domenica 8 marzo 2015

le sedute della stanza bianca

leonard zelig

Delle volte mi sento tipo i murales di Ericailcane, di quelli che ti osservano mentre passi e si chiedono come cazzo fa la gente a usare il cannucciato, perchè si vestono sempre di nero e non alzano mai lo sguardo in alto, il cielo non finisce anche se manchi tu, lo sanno questi spettatori qui? Delle volte, dicevo, oggi no, oggi mi sembra di essere più dentro uno spettacolo di magia che uno lo sa che c’è il trucco, ma mica l’ha capito e allora osserva scettico il reale non reale sperando pian piano di capirci qualcosa, ma poi anche se non, pazienza. Sì lo so sto trascinandoti volutamente in una spirale della mia testa, non mi fermare lasciami andare, è rosa vedi? Scrivo tutto quello che mi passa senza filo logico apparente, che il sole un po’ scalda e io però ho freddo e ho provato a raccogliere i rami secchi che la neve ha ucciso, ma son pure inciampata, una culata meravigliosa che ho riso pianto e però adesso fa male. E mi stanno sul cazzo le persone che scappano e abbandonano il giardino, che adesso anche io vorrei il mare (senza guinzaglio), invece eccomi qua sporca di fango col polso dolorante, ma tu mettiti pure comodo in un qualche angolo, niente luce, tanto lo so che leggi lo stesso.
Penso sia tutta una questione di mondi sommersi, al di là delle macchine, i viaggiatori, le confusioni, le vite che esplodono, i commedianti, la dinamite, sono i mondi sommersi che ci fregano, quelli son roba sempre plurale e poi son caldi sti fottuti e non vorresti mai lasciarli andare via, allora io ho capito che voglio adottare un riccio, se puzza e non è legale pazienza, è più domestico di me e secondo me mi insegnerà un sacco. C’è gente che se gli dici Zelig non pensa a Leonard cazzo, fa pure le battute stupide e si crede superiore agli altri, io niente impresari da luna park, io sono per i cambiamenti, fregancazzo dell’arcobaleno, l'approvazione e le risate finte, preferisco spalancare le finestre e imparare, che tutto ciò che è tentativo è da subito più luminoso e nuovo del sommerso, solo che la mia mente pronta è energica e commuovente, ma tanto indifesa, per questo servono mille attenzioni e forse più, se no è un attimo precipitare nel ritmo sincopato. Maledetti traumi. Sei solo una mia immagine? Non lo sei?
Ma torniamo quindi sulla strada per tornare in me. Fu il suo disturbo a salvarlo Leonard, e allora nonostante la confusione, la voglia di cambiare che cammina sul muro e la poca pazienza scervellata sfarzosa clandestina, io secondo me pure a testa ingiù ci sono sempre delle certezze, tipo indietro a prima mai, che quello è solo esser fermi, e poi soprattutto il bene, il bene che adesso lo so che te che leggi non ci hai capito una fava e ti vien voglia di rileggere per cercare di capire se esiste un senso in tutto quello che ho scritto (Leonard Zelig, del resto, esiste?), ma prima respira e sorridi, che dopo il senso c’è. Le bottiglie vuote non lo so se vanno conservate, comunque il sole se ne frega della morale comune.

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