domenica 25 gennaio 2015

2| mondi di plastica

Pulce ti ho portato il latte in polvere, pulcino però va bene che sa di vaniglia, ok il morosetto sbagliato di turno, ma è un beverone per bambini di tre anni e ne consumi più te dei miei clienti, non ti farebbe meglio un bel brancamenta in bicchiere grande con ghiaccio? Poi ragazzi dai, Palletta non mi ha neanche per la cippa, però visto come nevica?, sbrighiamoci, che le serate da fuoristrada ormai sono più rare della coda di rondine, dai dai sotto la neve che passa tutto.

Io al momento vivo dai miei, dalle nonne, dagli zii, da qualche fighetta non abitudinaria, dalla Palletta delle volte quando facciamo pace, dalla Palletta delle volte quando la pace non la facciamo, in montagna di fianco al Gallo e la Pulce, in città sempre di fianco al Gallo e la Pulce. Mica facile lo stile zingaro, cioè delle volte ha i suoi pro, tipo quando qualche tipa ti cerca in caccia di rassicurazioni e tu puoi scappare, però quando capita che hai bisogno delle Edward Green e non ti ricordi dove le hai parcheggiate, quelle volte lì non son mica per niente una passeggiata.

Jai Guru Deva Om, come canzone Across The Universe, che secondo me un’altra non c’è, non può proprio esserci, poi tutte le volte mi viene in mente che John Lennon, lui una volta per farsi May Pang, lui una sera palesemente in tirella le ha detto sta attenta agli esserini verdi che si arrampicano sui vetri, poi pazzesco, si è arrampicato veramente in casa sua, e ciao esserini, secondo me han fatto una guzzata galattica che noi comuni mortali nemmeno immaginare.

Palletta ma chi? Ma non lo so chi sia sta Giulia, è venuta a cercarmi a casa di Gallo mentre eri lì? No ma sul serio, forse cercava mio fratello, oppure era un’amica della Pulce che voleva il latte in polvere, va un casino sto latte alla vaniglia, vuoi sentirlo? Vedrai tesoro mio sarà andata così, ti va di giocare agli esserini verdi?

Come film Il Laureato, che Ben, io sarò fuoricorso, ma tu bello mio all'inizio non hai carisma, parli solo per frasi fatte e non ti applichi, non ridi, sei lento, non te la meriti una colonna sonora così, che palle oh, poi però all'improvviso scatta qualcosa, e cazzo via la maschera da sub, via l'acquario, via il conformismo, via il perbenismo, via tutto, via che in un attimo anche tu sei lì a correre con lui, e vai Ben pestaci con quel Duetto, non ti fermare, urla Ben, l'avvenire del mondo non è nella plastica, mai mai cazzo, non lo sarà mai.

Pulce che c’è, che è quella faccina? Bomber? Ma in che senso devono far degli accertamenti, ma scherzi? Lui è il mio secondo papà cazzo, no. Gallo ci facciamo una partitella? Una cannetta? Dici che non è il caso? No ragazzi scusate, devo andare, ci vediamo domani, ok?

Medici, pranzo, cannetta, ronfata, oggi ho visto un’ombra che mi spiava dal finestrino, stanco io, molto stanco. Con Palletta sembra quasi che abbiamo fatto pace, forse è compassione, dice lei, da Gallo e la Pulce invece non riesco ad andarci. Sono un coglione.

Io comunque adesso una casa fissa la dovrò pure prendere, ci farò anche una stanza per le scarpe tipo museo. Poi alle finestre niente tende solo luce, ci siamo capiti.

Il punto esclamativo sarà anche ammirativo, ma oggi no, oggi uno solo col ricciolo da avvolgimento se proprio ma proprio, che i segni di interpunzione son sempre troppi, meglio parlare della forzata intromissione delle vocali tra le consonanti e del fatto che a noi ci manca il propositivo e l'imperfettivo, poi sta moda delle file di puntini che sembran delle vigne dall'alto, piantiamoli sti puntini, impariamo dai russi che per dar enfasi a una parola modifican l'ordine della frase, mica la confusione coi puntini, loro.

Medici, pranzo, cannetta, ronfata, ombra (che cazzo hai da guardare? va via), partita, guzzata (Giulia), incontrato Liliana (tacco 12 tirosissimo), frasi folli frasi da alieno, organizzare uscita.
Bomber sta male male, vacci Frency, vai da loro testa di cazzo invece di scopare, no non ci riesco, devo lavorare, devo cercar casa devo, non ci riesco.

Cannetta, colazione, lavoro, pranzo, cannetta, ombra (mi fissa con occhi sempre più grandi, mi vuole parlare, non lo so se l’ascolto, l'ascolto?), non ci son più le case bianche, qui ci vaccano, basta con ste cazzo di virgole c'è l'ombra gigante e ho l'ansia e paura e groppo alla gola e nebbia nella pancia, e devo togliermi le scarpe non respiro non posso guidare non riesco a scendere dalla macchina cazzo non riesco a fare niente aiuto.

Bomber è morto. Gallo e la Pulce io c’ero, io e Palletta per mano, io ragazzi sono una testa di cazzo, io non sono riuscito a dire niente, nemmeno un abbraccio, io sto male, l’ombra mi fissa e adesso mi parla e gli alieni fanno l’amore toccandosi con la punta delle dita e niente scarpe fottuti esserini verdi, niente scarpe mama mama mama non mi fanno respirare sto male.

Al Forte a far nottata, io e il Gallo a ridere e scherzare (quasi) come prima, come faranno a volermi bene non capisco, comunque quasi sereno a respirare di pancia, poi all'improvviso mi sono accorto che c’era anche l’ombra con noi e mi fissava e mi ha detto dai dai dai e io non ce l’ho fatta a non darci retta e le ho detto ok guida tu e ho aperto il finestrino e le ho lanciato fuori il biglietto dell’autostrada e poi ho iniziato a urlare e urlare che secondo me se stavo zitto al casello capivano di più. Dopo mi son perso come sempre.

Il mondo è di plastica. Mi ha detto mio fratello che si è ammalata anche la loro mamma. L’ombra però dice che col pensiero posso decidere tutto io, allora son andato al mare con la Palletta, Gallo e la Pulce erano in ospedale a soffrire e io ho pensato vediamo cosa provano e ho detto a Palletta facciamola finita e son sceso giù dalla banchina con la macchina e però mica riuscivo a fermarmi e siamo finiti giù giù nel mare e lei urlava e io ridevo ridevo da matti. Alla fine l’ombra ci ha tirato fuori dai finestrini e a me dopo mi veniva solo da dire Pulce passami il latte alla vaniglia, ma nessuno mi capiva.

No no no è morta, cazzo la plastica in due anni due, non è possibile. Stasera son stato a casa da loro, che domani c’è il funerale, eravamo solo noi tre che ho aspettato di nascosto che non ci fosse più nessuno, appena li ho visti mi è scappato da ridere e ho chiesto se il cane era nuovo, ma no mi ha detto la Pulce, non te lo ricordi la Bruta? ha tredici anni mi ha detto, io no che non me la ricordavo, però Pulce sei pelle e ossa, ce l’hai una birretta? Poi io l’ombra parlava e ridevo e loro mi guardavano strano e non capivano e mi è venuto da lanciare le scarpe in giardino per provare a respirare e invece ho detto ragazzi devo andare a cercar la birretta ci vediamo domani che magari organizziamo qualcosa.

Io non capisco, ho l’ombra che mi sgrida, Palletta che non mi vuole più, Gallo e la Pulce che non lo so come stanno, io però adesso ho trovato una casa e le cose cambieranno. Niente tende, ci siamo capiti.

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