venerdì 30 gennaio 2015

Terza parte| kit di sopravvivenza

Per assicurare gli standard minimi vitali (lui è morto, cazzo, è morto) nelle situazioni limite (sto mettendomi i tacchi a spillo per un funerale, porca di quella puttana te e le scarpe), gli esperti consigliano di inserire nel kit di sopravvivenza tutte quelle cose che riteniamo utili per affrontare situazioni che, normalmente, non si verificano (non riesco a respirare, non ce la faccio senza di te, come hai potuto abbandonarmi? come?), in particolare:

- forniture per il trattamento di tagli e graffi, distorsioni, mal di testa, dolori muscolari, reazioni allergiche e grandi ferite (qui ci metterei uno sticazzi vario ed eventuale)
- telo impermeabile, poncho e coperta isotermica (voglio la mia copertina, mi ci voglio nascondere dentro, voglio addormentarmi tutta testa piedi e realizzare da sveglia che è stato solo un brutto sogno)
- nastro adesivo per riparare eventuali danni o fori del telo (non ti rivedrò più, cazzo riparo?)
- cordini sottili per fissare il telo (a me sembrava che avessimo un legame indistruttibile, come ho fatto a non capire?)
- coltello a lama fissa (il coltello che ride e ferisce farà questo male atroce per sempre?)
- torcia elettrica (è tutto buio buissimo, non sono riuscita a fare abbastanza per salvarti)
- accendino piezoelettrico, acciaino ed esche per il fuoco (tanto freddo che è inutile scaldarsi, confidarmi con nessuno mai mai più, permettere a qualcuno di far affidamento su di me ancora meno)
- bussola, gps, carta e matita per riuscire ad orientarsi (come cazzo ne esco da questo incubo?)

Dicono che possiamo resistere tre minuti senza aria, tre ore senza riparo, tre giorni senza acqua, tre settimane senza cibo. Io ho perso le tre persone più importanti della mia vita in tre anni.
Per elaborare traumi o lutti così forti, le persone furbine, quelle che si vogliono bene, loro pian piano si risolvono grazie a se stesse, ma anche, e soprattutto, grazie al sostegno di psicologi esperti, seri e affidabili, io invece, siccome son più che furbissima, io per via che pensare mi faceva star troppo male, io come soluzione ho pensato di tingermi i capelli. Di nero.

2 commenti:

  1. Quando avevo 20 anni ho perso la persona più importante della mia vita (l'altra era mia mamma e l'ho persa pochi mesi fa - ah ma tanto ormai lo sapevo come sarebbe stata, nei 20 anni precedenti non me l'ero mai scordato)
    Per mesi ho trovato conforto dallo stare per terra nell'angolo sotto alla mia scrivania a piangere, zitta zitta per non farmi sentire. Mi ricordo ancora quanto era freddo il marmo.
    Però un giorno di quelli sono uscita e per distrarmi sono andata al cinema a vedere Una pallottola spuntata 33 1/3.
    Per dire.
    Roba che non ci riderei neanche oggi, con un film così.
    Ma infatti non mi ricordo di aver riso.

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  2. Anche io sono stata molto sotto i tavoli o dentro l'armadio, ci sto ancora delle volte, funziona. Poi per fortuna anche le cose buffe succedono sempre ;)

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