sabato 21 ottobre 2017

Ciao sono io (amore mio)

Ricapitolando. Sta settimana al lavoro hanno detto di me:
- che sono una sbronza, correttore mio io ti adoro ma è proprio stronza, non sbronza, stronza;
- che me la tiro;
- che faccio la figa solo perché ho il culo alto e le tette grosse (magari avessi il culo alto cazzo, magari);
- che non capisco un cazzo;
- che non sono nessuno;
- che sono capace solo di dare ordini;
- che sono innamorata del mio capo;
- che tromberemo molto (io e il mio capo);
- che mi sfrutta (il mio capo);
- che mi sfrutta e basta, il mio capo, ma te lo dico da amica (che come frase, appena la sento non la sento più, diciamocelo);
- che non sono un'altra persona (e su questo non ci piove, direi);
- che non cago mai (eppensa se cagassi);
- che faccio la maestrina;
- che devo stare più attenta, più attenta cazzo, più attenta.

Ora, a parte che ho chiuso il padiglione e non ho ascoltato il resto, quindi di merda gratuita urlata ne ho persa, ho deciso di scrivere ste cose per ricordarmi ogni tanto, rileggendole, una sacrosanta verità: se sono una persona chiusa, che i fatti propri li racconta, a fatica, a pochissime strafidate persone, un motivo ci sarà. Di quello che pensano gli altri, sinceramente, fottesega. Aperitivo?

lunedì 16 ottobre 2017

Algoritmi e sticazzi stellati

Wikipedia dice che un algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari. Passi che son mica camminare, sono n'altra roba, enfatti Wikipedia aggiunge: un problema è calcolabile solo quando è risolvibile mediante un algoritmo. Io ho fatto il classico apposta perché a me la matematica m'ha sempre lasciato abbastanza incalcolata, l'algoritmo in sè mi ricorda il dna di siamo fatti così (il cartone), che lo so che non c'entra, ma non riesco proprio ad immaginare niente di figo che sia a priori calcolabile, certo, sicuro. Dev'essere lo sticazzi stellato sopra di me, dev'essere per quello che se c'è un dirupo, un grande boh, un non si deve però, un mi ispira, un mi piace, vuoi mica scoprirlo?

lunedì 9 ottobre 2017

processi

Le parole secondo me sono scheletri, oppure son dei ponti elettrici che dan forma alle forme, il cervello non lo so. Secondo me dentro, nel mio di cervello c'è un sacco di vita caotica allegra, tipo pranzo di borgata coi neuroni che ridono ciociari da matti. Poi dentro al mio, di cervello, che di forma è una nuvola, insieme ai ciociari ci son di sicuro anche delle sentinelle, che però non è che son vigili, le mie come sentinelle son piuttosto addormentate, loro gli indizi dei gesti mica li scoprono mai per tempo, loro si imbattono, si guardano intorno come a dire emmò cosa facciamo con st'ipotesi, poi regolarmente si buttano nel vuoto, cavoli miei. Quando infine, nel mio di cervello, dentro a qualcuno gli vien n'idea, lì secondo me è il momento del palio di Siena, con le contrade dei pantoni che si affrontano velocissime, vince il verde o il rosa, blu calmiamoci, se marrone niente. Dopo poi ricomincia il pranzo di borgata, tutti a sedere neuroni sentinelle non importa chi vince, socializziamo. Dev'essere strano aver il cervello preciso, però da vedere simmetrico è bello, come forma.