sabato 16 gennaio 2016

Al lavatesta

Metti lei, pocciona come non mai, che si fa tagliare i capelli cortissimi e poi vola al lavatesta e si code i massaggi della poltrona. Metti gli occhi chiusi, l'acqua calda, il profumo buonissimo dello shampoo, Gaber in testa, una voce di merda riconoscibilissima all'improvviso di fianco porca troia è lui. Bellissimo che uno così mai più. Folle di un folle che no no, mai più. Te lo ricordi quando hai fatto quattro ore per il primo bacio in montagna sotto la neve l'ultimo dell'anno che Harry ti presento Sally levati? Come cazzo hai potuto. Come. E no, non parlo di noi, che frega un cazzo. Come hai fatto a passare tipo un kamikaze sopra le persone, a preferire una scopata a lui, lui che non c'è più, lui che era fragile e non si meritava a prescindere questo, lui che mi manca tantissimo, lui che non sarai mai tu, nemmeno se all'improvviso diventi intelligente. Ti svegli mai col rimorso? Ti senti mai brutto stronzo colpevole? Dovresti. Me lo ricordo le follie, il range, pure che nei momenti più assurdi a tuo modo c'eri, poi io i miei cazzi, i nuovi amori, crescere, ma tu, porcocazzo, come hai potuto fare quello che hai fatto? Sei sempre bellissimo che anche oggi me lo sono chiesta cosa ci trovavi in me, ma io, anche solo a sentire la tua voce, un pugno allo stomaco che non mi frega niente del resto, lui non c'è più. La vita è strana, mentre io stavo male per i miei, mentre lui stava male per i suoi, come ti sei permesso di scopare la sua donna? Come possono certe persone asfaltare tutto così? Come fai a vivere senza rimorsi? Le persone stupide non penseranno mai ai loro sbagli? Forse gli altri giorni no, ma il mio schifo spero che oggi ti abbia mescolato dentro un po' tutto. Il soffitto sopra al lavatesta è bianco, con le griglie forate tipo carte da gioco, i cuori provenzali che penzolano, la pritt al soffitto come mi avevi insegnato tu, che magari a sto cretino gli cade in testa tipo effetto teatrale e rido tantissimo.

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