martedì 17 marzo 2020

Cosa direbbe Rodari? E Safran Foer?

Io da piccola, ma pure da grande, per me Rodari favole al telefono. Me lo leggeva mio nonno, quello con la copertina coi cerchi arancioni, passavo ore a fantasticarci su sdraiata per terra coi pastelli. Adesso invece son dei giorni chiusa in casa a parlare davanti a Skype, che non è la stessa cosa, dov'è la vecchina che annuncia la primavera? Cos'è il tutto concesso? A sentire Rodari io mi immaginavo un sacco di persone mentre disegnavo, qua invece in sti giorni chatto e guardo i riquadrini, prendo appunti e mentre ascolto penso che strano, quanto durerà questa situazione? 

Molto forte incredibilmente lontani, è come uno spartiacque a rovescio della torre, anche qui siamo chiusi dentro e ne usciremo diversamente diversi, si capisce? Ma comunque, non pensiamoci ora al brutto, pensiamo piuttosto che in questo momento strano, di bello c'è la sintonia della sintesi: la testa supera la noia della sintassi, capisci subito chi vuoi senza mille discorsi, senti anche chi c'è anche se lì non c'è, ci avete fatto caso? È come avere i sensi amplificati, arrivi pure a fidarti ciecamente di chi prima non avresti mai pensato. L'umanità supera Skype insomma, l'incredibilmente vicini lo capisci dallo sguardo. 

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