domenica 20 aprile 2025

Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro

"Non ho molto da dire. Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni.
Ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella.
Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati.
Ho imparato che il sabato è meglio della domenica.
Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio.
Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio pur di dormire alti cinque minuti.
Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami.
Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so… fosforescenti!
Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato.
Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita.
Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare.
Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro.
Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro.
Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere.
Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore della cioccolata bollente.
Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita.
Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti, alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante.
Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie.
Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale.
Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato. Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto. Tutti gli altri fanno solo volume. Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar.
Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia. Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte.

P.S.: Però, in fondo, qualcosa l’ho imparato."

Federico Fellini

martedì 4 marzo 2025

Anche noi siamo fatti di strati

Anche noi siamo fatti di strati, pensavo l'altro giorno mentre visitavo la Domus Aurea e guardavo, ai lati, tutta quella terra accumulata nel tempo. Siamo come le cipolle, le pagine di un libro, gli alberi, le lasagne, i dipinti. Abbiamo un nucleo e ci schiaffiamo sopra strati di coscienza, esperienza, emozioni, memoria, dolore, pelle, grasso. Siamo talmente bravi ad accumulare e nascondere, che quasi sempre, dalla paura di guardarci in faccia, dopo arriviamo a cambiare la nostra personalità, allontanarci dalle cose scomode, bloccarci e non riuscire più nemmeno ad amare. 
In pratica mettiamo sopra di noi non una semplice pietra, ma quintali e quintali di terra da cui, come Kill Bill insegna, solo Beatrix Kiddo riuscirebbe a uscire. Ed eccoci autotrasformati in catacombe viventi fuori dal tempo, buie, statiche e piene di gallerie, in cui è facilissimo perdersi per mancanza di luce e indicazioni.
Se vivessimo in un film romantico, la salvezza più figa sarebbe trovare la persona giusta, togliersi l'un l'altro uno strato alla volta fino a guardarsi nudi negli occhi, fare l'amore e trovare insieme l'uscita. 
Fermiamoci un attimo però, al momento abbiamo più a che fare con un horror che con l'amore, quindi cosa farebbe mio padre Stephen King? Prima di tornare ad appallottolarmi sotto al piumone, uccisa dalla combo febbre/pressione bassa, la butto lì, anche se non so se si capisce bene perché sono veramente un catorcio.
Immaginiamoci da soli, spaventati, a camminare con una torcia in mano che proietta ombre tremolanti sulle pareti della catacomba e il respiro affannoso di chi ha perso il conto delle volte che si è perso nel labirinto. Passo dopo passo, tra odore di muffa, panico e silenzio, a un certo punto in lontananza vediamo una porta, cosa facciamo? Scappiamo subito verso la probabile via d'uscita o ci chiediamo se abbiamo il coraggio di tornare indietro e scoprire cosa si nasconde nella profondità del percorso?
La risposta è tutta lì (tutti possiamo fiorire, lo prometto)