venerdì 3 aprile 2015

la vita è un pasticcio della malora

La vita è un pasticcio della malora, dice Fitzgerald, io allora in questa pagina ci voglio mettere tutto dentro un po’ a caso, senza pensar più di tanto, senza rileggere, tutto un po’ così, niente portacipria che non lo uso, pietre, ci voglio mettere dentro delle pietre, e poi l’erba di prato e il profumo del bagnoschiuma all’argan, che quello alla camomilla è un po’ che non lo uso, invece la camomilla son ribelle e ieri l’ho piantata, e se nascerà mi ci farò le tisane che così finalmente dormirò molto e profondo e giallo come le città di notte, che blu è solo il cielo, la pietra no. Pagina o post? E cosa succederebbe a piantarsi noi? Di me nascerebbero gli occhi grandi o questi qui gonfi d’allergia? Sembrerei uno spaventapasseri o avrei i piedi all'insù? E perchè è così difficile ascoltare gli altri? Prendi come stai, che domanda del cazzo che è come stai, la più inutile di tutte, che ad ascoltare veramente con attenzione uno se la risparmierebbe la banalità del mio silenzio, e colmare un vuoto a caso personalmente ho smesso. Le parole possono graffiarti, accarezzarti, farti il solletico buffo, sanno farti piangere, ridere, possono regalarti musica solo tua o eccitarti da farci l’amore tutto d’un fiato, ma sanno anche mostrare la loro inconsistenza in un attimo, e quella secondo me è la volta peggiore di tutte, tipo una secchiata d’acqua ghiacciata in faccia mentre sogni, ma forse è il vento. Al limite, mi sono rotta i coglioni del limite e del bilico, ho voglia di vedere la puntata dopo per confrontarmi e capire se il verso è giusto, ma senza andar subito al finale, che quelli che leggono la fine dei libri prima del resto mi son sempre stati sui maroni, ho voglia di correre in avanti, ma per un sacco di cose è un periodo che vado indietro. C’ho dei problemi con le tempistiche mi sa, però a scrivere ste cose mi è venuto in mente che non solo non riesco a mollare un libro a metà, ma nemmeno buttarne via uno, però una volta con mangia prega ama, polpettone di una banalità che non so come cazzo ho fatto a finirlo lo stesso, con quello ho avuto proprio la rivolta dei polsi, allora l’ho imbustato, son andata in posta e piego di libro l’ho spedito al destinatario ignoto signor Luca Caghini, via del pacchero numero 12, 34567 Lapalude. 
Dopo mi son sentita incredibilmente meglio, giustifica, pubblica.

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