martedì 11 dicembre 2012

Claudia Marini – Ritratto di mio padre

Ci sarà un motivo se quando si parla di fotografia digitale si continua ancora ad usare un aggettivo per distinguerla dalla fotografia.
Ecco, io e Claudia ci siamo conosciute parlando di questo. Lei usa il banco ottico, che richiede tempi lenti, ma offre la possibilità di pensare e relazionarsi molto di più con il soggetto ripreso. E proprio grazie a questo le sue fotografie non sono mai un semplice scatto, ma una serie di immagini che si legano l'una all'altra formandone concettualmente una sola, più ricca e intima.
Questa ricerca è al centro di "Ritratto di mio padre", il suo progetto che mi ha emozionato di più: attraverso i ritratti degli abitanti di Pejo, un piccolo paesino della Val di Sole, Claudia ha cercato (e trovato) il viso di suo padre, che era uno di loro. Ha invitato tutti per un caffè o un bicchiere di vino chiedendo mezz'ora del loro tempo, li ha conosciuti e poi ha realizzato primissimi piani in cui è chiara la partecipazione attiva ed emotiva non solo del fotografo, ma anche del soggetto ritratto. Perchè come per il banco ottico, anche in Val di Sole il tempo scorre un po' più lento, ma le tradizioni ed i valori che ti trasmettono le persone sono talmente saldi e veri che poi ti rimangono dentro sempre.

   



 
















Claudia Marini
Ritratto di mio padre
16 dicembre 2012 – 15 gennaio 2013
Ex scuola di Pejo Paese (Trento)

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