parole importanti all'inizio della frase. Sono timidamente logorroica. Obiettivo, perché/cosa voglio ottenere (focus): per farsi ascoltare è meglio parlare di loro non di te. Poi magari si capisce ok le cazzate, ma dietro ci son le difese. Esempi concreti, cases, analogie con situazioni familiari per convincere e sorprendere: tipo hai presente inciampare mentre fai la scala coi pantaloni larghi? Vuoi mica scoppiare a ridere? Generare awareness/avvicinare il pubblico, generare lead. La simpatia porcocazzo, l'ironia, famola qualche pazzia, che il rischio va bene, al massimo si perde il conto, ma poi si ricomincia. Forza debolezza opportunità minacce, tipo filastrocca. È un periodo da vivere.

sabato 25 marzo 2017

Normopatici

Pensiero della sera - con pioggia
Ho scoperto che esiste sta cosa, dei normopatici, che è la malattia della gente che vuole per forza starsene a seguire i canoni della normalità, altrimenti va giù di testa. Ora, a parte che i normopatici uccidono la fantasia, sentirsi non normali stasera è quasi un sollievo, ma forse è la pioggia.

giovedì 16 febbraio 2017

Diversamente illogica

Io, se devo dire di me, mi sa che mi tocca d'introduzione ammettere che fondamentalmente un po' sono pazza. Disordinatamente caotica, collego le immagini in testa e quasi sempre ascoltare i ragionamenti logici mi annoia la lentezza, allora interrompo la gente e vado per la mia strada, è più forte di me. Corro e parlo veloce tipo macchinetta, ultimamente c'ho pure tipo una fase fallica da femmina con le palle che proprio la pazienza la perdo e mi infumo e tenere dentro non ce la faccio, figurati ascoltare. Non so respirare, tipo la gente che fa meditazione, son mica capace, nemmeno cantare, ma più di tutto a me stanno sulle balle i file Excel, mi viene proprio prurito, dovessi mai far dei conti invece di scrivere sarebbe la fine. Non mi si capisce un cazzo nemmeno quando mi spiego, mentre parlo disegno e faccio scarabocchi per sostenere il mio non ragionamento, e lo vedo che la gente si perde a guardare il mio foglio, ma se devo avere a che fare con iva e budget e tutte quelle robe lì, allora anche ai logici ogni tanto dentro gli schizzi male non fa, credo. I miei difetti in effetti si potrebbero contare da metterli tutti in fila e cercarci le formule oppure farci gli schemi, ma se anche solo una mia stranezza ogni tanto apre un varco tra le caselle, io foglio matita colore pantone, io mi sento di aver fatto qualcosa di utile, a me va bene.

giovedì 19 gennaio 2017

Quel chi lì

Io quando vedo certe immagini di devastazione, a parte stare male da sentire lo stomaco squarciato, io c'è sempre un momento che a un certo punto chiudo gli occhi e mi immagino con chi mi sentirei sicura abbracciata immobile in silenzio. Quel chi lì è proprio quel chi lì, dopo, penso.

domenica 15 gennaio 2017

forse

Io gratta e vinci, lotto enalotto lotterie bla bla bla, io non vinco mai. Non ci gioco neanche in effetti, ma comunque non vinco mai. Oggi ho grattato un gratta e vinci che mi han regalato alla coop, ho trovato la scritta hai vinto, allora mi è venuto un momento di concentrazione molto forte per capire cosa e ho grattato sotto. Ho vinto 2 confezioni di pancetta affumicata, che devo dire sto ancora ridendo da sola come una matta. Secondo me sarò fortunata in amore, forse, magari mi farà na carbonara.