giovedì 27 dicembre 2012

saturno contro

Nel 2013 avrò Saturno contro, non il film, proprio il pianeta. Me lo ha detto preoccupata una che di astrologia ne sa, non una scettica ed ignorante come me: avrò a che fare con grandi cambiamenti e periodi difficili che mi porteranno ad eliminare rapporti ormai sfaldati.
Non essendo un alieno mica posso mettermi a discutere con un pianeta, nemmeno con un'esperta di astrologia, ma questa cosa del taglio non la vedo poi tanto negativa, anche perchè ho ben chiaro il genere di persona sfaldata che voglio perdere.
Via il paladino dell'ironia che se poi gli fai notare qualcosa si offende e si chiude in un mutismo incomprensibile, via quello pronto a dare giudizi su tutti e tutto ma guai a guardarsi dentro, via quello che si finge radical chic e super intellettuale ma scivola sempre nel volgarotto con frasi ed allusioni sessuali che servono solo ad attirare l'attenzione su di sè, via le persone finte, via quelli che si lamentano sempre ma non fanno mai niente per cambiare.
Preferisco di gran lunga chi non ha paura di mostrare i propri limiti e fragilità e sa ridere anche di sè, chi non usa maschere per mettersi in mostra e sbandierare la propria unicità a tutti i costi, chi si sforza ogni giorno di capirsi e migliorare veramente il rapporto con se stesso e con gli altri.
Che venga da Saturno o da un altro pianeta, per questo strano tipo di alieno ci sarà sempre posto nella mia vita. Non solo nel 2013.

domenica 23 dicembre 2012

Zebra Crossing


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                                                      immagini via pinterest 

giovedì 20 dicembre 2012

sano egoismo

A Natale bisogna essere tutti più buoni e guai a non pensare ai buoni propositi che da gennaio farò, sarò, avrò va tanto di moda. Ora, considerando che tutti dovrebbero imparare a volersi un po' più bene, ho chiesto qua e là la definizione di "sano egoismo", il mio motto dell'anno nuovo, ma con enorme stupore ho notato che gli uomini hanno risposto con una sicurezza e con definizioni plurime, sintetiche e varie da lasciarmi a bocca aperta, le donzelle invece hanno avuto una difficoltà inaspettata e sono rimaste molto sul vago. Il motivo mi sfugge, lascio a voi capire dalle risposte il perchè e il per come, ma resto dell'idea che basterebbe seguirne anche una sola veramente per farsi un gran bel regalo.

- il meglio per sè
- chiedo la domanda di riserva
- farsi i cazzi propri, esiste altra definizione?
- emmm, io non ne ho
- non sprecare tempo con chi non ti merita
- smetterla di dondolarsi con l'eleganza di un elefante su una ragnatela
- stoppare stoppare stoppare, corazzarsi e non ascoltare le cavolate degli altri
- non essere mai il premio di consolazione
- più ironia e leggerezza, meno rabbia inutile
- nessun compromesso
- trombare di più e pensare di meno
- una parola, riservato.
- hai già bevuto a quest'ora? Ok hai bevuto. Fare quello che ti pare senza pensare alle conseguenze.
- ti è andata male? Amen, non rimuginare.
- non tenere i piedi in due scarpe, piuttosto fare di tutto per quel paio nuovo bellissimo che ti sta dicendo comprami dalla vetrina.
- il vero motto? Mors tua vita mea. Eccessivo?

(continua..)




lunedì 17 dicembre 2012

la Via di Natale Onlus

"Grazie alla Via di Natale abbiamo capito ancora una volta di più il senso ed il significato della parola Amore."
 
La Via di Natale è un' associazione laica che accoglie gratuitamente, aiuta e supporta i malati oncologici ed i loro familiari, riuscendo ad offrire loro, in momenti così pieni di incertezze e fragilità, una serenità ed un amore che sono veramente difficili da spiegare a parole.
Ogni anno mi dico che prima o poi tornerò ad Aviano per rivedere tutto con i miei occhi, ma non ce la faccio, non so davvero come gestirei l'emozione, i ricordi però sono ben nitidi dentro e appena posso cerco nel mio piccolo di dare una mano ad una realtà che si merita veramente l'aiuto di tanti.
Ed oggi, mentre facevo uno slalom tra pacchi e pacchettini vari riflettendo che quest'anno il clima natalizio non lo sento proprio, che vorrei fosse già primavera e che devo piantarla di restare stupita quando ricevo gli auguri perchè in fondo manca una settimana a Natale, mi è tornata in mente questa frase, scritta da una coppia che è stata talmente unita ed innamorata da essere ancora oggi una famiglia per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di viverci accanto.
Ed ho pensato che sarebbe bello se tutti rinunciassimo almeno ad un pacchettino ed aiutassimo gli altri. La vera Via di Natale secondo me è questa ed andrebbe seguita tutto l'anno, senza navigatore, semafori o deviazioni varie. 
 

sabato 15 dicembre 2012

giovedì 13 dicembre 2012

un muro

Ho conosciuto un muro, un muro vero in carne ed ossa, uno che ha iniziato mattoncino dopo mattoncino a difendersi e rimuovere situazioni, sensazioni, cose e persone ed ora vive come pietrificato.
E la gente, quando gli passa accanto, non se ne accorge che è un muro, perchè lui parla, ride e scherza come se niente fosse. L'importante è che tutto possa rimbalzare, perchè un muro portante può reggere case e persone, ma i legami no e guai a cercare una fessura, dentro non si può guardare.
E a dirla tutta, ormai non lo sa bene nemmeno lui come sia fatto, sa che fuori è bianco, ma dentro tutto è fermo e caotico insieme ed è meglio non pensarci, mangiare qualche schifezza per colmare un vuoto indefinito e continuare a comportarsi come se niente fosse, che tanto chi gli passa di fianco nove volte su dieci non se ne accorge che è fatto così. All in all it's just another brick in the wall. 
E a me, che sarò pure logorroica ma ho avuto dalla mia un bel muretto solido per anni, dispiace proprio per questo muro qua. Sono stata la campionessa indiscussa dei rimbalzi e del nascondere qualcosa che neanche sapevo cosa fosse ma c'era e faceva male, e proprio non ci riesco a passargli di fianco senza accorgermi di niente.
Non voglio giudicarlo, solo lui può sapere o scoprire quello che ha, ma non voglio continuare a conoscerlo in questo modo così superficiale. Sarebbe inutile anche tentare di aiutarlo, perchè in tutti i muri la voglia di stare bene scatta da sola, da dentro, e gli altri non possono proprio farci niente. Quello che so di certo però è che prima o poi qualche mattoncino inizierà a toglierselo, perchè è troppo intelligente e brillante per non ricominciare a volersi bene.
E non vedo l'ora che sia quel momento per conoscerlo veramente, pronta ad offrirgli risate, picchi e piccozze per sgretolare via tutto.

martedì 11 dicembre 2012

Claudia Marini – Ritratto di mio padre

Ci sarà un motivo se quando si parla di fotografia digitale si continua ancora ad usare un aggettivo per distinguerla dalla fotografia.
Ecco, io e Claudia ci siamo conosciute parlando di questo. Lei usa il banco ottico, che richiede tempi lenti, ma offre la possibilità di pensare e relazionarsi molto di più con il soggetto ripreso. E proprio grazie a questo le sue fotografie non sono mai un semplice scatto, ma una serie di immagini che si legano l'una all'altra formandone concettualmente una sola, più ricca e intima.
Questa ricerca è al centro di "Ritratto di mio padre", il suo progetto che mi ha emozionato di più: attraverso i ritratti degli abitanti di Pejo, un piccolo paesino della Val di Sole, Claudia ha cercato (e trovato) il viso di suo padre, che era uno di loro. Ha invitato tutti per un caffè o un bicchiere di vino chiedendo mezz'ora del loro tempo, li ha conosciuti e poi ha realizzato primissimi piani in cui è chiara la partecipazione attiva ed emotiva non solo del fotografo, ma anche del soggetto ritratto. Perchè come per il banco ottico, anche in Val di Sole il tempo scorre un po' più lento, ma le tradizioni ed i valori che ti trasmettono le persone sono talmente saldi e veri che poi ti rimangono dentro sempre.

   



 
















Claudia Marini
Ritratto di mio padre
16 dicembre 2012 – 15 gennaio 2013
Ex scuola di Pejo Paese (Trento)

sì e no

Oggi ho ascoltato la canzone di Laura Pausini e sul fatto che la bimba si chiamerà Celeste non ci sono dubbi. Ma tutte quelle parole "primaverili" e smielose mi hanno fatto pensare a ben altre frasi che sento fin troppo dire ai bambini piccoli.
Non correre, non disturbare, non urlare, lavati le mani, non accettare caramelle dagli sconosciuti, se qualcuno ti offre qualcosa rispondi sempre no grazie anche se vorresti proprio mangiarlo quel cioccolatino, basta giocare è ora del riposino, dai non piangere, non ti allontanare troppo, non bere cose fredde che ti si piantano, copriti che poi ti ammali, non mettere niente in bocca.
Ora il mio istinto materno non è ancora pervenuto, dubito seriamente possa mai arrivare quindi mamme abbiate pietà di me, ma è strano pensare che tutti questi no, man mano che cresciamo, si trasformino in enormi sì.
Per imparare a stare a galla impareremo a correre, disturbare, urlare e non lavarci le mani se qualcosa non va, ci ritroveremo a giocare con periodi di insonnia cronica in cui piangeremo e ci consoleremo con caramelle, cioccolatini e nutella e anche da grandi saremo presi dalla voglia fortissima di allontanarci da situazioni che ci diventano strette o fanno soffrire, ritrovandoci a meditare con un brancamenta in mano stracolmo di ghiaccio.
E sul coprirsi e non mettere le cose in bocca direi che non servono proprio chiarimenti.

lunedì 10 dicembre 2012

dolci di natale

Pinned Image
via pinterest
 
Tutte le volte che vedo immagini così mi viene una voglia pazzesca di imparare a fare i biscotti almeno per Natale, poi passa subito, ma belli sono proprio belli. Mi rincuora però il fatto che due persone due abbiano avuto contemporaneamente la stessa idea di "dolce" per il nostro pranzo natalcolizio e non mi sembra un fatto casuale. Panettone? Pandoro? Cioccolatini decorati al posto dei biscottini? La risposta esatta è Egg Nog, bevanda speziata a base di latte e brandy, beverone alcolico consigliato niente di meno che da Pippa Middleton. Siamo nelle mani della Pippa insomma. God save the food.
 

sabato 8 dicembre 2012

ho perso la zucca


Ho perso la zucca. Non la testa, la zucca nel senso letterale del termine. E mentre oggi tutto il mondo è alle prese con l’albero di Natale, palle e palline comprese, ci tenevo proprio a dire che ho fatto le cose in grande, perchè non ho perso una zucca qualsiasi, ma il Grande Cocomero in persona, quello che Linus considera mille volte meglio di Babbo Natale. 
I semini venivano direttamente da Santa Rosa, dal Schulz Museum, erano proprio quelli di Linus e rispettosissima ho seguito le istruzioni senza saltare nessun passaggio, con un amore che solo la sua copertina potrebbe capire. C’era scritto di piantarli entro settembre e l’ho fatto, nei limiti massimi ma l'ho fatto, e le piantine sono nate quasi subito, crescevano anche bene centellinando l'acqua piovana, che in California voglio dire se la sognano la nostra pioggia, insomma sembravano talmente a loro agio che da un momento all'altro mi immaginavo un dialogo con il mio nuovissimo pollice verde. Mettendoci cento giorni a trasformarsi in zucche non mi aspettavo niente per Halloween, ma almeno per Natale sì, anzi a dirla tutta avevo già pensato di decorarle con sciarpine e cappellini rossi, ma questi sono dettagli che è meglio non approfondire.
Poi questa settimana il fattaccio, pouff, da un giorno all’altro il nulla, sono sparite, scappate senza lasciare traccia, scomparse, smaterializzate, evaporate, nemmeno una foglia o un rametto secco.
“Maledetta neve che ti piace tanto”, mi ha detto l'unica amica pronta a decorare le zucche insieme a me, oserei dire anche la sola veramente interessata a vederle nascere, ma no, sono sparite prima dei fiocchi, la nevicata non c'entra.
Che abbiano capito di essere destinate ad una fine ingloriosa e siano scappate verso veri pollici verdi o emigrate nelle cucine di casalinghe serie? Che siano tornate radici in mano a Santa Rosa canticchiando California Dreamin’? Avranno fatto tutta la strada a piedi zampettando o chiesto almeno un passaggio a qualcuno?
Non capisco (lungo sospiro), ma in fondo quando si perde la zucca non si possono avere risposte, si perde e basta.

venerdì 7 dicembre 2012

attese

No, non andiamo affatto bene. Ieri ho ricevuto una lettera cartacea e sottolineo cartacea che non sembrava il solito invito, aveva l'aspetto di qualcosa di serio ed ovviamente l'ho aperta subitissimo. Era la mia lavastoviglie, mi scriveva che si sente vecchia e che vorrebbe essere protetta di più. E meno male che non mi ha detto di sentirsi trascurata, perchè ormai nemmeno il cucchiaino del caffè lo lavo a mano. Questa mattina, invece, mi sono svegliata con un BlackBerry Messenger romanticissimo, anzi due, un "Frutta ti amo" con tante a ed o, seguito da un "Frutta" senza a e senza o, cui ho dovuto rispondere con un "Em hai sbagliato, sono tua sorella" con tante emme e senza faccina.
Non ci siamo. E fortuna che ormai gli sms non si usano più, ma visto che non c'è due senza tre sono proprio curiosa di sapere quale strana forma di non romanticismo arriverà dopo queste qui. Manca solo la mail ormai.
Detto questo, io sono per le attese, per le piccole cose (gesti?) che arrivano poco per volta, non mi piace il romanticismo troppo romanticismo tutto in una botta, penso di non essere proprio capace di reggerlo emozionalmente. Ma sul 12|12|12 non accetto scuse, quella mi piace troppo come data e quel giorno lì voglio (niente condizionale) una sorpresa vera da togliere il fiato, alla faccia della lavastoviglie. Per oggi mi accontenterò che arrivi sto benedetto fiocco di neve, che lo sto aspettando da una settimana e ho la smania e non vedo l'ora di spiegargli che chi lo ha chiamato Attila ha sicuramente avuto a che fare con strane forme di non romanticismo molto peggiori delle mie.
 
(Devo aggiungere una postilla, che come parola mi piace proprio: mentre stavo scrivendo, la mia amica che conosce a memoria Sex and the City in italiano, inglese e francese mi ha scritto una mail dicendo di non riconoscere una canzone che le ho mandato, che non è una canzone, è la canzone, quella della festa sulla terrazza a casa di Sam Jones, ma ho deciso di considerare questa grave amnesia come forma acuta di stress con tante esse, non mancanza di romanticismo. In attesa dei fiocchi, comunque, visto che stonare mi viene bene e gli ohohoh propiziatori non li so fare, proverò a cantarmela tutta che non si sa mai. Attila non mi fai paura.)





mercoledì 5 dicembre 2012

non penso a parole, ma a immagini

David LaChapelle, via pinterest
"Non penso a parole, ma a immagini che scorrono in testa, mescolate a sensazioni"
                                                          (David LaChapelle)
 

Io volevo scriverne di questa cosa del pensare per immagini, che guai se mi abbandonassero nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni, ma proprio non ci riesco a parole.
Posso solo dire che quando cerco di spiegarla a chi non la capisce e non mi conosce, di solito uso l'esempio di Ally McBeal che parlare di Cremaster non mi sembra il caso, ma su Amelie non ce la faccio proprio a mentire, devo dirlo che lei e il suo nano non c'entrano niente con le mie immagini.
E non crediate sia facile, perchè anche ora mentre scrivo mi vengono in mente due occhi sgranati che mi leggono come se fossi una pazza, quindi preferisco lanciare il nano per aria ed andare avanti per la mia strada canticchiando Barry davanti allo schermo.
Un po' come per chi ha ironia e chi no una cosa comunque l'ho pensata, non credo che si possano leggere libri, guardare film o ascoltare musica senza immagini e fantasia ed è un peccato poi che vengano trascurate nella vita di tutti i giorni.


martedì 4 dicembre 2012

io la neve la amo, non posso farci niente

Io la neve la amo, non posso farci niente.
E lo so che poi non si può andare in macchina, ci si sporca, sarebbe meglio che non si attaccasse come fa la pioggia, dovrebbe nevicare solo per Natale, ma non mi interessa, quando nevica mi viene un sorriso da ebete che nessuno può togliermi.
Peggio di un bambino che aspetta l'arrivo di Babbo Natale non dormo la notte prima e appena vedo i primi fiocchi devo subito andare a salutarli, braccia aperte e testa all'insù.
Mi piace troppo annusare l'aria e camminare nella neve, fuori silenzio e dentro tanta musica, una pace che niente e nessuno può smuovere. Poi adoro rientrare in casa al calduccio, farmi una doccia bollente e sorseggiare un caffè davanti alla finestra mentre fuori diventa buio e il paesaggio sussurra un sacco di parole che calmerebbero anche il più ansioso degli ansiosi.
Ed ogni volta che ascolto questa magia spero sempre che venga tanta di quella neve da rimanere bloccata in casa con la persona giusta per qualche giorno, piumone, letto, amore e di nuovo piumone, letto e amore. Tutto ovattato fuori ma vivissimo dentro.

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A parte lui che si sa alla topa da del tu da sempre anche ora che è ingrassato, in generale io non ci credo più alle promese, uno non può essere diverso da com'è, non può essere speciale, non può migliorarsi. Una persona può mettersi a dieta, smettere di fumare, fare mille cose, ma la sua natura non può cambiarla. E onde evitare scuse inutili, sarebbe molto meglio essere se stessi da subito mostrando pregi e difetti su un piatto d'argento e se va bene bene, altrimenti è stato un piacere, non fai per me e basta. Punto e a capo. Sarebbe tutto più semplice.
 

 

lunedì 3 dicembre 2012

mai e sempre non lo dirò mai

Metti un'amica quasi casalinga che cerca di spiegare la ricetta della bomba di riso alla non casalinga,
aggiungici un sacco di impegno da parte della quasi casalinga a spiegare che il prosciutto deve tenere bene la fetta, persino un disegno della sezione dello stampo per farle capire come metterla questa fetta, se no quando aggiungi il riso crolla tutto. Ecco, non so quale espressione la non casalinga abbia fatto in quel momento, ma è uscita una riflessione sulla cocacola e il cianuro, sul mai e sempre che sto ancora cercando di cucinare:
"Lo so che non la farai mai la bomba di riso, ma sappi che mai e sempre non lo dirò mai. C'è una ripetizione e questo è il bello del gioco.
Mi spiego. Guarda Cocacola, gli voglio un gran bene, è dolce, presente, affidabile, c'è sempre, ma non ci starei mai. Lo schiaccerei. Io ho sempre avuto uomini cianuro che punzecchiano, ti mettono in crisi, fanno soffrire e non ci sono mai. Con quelli ci casco sempre e alla fine loro schiacciano me.
Mai dire mai e niente è per sempre, tutto è possibile e con il prossimo potrei ricadere nel cianuro oppure perdermi in una bollicina, non posso saperlo a priori cosa mi diranno cuore e testa, quello che so è che sbaglierei in entrambi i casi perchè per funzionare un rapporto ha bisogno di un equilibrio perfetto dove nessuno schiaccia nessuno e si ride e ama in modo spontaneo senza mah o se o boh. E con quell'equilibrio che dico io fidati che tutte le ricette vengono alla prefezione semplicemente con leggerezza ed allegria, senza il minimo sforzo. Capisci ora come dev'essere la fetta di prosciutto nello stampo per non essere schiacciata dal riso?"

sabato 1 dicembre 2012

dicembre e il brodo

Verde acido biologico?
Giallo polenta - Valentino Rossi?
Quando due amici prima ancora di salutarmi mi guardano con un sorriso tra l'ironico e la presa in giro e mi chiedono curiosissimi un colore, capisco subito che è iniziato il mese del brodo.
Non so chi abbia inventato il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi", ma va precisato subito che per me non vale proprio, perchè da anni passo tutte le feste con la mia pazza famiglia allargata che ai legami di sangue gli fa un baffo.
E anche noi, sbronza a parte, anno dopo anno abbiamo istituito le nostre tradizioni pseudonatalizie ed una su tutte, purtroppo, mi riguarda direttamente. Sto parlando della preparazione del brodo per i cappelletti, brodo che regala sempre un misto di stupore, incredulità e prese in giro tra i commensali a causa del suo colore finale assolutamente casuale, ma decisamente pittoresco.
Dorato non mi è mai venuto, ma una volta all'anno ci provo lo stesso a farlo senza delegare, sperando sempre nel miracolo natalizio. E ho capito che non ci va il dado, anche se due o tre devo aggiungerli per forza per dare un po' di sapore all'acqua, ma ad oggi sono rimasti indimenticabili i cappelletti margherita che galleggiavano in un verde prato che sfido chiunque a ricrearlo, il brodo grigio che tutto era tranne che natalizio, quello talmente arancione che sembrava di mangiare un uovo e soprattutto il brodo burrocacao, che il nettare dei cappelletti va colato a freddo e l'ho scoperto troppo tardi, regalando agli ospiti un effetto unto da garantire labbra morbide e protette tutto l'anno.
La ricetta base l'ho capita, sono sul pezzo anche con il mio kit da brodo di verdure già assemblato dal supermercato, ho ancora un po' di problemi con la carne da usare visto i nomi assurdi come suora, paletta e doppione, ma anche per quella posso farcela.
La mia vera difficoltà resta sempre l'ingrediente finale. Perchè se chiedi la ricetta del brodo a dieci persone, tutte ti diranno più o meno la stessa cosa, regalandoti però sul finale il famoso ingrediente segreto, che è sempre diverso ma guai a non metterlo se no il brodo resterà comunque di serie B.
Pomodoro, chiodi di garofano, noce moscata, peperoncino, crosta di formaggio, alloro, ci sarebbe da scrivere un libro sulle varianti da brodo e prima o poi qualcuno mi illuminerà su quella giusta, perchè ancora non l'ho proprio capita e penso che il colore dipenda tutto da questo.
Comunque l'anno scorso, stanca di tutte queste varianti, ho deciso di fare di testa mia, pensando che nella vita non puoi sempre ascoltare i consigli di tutti per trovare il brodo giusto.
Come le vere casalinghe ho cercato il mio ingrediente e, senza pensarci neanche troppo, ho optato per un colorante alimentare rosa fluo glitterato, che non è ancora entrato nella classifica dei suggerimenti da brodo, ma si abbina perfettamente al vino rosso e regala un effetto tra sorpresa e risata perfetto per la vita che intendo io.
 

giovedì 29 novembre 2012

kubosteria




Alle volte la vita è un rompicapo che il cubo di Rubik è niente in confronto e tu cerchi di mettere tutti i quadratini di colore uguale nelle sei facce, ti impegni ma niente, non ce la fai proprio.
Ecco, in quei momenti conviene staccare, prendere la macchina ed andare in montagna a Catelnovo, che d’estate è fresco, ma d’inverno è ancora più bello perchè c'è un’atmosfera che in città neanche ti immagini e da un momento all’altro puoi anche salutare il primo fiocco di neve, quello che ti spinge a guardare solo in alto con il sorriso e il rompicapo te lo scordi subito.
E a Castelnovo nel cubo puoi proprio entrarci dentro, un cubo con la K maiuscola, una Kubosteria che è un'osteria ed anche una vineria, con tutti i quadratini del colore giusto nel lato giusto.
Ti accoglieranno tre ragazzi con il sorriso entusiasti del loro locale e già questo, si sa, è un lato che non è mai facile da trovare e mette subito di buonumore. Ma non finisce qui, perchè anche gli altri cinque lati del cubo ti sorprenderanno: un’ottima cucina e tagliatelle al culatello e pecorino che non potrai rifiutare, un ambiente dove pietre e travi a vista si abbinano perfettamente a plexi e design contemporaneo, un’atmosfera calda e musicale che invade tutti i tavoli, dolci che solo il profumo ti scaldano, ma soprattutto una cantina incredibile, che è un cubo nel cubo, dove rimarresti ad ammirare le bottiglie una ad una a tempo indeterminato, dimenticandoti completamente della città e dei rompicapi di tutti i giorni. 


 
                                                                           photo by Zebra a Pois 


Kubosteria
Via Veneto 5
42035 - Castelnovo ne' Monti
Reggio Emilia
Tel 0522 .612130

mercoledì 28 novembre 2012

la Longari

Che oggi piove, c'è grigio, zero sole e niente luce ed è proprio il caso di riderci su.
Perchè diciamolo, sarà pure una leggenda metropolitana, ma chi di noi almeno una volta nella vita non si è sentita come la Longari che rischiatutto ma (ahi ahi ahi) poi cade sull'uccello?
E vale anche per gli uomini, che anche senza grappa Bocchino, mongolfiera e montagna, lo so io che concludendo si sono ritrovati almeno una volta nella vita sempre più in alto con il sorrisone da ebete.
Solo che poi, colpo di scena amici, arriva sempre il momento del lascia o raddoppia, perchè va bene concedere un bis ai tali Paolovi o Pioics, ma a lungo andare la busta va scelta e conviene girare la ruota sperando solo di non ritrovarsi a giocare con la signorina Livoli o paperino Renzi.
E non vale la pena restare troppo concentrati nella cabina ad aspettare domande e risposte, meglio passare la palla a Mario Bianchi e farsi consolare a casa di Luca o Lucia.
Perchè una cosa sola l'ho imparata: tra la uno e la due conviene scegliere sempre e comunque la busta numero tre. Allegria!

martedì 27 novembre 2012

la giornata dello sghignazzo

E insomma oggi vorrei proprio istituire la giornata mondiale dello sghignazzo, perchè quando qualcosa non va ridere di se stessi e sdrammatizzare penso sia la cosa migliore.
E lo so che capita a tutti di soffrire e uno può stare malissimo se si ritrova innamorato da solo in un tunnel senza nemmeno uno straccio di piazzola di sosta, non metto in discussione il motivo di sofferenza anche se a pensarci bene ci sono problemi un po' più gravi rispetto ad un amore non corrisposto, quello che non capisco è tirarsi volutamente mazzate con citazioni tristissime di libri, film o canzoni. Non ha tanto senso nemmeno continuare a pensare e ripensare la stessa cosa, che non è che rimuginando o piangendosi addosso senza (re) agire la situazione possa cambiare.
A volte è meglio isolare il cuore che so con del grasso di balena, che come immagine mi piace tanto, e far scivolare via tutti i pensieri negativi.
E se uno proprio non ce la fa a stare senza citazioni, almeno che siano buffe e mettano di buonumore.
Cantatevi a voce alta All by Myself, stonatela, interpretatela, poi fate un respirone e stop. Ripartite con ironia.

lunedì 26 novembre 2012

tempo verrà




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     Clockwork dancing doll by Ratti Lam, via pinterest
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,

e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

(Derek Walcott, da Mappa del nuovo mondo. Vero, è citata anche in un film con Fabio Volo, ma è talmente bella che rileggerla ogni tanto non può fare che bene. E oggi, pensando che il sole c'è sempre, anche con la nebbia, mi è proprio tornata in mente.)

domenica 25 novembre 2012

partivo per andare da lei e la macchina faceva già le scintille

"La tirella? Partivo per andare da lei e la macchina faceva già le scintille. La inizi a conoscere, ti piace, sei incuriosito dalla sua testa, ma ancora non è successo niente e passi dalla paura all'entusiasmo in un secondo, perchè da un lato sai che ti stai coinvolgendo pur non sapendo come andrà a finire, dall'altro te ne freghi, non ci puoi fare niente, vuoi solo passare più tempo con lei comunque vadano le cose. Scopri un'energia ed uno slancio che anche se dormi due ore a notte stai bene, hai il pensiero fisso, vuoi solo vederla e chiamarla, viverla come diresti tu. E arriva quando meno te l'aspetti, è una sorpresa ma non vedi l'ora che sia il giorno dopo per capire che cosa accadrà. E non guardarmi così, lo so anch'io che la tirella non ha sempre il lieto fine e che si può stare anche malissimo dopo, ma questo può succedere in qualsiasi situazione, quindi, quando arriva, è meglio godersela proprio tutta, senza pensarci troppo."
 
(Lui, la sua Tirella, alla fine se l'è sposata e mentre parlava si tenevano la mano, scambiandosi dei sorrisi di complicità da far ricredere anche il più scettico tra gli scettici.) 

Zebra Crossing


venerdì 23 novembre 2012

momenti

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Tears, photo by Enzo Perrazziello via pinterest

"E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia." (Blade Runner)

giovedì 22 novembre 2012

Un Uomo

Oggi con tono tra lo schifato ed il sorpreso mi sono sentita chiedere un "Perchè tu non ti riconosci in Una come te di Cremonini?" Voi lo sapevate che tutte le donne in questo periodo si riconoscono in questa canzone?
Io no.
Vero, una come me se chiude gli occhi vede il mare, ma ci deve essere tanta luce e questo non me lo dice Cesare. Poi la valigia per le scarpe è un tasto dolente che una come me ne vorrebbe minimo tre ed al ballare, una come me, preferisce sempre cantare stonando, mai in disparte.
Sull'inciampare poi una come me ha capito che l'altra mano è meglio non chiederla e fare tutto da soli, ma diamo a Cesare quello che è di Cesare, sulla rosa ha proprio ragione, anche una come me tutte le volte che le regalano un fiore si sente morire pensando alla sua povera ma inevitabile sorte.
E benissimo il vento ed il temporale, ma che dire del gatto sopra al letto e dell'uomo nudo ad aspettare ad una che ha un cane? E poi una come me non si può dimenticare? E piace da morire?
Io ci rinuncio a fare questo giochino, non mi ci riconosco e sinceramente lo trovo un po' banalotto, anche se capisco che a molte donne faccia piacere immedesimarsi in una donna così.
Resta il fatto che a una come me, a proposito dell'Uomo e di tutto il resto, è venuta in mente un'altra canzone di Finardi e su questa ha le idee chiarissime. Io, uno come te, lo voglio proprio così. 
 







Thanksgiving Day


mercoledì 21 novembre 2012

la teoria delle acque chete

Stando ad un noto settimanale femminile, per conquistare e farsi sposare dall'uomo della nostra vita dovremmo ascoltare un vecchio consiglio della nonna, ossia essere delle acque chete, che non vuol dire semplicemente tirarsela, ma starcene sempre buone e zitte, un gradino sotto lui, evitando litigate e lacrime quando ci fa soffrire.  
Sarà che mia nonna, che mi considerava la reincarnazione di Laura Ingalls, dopo la delusione di non potermi fare le treccine bionde o insegnarmi a lavorare a maglia mai e poi mai mi ha mai dato un consiglio amoroso, Sarà che a me questi finti assiomi ricordano tanto Ferradini e diciamolo che Teorema ha proprio stufato, Sarà che in generale proprio non ci riesco a stare zitta e figuriamoci se qualcosa non mi va, Sarà che per conquistarmi un uomo deve farmi ridere e non soffrire, senza complimenti banali ma dicendo quello che prova nel momento più inaspettato, Sarà che "mi sa che mi sto innamorando di te" è una frase meravigliosa ma se non suona a sorpresa tipo "sveglia il sogno continuiamolo a fare ad occhi aperti" è più forte di me continuare a dormire, Sarà che un rapporto deve essere sempre e comunque un fiume di spontaneità e vitalità con una corrente pazzesca che piatto sai che noia, Sarà che due persone devono essere alla pari e se uno domina l'altro non funziona, Sarà che le litigate in generale non mi piacciono ma se servono a chiarirsi ci vogliono, Sarà che le lacrime andrebbero sempre ascoltate, Sarà per questi e mille altri motivi, a me questa storia delle acque chete sembra una grandissima stupidata.

martedì 20 novembre 2012

Cy Twombly, Untitled (Scenes from an ideal Marriage)

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Cy Twombly,  Untitled (Scenes from an ideal Marriage), 1986. Via pinterest


























“Ogni linea che disegno è espressione dell’esperienza del fare una linea: più che fare un dipinto, faccio un’esperienza” (Cy Twombly)

lunedì 19 novembre 2012

l'arrosto e l'uomo chef

Ieri sera ho avuto la mia ennesima delusione culinaria. Ho seguito tutti i passaggi che ormai ho capito che se ne salti uno è un po' come cercare di montare invano un mobile Ikea, ci ho messo anche tanto amore e volontà com'era palesemente suggerito tra le righe e i qb della ricetta.
Dovevo cucinare un arrosto, ma vallo a sapere che in forno la carne diventa minuscola. Il risultato è stato un cubottino di 5 cm neanche, triste, magro da sfamare mezza persona, niente a che fare con quello fotografato se non per il rosmarino bruciacchiato.
E lo so, con l'esperienza si impara. Come ho capito che per la torta cioccolatino non si deve usare lo zucchero di canna ma quello a velo se no si crea un'inspiegabile crosta sul fondo tipo crème brulée, così sia per l'arrosto, la prossima volta ne prenderò uno molto più grande, se mai riuscirò a ricordarmi il tipo di carne giusta da usare.
Il punto però è che ci vuole la passione. E io non ce l'ho. Adoro le cene, adoro il cibo, ma quando si tratta di cucinare piuttosto andrei a scalare una montagna. E nemmeno fare la spesa mi piace e quando ci vado perdo me ed il carrello, riuscendo a comprare sempre e comunque cose inutili.
Io la passione ce l'ho per l'uomo chef, punto. Quello che sa sorprenderti con magnifiche cene e che solo vederlo arrivare a casa con le buste della spesa ti mette il sorriso. E lo guarderesti per ore sorseggiando un bicchiere di vino, altro che libri di ricette o prove varie del cuoco in tv.
E non mi interessa se poi il piatto venga o no, basta che a spadellare non sia io. Che pensandoci alla fine è molto meglio per tutti.

venerdì 16 novembre 2012

casa

Libri, quadri, foto, tanti oggetti di design che per quello ho il pallino, cuscini e pouf dappertutto che tanto sul divano ormai ci vive il cane e guai a cacciarlo giù, ricordi di viaggi e biglietti di amici che spuntano a sorpresa un po’ ovunque, tantissima luce ma guai rinunciare alle candele. E disordine sparso, che una casa deve essere vissuta e l’ordine mi spaventa. Ma soprattutto tante risate, chiacchiere a fiumi ed allegria grazie ad amici che vanno e vengono come se fosse un porto di mare e quando si impossessano della mia cucina seminuova e un po’ trascurata creano miracoli da commuovermi ogni volta. Sempre e solo musica e colore, che per sentirsi a casa serve il contenuto.
E ieri sera, mentre ascoltavo un briattore vanziniano pontificare sulla ricchezza e povertà della gente, ho pensato che una persona può avere tutti i pezzi di design del mondo, case su case, discoteche e mille alberghi extralusso, anche una donna diversa ogni sera, ma senza contenuto resterà sempre povero e vuoto dentro. Senza sentirsi mai davvero a casa.  

L'ultimo spettacolo - Roberto Vecchioni


giovedì 15 novembre 2012

Le Beaujolais Nouveau

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C'est le 3ème jeudi du mois, et voilà! Le Beaujolais Nouveau est arrivé, photo via pinterest
























mercoledì 14 novembre 2012

reset

Niente sconti o omaggi, siamo chiusi oggi, che se lo cantano i Negrita lo faccio anch'io.
E mi prendo il lusso per un giorno di non aspettarmi niente dalle persone che proprio non sono in grado di andare oltre le 3 parole per cercare di esprimere un concetto, di ridere in faccia ai saccenti che camuffano la loro stupidità dietro una finta cultura senza basi fatta solo di citazioni, di stare lontana da chi si perde in un mondo virtuale e non sa proprio orientarsi nella realtà, di rispondere a chi ferisce le persone e nemmeno se ne accorge, di dare del maleducato a chi lo è, di far notare a chi non sa ridere di se stesso che è lontanissimo dal conoscere ironia e sarcasmo.
Rimuovere senza pensare e non mettersi mai in discussione ed agire è da stupidi, prendere le distanze da certe realtà tanto vuote no. E non credo che queste persone possano cambiare e fare pace con se stesse, probabilmente non si fermeranno nemmeno un attimo a pensare o cercheranno di rimediare e recuperare quello che hanno perso. Fatti loro. Niente scuse, oggi va così. Che se avanti o indietro nel tempo non si può andare, almeno sarà possibile vivere il presente un po' più leggeri.

martedì 13 novembre 2012

Non ti guarderò mai dentro




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Only God Knows Why photo by Tommy Cavarela via pinterest

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





"Rimani finchè non partirai, ci sarà sempre tempo per partire, Perchè vuoi che io rimanga, Perchè è necessario, Non è una ragione che mi convinca, Se non vuoi rimanere, va' via, non ti posso costringere, Non ho forze che mi portino via da qui, mi hai stregato, Non l'ho fatto, non ho detto una parola, non ti ho toccato, Mi hai guardato dentro, Giuro che non ti guarderò mai dentro, Giuri che non lo farai e l'hai già fatto, Non sai di che stai parlando, non ti ho guardato dentro, Se rimango, dove dormo, Con me."
                                                                                                                                  José Saramago




lunedì 12 novembre 2012

Tomas Saraceno - On Space Time Foam (dell'arte, la bolla ed i giudizi affrettati)



 
Si sa che a me Saraceno piace proprio tanto e questo fine settimana l'ho passato in casa tra i bacilli e le bolle del vivin c. Mi sono guardata in tv delle cose banalissime, tranne un servizio sulla sua bolla che mi ha fatto venire ancora più voglia di scrivere qualcosa sulle altre cavolate sentite.
Perchè in tv, a parte l'onnipresente Renzi con il suo camper, va molto di moda dare giudizi categorici (e affrettati) sulle storie d'amore degli altri: se hai una storia con una persona più grande, ad esempio, stai cercando l'affetto del padre perduto o peggio i suoi soldi, senza renderti conto di essere sfruttata perchè fa figo avere la ragazzina di fianco. E che dire delle donne che si trovano il fidanzato più giovane di 20 o 30 anni? Colpa della crisi di mezza età, delle creme antirughe che non funzionano e del fatto che non si accetta di invecchiare. E i bambini? Uno ci deve pensare quando è ora a fare un bambino, non dopo i 40, che poi diventi una nonna non la mamma.
Ma la cosa che mi ha fatto più arrabbiare sono state le discussioni sui matrimoni fra persone dello stesso sesso, che io, ve lo dico, non voglio nemmeno commentare e non vedo l'ora di organizzare il matrimonio del mio migliore amico e del suo uomo e guai se non sarò il suo testimone.
Ecco, tutta questa gente pronta a sparare sentenze stereotipate dovrebbe proprio farsi un giro sulla bolla di Saraceno per capire che i concetti e gli spazi sono mutabili, che esistono varie dimensioni e serve sempre un'interazione tra universi paralleli per costruire qualcosa di nuovo. 
E lo so che molti di loro userebbero la scusa di non conoscere l'artista e di non capire l'arte contemporanea, ma li porterei lo stesso tutti a forza sulla bolla. Perchè l'unicità dell'arte è proprio quella di trasmetterti una sensazione solo tua, senza preconcetti, semplicemente guardando e ascoltando quello che l'opera vuole comunicarti. E secondo me solo l'arte e la musica sono capaci di farti immaginare qualcosa di nuovo e personale in modo così immediato.  


(On Space Time Foam è visitabile fino al 3 febbraio 2013 all'HangarBicocca )


venerdì 9 novembre 2012

Ecco ciò che voglio dire

 

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Essaouira, photo by zebra a pois
 
 
"Ecco ciò che voglio dire: che, alla fine di tutte le utopie e di tutti i sogni e le mattane, conviene cercare un luogo di pace, dove il lavoro semplice diventa complesso e il tempo se ne va via lento, e in certi pomeriggi, la musica, o qualcosa di simile, scandisce i momenti dell'ispirazione."
                                                                                                                       
                                                                                                                                           E. Berselli




giovedì 8 novembre 2012

fuori e dentro

Ci sono sempre persone che inizi a conoscere e poi ti deludono, ma ogni volta rimango a bocca aperta chiedendomi come sia stato possibile avere pensato di farle entrare nel mio mondo.
Perchè dietro ai sorrisi e alle chiacchiere, i fatti miei li racconto solo a quei pochi che mi sembrano belli di testa, ma quando poi mi accorgo che di testa tutto sono tranne che belli, in quel momento preciso, mi mangerei le mani.
E in questi casi è bellissimo rifugiarsi dal tuo migliore amico, vedere la sua nuova casa ed accorgersi di quante cose parlano di noi. Libri, biglietti, dischi, quadri e tracce di spese proletarie che solo io e lui sappiamo il significato.
E ridendo degli sbagli pensi a fuori il mondo che si spacca, ma il cuore dentro non si tocca. Che la Bertè avrà pure perso il tempo e sbagliato le parole, ma restano azzeccatissime, perchè fuori le persone possono andare e venire, ma dentro ci sono presenze fisse che nemmeno in caso di errori madornali metteresti in discussione.


martedì 6 novembre 2012

un percorso

Lo tsunami è quella sensazione incredibile di soffocamento che ti prende quando tutto sembra crollarti addosso. Quell'onda anomala che tu non puoi farci niente, solo stare lì a guardare un destino di merda che con un'intensità imprevedibile ti porta via tutto.
E tu devi restare in piedi, ti dici che devi per forza reagire se no crolli, tenti di riprenderti, ma ti senti tremendamente insicura. Hai paura di tutto e di tutti e che da un momento all'altro possa succederti ancora qualcosa di brutto. E ti chiudi, cerchi di non far vedere chi sei e come stai, vuoi vivere solo alla giornata, rimuovendo il passato ed evitando di pensare al futuro.
Poi però arriva un momento in cui ti accorgi che così non può funzionare, che l'unica cosa che sei riuscita ad ottenere è avere bloccato le emozioni, ma che da qualche parte quel passato doloroso lo hai dentro.
Ed è lì che ti scatta qualcosa ed inizi a farti un percorso personale che è veramente difficile.
Scopri che i ricordi dolorosi saltano fuori dagli incubi e con loro rivivi un altro tsunami che non ti fa dormire la notte perchè non sai che cosa sognerai. Provi rabbia ed ansie che non pensavi proprio di avere e ti senti talmente trasparente e fragile da arrivare a chiederti chi cavolo sei e quale sia la tua vera personalità.
Ma quando hai veramente deciso di farlo questo percorso, piano piano inizi a capire che gli incubi servono a liberare le cose brutte, a farle uscire e non tornare più. E con gli incubi spariscono anche la rabbia e l'ansia. Il dolore lo rivivi, ma lo accetti e lo consideri una parte di te sempre più lontana.
Inizi a capire davvero chi sei e ricominci ad immaginare anche il futuro. Con il sorriso e l'entusiasmo di sempre.
 
(per tutte le persone che hanno capito senza chiedere)

Matter of Time

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Matter of Time from craigstuartandrews.com via pinterest

lunedì 5 novembre 2012

Bruno Munari, Fantasia


viversi

Viversi e lasciare viversi. L'unico modo per trovare la direzione da prendere.
Che ieri ne parlavo con una persona, ma non trovavamo la frase esatta, nonostante le canzoni.
E lei è contraria alle sovrapposizioni, la sua testa dice che lui dovrebbe fare un cambiamento e subito.
E io le ho detto che certi cambiamenti non sono così immediati come scegliere se mangiare una pizza o un piatto di pasta, che un po' di tempo ci vuole, soprattutto se ci sono in mezzo altre persone.
E se ne vale davvero la pena dovrebbe lasciare viversi da lui e lui avere il tempo di viversi lei per capire.
Che i muri di difesa sono uguali ai tuffi nel vuoto, non servono a trovare nessuna direzione.
E io non lo so che cosa direbbe Schopenhauer oggi, ma penso che viversi sia già un gran cambiamento rispetto al solo vivere.

sabato 3 novembre 2012

il ferro da stiro

Io non so stirare. E non riesco a seguire gli schemi, quelli classici, i percorsi sicuri e strabattuti dove proprio non puoi perderti. Per me quelli diventano tunnel. E appena ne intravedo uno scappo alla velocità della luce.
Che la prima vera storia importante sembrava una bolla, solo magia e un sacco di risate, poi lui si è incanalato nello schema della persona seria e responsabile. E mi ha regalato un ferro da stiro. Rosa, tipo il Mac di Zoolander, ma sempre ferro da stiro. Ed è scattato il cartellino rosso. Immediato.
Inizi a frequentare altri, continui a cercare teste un po' folli e compatibili, ma fai fatica.
E nelle loro case, non capisco perchè, non trovi spazzolini, mutande ed accappatoi delle ex, ma un sacco di piatti, bicchieri, robottini ed altri utensili da cucina.
Non mi hanno mai dato fastidio, ma lo ammetto, ho sempre cercato di capirne l'uso senza scendere nei dettagli per non sminuire ulteriormente la mia immagine di non casalinga.
Poi, finalmente, ne trovi uno dotato di fantasia e un po' fuori dagli schemi come te, ma è proprio in quel momento che può capitarti il peggio: aprire un armadio per cercare una coperta e trovarci sette, e dico sette, ferri da stiro. Compresa la versione in giallo del mio simil Mac.
Nel suo caso, tutte le ex avevano il pallino dello stiro e guai ad usare un altro ferro che se no venivano le pieghe. Un po' come le creme per il viso.
E a parte chiedermi come mai non si siano portate via il modello così indispensabile che nessun altro mai, in quel momento l'ho dovuta confessare la mia teoria che basta stendere bene e che per i vestiti più complicati esiste la lavanderia.
E secondo te io come faccio? - mi ha detto ridendo - Ma almeno mi sforzo di non avere solo piade ed eco nel frigo.
E mi è tornata in mente proprio questa frase mentre oggi, con un sacchetto di surgelati in mano, ho salutato il mio uomo della lavanderia, che tutte le volte che mi vede finge disappunto, ma in realtà è contentissimo perchè con clienti come me potrebbe passare l'inverno al caldo invece di lavorare.
E ho pensato che il mio schema sarà poco convenzionale, rassicurante o stabile, ma è talmente divertente, vario e colorato che non lo cambierei per nessun tunnel al mondo.

giovedì 1 novembre 2012

Novembre

Novembre resta il mese più grigio, freddo e triste di tutti. Gira e rigira, tra l'altro, troverete sempre qualcuno che canticchia November Rain, lo stesso che a fine mese inizierà a bombardarvi la testa con le canzoni di Natale.
Ok organizzare cene con gli amici e colorare non restando mai dentro le righe alla Sex and the City, benissimo anche la serata con camino, libri o film comici, ma non potendo trasferirvi fino a primavera in un magnifico luogo caldo e paradisiaco, possono aiutarvi alcuni suggerimenti personalmente testati. Mettete pure da parte ogni pudore e provateli, vi lasceranno piacevolmente colpiti.

1  preparatevi una playlist con solo canzoni cariche, quelle che dovete per forza urlare e stonare. Cantatele in macchina al vostro vicino di coda assonnato, al supermercato, al parco, fregandovene degli sguardi un po' persi di chi vi sta intorno. Tanto sono i loro.

2 al posto della nebbia fuori, createne una vera nel vostro bagno, consumando per una doccia tutta l'acqua calda di casa. Per rilassarsi e meditare.

3 prendetevi un pomeriggio libero ed andate sulle colline con un vostro amico. Tra una risata e l'altra, mangiate e sbronzatevi perdendo il senso del tempo. Durante la stanchezza post pranzetto non scordatevi di guardare dall'alto in basso la nebbia ed il grigio.

4 una valida alternativa al pranzetto sulle colline è la "giornata ignorante" (in questo caso vi servirà tutta la giornata di ferie, ma ne varrà davvero la pena). Organizzate con pochi amici un non compleanno oppure un compleanno di un oggetto inutile, comprate del Sassicaia o del Vintage Tunina ed abbinatelo ad un pranzo (ignorante) a base di salume, focaccia, burrata o bufala. Non dimenticatevi che per festeggiare serviranno altre bottiglie perchè il vino buono finisce subito, le candeline e soprattutto la "torta chimica", ovvero la classica torta da compleanno con panna un po' finta, chantilly e sottilissimi, quasi invisibili, strati di pan di spagna.
Molto consigliato, post digestivo, la recita di un film tragico - drammatico, per intenderci uno con frasi del tipo "Mi sono accorto solo due giorni fa di essere morto, ma ora sono tornato.."

5 fate finta di essere un turista straniero (meglio se in una città dove non vi conosce nessuno) e chiedete spiegazioni alla prima parolaccia che sentite (un must alla francese: cassò qu'est ce - que le cassò?).

6 all'ennesima frase banale, finta o stupida di una persona che proprio non sopportate più, pensate a qualcosa di veramente buffo e ridetele in faccia. Ricordatevi di rimanere il più ambiguo possibile con le spiegazioni.

7 portate a sorpresa un vostro amico in un posto dove non metterebbe mai piede, ad esempio una palestra o un corso di danza. Godetevi le sue espressioni perplesse mentre cerca di capire le spiegazioni del maestro (attenti però, questo scherzo potrebbe ritorcervi contro).

8 Entrate in un supermercato e comprate solo un oggetto assurdo, consigliatissimo il pulisci termo dall'inconfondibile forma un po' fallica e ad uncino. Avvicinatevi alla cassa con più fila e chiedete a tutti di passare mostrando orgogliosi il vostro unico acquisto.

9 preparate orsetti gommosi alla vodka ed andate al cinema con un amico in crisi amorosa, di pomeriggio e durante la settimana, luogo per eccellenza delle coppiette abusive. Scegliete pure un film a caso, tanto al quarto orsetto non riuscirete più a seguirlo, disturberete solo gli abusivi.

10 pensate a tutte le figure imbarazzanti che avete combinato in vita vostra e ripetete quella più eclatante. Vero che la prima volta ha dalla sua l'effetto sorpresa, ma anche solo pensare a quante ne avete fatte aiuta a ridere un bel po'.



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martedì 30 ottobre 2012

David Bowie is


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An exhibition charting the career of British singer David Bowie will open at the V&A
(ed io ci voglio andare assolutamente!)

lunedì 29 ottobre 2012

Bonnie Tyler e l'uragano Sandy


 
Che sia sbagliato cantare (stonare) proprio Bonnie Tyler mentre in tv annunciano l'arrivo sulla mia NY dell'uragano Sandy?
Non lo so..so che stasera ho proprio in testa questa canzone e non riesco a togliermela, so che sono stata coccolata in modo vergognoso dal mio chef preferito con patate arrosto, vino da paura ed un camino che staccarsi è un sacrilegio.. so che anche nel cuore potrebbe arrivare da un momento all'altro un uragano, ma non ci voglio pensare. Stasera no, è stata una giornata troppo serena ed "alta", ho anche visto i primi fiocchi di neve, il resto verrà domani. Forever's gonna start tonight, ma stasera non mi giro.

uomini e musica

Metti 3 donne ed un uomo ad un concerto pallosissimo, aggiungici una bottiglia di qualsiasi bevanda alcolica, ok forse più di una, ed ecco come magicamente un discorso sulla musica possa slittare sugli uomini sbagliati:

- com'è che io mi ritrovo solo degli idiofoni?
- gli idiofoni sono quelli che sanno suonare solo il triangolo e lo scacciapensieri?
- sì, anche il gong. Quelli che sanno suonare l'ocarina sono gli aerofoni. Ma nel mio caso trovo più che altro aerofobi.
- dai non esagerare..pensa che esiste un'orchestra a Vienna che suona solo strumenti vegetali, trasforma pure le carote in flauti.
- ma io il flauto lo so suonare benissimo, anche l'ottavino, è il flauto di Pan che mi lascia sempre più perplessa..
- ragazze piantatela, fatemi riposare le orecchie..quante volte devo dirvelo che dovete guardare le mani?
- ok le mani, ma il punto è che da alcuni ti faresti suonare in loop, altri dopo una volta anche no.
- esatto, c'è una bella differenza tra Suonami ancora Sam e una chitarra scordata.
- tu taci, che a te piace il theremin. Lì proprio non c'è il contatto fisico.
- ma guarda che il theremin è lo strumento perfetto, due oscillatori, sottolineo due, e nel vuoto come per magia nasce il suono. Elettrofoni. Quelli che ti danno una scossa e la musica la senti sempre.
- la solita sognatrice. Resta il fatto che questo concerto è pallosissimo, altro che scossa.
- Impossessiamoci del microfono allora, diamo una bella scossa alla serata, che cantare anche stonando ci viene sempre bene..

(e qui mi fermerei, perchè certe figure è meglio non raccontarle. Ma sul fatto che l'unplugged debba trasmettere emozioni, su quello non ci piove.)

domenica 28 ottobre 2012

Paolo Nori, Un signore

"... quel signore lì, dicevo, che è nato nel 1902 e che è stato, tra le altre cose, l’inventore dell’audiolibro, quel signore lì che ha fatto sì che il suo paese, Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, diventasse il principale centro italiano dell’arte naïf, che c’eran dei suoi concittadini che quando lo vedevano gli veniva da piangere perché, convincendoli a dipingere, gli aveva cambiato la vita, quel signore lì, nel 1960, ha comperato la casa dove è nato, nel centro di Luzzara, e il caffè che c’era sotto, il caffè dei suoi genitori, il caffè Zavattini, che erano caffettieri, gli Zavattini, e quel signore lì, che si chiamava Cesare Zavattini, di sé diceva di avere la sindrome del caffettiere, che quando qualcuno ordinava, lui arrivava e gli portava il caffè, e dopo averla comprata ha scritto, nei suoi diari il 7 marzo del 1960 «Sono andato a Luzzara per via della mia casa natale che ho comperato e così sono felice. Non ho comperato che dei ricordi molto tristi, angosciosi, ma siamo fatti così, e sono felice, ripeto, di questa grande malinconia».
Ecco adesso, quella casa lì, notizia dell’altro giorno, l’hanno venduta a dei privati e nella casa di Zavattini ci faranno una farmacia e degli appartamenti di pregio..."

                                                                                                            Paolo Nori, Un signore

Zebra Crossing

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via pinterest

bianco, nero e grigio

"Le varietà di grigio sono infinite, bellissime, luminose o buie, cariche di luce e di ombra e possono condurre al bianco sperato o al buio temuto, ma attraverso un percorso...altrimenti si corre il rischio di farsi abbagliare da un miraggio e quello che appare bianco oggi può diventare nero domani."
 
Io mi sono rifiutata di leggere 50 sfumature di grigio, mai lo farò e perdonate la presunzione, non credo tratti questo argomento.
Queste parole mi sono state regalate molto tempo fa, quando per me una cosa poteva essere solo bianca o nera. Senza vie di mezzo, tutto chiaro e subito. Guai ad avere dubbi o incertezze, nessuna sovrapposizione concessa e rimozione immediata in caso di errori.
Poi però l'ho capito che così si restava semplicemente immobili ed il mio percorso l'ho iniziato, passo dopo passo, senza avere fretta di voler inquadrare immediatamente una situazione.
E sto imparando che possiamo scervellarci e controllarci quanto vogliamo, ma il nostro inconscio, quello, lo possiamo scoprire solo seguendo l'istinto, attraverso un percorso che all'inizio tutto può essere tranne che chiaro.

mercoledì 24 ottobre 2012

condividere

Ieri ho dato un taglio netto ai miei capelli, con uso abbondante di forbici e lametta (e sottolineo lametta). E mentre il parrucchiere sforbiciava tutto soddisfatto, ho pensato che non riuscirei mai a fare dei tagli così netti con le persone. Nemmeno con quelle che mi hanno deluso.
Perchè a me la parola condividere piace proprio.
E non mi riferisco semplicemente al dividere dolori e moltiplicare le gioie con chi mi conosce bene, tantomeno scambiare informazioni e foto con chi non mi conosce affatto. Sarebbe troppo facile.
Condividere è anche ascoltare una persona che la pensa in modo diverso da te e provare a guardarti con i suoi occhi. Provare, che non vuol dire accettare a scatola chiusa le sue idee, ma nemmeno scartarle a priori senza fare lo sforzo di mettersi in gioco.
E se uno non riesce a confrontarsi aprendo la sua mente al pensiero dell'altro, penso proprio non abbia ancora capito tanto della vita.

sabato 20 ottobre 2012

sdrammatizzare

Ed eccomi qui nella tua amata Londra! Alla fine avevi ragione, in certi casi viaggiare da soli aiuta a vedere le situazioni da prospettive diverse.
Al decollo ero veramente tristissima, pensavo al mio viaggio da sola, a questa storia sospesa e indefinita e a quanto avrei voluto che a partire fossimo in due. Poi però mi è venuto in mente il tuo discorso dell’altra sera, quello sul riuscire a sdrammatizzare pensando a situazioni assurde che proprio non ci appartengono. La tua logica illogica mi ha stupito come sempre, perchè non ci crederai mai, ma ha funzionato.
Non ho la tua stessa capacità di associare situazioni ed immagini, ma sono riuscita anch’io a pensarmi in un crescendo di eventi catastrofici e grotteschi, su tutti leggere frasi stile Bacio Perugina, controllare l’oroscopo e cantare canzoni tristissime. E ti dirò che quando son passata dall’io vorrei, non vorrei, ma se vuoi a Sere Nere, è scattata una risata da applauso. Perchè è vero, anche solo immaginare certe cose libera, ti fa pensare a quando da piccola una delusione sembrava insopportabile e a quanto ora queste situazioni non possono proprio starci.
Ma soprattutto, mentre ridevo, ho pensato che la mia storia tanto nebulosa e sospesa una cosa definita ce l’ha (o aveva?): il fatto di essere nata per caso, come un gioco. E in un gioco non possono esserci fretta ed ansia di voler inquadrare subito tutti i dettagli, la regola fondamentale è proprio non avere certezze o aspettative, se no che divertimento ci sarebbe?  Ecco, io non lo so se questo gioco continuerà, lo spero, so solo che qui mi sento un po’ più grande e leggera ogni angolino nuovo che scopro.

(mail di una turista londinese finalmente con l'occhio sorridente)