martedì 30 aprile 2013

si era fermato per guardarla passare



 
“Si era fermato per guardarla passare. Lei non lo aveva visto. Non vedeva nessuno, con i suoi grandi occhi allucinati. Era stato allora che lui l’aveva riconosciuta. Aveva sorriso di gioia: “L’ho ritrovata! Si direbbe che sia ancora pazza come un tempo. Questa volta, non me la lascio scappare.”
 
Amélie Nothomb, Dizionario dei nomi propri

domenica 28 aprile 2013

Ho pensato - Rodari e l’uomo in giacca e cravatta

Quando ho bisogno di pensare, ma pensare pensare bene, io cammino e non c’è niente da fare, in certe giornate è l’unico modo per capirci qualcosa.
Ed oggi, mentre passeggiavo, ho pensato quanto siamo capaci di dare giudizi affrettati su tutto e tutti e come sia sgradevole definire una persona squilibrata prima ancora di conoscere le motivazioni che spingono a compiere un determinato gesto.
Ho pensato anche quanto sia superficiale parlare di giacca e cravatta in senso così negativo, che il Ragionier Bianchi di Varese, rappresentante di commercio, ad esempio, chi potrebbe mai immaginarselo in canottiera mentre racconta sparatorie al telefono alla sua bambina? Che insomma, nel paese con l’esse davanti, si sa, chi ha bisogno di una giacca la stacca dallo staccapanni d’estate e d’inverno senza comprarla che si risparmiano i soldi, ma mica per questo si viene definiti “sparatori”.
E mentre pensavo a Rodari ed al paese con l’esse davanti, io ed il mio cane abbiamo incontrato due bambini, una piccolina che ha accarezzato e chiacchierato subito con il cane e il fratellino un po’ più grande che invece non si è staccato un secondo dal suo iPad rapito da non so quale diavoleria virtuale e non ci ha nemmeno salutato.
Chissà se quel bambino lo sa che nel paese con l’esse davanti esiste anche la macchina sfotografica che disegna buffe caricature o lo stemperino che fa ricrescere le matite, ho pensato mentre si allontanava, che io sono stata abituata fin da piccola a leggere tanto e a viaggiare con la fantasia e spero sia ancora così, ma un po’ ne dubito. 
E i miei genitori, alla sua età, oltre a non farmi uscire con un tablet ma con amici reali, mi avevano insegnato tanti valori ed un’educazione che fortunatamente mi è rimasta anche ora che sono grande e se non avessi salutato una persona di certo mi avrebbero detto o fatto capire qualcosina, mentre la loro mamma, rimasta rigorosamente al telefono e a distanza per tutto il tempo, si è limitata a guardare il cane con disgusto, ma mica ci ha salutato nemmeno lei.
E allora ho pensato che forse è vero che non diamo più importanza ai valori e l’Italia sta diventando un paese sempre più piccino, non fatemelo descrivere in altri termini, ma questo crollo qui, se ci pensiamo bene, dipende anche da noi, perchè se tutti facessimo qualcosina per migliorare invece di limitarci solo a dare giudizi affrettati e superficiali, forse le nuove generazioni non crescerebbero così vuote.
E io non lo so se avrò mai dei figli, ma visto che sono la zia adottata da un sacco di bimbi di amici ed amiche, ho pensato che nel mio piccolo, come prima cosa, racconterò subito a tutti una bella favola e cercherò giorno per giorno di insegnargli l’importanza del gioco reale, della sana fantasia, ma soprattutto dell’educazione.

zebra crossing

Pinned Image
zipline, (1920)

venerdì 26 aprile 2013

eclissi


Ieri c’è stata l’eclissi di Luna e volevo fare anche un po’ di foto, sono stata ad aspettarla e a guardare il cielo e le nuvole ma niente, io non l’ho proprio vista.
Comunque, cliccando sulla foto troverete tutte le informazioni sul che cosa sia l’eclissi dal punto di vista scientifico, ma sia chiaro, mentre l’aspettavo mica pensavo alla scienza, non sia mai, mi sono fatta un elenchino mentale delle situazioni da eclissare nella mia vita, perchè ho pensato che in fondo era ancora il giorno della Liberazione e di quelle cose che sembrano vestiti vecchissimi bisogna proprio liberarsene, di quelli che non hanno nulla a che vedere con libri, arte o musica, sono solo stretti e soffocanti abiti importabili, altro che vintage.
E prima di salutare il cielo e tornarmene a casa, mi è venuta in mente questa frase qui di Calvino: "Quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari. Ecco, questo modo d'essere è l’amore."
Ed è vero che luna e sole sono reciprocamente necessari come due persone legate da un Amore con la a maiuscola, ma nella mia eclissi personale ho pensato che in questo momento qui, ora, la persona più necessaria a me stessa sono proprio io, me stessa, e non si tratta di egoismo, ma di volersi finalmente amare a tal punto da avere la priorità su tutto il resto.

mercoledì 24 aprile 2013

Hey you! Yeah you! Wanna hug?

25 aprile

Musghin vieni qua con quegli occhietti, vieni davanti al camino che adesso ti racconto una storia e scrivila tutta domani nel tuo blog, mi raccomando, che è importante.
Io quel 25 aprile me lo ricordo bene, ero piccola, giocavo nei campi e sentivo gli spari, le grida, vedevo un sacco di gente, gente arrabbiata, gente spaventata, gente che scappava, gente ovunque che dove si fosse nascosta prima chissà, gente che guardavo senza paura perché per me era come un gioco, una strana festa che non capivo bene ma non volevo proprio perdermi.
Poi in un attimo il buio. Mi sono sentita prendere alle spalle e buttare a terra da un uomo, italiano o tedesco non ha importanza, un omome di cui ricordo solo la mano ruvida sulla bocca, la forza e gli occhi, due enormi occhi che non hanno smesso un secondo di guardarmi dentro con odio mentre mi faceva del male. Non so per quanto tempo mi abbia tenuto ferma, le cose brutte sembrano sempre interminabili, ricordo solo che quando mi ha tolto la mano dalla bocca ed è scappato via ho continuato a rimanere immobile, senza la forza di gridare o piangere, ferma a guardare il cielo e sentire l’odore della terra che mi stava avvolgendo, ma stava cambiando insieme alla luce.
Dopo chissà quanto o poco tempo sono scappata a casa e mentre correvo piangevo, tremavo e piangevo insieme e mi sono chiusa in camera al buio, sola con il mio cane che di lui mi fidavo. Cos’hai cos’hai stai male apri questa porta piccolina mia mi diceva la mamma e a lei ho raccontato tutto e sono rimasta per ore tra le sua braccia, che lì mi sentivo protetta e le coccole di una mamma sono il tesoro più grande del mondo.
Non ne ho più parlato con nessuno, volevo solo dimenticare. Solo che non ci riesci. Allora tutto aveva un ordine preciso e io quest’ordine dell’innamorarmi, sposarmi e poi fare l’amore per la prima volta come dicevano i preti non lo potevo fare, ero terrorizzata anche solo ad innamorarmi, non mi fidavo, avevo paura anche degli sguardi, mi sentivo sporca, fragile, mi vergognavo della mia ingenuità, come se fosse stata colpa mia non essere riuscita a scappare e avergli permesso di farmi del male. Tanta confusione nella testa, incubi e sensazione di non sapere nemmeno come fare a tornare quella di prima.
Poi ho incontrato lui, quello giusto e non ho dovuto proprio confessare nulla, è venuto tutto spontaneo, cuore parla a cuore ed un abbraccio tra due come noi giorno dopo giorno ha allontanato tutte le sofferenze, le mie e le sue. E l’amore, quello vero, l’ho fatto veramente per la prima volta con lui e guarda il sorriso che ancora mi viene alla mia età mentre ne parlo.
E tu Musghin lo sai perchè ho voluto raccontarti questa storia, è giusto che si sappia che certi episodi non si dimenticano mai del tutto, ma piano piano, grazie alla persona giusta, si torna ad essere se stessi ed ora la mia terra ha tutto un altro profumo.

martedì 23 aprile 2013

chin up!

Today: chin up! by Saskia Keultjes  facebook  twitter

chin up! by Saskia Keultjes

Andy Warhol’s New York City Townhouse Is Up For Sale



The former New York City home and studio of pop art icon Andy Warhol is currently up for sale at an exorbitant US$5.8 million.
Andy Warhol’s New York City Townhouse Is Up For Sale

Ok, seriamente, chi me lo regala?

la verità è che non esiste una verità

La verità è che troppo spesso abbiamo bisogno di darci una spiegazione immediata e ci fermiamo all’apparenza, senza nemmeno considerare i dettagli, un po’ come guardare un quadro di Fischl e fermarsi alla poltrona, al giornale o al cesto in primo piano senza accorgerci della vera scena che si svolge alle spalle.
Un po’ come giudicare un fatto senza considerare minimamente la persona.
La pensi come me? Sicuro? Come fai a dirlo? I colori che vedo io sono uguali ai tuoi? Il mio timbro di voce tremate lo senti? Pensi che i sapori, gli odori e le sensazioni siano percepite allo stesso modo da tutti? Ne sei certo?
La verità è che non esiste una verità assoluta, nemmeno relativa. La verità è che due persone che si conoscono e si fidano l’una dell’altra riescono a creare una condivisione talmente forte da non porsi nemmeno il problema della verità. Si tratta di amicizia, di fiducia, di aiuto reciproco e di un bene che non chiede nulla in cambio.
Si tratta di sapere ascoltare, di comprendere ed abbracciare senza violare la dignità della persona, si tratta di esserci senza forzare, di non usare violenza fisica e nemmeno verbale, soprattutto in caso di momenti fragili e difficili.
Si tratta di rapporti rari ma fortissimi, di tesori che nessuno può mettere in discussione e che anzi, certe azioni di cattivissimo gusto possono solo rafforzare. E con questi tesori qui niente e nessuno può farti paura.

mercoledì 17 aprile 2013

della musica del mare

 Ieri ad ascoltare questa meraviglia qui ho pensato che la musica c’è sempre, anche quando non ce ne accorgiamo e che secondo me, già prima di nascere, ne ascoltiamo una nella pancia di nostra madre che deve per forza assomigliare a quella del mare. E questo pensiero magari per voi sarà ovvio o banale, ma per una come me è un grandissimo passo in avanti, anzi, una carezza dolcissima all’ombelico.

lunedì 15 aprile 2013

Mi chiamo Leonarda Cianciulli

Mi chiamo Leonarda Cianciulli, sono nata in aprile “il mese dal dolce nome pieno di trilli di uccelli, di fremiti di foglie e di risatine di polli” e da piccola appena arrivava la primavera era una gioia poter giocare all’aria aperta con i miei polli, gli animali e tutti gli amici immaginari, libera di schiamazzare che in casa guai, non potevi o mamma si arrabbiava. E io ho sempre cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione, anche a scuola, con i bei voti, ma niente, le carezze le ho trovate dai ragazzi più grandi di me e da lì è arrivata la mia popolarità, polli ed oche che volevano essere miei amici solo per sapere dettagli piccanti della vita sessuale. I campi, il sesso, ma Raffaele non l’avevo previsto e quella donna senza sentimenti come avrebbe potuto capire questo amore così grande? Voleva che sposassi mio cugino lei, ma io l’ho guardata dritta negli occhi e le ho detto no, le avrei anche sputato in faccia in quel momento, pronta a tutto per difendere il mio amore e allora lei mi ha cacciato da casa e maledetto, ma non mi interessava, maledicimi pure madre le ho detto, tanto io non sarò mai come te e senza voltarmi indietro ho preso tutte le mie cose e sono scappata da lui.
 
E l’amore, l’affetto, i baci, gli abbracci, tutto Raffaele me lo ha dato senza dover elemosinare nessuna attenzione. Tutto naturale ed intenso insieme ed io per questo amore qui sono stata da subito una moglie perfetta, ho seguito tutte le regole del Duce, accudire la casa e mettere al mondo tanti figli, ma lo sapevo che quella donna senza cuore sarebbe riuscita a ferirmi, perchè lei quando vuole fare male lo sa come fare ed eccola la maledizione, dieci figli mi ha ucciso, dieci, dieci povere creature innocenti che io ho amato e visto morire uno dopo l’altro solo per colpa della sua gelosia, e più li amavo, gli parlavo, li accarezzavo nella pancia e ci cantavo le canzoni, più lei me li portava via. Ma una figlia di una maga cresciuta tra gitani e cartomanti lo sa come mischiare sacro e profano e per fermare questa maledizione ho dovuto offrire una vittima, un martire per ogni figlio salvato. Ho dovuto, pianti, riti di purificazione, sacrifici, tutto per colpa sua, prendetevela con lei, solo così sono riuscita a salvarne quattro, quattro figli miei, totale e completa continuazione di me in loro, quattro cuccioli che un bene dell’anima e chi me li tocca guai.
 
E poi all’improvviso il terremoto del Volture, tutto distrutto, casa ricchezze e via via scappiamo dalle macerie e siamo arrivati in questo piccolo paesino dell’Emilia che si chiama Correggio. Poche case, tanta nebbia, un posto dove tutti sono amici di tutti mentre a noi non ci conosceva nessuno e abbiamo dovuto iniziare una nuova vita, ma Raffaele non c’è riuscito, beveva beveva e alla fine è andato via, ci ha lasciato a me e i miei cuccioli, ma io sono stata forte, madre e padre insieme, e siccome non bastava più vendere vestiti e mobili, per avere la popolarità come a scuola tutti li invitavo a casa e fai due chiacchiere e senti che buono questo pasticcino, poi i riti e le carte che i polli sono sempre curiosi e una parola che non conoscono basta per cancellare le dicerie ed ottenere fiducia.
E dieci anni dopo l’arrivo a Correggio c’era la guerra, ma io ero amata da tutti e la mia vita era tranquilla e serena come appena sposata, poi all’improvviso l’incubo di mia madre che mi urla nel sonno tutto il suo disprezzo e mi sono svegliata con il pensiero fisso che il grande, il mio Giuseppe, lui l’età giusta per le armi ce l’aveva, ma che nessuno, nemmeno il Duce, poteva portarmelo via e quindi dovevo fermarla ancora una volta questa dannata maledizione con il sacrificio di altre morti. 
 
E l’ho fatto, subito. Ho convinto tre ad abbandonare Correggio per inseguire i loro stupidi sogni di gloria, tre donne sole, talmente egoiste e piene di sè che nemmeno un figlio in tutta la vita erano riuscite a mettere al mondo e vivere o morire poteva cambiare per loro?
Le ho illuse con le carte e le mie parole di speranza, tutto il viaggio ho organizzato, ma prima che partissero le ho uccise con un’ascia, un colpo secco alla nuca e morte all’istante. Poi soda caustica.
Ci ho fatto con il grasso il sapone e con il sangue i dolci, come con i maiali.
 
Mi hanno accusato, dicevano che non avrei mai potuto fare tutto da sola e che avevo costretto Giuseppe ad aiutarmi, bugie, mi hanno urlato che volevo solo i soldi e dovevo nascere in Germania, mi hanno chiamato saponificatrice, pazza strega al rogo al rogo, serial killer oggi direste, ma non capite che l’ho fatto solo per beffare la morte e salvare mio figlio? Non capite il senso di dovere, sacrificio e protezione di una madre nei confronti di un figlio?
Il processo è iniziato il 12 giugno del 1946, tutti parlavano della nascita della Repubblica ma a me non interessavano nemmeno le urla ai fascisti processati nelle aule vicine, io volevo solo che Giuseppe non fosse giudicato colpevole e che non si spaventasse ancora di più a sentire tutte quelle domande che mi facevano. Trent'anni mi hanno dato, ma il mio cucciolo è stato dichiarato innocente e il rito ancora una volta ha vinto sulla maledizione.
Mi sono ritrovata in un ospedale circondata da persone curiose di avere risposte dalle mie carte, tutte guai per me come sempre, qui posso chiacchierare, cucinare, sto bene insomma e da vera maga ho previsto anche il giorno che uscirò e potrò riabbracciare il mio Giuseppe, il 15 ottobre del 1970. E quel giorno sarà bellissimo ed emozionante insieme perchè sarò totalmente libera dalla maledizione di perdere mio figlio.
 
(Leonarda Cianciulli morì veramente il 15 ottobre 1970 nel manicomio di Pozzuoli per apoplessia celebrale. Sepolta nel cimitero in una tomba per poveri, al termine del periodo di sepoltura, nel 1975, nessuno ne reclamò il corpo e i resti finirono nell'ossario comune del cimitero della città, senza identità proprio come accadde per le sue vittime.)

domenica 14 aprile 2013

zebra crossing


 
Melbourne Metro’s “Dumb Ways to Die” campaign is brilliant. The song is on SoundCloud. Since the campaign comes from a railway operator, the last verse points to transit safety missteps: “Stand on the edge of a train platform/ Drive around the boomgates at a level crossing/ Run across the tracks between the platforms/ They may not rhyme but they’re quite possibly/ The dumbest ways to die.” Created by Australian ad agency McCann.

giovedì 11 aprile 2013

dell'illogica allergia


Apri bene gli occhi e ascoltami. Non posso, ascolto, ma non riesco a non sbadigliare e piangere.
Ridere e piangere insieme per l'esattezza, ma lacrime teatralissime, non vere, lacrime da antistaminico che fanno ancora più ridere.
E insomma tutto questo per dire che ci siamo, sono sì entrata in quello strano tunnel in cui ti svegli, prendi l'antistaminico e dormi in piedi fino al cambio di posizione la sera, ma fa lo stesso perchè vuole dire che la primavera finalmente e definitivamente è arrivata, quindi chi se ne frega se gli occhi sono rossi, bruciano e sono gonfi tipo bomboloni, anche loro se la ridono un sacco. E nonostante oggi sia talmente imbambolata da non fare una piega se crollasse una montagna proprio di fianco a me, un gran passo mi sono ricordata di farlo: addio calze, alla prossima! 

illustration made with food by Hong Yi Plays



 
For almost every day last month Malaysian artist/architect Hong Yi (who often goes by the nickname Red) created a fun illustration made with common (and occasionally not so common) food. Her parameters were simple: the image had to be comprised entirely of food and the only backdrop could be a white plate. With that in mind Yi set out to create landscapes, animals, homages to pop culture, and even a multi-frame telling of the three little pigs. The project, which still appears to be ongoing, has been documented heavily around the web, but if you haven’t seen it all head over to her Facebook and read an interview on designboom. Photos will also be appearing on her Instagram at @redhongyi.

mercoledì 10 aprile 2013

Alice in Wonderland by Yayoi Kusama

tutto torna

Stamattina prestissimo ho incontrato la vecchina del parco. Stavo pensando che il sole al mattino è proprio bello e chissà perchè poi in questi giorni si nasconde sempre nel giro di pochissimo, avevo con me Il cane dalla I maiuscola, due fantastiche parole assurde, tanto sonno e nessuna domanda del non venerdì, ma non ho resistito e mentre guardava in alto le ho buttato lì un generico Quando.
- Quando? Sempre cara, tutto torna, niente cerchi perfetti per carità, non conta la forma ma il contenuto e quello, la sua forma, la cambia e la trova da solo.
Ed ora che il sole è già sparito e tanto per cambiare sta per piovere, è proprio bello avere dentro qualche raggio di sole.
 

martedì 9 aprile 2013

Happier than the morning sun



Happier than the Morning Sun. Stevie Wonder song from the album
“Music of my Mind”, illustration by Stanley Chow

corollario dell'effetto velocità - conoscersi

E niente, più ci penso e più sono convinta che quando si ha a che fare con persone nuove con la N maiuscola l'effetto velocità subito sia inutile, un po' come quando ti vengono dette troppe informazioni tutte in una volta e non ci riesci a ricordarti poi tutto, mentre una sola parola basterebbe per non perdersi, una di quelle musicali che ti fanno venire un sorriso bellissimo e te la puoi ripetere tutto il giorno, farla entrare nel tuo mondo, coccolarla e non scordarla più.
Poi ci sarà un sacco di tempo per correre, ma subito la lentezza è molto di più.

Mapping Manhattan

sabato 6 aprile 2013

sorprendersi


Bisognerebbe sorprendersi l'uno nell'altro, non l’uno dell’altro, oggi ci pensavo e mi è venuta in mente  questa canzone qui, perchè alle volte è veramente necessario ricordare, fermarsi, ridere e tornare a dare credito agli stimoli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Bisognerebbe adesso darsi delle regole
ricordarsi di essere uomini fermarsi e ridere
così tornare a dare credito agli stimoli
allenarsi sulla pertica ad avere i brividi
Bisognerebbe rilassare tutti i muscoli, saltare
qualche virgola, buttarsi un po' di più
eppoi provare ad alleggerire il carico
buttando a mare secoli di solitudine
Bisognerebbe non dormire sugli spigoli e in barba
anche alla fisica
pensare a testa in giù
rifiutar di esser competitivi al massimo per avere un
certo credito, una personalità e non fidarsi
degli esperti in ogni genere che sanno come
muoversi rispetto alla realtà
che spesso poi fan schifo a vivere, non riescono ad
ammetterlo e si piacciono moltissimo così
Qualcosa come innamorarsi a Napoli sotto le nuvole
volate via
lasciarsi in faccia ad un tramonto storico spuntato a
Rimini al binario tre
È un occasione per sentirsi uomini capaci ancora di
sorprendersi
per poi pensare sulla scala mobile che è bello vivere
ed è così…
Bisognerebbe dare al fegato un motivo per
contorcersi e non perdere la sua elasticità non stare

ad accontentarsi degli spiccioli
gli spiccioli
dell'anima del cuore e delle
idee,
ma accumulare capitali a passi piccoli fatti di ricordi
che non dicono bugie, condizionati dagli
anticipi e i ritardi che ci cullano a miliardi verso la
felicità
Bisognerebbe grattuggiare tutti gli angoli e
finalmente sferici, opplà, buttarsi giù
rotolare in una corsa inarrestabile, una cosa da
vertigine, a sfidar la gravità
Frenare solo un metro prima di cadere giù
dal mondo alzarsi in piedi
e di colpo lì per lì
illuminarsi di un amore che era scritto non so dove,
non so come sia arrivato fino qui
Qualcosa come innamorarsi a Napoli sotto le nuvole
volate via lasciarsi in faccia ad un tramonto
storico
spuntato a Rimini al binario tre
È un occasione per sentirsi uomini capaci ancora di
sorprendersi
per poi pensare sulla scala mobile che è bello vivere
ed è così…

martedì 2 aprile 2013

ira

Ieri stavo cercando di ricordarmi i peccati capitali pensando a Seven, un po' come per i comandamenti mi viene da canticchiare De Andrè e non sto a scriverli, ma su tutti quello che mi piace meno è l'ira e il detective Mills mi darebbe sicuramente ragione.
Niente rissa come Bosch, niente fango come Dante, niente urla, l'ira me l'immagino come un vento fortissimo invisibile che entra dentro all'improvviso, travolge e fa perdere completamente la ragione, la calma ed il controllo. E una volta entrato, secondo me, in alcune persone si trova talmente bene da ingigantirsi sempre di più e  non voler uscire senza l'aiuto di persone esperte capaci di tenerlo sotto controllo, ma in moltissime altre, fortunatamente, questo strano vento fa fatica anche solo ad intrufolarsi e scappa via subito, giusto il tempo di combinare qualche guaio.
E non dico che sia tutta colpa sua, guarda cosa ha combinato il cantante dei Noir Désir, ma in questi ultimi casi bisognerebbe cercare di soppesare le situazioni ed imparare a perdonare, perchè le persone non abituate a litigare e a discutere non sanno bene come comportarsi quando sono alle prese per la prima volta con questa strana rabbia. E se non ci fossero stati fraintendimenti e si fossero capite, parlate, abbracciate e protette a vicenda da subito, sono sicura che quel ventaccio non le avrebbe minimamente scosse.

Under Pressure