martedì 1 gennaio 2013

mi chiamo Suppen

Mi chiamo Suppen e proprio non lo so perchè il primo giorno dell'anno mi ritrovo sempre a camminare nella nebbia canticchiando Sally.
Sono lontani quei momenti e questa canzone non mi mette più tristezza, anzi quel forse ma forse ma sì ormai lo ululo con tante i guardando in sù, che se anche c'è la nebbia qualcosina di luminoso lo trovo sempre da fissare.
Mi piace l'idea che il tempo sia eterno e secondo me non dovrebbe essere scandito in anni ma in cicli diversi e personalizzati per ciascuno di noi. Cicli in cui si cade, ci si rialza piano piano e poi si torna su fino a quello successivo, che si ripete nelle fasi, ma nella durata e negli eventi è sempre diverso ed imprevedibile dal precedente.
E un po' come un barattolo di Campbell's Soup ho fatto pure un quadro su questa mia idea, con una macchia nera che per alcuni è una nuvola, per me una maschera con gli occhi inquietanti che soffia verso il basso e fa cadere a terra gocce che per molti sono macchioline, per altri spermatozoi, per me persone che si rialzano e tornano a farsi trasportare per vivere una nuova fase del loro tempo.
Tutto scorre, tutto passa, tutto si mescola, ma i legami di testa restano, sono forti e capaci di fare affezionare menti lontane ma vicine insieme. E non bisogna illudersi perchè è un attimo cadere, ma non bisogna neanche rimpiangere la realtà, anche se questa è Gabri, non Sally o Suppen.

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