martedì 30 luglio 2013

Journey, photo by Leszek Bujnowski

leszek bujnowski

all’alba

Una città, un viaggio, a me piace viverli loro e me, che il viaggio interiore è sempre il più bello, con i suoi pensieri vento in faccia niente posto finestrino, da respirarli così, imprevedibili ma pensa tutti affascinanti ed indimenticabili, i pensieri. E un luogo lo puoi avere visitato anche mille volte, ma se non lo osservi almeno una volta all’alba, mica puoi dire di conoscerlo veramente, il luogo e niente, perchè solo in quel momento lì, mentre il cielo piano piano si tinge di rosa e in punta di piedi ascolti il silenzio, ti parlano quei dettagli che nel caos si nascondono e lo capisci che il tempo che prendi per te non lo perdi mai.

venerdì 26 luglio 2013

ricominciare da capo - 3

"Adesso, non so, sono stato anche a Budrio, che c'è il centro per gli incidenti, mi hanno insegnato a usare la protesi, mi hanno convinto a prendere la patente, adesso faccio le commissioni, adesso chi non mi conosce che mi vede per strada non si accorge di niente, ma non so, è difficile, ogni tanto, ancora, mi vien da pensare che non sono più utile, che non servo più a niente, poi dopo mi ricordo una cosa, quando mi han fatto uscire, dopo un mese e mezzo dall'incidente, che mi han portato in ospedale, in reparto, che potevo muovermi, e ho aperto la finestra e ho sentito l'aria in faccia, e è stata una cosa, mi ero dimenticato che c'era, e, non lo so, era come il mondo che mi toccava, era come il mondo che c'era ancora, che me l'ero scordato, e è stato d'un bello, e anche lì, cosa vuoi fare, son scoppiato a piangere e non c'era verso di smettere, piangevo, piangevo, piangevo."

Paolo Nori, La banda del formaggio, Marcos y Marcos, 2013.

Andare su Marte? Sì, per Giove!

"Marte? Martirio: negare ancora che esistono altri fratelli di luce che cambieranno il popolo degli Spenti, che molti venuti da Ovunque son già tra di noi, che tanti partiranno da Saturno per recarsi sui monti di Venere, e altri da Bacco raggiungeranno Cenere in un soffio, per Giove! Non c'è niente da dominare o colonizzare, ma tanto da scoprire e raccontare a quegli increduli di natura, se non si vuole più avere paura di ammettere il finalmente ignoto. Vogliam sapere se su altri pianeti c'è vita? Qualcuno si è mai chiesto se c'è anche speranza? E soprattutto se sul nostro pianeta c'è sempre "frequenza"? Tra chi deride e nega solo (ma non può più tener segrete altre entità) e la più bassa e mistificatrice New Age, c'è un'altra lattea via, di neonati eterni oltre. Quando un grande cavallo di Gioia entrerà nel tempio tra le tempie, tra il Sol Tanto e il Mavalà, la scienza-dogma non dominerà più lo spazio, ma farà spazio anche ad altra conoscenza, e il viaggio saremo noi, infiniti."

Alessandro Bergonzoni, Aprimi cielo, "Il Venerdì", 12 luglio 2013.

giovedì 25 luglio 2013

sparkle me


Sparkle Me, by Michelle Wermuth

ricominciare da capo - 2

Istanti è quella poesia che si trova nei poster, nelle raccolte, quella che viene rinchiusa nelle catene che se non le fai girare poi il desiderio non lo esprimi, quella che Bono l’aveva pure letta in un concerto, quella di Borges che però no, non è sua.

Ricominciamo da capo.

Istanti è quella poesia che si trova nei poster, nelle raccolte, quella che viene rinchiusa nelle catene che se non le fai girare poi il desiderio non lo esprimi, quella che Bono l’aveva pure letta in un concerto, quella che non è di Borges ma di una certa Nadine Stairs che però no, non è nemmeno sua.

Ricominciamo da capo.

Istanti è quella poesia che si trova nei poster, nelle raccolte, quella che viene rinchiusa nelle catene che se non le fai girare poi il desiderio non lo esprimi, quella che Bono l’aveva pure letta in un concerto, quella che non è di Borges ma di una certa Nadine Stairs che però no, non è nemmeno sua. Istanti l’ha scritta per la prima volta l’umorista Don Herold nel 1953 su Reader’s Digest con un altro titolo, Raccoglierei più margherite, in prosa, e con un tono decisamente libero da catene.

Istanti | Raccoglierei più margherite fa così:

“Se dovessi vivere di nuovo la mia vita, cercherei di fare più errori. Mi rilasserei. Sarei più sciocco di quanto non sia stato questa volta. Conosco soltanto poche cose che prenderei sul serio. Sarei meno igienico. Visiterei più luoghi. Scalerei più montagne e nuoterei in più fiumi. Mangerei più gelato e meno cereali.”

Poi vallo a sapere i giri e rigiri di certi versi, io mica lo so come mai quella che si trova nei poster e nelle catene sia diventata una poesia, nemmeno come mai il m’ama o non m’ama sia diventato solo mama, comunque ve la metto qui sotto la versione dello pseudo Borges – Stairs, ve la metto, ma a fine lettura, o forse già a metà, di lettura, concorderete con me: meglio ricominciare da capo e rileggere l’originale.

“Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l’oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
e potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un’altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.”

mercoledì 24 luglio 2013

ricominciare da capo

Tutte le volte che rompo un bicchiere, mentre raccolgo i pezzi, del bicchiere, mi chiedo sempre com’è la storia di Ozpetek, se quando si rompe, il bicchiere, una persona che ami torni o la perdi, ma non riuscendo mai ad arrivare al punto, alla fine penso ai piatti e alle tazzine di Schnabel, che quello, prima dei film, univa i pezzi dei piatti e delle tazzine, mezze piene o mezze vuote a piacere, le tazzine, ma sempre con i piatti, e ci creava delle immagini che a vederle da vicino ti chiedi come facciano a stare su questi pezzettini, sembra un miracolo, ma poi da lontano mica te lo chiedi, ammiri con un sorrisone solo l’insieme, che tutto sembra tranne che fragile. E insomma, io non lo so come va a finire la storia del bicchiere, so però che a raccogliere i cocci di piatto e tazzina, insieme, ricominciare da capo si può. 

lunedì 22 luglio 2013

ah pensa

Ma quanto ci metti ad andare a casa tua? - Da qui sono esattamente 729 chilometri.
Ah pensa. Oggi ho sentito questa frase qui e mi sono detta ah pensa, tutte le mattine faccio sempre la stessa strada, ma quanti chilometri esattamente siano, di strada, mica lo so, mi sembra cambino a seconda dell’orario, ma non ne sono sicura sicura, capirai, non porto l’orologio vuoi che mi metta un contachilometri?, fortuna che le unità di misura servono solo per le quantità fisiche e in un rapporto valgono ben altre unità di pensiero, mica quelle standard.

venerdì 19 luglio 2013

del mare



A me, del mare, piace ascoltare, lui, me, il mare, pensare in silenzio senza limiti di tempo che tanto, quando è ora, ti avvisa lui.

Carrot Cake

illustration by Lucy Eldridge

certo che ogni tanto ci penso

"Certo che ogni tanto ci penso, come farei a non pensarci? La verità è che eravamo imputtanati e siamo riusciti a sputtanare tutto troppo in fretta, corri corri che andare con calma come fai? mica ci riesci, ma poi l’ansia frena tutto in una volta sola e allora rotoli te stesso e l’altro, un male che solo a dirlo le ferite mi ricordano di non essere ancora cicatrici, allora meglio non pensarci."
(ciascuno di noi)

108 Years of Herman Miller (in 108 Seconds)


giovedì 18 luglio 2013

follia

Beautiful Photographs Of A Surreal, Dreamlike World
                   



















La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
(Franco Basaglia, Che cos'é la Psichiatria,1967)

martedì 16 luglio 2013

from place to place

Photo by Alicia Savage

del linguaggio del cielo



Ieri ho rivisto racconto per Ustica e a parte che se non l’avete visto guardatelo e se lo avete visto riguardatelo, ma non solo frammenti va visto tutto per intero, a parte questo, Paolini dice a un certo punto che il cielo è sempre all’estero, il cielo non ha gli stessi confini che ha la terra, nel cielo lo spazio mio si confonde con lo spazio degli altri e con le storie degli altri e questa cosa qui, ogni tanto, tutti dovremmo ricordarcela.

lunedì 15 luglio 2013

io, me, sempre io

Ieri ho sentito, che visto mi sembra troppo, un servizio alla tivù sull’amicizia nei social.
In pratica ci sono persone convinte di essere amici di un sacco di gente con cui interagiscono e a me è venuto male. Nel senso che ci ridi, ci scherzi, ma al massimo sono premesse, io ad esempio su twitter ci scrivo come fossi il mio cane perchè sono malata cronica di fantasia e mi piace provare a vederla almeno lì dalla parte di un cane, ma garantisco che io e lui siamo due personalità distinte, una bipede e un quadrupede per la precisione, allora al massimo leggendomi puoi conoscere il mio cane, non me, sempre io, che l’amicizia la considero un legame decisamente più intimo e personale.
Che io, me, sono sempre pronta a ridere e scherzare, ma quando si tratta di raccontare i fatti miei, di come sto, sempre io sono un riccio, un muro, li racconto solo alle persone di cui mi fido, quelle con cui passo dopo passo si è creato un legame reciproco talmente forte che per capirci basta una spalla in silenzio, loro sì occhi negli occhi anche in caso di distanza, ma per ottenere questo rapporto prezioso qui altro che semplici interazioni, insomma loro non mi stellinano tutto quello che dico, non assillano o fanno battute banali o forzate quando non è il momento, nessun giudizio perentorio, loro mi hanno vissuto e conosciuto nel tempo in modo reciproco riflessivo e sì, sono anche amiche del mio cane, ma il legame è proprio diverso.  

Max Ernst, Mer et Soleil

Max Ernst - Sea and Sun (Mer et soleil), 1925<br />National Galleries of Scotland

Dippold, l'ottico

Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Sì. E adesso?
Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili.
Provate questa.
Un campo di grano - una città.
Benissimo! E adesso?
Una donna giovane e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E adesso?
Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse.
Provate queste.
Soltanto un bicchiere su un tavolo.
Oh, capisco! Provate questa lente!
Soltanto uno spazio vuoto - non vedo nulla in particolare.
Bene, adesso!
Pini, un lago, un cielo d’estate.
Questa va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. Gli occhi mi sfuggono di là dalla pagina.
Provate questa lente.
Abissi d’aria.
Ottima! E adesso?
Luce, soltanto luce, che trasforma tutto il mondo in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River

domenica 14 luglio 2013

zebra crossing

Collegamento permanente dell'immagine integrata

14 luglio 1912: a Parigi si festeggia l’anniversario della Presa della Bastiglia.

sabato 13 luglio 2013

enjoy your flight

Che secondo me, io, stiamo diventando un po’ troppo brontoloni. Non ce la facciamo più per un sacco di cose, Silviolo, la politica, Silviolo, il lavoro, Silviolo, la crisi, ma per altre, di cose, dovremmo essere un po’ più aperti. Molto un po’.
Relax and enjoy your flight che qua lo continuano a ripetere, ma la gente mica è rilassata.
E lo so anch’io che c’è l’aereovendita, che c’è freddo e devi tenerti la giacca a luglio, che sì sì low cost low cost e ti fanno pagare anche l’aria che respiri così diventa un coast to coast, che insomma neanche a – inserire il nome del volo più lungo fatto dal passeggero di fianco, dietro e davanti a te – tutti questi problemi per l’imbarco, ma qui, signori, si sta andando sulle nuvole e bisogna rilassarsi e godersela.
Che tanto tanto tanto tempo fa è vero che ti facevano fumare sugli aerei, mica ti vendevano la sigaretta tutto fumo niente tabacco per smettere o iniziare a fumare, e il grattaevinci, quello, non c’era neanche sulla terra e poi te hai mai visto vincere nessuno? io no nessuno, ma me lo ricordo che sui voli si pagava il quadruplo anche se la colazione te la portavano gratis e faceva schifosissimo uguale, comunque, al di là di questo, quello che voglio dire io, poi rispondetevi voi per carità, quello che mi chiedo mentre cerco di dormire ma non ci riesco brontoloni che non siete altro, la domanda è se non vi vanno bene certi aerei, a voi, perchè li prendete? Perchè gli altri aerei, italiani compresi, costano quattro volte di più? Prima di parlare parlare parlare e avvelenare goccia a goccia gli altri passeggeri, voi, signori, ricordatevelo o ripetetelo mentre fate la gara a chi riesce a scendere per primo, un po' di calma non fa mai male, state andando in vacanza e di cose per lamentarsi, più importanti, ne abbiamo tutti un bel po’, tutto l’anno. Anche con i piedi per terra.

giovedì 11 luglio 2013

Wisława Szymborska - Labirinto

 - e ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini
o giù per quelli,
e poi un po’ a sinistra,
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,
da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia,
dove convergono,
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.

Una via dopo l’altra,
ma senza ritorno.
Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo’ di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.
Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farti sfuggire.
Quindi di qui o di qua,
magari per di lì,
per istinto, intuizione,
per ragione, di sbieco,
alla cieca,
per scorciatoie intricate.
Attraverso infilate di file
di corridoi, di portoni,
in fretta, perché nel tempo
hai poco tempo,
da luogo a luogo
fino a molti ancora aperti,
dove c’è buio e incertezza
ma insieme chiarore, incanto
dove c’è gioia, benché il dolore
sia pressoché lì accanto
e altrove, qua e là,
in un altro luogo e ovunque
felicità nell’infelicità
come parentesi dentro parentesi,
e così sia
e d’improvviso un dirupo,
un dirupo, ma un ponticello,
un ponticello, ma traballante,
traballante, ma solo quello,
perché un altro non c’è.

Deve pur esserci un’uscita,
è più che certo.
Ma non tu la cerchi,
è lei che ti cerca,
è lei fin dall’inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua, finché è possibile,
la tua, finché è tua,
fuga, fuga -
Wisława Szymborska, Labirinto in “Due Punti”, Adelphi.
 
 

mercoledì 10 luglio 2013

attenzione giardino

Come quando tra tanti ristoranti scegli quello con la scritta attenzione giardino, entri, ti presenti al cameriere inciampando in un gradino all’ingresso, ma facendo rigorosamente finta di niente chiedi un posto fuori e quello ti guarda come se fossi pazza, tu allora lo ripeti che vuoi un tavolo in giardino, ma lui ti dice che no, il giardino non c’è, allora ti giri seccata verso l’esterno indicando il cartello fuori, che da dentro non si vede, vai con un perentorio ma come non c’è che ho letto il cartello attenzione giardino e il cameriere continua a non dire nulla, fissa solo il gradino sorridendo, poi il gradino lo fissate tutte e due, tu più arrabbiata di lui, che insomma lo potevano pure segnalare questo gradino, e mentre lo pensi, in un attimo, capisci la figura barbina, ti copri con la mano viso e sorriso e ti fai consigliare un tavolo qualsiasi, all’interno.
Ecco, secondo me, anche nella vita, bisogna stare attenti a leggere bene le persone, che non ne troverai mai con la scritta esterna attenzione giardino, ma fare refusi, giudicarle ed inciamparle al primo gradino, facendosi male, è un attimo.

martedì 9 luglio 2013

Max Gazzè - Mentre Dormi



Mentre dormi ti proteggo
e ti sfioro con le dita
ti respiro e ti trattengo
per averti per sempre

Oltre il tempo di questo momento
arrivo in fondo ai tuoi occhi
quando mi abbracci e sorridi
se mi stringi forte fino a ricambiarmi l'anima

Questa notte senza luna adesso
vola.. tra coriandoli di cielo
e manciate di spuma di mare
Adesso vola

Le piume di stelle
sopra il monte più alto del mondo
a guardare i tuoi sogni
arrivare leggeri

Tu che sei nei miei giorni
certezza, emozione
Nell'incanto di tutti i silenzi
che gridano vita

sei il canto che libera gioia
sei il rifugio, la passione

Con speranza e devozione
io ti vado a celebrare
come un prete sull'altare
io ti voglio celebrare
come un prete sull'altare

Questa notte ancora vola
tra coriandoli di cielo
e manciate di spuma di mare
Adesso vola

Le piume di stelle
sopra il monte più alto del mondo
a guardare i tuoi sogni
arrivare leggeri

Sta arrivando il mattino
stammi ancora vicino
sta piovendo
e non ti vuoi svegliare
resta ancora resta per favore

e guarda come...
vola tra coriandoli di cielo
e manciate di spuma di mare
Adesso vola

Le piume di stelle
sopra il monte più alto del mondo
a guardare i tuoi sogni
arrivare leggeri

Vola... Adesso vola
Oltre tutte le stelle
alla fine del mondo
vedrai, i nostri sogni diventano veri!



the lovers

 
Capita di camminare in simbiosi uno verso l’altro, finire un percorso insieme e prendere strade diverse; capita anche di ritrovarsi occhi negli occhi dopo anni, mescolare in silenzio sorrisi e lacrime e ri-viversi con la stessa intensità di allora. Occhi negli occhi, con il solo linguaggio del corpo.
 

lunedì 8 luglio 2013

una zia uso ridere

Cara Bianca, Emma, Vittoria, Allegra e Viola no, niente Andrea che da donna a me piacerebbe un sacco ma no e quindi cara Quindici Centimetri, che chiamarti con i centimetri man mano che cresci ha quella tenerezza non smielosa che piace a me,
sono tua zia uso ridere, quella che i bimbi in braccio non li prende perchè ha paura di fargli male e l’unica volta l’ha fatto perchè incastrata ad un battesimo ma a momenti scivolava sull’altare per via dei tacchi e di mettere le cose in chiaro, quella che però i piedini guai infatti sarò la zia delle scarpe, le prime minuscole da ginnastica poi vedremo, la zia delle mostre di arte contemporanea pronta a farsi raccontare le favole e a giocare con la fantasia e l’immaginazione, quella degli animali che farà cartello un cane (un gatto) io e te per convincere mamma e papà e andranno benissimo anche un cavallo un coniglio o un maialino nano ma niente scoiattoli che sono belli liberi e ci giocherai sugli alberi, quella che per tutte le domande c’è il mare ma inutile pensarci ora, alle domande tue, meglio rispondere alla domanda mia, visto che su tutto, io, sarò la zia che ti insegnerà la prima parolaccia e non vedo l’ora, solo che ho un po’ di problemi, cara la mia Quindici.
Devi sapere che l’ho già trovata, molto minimale ma fondamentale, di quelle che nel vocabolario femminile non possono mancare, ma i tuoi genitori mi hanno detto che non va bene, che se loro figlia la dicesse a cinque anni ci resterebbero male (come se aspettassi cinque anni, illusi), allora ne sto pensando altre, ma non hanno mica lo stesso sapore. Prendi caccotta, che parola indefinita è caccotta?, un po’ come mettere il dolcificante nel caffè dopo che ti sei fatto tre paste alla Nutella, certe parole devono essere chiare cazzo, senza giri e rigiri. Appena mi hanno fatto vedere la tua prima foto, i tuoi genitori, a me, ho esclamato un commosso “cazzo Ventisei Millimetri è un maschio allora, si vede il pisellino”, poi mi hanno spiegato che quella era la coda e che sei femmina, non ho approfondito che cosa sia ‘sta coda ma stai tranquilla quando nascerai non ce l’avrai, comunque mi è uscito un cazzo esclamativo spontaneo ed emozionato, mica perdindirindina ohibò uhh o chezzo, cazzo ha una resa che altre parole no.
E niente Quindici Centimetri, ho ancora un po’ di mesi per pensare alla parola, ma intanto ti ho scritto perchè ho scoperto che da adesso puoi sentirmi e ci tenevo a dirti che quella che canta, ride, spara cavolate, la zia pirla ad uso ridere che un giorno sì e uno no chiede quanti centimetri sei per cambiarti il nome, insomma, cazzo, proprio quella, sono io.
 
(nel testo potrebbero essere nascoste parole subliminali, ci scusiamo con i lettori inferiori ai Sedici Centimetri)

mercoledì 3 luglio 2013

molte cose noi non le conosciamo

by Claudia Rogge
 
Molte cose noi non le conosciamo non perchè le nostre conoscenze sono limitate, ma perchè queste cose non rientrano nel novero delle nostre conoscenze.
Koz’ma Prutkov
(Paolo Nori, La banda del formaggio)



lunedì 1 luglio 2013

segno di confine

“Primo luglio. Divide l’anno come la scriminatura divide una testa di capelli. Lo avevo previsto come un segno di confine” (Steinbeck)
 
Oggi ho realizzato una cosa importante, ai più ovvia ma non al mio inconscio, ossia che il potevo dovevo volevo per certe situazioni non vale. Situazioni più grandi di noi che ti fanno un male pazzesco, la malattia di una persona cara ad esempio, in cui tutto il possibile risulta impossibile e ti senti tanto inerme di fronte ad un abbandono inevitabile da nascondere nel tuo inconscio dei sensi di colpa totalmente infondati, ma vallo a spiegare alla tua paura di ammetterlo; situazioni che meglio rimuovere per non crollare ma poi capisci l’errore e allora proviamo a recuperare i ricordi, solo quelli belli però; situazioni che piano piano butti fuori tutte le lacrime e il Dolore fino a sentirti talmente svuotata che fragile e trasparente così mai; situazioni che di corazza o altre difese ancora neanche l’ombra, ma il fatto di averle accettate è un bel segno di confine per ripartire nei prossimi sei mesi con il sorriso giusto.