sabato 24 novembre 2018

Ho perso il mio cane Cubotto


Ho perso il mio cane Cubotto, che non è semplicemente un cane, è una parte di me, tipo l'armadillo di zerocalcare. Nella sua testa, per dire, è lui che ha adottato me e forse è un po' vero.
In tanti mi stanno vicino e mi stanno aiutando in un modo meraviglioso e non possiamo, io e il cubo, che ringraziarvi di cuore ed abbracciarvi molto forte.
Siccome in molti mi chiedono  informazioni, le metto anche qui e prego e ringrazio chiunque legga di condividerle sui social o dove gli pare:
- si chiama Cubotto, ma il primo nome quando l'ho adottato è Kobi, il secondo è stato Bruno, poi per chiunque è diventato il presidente Cubotto, per via della forma a cubo e del fatto che volesse davvero spodestare il dudù berlusconiano e diventare il presidente di tutti noi;
- è un vecchietto, l'ho adottato nel 2011 al canile di Reggio Emilia (La Quiete) e ha microchip e un collare blu con le stelle bianche;
- è sparito in giardino martedì sera a Rivalta, è uscito, ha abbaiato un minuto poi all'improvviso silenzio, non c'era più da nessuna parte;
- mi dicono che i bastardini vengono a volte rubati perché piacciono ai bambini, al mio cane non piacevano i bambini, nel caso ringhia e li morde, riportatemelo;
- mi dicono che ci sono dei pazzi che si divertono a rubare cani in zona per liberarli nei boschi o montagne sperdute, il mio cane prima di me era stato abbandonato in una casa vuota quando i precedenti (ignobili) padroni avevano traslocato, non ama stare all'aperto, preferisce il suo divano, riportatemelo;
- perde una marea di pelo in casa, ha una fiatella pestilenziale, è convinto di essere il capobranco del mondo, è prepotente e capetto in senso ironico, ma non si allontanava mai da me e mi manca tremendamente, se lo vedete da qualche parte, se sta corteggiando la vostra cagnolina, se abbaia da solo da qualche parte vi prego segnalatemelo, riportatemelo, è un cane, lo so, ma è davvero parte di me.
Ormai a forza di chiamarlo non ho più voce, le lacrime, invece, quelle ho scoperto che non finiscono mai.
Grazie a tutti quelli che ci stanno aiutando o lo faranno leggendo qui, avete un cuore molto molto bello.

lunedì 19 novembre 2018

Alberi connessi

Quindi ormai ci siamo, arriva l'operazione e poi si ricomincia. Sono stravolta, epperò devo ammettere che al di là della stanchezza, del male e soprattutto del non mangiare, per la prima volta il comando ce l'ha avuto il corpo. È stranissimo, tipo che prima se devo descrivermi ero come un'opera di Kandinskij, tutta testa sparsa confusionale e caotica, il corpo solo qualche guizzo di colore qua e là, ma la stanchezza non si sentiva, sempre dritto non mollare, alla faccia del nervoso e lo stress. Adesso invece, più che un'opera, a me mi pare di essere un albero, coi piedi pesanti piantati per terra, il corpo connesso, la testa tranquilla. Il resto no, ma sta sensazione qui, dopo l'operazione spero tanto rimanga, è un dialogo importante.