sabato 31 agosto 2013

zebra crossing


cambio di tonalità

Antonio Ligabue
Quanto costa la tua anima? La mia non ha prezzo, niente maschere, nessun rancore, niente bianco o nero, all'aggressività preferisco i rischi, non scappo, affronto e sorpasso.
Niente scheletri, nell'armadio mi ci chiudo per inventario, arrotolo me, i pensieri in tutte le gradazioni di colore, mi perdo un po', ma poi mi ritrovo e ne vale sempre la pena.
Settembre, cambio di tonalità. Di pelle, tatto, bocca. Una punta di arancio, rosa caldo, funghi e poi bacche, che le chiamano coccole perché come cambiano l'umore a noi e ai piatti nessuno mai.
Ligabue come armadio per i pennelli e tutte le sue cose aveva una carrozzina di quelle da bambini e mentre la spingeva sulle rive del Po dai nostri campi altro che umidità, ci tirava fuori il colore e gli animali esotici. Al Matt, lui, lo potevano anche rinchiudere dentro i muri, tanto gli animali li conosceva perché riusciva a guardarli dentro e mentre i suoi quadri parlavano lo capivi che quell'avventurarsi era bello, più bello di certi viaggi niente bacche tanti muri.
Il mio, di armadi, in ordine perfetto mai, di viaggi ti attraversa dappertutto, nessun ruggito, distinti i distanti, pochissima profondità di campo, ma note atmosfere e volti magicamente a fuoco, un bosco vivo che ci puoi galleggiare, ad ogni passo un colore come dentro una tela. E niente luna storta, la luce si spegne solo perché al buio i sogni a colori sono ancora più belli.

mercoledì 28 agosto 2013

dobbiamo giocarcela bene

 Sarah Hobbs : Escapism |
Specchio specchio delle mie brame chi è il più cuscino del reame? Piedi per terra testa per aria, i cuscini sono stati inventati per abbracciare meglio i sogni, il soffitto per specchiarci i pensieri.
Quelli saccenti che ti chiedono ma dove vivi nel mondo delle favole mi fanno sempre un po' paura, di più quelli che fanno certi scivoloni e cadute di stile da toglierli tutti i cuscini, a loro, mentre cadono.
Terra fossi luna piena gente vuota, secondo me tutti nasciamo con la fantasia, solo che a trascurarla poi si dimentica subito tipo il greco e adulti non vuol dire chiudere tutti i sogni in una scatola c'era una volta poi boh, nemmeno non guardarsi mai avanti indietro noi e il soffitto, conta la direzione.
Da piccola, in montagna, mia nonna mi portava sempre al fiume e a metterci i piedi dentro ogni volta ci pensavo a quanto fosse diverso dal mare, più nervi che pancia, sempre corrente nuova, fredda, che mentre ti sfiora già non c’è più. Una notte al lupo al lupo scappate che qui succede come in Valtellina e allora tutti sparpagliati di corsa a nascondersi, che il fiume si era arrabbiato a forza di pioggia e voleva portarsi via tutto, noi i piedi e le case, con dei nervi che a pensarci mi vengono ancora i brividi. Il lupo per fortuna non riuscì a trovarci, ma mia nonna fece lo stesso un cuscino enorme di piume per proteggere i piedi, che contro la forza della natura mica si può fare niente, ma la direzione la scegliamo noi e a sciogliere le paure con la morbidezza non si sbaglia mai.
Detto questo, sul vissero felici e contenti ci sono un sacco di lavori in corso, ma in caso di deviazioni che scardinano i piani, testa in frullo raspo annaspo rasoterra o automobilisti che strombazzano il cavallo bianco, al gioco spietati contro favole come direzione sempre e solo la fragilità, che tutte le resistenze le sgretola con la delicatezza. Niente rabbia e violenza, sogni sorrisi e cuscinate, che questa vita qui dobbiamo giocarcela bene.

lunedì 26 agosto 2013

Luigi Tenco – Ragazzo mio

una copertina subito!

Adorable Comics Of A Quirky Couple Spending Time Together
                                                                                                          Philippa Rice
                                                                                                                                                                                                                                                                                      

sabato 24 agosto 2013

a me il cielo senza nuvole sa di vuoto

 
A me il cielo senza nuvole sa di vuoto, pazienza se poi devi ripararti mentre la pioggia si trasforma in un temporalaccio poco estivo, pazienza se sei in mezzo ad una strada da abbracciarti per scaldarti, tanto vale respirarla quest'aria che spettina le idee e le rimescola un po' come vuole lei.
E se il tempo si misurasse in respiri? Di quelli lenti, profondi, cristallini, che il fuoco si spegne se togli l'ossigeno e di fuoco ne abbiamo bisogno, dei respiri affannati e corti no.
Delle persone mi piace quando dagli occhi vedi attraverso, della musica che ti respira dentro e fuori ad occhi chiusi. Di musica senza momento ma con un gran tempo il respiro del mare, che quando si rotola sulla spiaggia e sui piedi ti entra per sempre. Della memoria l'indipendenza, sa regalarti pugni allo stomaco o sorrisi inaspettati a piacere, suo. Ti raccatta come una lumaca quando piove, te e il tuo guscio, poi affonda, guardia, un passo avanti, ancora uno, ma niente tende, che le finestre devono farla entrare l'aria, la luce, la pioggia e i pensieri.
Una strada è una finestra sempre spalancata su gente e suoni e lì, tra accumolo e dispersione, gusci aggrovigliati ed edifici silenziosi, un respirone ti viene sempre perché lo capisci che siamo tutti diversi ed è vero che quelli solo pezzi di ricambio niente indispensabile tutto sostituibile sono tanti, troppi, ma nelle pulci, quello, un tesoro che allontana l'aria fredda lo trovi sempre. 

giovedì 22 agosto 2013

Art Everywhere

 
Constable, Bacon, Freud, Kapoor, Blake e Turner insieme alla fermata della metro, davanti ai palazzi, nelle strade, sui black cabs, ovunque. Fino al 25 agosto l’Inghilterra si è trasformata nella più grande galleria d’arte del mondo sostituendo le pubblicità commerciali con ventiduemila poster dei 57 dipinti inglesi più amati dal pubblico. Un sogno che porta l’arte proprio a tutti.

la luna è una Lampadina - Jannacci

martedì 20 agosto 2013

che giornata vuoi?

Oggi come piatto della casa una sola domanda, una da risposte multiple, fuori dalle righe, sincere e senza confini: che giornata vuoi? Per me dolcezze, fragole con lo zucchero a velo e biscotti che annusarli il burro ti entra dentro e ti libera il sorriso fuori. E fuori la luce sta cambiando, sta arrivando quella bella bella di settembre e al chiuso non ci riesco a stare, devo respirarla tutta, la luce, i campi, il burro. Un bambino fa sempre domande dirette, ma gli adulti riescono lo stesso a non rispondere. Niente mi dà più fastidio, dentro ho la mia parte bambina che in questi casi urla, anche quella adulta, che insomma chiudere una risposta e non farla respirare, lei e il corpo, ecco, mi delude sempre.
Un po' come quelli che quando piove non hanno l'ombrello e si rimpiccioliscono per non bagnarsi, invece di prendersela tutta la pioggia e annusarla, che la terra bagnata ha un profumo tutto diverso dal cemento e ti fa crescere, ma se non l'annusi come fai a saperlo? E una risposta non basta annusarla, va leccata, come la ciotola dove prepari la torta o il budino, che quelle cremine sono diverse dal gelato e mentre le mangi ci assaggi l'origine di qualcosa che poi evolve nel tempo. Il tempo diviso in minuti e ore ce l'ha solo l'uomo, l'ha deciso lui, anche quello per cuocere le torte, ma a pensarci bene certe cose non andrebbero quantificate con nessuna unità di misura, solo accettate. Le cose capitano, anche senza una ragione specifica, come le torte che anche se segui tutti i passaggi della ricetta poi non vengono, ma non avere una risposta non giustifica lo stesso non chiacchierare con se stessi, bambini e adulti, che la nostra cremina ce l'abbiamo sempre, tutti, dolce, da riscoprire e coccolare. Ma ora basta parole, disegniamo la luce, i colori, le torte, i campi, le fragole, i biscotti, la terra, la pioggia, il budino, la crema, le mani e le righe: che giornata vuoi?

respira

.

oggi solo dolcezza

venerdì 16 agosto 2013

i veri sensi stanno dietro

L'argan è come la rucola negli anni Novanta, anche se in Marocco il nuovo argan è l’oil de figue e arriverà pure quello, tra un po’. La rucola, due settimane fa, l’ho piantata nella fioriera con le fragole e la menta marocchina, niente fiori e pollice verde, l’argan impossibile che quello è un albero, a casa mia solo piante invasive e incredibilmente intelligenti. Delle piante mi piacciono i profumi e i colori, soprattutto il basilico e il fiore del cappero, dei fiori trovo ingiusto volerli strappare dai loro vasi, che a volte basterebbe pensare al becco della strelitzia per non farlo, quello che addenta le mani ma nessuno ne parla perchè come becco fa molto arredo. L’albero di argan, per i berberi, è il simbolo della vita, ma come la menta, secondo me, è solo uno dei presensi del Marocco, i veri sensi stanno dietro, li scopri piano piano, poi ti entrano dentro e non escono più.
Pance con dentro la vita che balla e sorrisi sdentati che parole non servono, strade budella dei souk e richiamo alla preghiera delle moschee, incenso e spezie, mille colori poi ombre, perdersi e ritrovarsi quando testa, pancia e cuore la pensano allo stesso modo.
Sta tutto nell’aspettare che i fiori si schiudano, senza voler cogliere a tutti i costi.

lunedì 12 agosto 2013

Sweets!

 Color-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged Sweets
Color-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged Sweets
Color-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged Sweets
Color-Coded Photographs Of Carefully Arranged SweetsColor-Coded Photographs Of Carefully Arranged Sweets

bunny

Bunny

Edvard Munch, Sphinx

Edvard Munch, The Three Stages of Woman (Sphinx), 1894

“Quella scura che sta fra i tronchi degli alberi è la suora - sorta di ombra della donna - tristezza e morte - e la nuda è una donna col gusto per la vita. La pallida bionda che cammina verso l'oceano, l'eternità - è la donna dello struggimento”

Munch descrive con queste parole l’opera a Ibsen e Sphinx, l’opera, a Ibsen, lo scrittore, resterà talmente impressa da ispirare il suo ultimo dramma “Quando noi morti ci destiamo”. Tre donne che potrebbero essere molte di più ma che sono comunque sempre una, che insomma tutte dentro abbiamo la donna dolore, quella pura idealizzata senza volto e la donna erotica che è l’unica che ci guarda e divide in due la luce; e queste donne qui, a dirla tutta, guai a non avercele, che senza non avremmo la nostra personalità e non saremmo un racconto di immagini, parole e suoni, che poi è sempre arte.

giovedì 8 agosto 2013

photo by Cade Martin

Cade Martin

un come stai in bicchiere grande con ghiaccio

Un come stai in bicchiere grande con ghiaccio, ma nessuna risposta, parla lo sguardo, tipo quello dei dottori con la mascherina, ride o ha fatto tutto il possibile? Un bicchiere ha il tintinnio e il colore dell’inconscio, è una luce sussurrata che può tagliare, ma mai solo gridare, una delle cose più fastidiose al mondo insieme a chi cerca di mettersi in mostra a tutti i costi non avendo ancora capito che mostrare per nascondere evidenzia ancora di più le mancanze. Ci sono assenze tanto presenti da toglierti il fiato e presenze tanto assenti da toglierlo a loro, il fiato, ma in apnea non ci lascerei nessuno e poi fa caldissimo agosto ladro, meglio un fermi tutti e respiriamo, le parole giuste verranno poi.  Non ci vuole fretta per capire, hanno ragione i tempi africani, anche se qui abbiamo la cappa che copre tutto e ci servirebbero il loro blu e il rosa, pure qualche spezia volendo, ma in fondo noi emiliani insipidi mai e va bene così. A noi piace troppo sorridere, conoscere, niente rapporti tanto per, ci piace fidarci pian piano ma le persone le viviamo veramente e per loro ci siamo sempre, che anche di sera col caldo mollano prima le zanzare di noi. E niente musi a lungo, al massimo lunghi una sfuriata per smuovere l’afa, poi basta, che i chiarimenti sono la base di un rapporto e se le fondamenta sono solide poi puoi costruirci una vera casa.  E io questa casa qui ce l’ho dentro, vorrei che un po’ ce l’avessero anche gli altri, ma per fortuna nei rapporti viene sempre in aiuto il tempo, che decide lui come e quando, ma poi ti mostra tutto nella giusta dimensione. E le Persone non le perdi, mai.

mercoledì 7 agosto 2013

Guardare il mondo: fantasia

“È una misera idea della fantasia quella che la considera un mondo a parte rispetto alla realtà, un mondo che mostra chiaramente la propria irrealtà. La fantasia è precisamente ciò con cui può essere confusa la realtà. È attraverso la fantasia che viene stabilito il valore della realtà. Rinunciare alle nostre fantasie sarebbe rinunciare al nostro contatto con il mondo.”
Stanley Cavell, The World Viewed: Reflections on the Ontology of Film, 1971

martedì 6 agosto 2013

niente giocattoli che c’è tempo, il Concorde

Da piccola mio padre mi ha portato a conoscere il Concorde. Niente giocattoli che c’è tempo, il Concorde. L’ho presa da lui mi sa ‘sta cosa che faccio fatica a tenere i piedi per terra e anche quando ce li ho, i piedi, a me viene da guardare le nuvole o cercare l’acqua e in assoluto camminare scalza, che solo quando lo faccio mi rendo conto di avere scelto un luogo come casa. Che per le scarpe guai, ho una seria dipendenza, ma quando me le tolgo vuol dire ci sono, mi fido, sono pronta, basta punta di piedi che voglio sentire con tutta la pelle il fresco d’estate e il caldo d’inverno. Mia madre aveva paura di volare, stava male proprio, ma mio padre lo faceva volare anche per terra, l’aveva pure accompagnato ad Aviano prima dell’altro volo, mia madre, mio padre e le scarpe, sempre insieme, diversi ma complementari. Niente simbiosi, un atrio di interessi, lei il teatro, lui il Concorde, ma i passi poi insieme e a separarli non c’è riuscita neanche la morte. Che i Concorde mica è vero che hanno smesso, sono pensieri talmente supersonici da farti volare quando e dove vuoi. Basta togliersi le scarpe.

venerdì 2 agosto 2013

del sorriso

Logan by Oli McAvoy 2012

Milano, 7 agosto 1946

Con tanta freschezza e impeto entrava il tuo sorriso nella mia vita che sembrava tutto rimuovere. Te l’ho detto una sera; come una striscia di sole in una stanza buia.

Togliatti, lettera a Nilde Iotti

per non dimenticare

Giornale Radio Rai, Edizione straordinaria del 2 Agosto 1980: una bomba distrugge la Stazione di Bologna, 85 vittime
ore 11.55 - Edizione Straordinaria

giovedì 1 agosto 2013

prego si accomodi

Io, le mollette da bucato, che poi, per me, sono le gnappe, quelle che trovo per terra le raccolgo, di gnappe, che se ne trovano sempre di tutti i colori, mica solo beige, mica come i funghi, mica come gli accendini, anche se di accendini solo i gialli, ma ora che non fumo più nemmeno quelli e allora solo le gnappe, non vedo cosa ci sia di male nel dar loro una casa. Stirare non ha senso se impari l’arte dello stendere bene e io la sto imparando alla grande, solo le lenzuola proprio non ci salto fuori, riesco ad attorcigliarmicisivi tutte le volte e mentre mi ci annodo mi chiedo sempre come faccia un foglio bianco a salvare il bucato, che mica siamo qui a separare i colori ma quello resta sempre tinta unita, magari azzurrino, ma monocolore, mah. Le gnappe comunque non le uso a stendere, le tengo in cucina e ci chiudo i biscotti e lo zucchero e mille mari e alalà.  Di zucchero mi piace la mentina color pastello che è fragilità, la nuvola è zucchero filato, le lacrime acqua di mare, e il mare ce l’abbiamo dentro da sempre, ci nuotiamo quando ancora siamo nella pancia, ci culla con la sua musica, poi ci tuffiamo nella vita ma lui resta, non solo di pancia. Ma prego, si accomodi. Ve’ quanto spazio ve’, una camera in più ci si potrebbe ricavare e il giardino? l’hai visto il giardino? un orto ad avere il pollice verde, ma io sono slavata pure da abbronzata e sempre per inglese o francese mi scambiano, anche se i capelli li faccio più scuri mi chiedono ma te biondina sei italiana? e io sì che lo sono, ma pensa non si direbbe. Non mi piacciono i giudizi affrettati, comunque sono italiana sì, ma la testa cerco il più possibile di tenerla senza frontiere, liberi tutti e chiudersi mai, nemmeno seguire gli altri senza pensare, che insomma sfatiamolo ‘sto mito della matematica, puoi fare tutti i calcoli che vuoi ma una tua opinione devi avercela se no poi arriva l’incognita e come lo risovi il problema? E le incognite sono cazzute uh signora mia sapesse quanto, altro che desideri, credevo fosse una stella e invece era un boeing 747 e a forza di imprevisti e probabilità l’ho capito, bisognerebbe focalizzarsi di più su quello che abbiamo, non su quello che manca. Abbiamo le gnappe, la terra, lo zucchero, il mare, il sorriso e la libertà, prego si accomodi.