lunedì 28 maggio 2012

La Cerimonia del Tè


via pinterest

La cerimonia del Tè non ha in Giappone una mera valenza estetica o di costume, è un rituale, una vera e propria Arte, fatta di segni e gesti ben codificati e tramandati da secoli. Come in Occidente, anche qui la cerimonia inizia con un invito, massimo per 5 persone, cui è buona norma rispondere il giorno prima, facendo visita direttamente all’ospite. Gli invitati hanno altre regole ben definite da seguire, cominciando con il presentarsi nel giardino antistante la Casa quindici minuti prima della cerimonia.
Per il  gaigin, il forestiero occidentale, questo è un momento di spaesamento, perché tutto è molto diverso dalle cerimonie abituali: non vi sono dialoghi tra gli ospiti, ma silenzio e meditazione nella natura, non vi è frenesia ma lentezza. In quel momento, dove ogni parola sembra inappropriata, si comprende però a pieno il valore dell’esperienza che si sta vivendo, capace di rendere  partecipi di una tradizione così antica, ma anche così presente, in grado di interrompere gradualmente il contatto tra mente e mondo esterno.
Dopo la meditazione in giardino, avvicinandosi in fila verso la sala da Tè, ciascun invitato dovrà compiere altri gesti precisi di purificazione: sciacquarsi mani e bocca nel lavabo posto all’ingresso della casa, cambiarsi le calze (tabi), togliersi anelli, orologi e tutto quello che potrebbe sbeccare le porcellane, inchinarsi in segno simbolico di umiliazione sotto la porta di ingresso. La sala è estremamente piccola, è semplice e soprattutto vuota. Non vi sono quadri alle pareti, nemmeno enormi decorazioni floreali, solo un fiore, considerato dal Maestro del Tè il più bello e appropriato per la Cerimonia. Gli ospiti, seduti,  osservano  il bruciatore di incenso, le porcellane ed ascoltano il piacevole gorgoglio del bollitore dell’acqua, ma soprattutto attendono l’arrivo del Maestro del Tè, accolto con un inchino. Il Maestro, seguendo un rigoroso ordine prestabilito, porta in sala tutti gli attrezzi ed inizia la Cerimonia, che, con la sua danza simbolica, spinge alla meditazione dell’essenziale.


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