lunedì 15 aprile 2013

Mi chiamo Leonarda Cianciulli

Mi chiamo Leonarda Cianciulli, sono nata in aprile “il mese dal dolce nome pieno di trilli di uccelli, di fremiti di foglie e di risatine di polli” e da piccola appena arrivava la primavera era una gioia poter giocare all’aria aperta con i miei polli, gli animali e tutti gli amici immaginari, libera di schiamazzare che in casa guai, non potevi o mamma si arrabbiava. E io ho sempre cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione, anche a scuola, con i bei voti, ma niente, le carezze le ho trovate dai ragazzi più grandi di me e da lì è arrivata la mia popolarità, polli ed oche che volevano essere miei amici solo per sapere dettagli piccanti della vita sessuale. I campi, il sesso, ma Raffaele non l’avevo previsto e quella donna senza sentimenti come avrebbe potuto capire questo amore così grande? Voleva che sposassi mio cugino lei, ma io l’ho guardata dritta negli occhi e le ho detto no, le avrei anche sputato in faccia in quel momento, pronta a tutto per difendere il mio amore e allora lei mi ha cacciato da casa e maledetto, ma non mi interessava, maledicimi pure madre le ho detto, tanto io non sarò mai come te e senza voltarmi indietro ho preso tutte le mie cose e sono scappata da lui.
 
E l’amore, l’affetto, i baci, gli abbracci, tutto Raffaele me lo ha dato senza dover elemosinare nessuna attenzione. Tutto naturale ed intenso insieme ed io per questo amore qui sono stata da subito una moglie perfetta, ho seguito tutte le regole del Duce, accudire la casa e mettere al mondo tanti figli, ma lo sapevo che quella donna senza cuore sarebbe riuscita a ferirmi, perchè lei quando vuole fare male lo sa come fare ed eccola la maledizione, dieci figli mi ha ucciso, dieci, dieci povere creature innocenti che io ho amato e visto morire uno dopo l’altro solo per colpa della sua gelosia, e più li amavo, gli parlavo, li accarezzavo nella pancia e ci cantavo le canzoni, più lei me li portava via. Ma una figlia di una maga cresciuta tra gitani e cartomanti lo sa come mischiare sacro e profano e per fermare questa maledizione ho dovuto offrire una vittima, un martire per ogni figlio salvato. Ho dovuto, pianti, riti di purificazione, sacrifici, tutto per colpa sua, prendetevela con lei, solo così sono riuscita a salvarne quattro, quattro figli miei, totale e completa continuazione di me in loro, quattro cuccioli che un bene dell’anima e chi me li tocca guai.
 
E poi all’improvviso il terremoto del Volture, tutto distrutto, casa ricchezze e via via scappiamo dalle macerie e siamo arrivati in questo piccolo paesino dell’Emilia che si chiama Correggio. Poche case, tanta nebbia, un posto dove tutti sono amici di tutti mentre a noi non ci conosceva nessuno e abbiamo dovuto iniziare una nuova vita, ma Raffaele non c’è riuscito, beveva beveva e alla fine è andato via, ci ha lasciato a me e i miei cuccioli, ma io sono stata forte, madre e padre insieme, e siccome non bastava più vendere vestiti e mobili, per avere la popolarità come a scuola tutti li invitavo a casa e fai due chiacchiere e senti che buono questo pasticcino, poi i riti e le carte che i polli sono sempre curiosi e una parola che non conoscono basta per cancellare le dicerie ed ottenere fiducia.
E dieci anni dopo l’arrivo a Correggio c’era la guerra, ma io ero amata da tutti e la mia vita era tranquilla e serena come appena sposata, poi all’improvviso l’incubo di mia madre che mi urla nel sonno tutto il suo disprezzo e mi sono svegliata con il pensiero fisso che il grande, il mio Giuseppe, lui l’età giusta per le armi ce l’aveva, ma che nessuno, nemmeno il Duce, poteva portarmelo via e quindi dovevo fermarla ancora una volta questa dannata maledizione con il sacrificio di altre morti. 
 
E l’ho fatto, subito. Ho convinto tre ad abbandonare Correggio per inseguire i loro stupidi sogni di gloria, tre donne sole, talmente egoiste e piene di sè che nemmeno un figlio in tutta la vita erano riuscite a mettere al mondo e vivere o morire poteva cambiare per loro?
Le ho illuse con le carte e le mie parole di speranza, tutto il viaggio ho organizzato, ma prima che partissero le ho uccise con un’ascia, un colpo secco alla nuca e morte all’istante. Poi soda caustica.
Ci ho fatto con il grasso il sapone e con il sangue i dolci, come con i maiali.
 
Mi hanno accusato, dicevano che non avrei mai potuto fare tutto da sola e che avevo costretto Giuseppe ad aiutarmi, bugie, mi hanno urlato che volevo solo i soldi e dovevo nascere in Germania, mi hanno chiamato saponificatrice, pazza strega al rogo al rogo, serial killer oggi direste, ma non capite che l’ho fatto solo per beffare la morte e salvare mio figlio? Non capite il senso di dovere, sacrificio e protezione di una madre nei confronti di un figlio?
Il processo è iniziato il 12 giugno del 1946, tutti parlavano della nascita della Repubblica ma a me non interessavano nemmeno le urla ai fascisti processati nelle aule vicine, io volevo solo che Giuseppe non fosse giudicato colpevole e che non si spaventasse ancora di più a sentire tutte quelle domande che mi facevano. Trent'anni mi hanno dato, ma il mio cucciolo è stato dichiarato innocente e il rito ancora una volta ha vinto sulla maledizione.
Mi sono ritrovata in un ospedale circondata da persone curiose di avere risposte dalle mie carte, tutte guai per me come sempre, qui posso chiacchierare, cucinare, sto bene insomma e da vera maga ho previsto anche il giorno che uscirò e potrò riabbracciare il mio Giuseppe, il 15 ottobre del 1970. E quel giorno sarà bellissimo ed emozionante insieme perchè sarò totalmente libera dalla maledizione di perdere mio figlio.
 
(Leonarda Cianciulli morì veramente il 15 ottobre 1970 nel manicomio di Pozzuoli per apoplessia celebrale. Sepolta nel cimitero in una tomba per poveri, al termine del periodo di sepoltura, nel 1975, nessuno ne reclamò il corpo e i resti finirono nell'ossario comune del cimitero della città, senza identità proprio come accadde per le sue vittime.)

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