domenica 28 aprile 2013

Ho pensato - Rodari e l’uomo in giacca e cravatta

Quando ho bisogno di pensare, ma pensare pensare bene, io cammino e non c’è niente da fare, in certe giornate è l’unico modo per capirci qualcosa.
Ed oggi, mentre passeggiavo, ho pensato quanto siamo capaci di dare giudizi affrettati su tutto e tutti e come sia sgradevole definire una persona squilibrata prima ancora di conoscere le motivazioni che spingono a compiere un determinato gesto.
Ho pensato anche quanto sia superficiale parlare di giacca e cravatta in senso così negativo, che il Ragionier Bianchi di Varese, rappresentante di commercio, ad esempio, chi potrebbe mai immaginarselo in canottiera mentre racconta sparatorie al telefono alla sua bambina? Che insomma, nel paese con l’esse davanti, si sa, chi ha bisogno di una giacca la stacca dallo staccapanni d’estate e d’inverno senza comprarla che si risparmiano i soldi, ma mica per questo si viene definiti “sparatori”.
E mentre pensavo a Rodari ed al paese con l’esse davanti, io ed il mio cane abbiamo incontrato due bambini, una piccolina che ha accarezzato e chiacchierato subito con il cane e il fratellino un po’ più grande che invece non si è staccato un secondo dal suo iPad rapito da non so quale diavoleria virtuale e non ci ha nemmeno salutato.
Chissà se quel bambino lo sa che nel paese con l’esse davanti esiste anche la macchina sfotografica che disegna buffe caricature o lo stemperino che fa ricrescere le matite, ho pensato mentre si allontanava, che io sono stata abituata fin da piccola a leggere tanto e a viaggiare con la fantasia e spero sia ancora così, ma un po’ ne dubito. 
E i miei genitori, alla sua età, oltre a non farmi uscire con un tablet ma con amici reali, mi avevano insegnato tanti valori ed un’educazione che fortunatamente mi è rimasta anche ora che sono grande e se non avessi salutato una persona di certo mi avrebbero detto o fatto capire qualcosina, mentre la loro mamma, rimasta rigorosamente al telefono e a distanza per tutto il tempo, si è limitata a guardare il cane con disgusto, ma mica ci ha salutato nemmeno lei.
E allora ho pensato che forse è vero che non diamo più importanza ai valori e l’Italia sta diventando un paese sempre più piccino, non fatemelo descrivere in altri termini, ma questo crollo qui, se ci pensiamo bene, dipende anche da noi, perchè se tutti facessimo qualcosina per migliorare invece di limitarci solo a dare giudizi affrettati e superficiali, forse le nuove generazioni non crescerebbero così vuote.
E io non lo so se avrò mai dei figli, ma visto che sono la zia adottata da un sacco di bimbi di amici ed amiche, ho pensato che nel mio piccolo, come prima cosa, racconterò subito a tutti una bella favola e cercherò giorno per giorno di insegnargli l’importanza del gioco reale, della sana fantasia, ma soprattutto dell’educazione.

2 commenti:

  1. Io ed Oliver(O meglio, Oliver ed io) siamo da poco reduci da una mini passeggiata pro pisciatina, ed abbiamo incontrato un minibimbo che si è entusiasmato alla vista del peloso quadrupede. Il nonno gli ha detto "Guarda, un cane!" e lui:"No, è un bau bau". E' passato in quel mentre un bestione di alano, così il solito nonno gli ha detto "Oh, vedi un altro bau bau grosso?" "No, quello non è bau bau, quello è woof woof". Mi è piaciuta un sacco questa traduzione fonetica delle dimensioni. E comunque viva le favole, la fantasia, l'educazione.

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    1. Bellissima la traduzione fonetica! Mi fa piacere che sulle favole, la fantasia e l'educazione la pensiamo uguale :)

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