lunedì 29 dicembre 2014

014|015

Ho letto l'oroscopo per l'anno nuovo dell'Internazionale, che a parte che dire almeno tre volte di fila Brezsny (Brezsny Brezsny) mi fa sentire tipo onnipotente, a parte questo io di solito all'oroscopo rispondo non so, però quello di Brezsny (Brezsny Brezsny) m'han detto ci becca da matti, allora l'ho letto subito, che vorrei un anno da volare, quindi ho pensato vediamo, che se me lo dice pure lui è fatta. 
E niente, noi, cari amici del toro (negli oroscopi siamo tutti cari amici di segno, queste mi par di capire son le basi), noi fondamentalmente avremo a che fare con una marea di scarafaggi da scoprire, una via di mezzo tra l'Armageddon e la profezia dell'armadillo di Zerocalcare che devo dire mi ha tranquillizzato moltissimo. Dopo gli scarafaggi, che onde evitare dubbi specifica son numerosissimi, onnipresenti e ancora tutti da scoprire, dopo però Brezsny (Brezsny Brezsny) fa capire che tutta st'immagine poetica metaforica serve solo per dire che l'anno prossimo dovremo esplorare i misteri del quotidiano, allora siccome con le mie pseudo sedute, tra voli pindarici e mie settimane, è da un po' che scrivo qui sopra per scoprirmi me e la mia testolina (non conosco modo migliore per conoscermi del camminarmi scrivendomi), siccome scarafaggi e insetti vari lo continuerò sicuramente a fare l'anno prossimo, vuoi vedere che Brezsny (Brezsny Brezsny) ci ha beccato pure stavolta? Stranissimo.

domenica 28 dicembre 2014

questione di spalle

[ma alla fine decidi di stare zitta, perchè i segreti che fanno paura vanno condivisi solo con la spalla giusta.]

Ho trovato questa frase qui che avevo scritto su un quaderno un bel po' di tempo fa, e secondo me è molto bella, anche se il segreto mica me lo ricordo. La vita è comunque sempre un po' tutta una questione di spalle, questo lo penso ancora.

martedì 23 dicembre 2014

la verità

"Non c’è gradualità nell'accadere delle cose. Le cose, quando capitano, capitano. E non è nemmeno che puoi accompagnarle, impedire che ruzzolino trascinandoti con loro. Non si possono far andare piano le cose che capitano. Non si possono controllare o gestire. Nemmeno capirle, si può. Infatti la frase più ricorrente a questo proposito è: «Non so cosa mi sta succedendo». Mica certe frasi vengono per caso. Se vi capita una cosa non potete farci niente, e questo è tutto. Non è vero che la vita cambia un po’ alla volta. O cambia o rimane la stessa. Dopo che è cambiata uno dice: «Sì, però prima era successo questo e quest’altro», e si convince che il cambiamento fosse nell’aria, ma in fondo lo sa, o meglio, non lo sa perché la sua vita è cambiata. Non si conoscono le ragioni delle cose. (…) Tutto questo papiello per dire che adesso non so com’è che sono finito nel letto di Alessandra Persiano ma, a meno di trovarmi nel pieno di un’allucinazione prolungata, è lei la donna nuda che mi dorme accanto. Appena siamo entrati in casa sua, cioè qui, l’ho assalita con un’impazienza che era ovvio non potesse corrispondere alle mie reali possibilità. Per cui è finita, anzi è cominciata, che dopo quaranta secondi dalla mia entrata in casa di Alessandra Persiano ero già entrato in Alessandra Persiano, ma ci sono rimasto così poco che lei, dopo i primi e ultimi tonfi, ha evocato il mio nome come a domandare com’è che non c’ero più. Al che ho pensato: «Che figura di merda», ma non l’ho detto, dato che non ce n’era bisogno. Allora lei, che in quel momento mi stava sopra ed era obiettivamente un po’ ridicola, tutta strapazzata e spettinata per causa mia, mi ha detto perché non ricominciavamo tutto daccapo ma con calma, visto che nessuno ci correva dietro. Al che io, in buona fede, ho chiesto se quel daccapo lo intendeva nel senso di tornare proprio all’inizio, cioè sul pianerottolo di casa sua o meglio ancora in ascensore, e lei mi è scoppiata a ridere in faccia (mi scoppia sempre a ridere in faccia, Alessandra Persiano) e così s’è sciolta la tensione e cinque minuti dopo abbiamo cominciato a scopare sul serio proseguendo ininterrottamente per almeno quattro ore facendoci una testa così di chiacchiere a vicenda, oltre al resto.
E comunque a questo punto devo dire che mi sento piuttosto scombussolato e anche un po’ cretino a causa dell’accaduto, la verità."

Diego De Silva, Non avevo capito niente

auguri mondolo!

Merry Christmas Snoopy! = stepped way out of my comfort zone this year & went Christmas caroling.... I really enjoyed it especially when the people sang with us!!!  Christmas 2013 LJ

..e che sia un Natale pieno strapieno di musica, dolcezza e serenità!

lunedì 22 dicembre 2014

se piove

Se stai scivolando 
allora scivola per bene 
con impegno cadi giù 
e non ti aggrappare a niente 
tocca terra 
se qualcuno ti ha ferito tu parla con lui 
sbattigli il cuore in faccia 
non evitarlo perché hai bisogno di un'altra ferita 
ma soprattutto se piove non aprire l'ombrello 
aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio

(Max Gazzè| clic)

domenica 21 dicembre 2014

la strana sostanza gialla

"Da sempre associo i cibi a un luogo e a un tempo, e il mio libro Festa in famiglia è esattamente questo, una «bibbia» stagionale di piatti, bevande, tradizioni, decorazioni, giochi. Le feste ti danno l’occasione di mangiare cibi speciali, di creare atmosfere speciali. Non è un lusso, è nutrimento per la mente e il cuore, è il bisogno di rifugiarsi nelle cose che importano, la casa, la famiglia, gli amici, il piacere di condividere. (…) Natale è il periodo dell’anno che preferisco. Anche i suoi cliché mi riempiono di una nostalgia struggente. "

Da "Italiani, a Natale cucino io. Le ricette di Pippa Middleton" | Vanity Fair 4 dicembre 2012


Siccome ci sono in ballo dei precedenti serissimi e sono tre Natali che le Saroline recuperano questa mail per il rotto del cucchiaio, ho pensato bene di non perderla mai mai più (mai), anche perchè la tradizione è tradizione, Pippa ci rimarrebbe molto male, sarebbe una perdita inestimabile per tutti i commensali e soprattutto, ma anche un po' fondamentalmente, i cliché mi riempiono di una pirlaggine struggente.
Copio pari pari la mail, con la speranza che qualcuno prima o poi sappia illuminarci sul quesito esistenziale che ci attanaglia ogni volta che prepariamo la strana sostanza gialla: non strapazzare le uova? in che senso?


Oggetto: Pippa for Saroline - egg nog 

NB: qui la strana sostanza è stranamente verde


Scaldate un litro di latte intero.
Mescolate in una caraffa 6 tuorli d'uovo, 80 gr di zucchero extrafine e un cucchiaio di estratto di vaniglia o un baccello intero (io voto per il baccello naturalmente).
Aggiungete questo composto al latte caldo insieme a 200 ml di brandy e scaldate senza far bollire, finchè la miscela aderisce al dorso del cucchiaio.
Non strapazzate le uova. (riusciremo a non strapazzare le uova???).
L'egg nog si può mettere in frigo per qualche ora oppure servire caldo (squaraus garantito per tutti i partecipanti).
Scaldatelo per 5-7 minuti e grattugiateci sopra un po' di noce moscata prima di servire in tazzine.

La chiameremo: la strana sostanza gialla.


Buon Natale mondo e ricorda: "le feste ti danno l’occasione di mangiare cibi speciali", lo dice la Pippa!

Francesco Piccolo | racconto di Natale

clic

sabato 20 dicembre 2014

zebra crossing

la più furba del mondo

L'inculato, Filippo Corridoni - Parma

Per una serie di strane coincidenze del destino e di un cappuccino andato di traverso, oggi mi è tornata in mente la personificazione esatta esatta del mio contrario assoluto, una signorina che è stata mia compagna di università, e che qui, per comodità, chiameremo la Comodini.

La signorina Comodini, detta anche la più furba del mondo, fin dalla tarda adolescenza, o forse già da prima, ha sofferto di uno strana mania che non so il nome esatto, ma i cui sintomi mi fanno sempre venire in mente l’inculato, che è una statua che c’è a Parma che rappresenta un sindacalista che si chiama Filippo Corridoni, uno che ci penso tutte le volte, la signorina Comodini l’avrebbe spedita a zappare, e secondo me pure con slancio.

La comodinite, ad ogni modo, non è facile da spiegare, mica possiamo etichettarla con un banale ottenere il massimo facendo il minimo, mica possiamo prenderla alla leggera, dietro c’è dell’altro, dietro c’è tutto uno stile di vita che tu ad osservare ti chiedi ma è vero? ed è sempre vero, dietro c’è stupore, determinazione, c’è un qualcosa di spesso che io, siccome sono il contrario dell’occhio clinico, io mica lo so spiegare, ma però (non esiste migliore espressione di “ma però” per marcare il confine tra empirismo e scienza) posso altresì contribuire alla ricerca, posso narrare tre linee guida tre seguite scrupolosamente e costantemente dalla Comodini:

1) in caso di esame non passato, o con voto ingiustamente basso, convincere mammà di essere stata comunque più brava della signorina lellona (lellona sta per pirla talmente buona che alla fine aiuta sempre e non dice mai bau, non saprei come descrivermi altrimenti). In caso di agevolazioni, soffiate, chiede o non chiede, non aiutare nessuno a priori. 

* (nella mia facoltà la tesi durava minimo 2 anni, allora la Comodini illuminata si laureò da un’altra parte, dandomi più o meno per 730 giorni della stacanovista. Il giorno della mia laurea, spinta da curiosa benevolenza, venne ugualmente a vedermi, ma siccome il voto era più alto di quanto avesse sperato, ci rimase molto male e se ne andò dignitosamente senza salutare nessuno.)

2) incontrare un ragazzo ricco col padre potente e legarcisi a vita. Curare parallelamente il capello ossigenato, sennò sfibra.

* (dopo una delusione con un pluripallato conte rotariano, ferreo sostenitore della prova costume, l’amore danaroso arrivò su un pluricorno parecchio alticcio, ma abile nella compravendita di esami; quando la lellona mollò il fidanzato, la Comodini non si risparmiò un profetico “tu sei pazza, non troverai mai più un altro uomo”.)

3) fare l’insegnante perchè si lavora solo al mattino e si hanno tre mesi di ferie in estate. Per tutto il resto c’è l’uomo ricco.

* (dopo una breve carriera silvaniana, fonti sicure narrano che la Comodini sia attualmente insegnante di sostegno in una scuola elementare. Alla domanda “deve essere dura insegnare ai bimbi disabili, ma devono trasmetterti tantissimo, vero?” la Comodini ha risposto con un lapidario “non saprei, il mio è muto”.)

Perchè considero la signorina Comodini mio contrario assoluto spero sia chiaro, ci tengo però ad avvertire che di sta gente è pieno il mondo, ne ho avuto la prova poco fa, allora siccome il tempo ad ascoltarlo insegna sempre, va detto che pure le lellone imparano a mandare a cagare. Romantiche, buone, positive e pure pirlotte, ma dritte dritte per la loro strada.

venerdì 12 dicembre 2014

mi è venuto da scrivere zio canta

<br />meeresstille: by Michael Newton<br />

Oggi ho letto che ad occhi chiusi si vede benissimo, allora ho pensato ma zio canta, io sono proprio mica capace. Dopo poi invece ho scoperto che le lacrime sono solide, il cuore ha le dita, i pensieri sono sospiri lividi e che solo a stare zitti poi si ascolta il rumore dentro. Ma zio canta, mi è venuto da scrivere zio canta, io a stare zitta proprio non ci riesco, poi siccome secondo me delle volte c’è più amore in un vaffanculo sentito che in certe frasi fatte, io ci tengo a difendere la dignità delle chiacchiere sonore, la sobrietà delle figure di merda, le cavolate da contatto, il non c’entra che invece c’entra sempre, i cambiamenti che mica lo sai che cosa succederà domani, però siccome il sorriso c’è allora è sempre un sì. Che la musica non è mai solo rumore. Fondamentalmente volevo dire questo.

giovedì 11 dicembre 2014

altrove

 P1000076

“Davvero in quel momento mi sembrò di essere altrove, di aver raggiunto la meta del mio viaggio. Da lì non volevo più andarmene, ci ero già stato centinaia di anni prima, ma lo avevo dimenticato, ed ecco che ora tutto ritornava in me. Trovavo nella piazza l’ostentazione della densità, del calore della vita che sento in me stesso. Mentre mi trovavo lì, io “ero” quella piazza. Credo di essere sempre quella piazza.”
Elias Canetti, Le voci di Marrakech

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martedì 9 dicembre 2014

è Natale da fine ottobre

“è Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese"

Charles Bukowski

domenica 7 dicembre 2014

secondo me non ci salviamo

Ho letto che in un parco giochi polacco, i consiglieri comunali hanno allontanato Winnie the Pooh. Dicono che siccome gira mezzo nudo senza i braghini è un orsetto svergognato e pure ermafrodita, allora l’hanno bandito. Vuoi vedere che faranno mettere le mutande pure a Paperina? Io secondo me non lo so mica se ci salviamo, io temo di no.

(fonte: ansa)

zebra crossing

Paolo Scheggi. Intercamera Plastica, 1967. Ph. Carlo Bachi

venerdì 5 dicembre 2014

my plan

lauramcphee: “ Fish #1, 1964 (Eikoh Hosoe) ”

Cose piccine e un po’ alla volta basta che mi hanno stufato, allora siccome pensare bene porta bene, dicono, io in questi giorni ci ho pensato, io come piano per l’anno nuovo una cosetta semplice semplice, io pensavo di volare. Poi se cado dopo mi rialzo, lo faccio sempre. E se invece mi brucio, allora dopo abbraccio batte incendio. Non ho niente da perdere, mi pare.

giovedì 4 dicembre 2014

sociopatico

Learco, sei sempre così negativo, mi ha detto mia mamma.
Non son negativo, le ho detto io, son sociopatico.
Sociopatico, mi ha detto lei, e cosa significa?
Come psicopatico, le ho detto. Solo, le ho detto, psicopatico è uno che ha dei problemi qui, le ho detto, e mi sono toccato le tempie con le due mani. Sociopatico invece, le ho detto, è uno che ha dei problemi qui, e ho allargato le braccia a indicare il vasto mondo circostante.


Paolo Nori, Si chiama Francesca, questo romanzo

martedì 2 dicembre 2014

to do

Sto bene, grazie. Che prima volevo dirlo, ma ascolta ascolta ascolta, dopo nessuno me lo ha chiesto, allora almeno lo scrivo qua, sto bene, grazie. Che sono giornate strane, stanno cambiando un sacco di cose concatenate, allora ho un po' di ansia, slancio e muso all'insù, ho anche caffeina, insonnia e pensieri da lista to do, ma sto bene, grazie. Però dovrei tirar fuori un po' di più i chissenefrega, che secondo me dopo sto ancora meglio.

sabato 29 novembre 2014

mettiamo il caso


Quindi mettiamo il caso che ieri sian cambiate un po' le cose, e quindi mettiamo il caso che io un po' di paura ce l'ho, e quindi mettiamo il caso che mi tuffo, tu mi raccomando tieni pronto un salvagente, mettiamo il caso. 
Che quando hai paura, e io un po' di paura ce l'ho, quello che vuoi più di tutto è l'abbraccio delle persone con la Pi maiuscola, mettiamo il caso.

mercoledì 26 novembre 2014

mi applicavo

Ho trovato la mia pagella di prima elementare, è divisa in due, da un lato ci sono le note del primo quadrimestre, dall'altro del secondo. 
Nel primo la maestra scrive che sono un po' timida, ma molto dolce e gentile con tutti, attenta, con predisposizione ai calcoli (i regoli colorati sembravano lego cara maestra, lego) e lodevole in condotta. 
Nel secondo scrive solo che ho molta fantasia, che strano.

venerdì 21 novembre 2014

propulsione

Ieri alla fermata dell’autobus c’erano un ragazzo cinese e uno africano che parlavano di un loro amico indiano bravissimo, quello di terza A presente?, dicevano che oltre a studiare, adesso ha trovato da lavorare in un ristorante coreano, un lavoro che non lo voleva fare nessuno, che tu devi schiacciare un bottone e basta, un lavoro che non devi fare un cazzo ma ti pagano ben mille euro, dicevano che culo, dicevano, ma lo dicevano in un italiano emilano perfetto, che a sentir la esse a me è venuto un sorriso molto pieno. 
Dopo poi, siccome il bus non arrivava, dopo hanno iniziato a fantasticare di quando finalmente non dovranno più aspettare, che ce l’avranno anche loro la patente, che le guide già le fanno, conoscono pure tutti i segnali, ma i pezzi del motore porca vacca in italiano hanno dei nomi impossibili, e se li scazzi non passi, allora avrei voluto confessargli che anch’io di alberi e pistoni ci capisco un benemerito, però siccome subito dopo hanno detto che dura per dura, come ti insegna la scuola italiana nessuna, a me è venuto solo da pensare che nonostante qualche omino verde rompicoglioni, nonostante loro ci aspetta un futuro molto più internazionale. E lì il sorriso è diventato molto di testa aperto.

mai dire mai (che è pure un po' palindromo)

martedì 18 novembre 2014

what will you protect?

Le parole

“Ti sbagli se pensi che con le parole puoi imbrogliar la gente. Hai voglia di fare il gentile, di far la mossa di togliere il pelucco dalla giacca del vicino. Le parole vanno dritte per la loro strada, hanno solo un padrone, che è la tua faccia. Le parole van dentro dappertutto, le parole son nel sangue, son cattive, brucian come il fuoco, e se sei un vigliacco, ti torcon tutto come un ramo sulla fiamma.”

Nino Pedretti

domenica 16 novembre 2014

zebra crossing

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da: H. Herrera, Vita di Frida Kahlo, Edizioni La Tartaruga

Delle illuminazioni di inchiostro poco simpatico

Secondo me quei racconti dove c'è lei, di solito femmina, che una sera esce, e piove, o c'è la nebbia, comunque è buio, e lei è spaesata per via del buio, e allora fuma, o guarda nel vuoto, o beve birra, rigorosamente appoggiata a un muro, e aspetta che lui lei loro la illuminino, e lui lei loro di solito la soprendono, ma comunque arrivano sempre, e come input la baciano, e lei con un solo bacio vede tutto pure il sole, e capisce il diverso e pure l'uguaglianza, e si trasforma in un navigatore che col cazzo che si perde più, e dopo tre o mille ossimori ti spiega e risolve tutti i problemi del mondo, senza mai un sorriso o una battuta, ma con tanti di quegli aggettivi lunghissimi e polverosi da assordare pure la piantina di Léon, questi racconti profondi qui, dicevo, hanno una musicalità talmente sospesa che come dire, io una volta per tutte la spegnerei. 
A meno che lo scopo non sia sentir la Nothomb imprecare in fiammingo, magari pure vestita da samurai, nel qual caso avevo frainteso io.

martedì 11 novembre 2014

del prenderla dolce

cover

 

Millie accompagna il marito Maurice dal dottore. Dopo la visita il dottore convoca Millie nel suo studio, da sola, e le dice: «Maurice soffre di una grave malattia dovuta all’eccessivo stress. Se lei non farà quello che le dirò, suo marito morirà. Ogni mattina lo svegli dolcemente, con un gran bacio, poi gli prepari una sana colazione. Sia sempre gentile con lui e si assicuri che non perda il buon umore. Cucini solo i cibi che preferisce e lo lasci riposare dopo i pasti. Lo tenga lontano da qualsiasi lavoro domestico e non discuta con lui dei suoi problemi; non farà che aggravare il suo stress. Non litighi con lui anche se la critica o la prende in giro. La sera, cerchi di farlo rilassare con massaggi. Lo incoraggi a guardare tutto lo sport che può in televisione, anche se lei dovrà rinunciare ai suoi programmi preferiti. Inoltre, ed è la cosa più importante, ogni sera, dopo cena, soddisfi anche il suo minimo capriccio. Se riuscirà a fare tutto questo, tutti i giorni per i prossimi sei mesi, credo che suo marito riacquisterà completamente la salute».
Sulla strada di casa, Maurice chiede a Millie: «Cos’ha detto il dottore?».
«Ha detto che devi morire.»

 

[Thomas Cathcart e Daniel Klein, Heidegger e l'ippopotamo. Le barzellette sull'Aldilà che spiegano l'Aldiqua]

domenica 9 novembre 2014

quando il muro l'hanno tirato giù

Io me lo ricordo quando il muro di Berlino l'hanno tirato giù, che mia nonna ha preso me e mio fratello e ci ha messo davanti alla tv in piedi a guardare, e io ero piccola e siccome mio fratello era un periodo che guardava sempre il film dei Pink Floyd, io avevo paura che arrivassero i martelli giganti, poi invece mia nonna, senza spostare lo sguardo dalla tv, lei a un certo punto ci ha detto chissà come sarebbe stato contento vostro nonno, che mio nonno era morto da poco, allora siccome era commossa ho capito che quelli lì erano dei martelli diversi.

zebra crossing

caduta del muro di Berlino

sabato 8 novembre 2014

Slide

Pacchetto, camino, terrazza e giardino. Niente tende per carità, luce, luce dappertutto, con finestre enormi che così di notte con la neve si vede tutto. Poi lo so che sei da bianco, ma i dettagli si è detto sono i miei e io pensavo al verde acido o al magenta, ma forse anche all'arancione, poi vediamo, posso avere un pantonario? Eh? Lo uso con giudizio e moderazione, promesso, posso? Eh? Eh? Posso? Per via che la casa si vive scalza, gnesa per gnesa vorrei anche il legno per terra e come tradizione Novecento una notte tra Natale e giù di lì, con le luci dell'albero, che di dettaglio sarà tamarro, in quanto la precisione addobbata lo sai bene l'antipatia. La cucina invece tutta tua, mensole, cassetti, coltelli e ciappini vari, tutta robina tua, contento? 
Invece nella cantinetta ci vorrei un angolino acuto per leggere o pensare, invadente che sono, tu pensa le volte dicembre, l'atrio, il caos e la pazienza, le volte, l'atrio. Sulla stanza delle scarpe sai già tutto, sappi che anche solo a pensarci sto ridendo come una pazz  no come me, che secondo me vale doppio, perché c'è da dire, uomo della mia vita (mi leggi? ci vedi? Qui siz plaz sbarababam!), che io c'ho provato a fare questa pseudo lista dei desideri per il sorriso (scrivere per sfogare il bene o scrivere per ridere?), ma fondamentalmente bastava la prima parola che capivi uguale, vero?

venerdì 7 novembre 2014

I posti dove stanno

“Mia mamma sta dentro nei bambini con i colletti bianchi che sbagliano le righe. Sta dentro i fiori che crescon dentro i vasi, sta dentro nei galletti che gridan come matti, sul far del giorno. Sta nelle campanelle del mattino, che battono, in fretta in fretta, come se avevan freddo. Mia mamma sta dentro di me, fissa, con la sua voce, quando diceva «Grazie, Signore», andando a letto. E mio babbo sta in una donnina magra – mi trema ancora le ginocchia, quando la vedo – che l’ha pettinato con le mani, quando è morto.”

Nino Pedretti, Al vòusi, p. 24

venerdì 31 ottobre 2014

di portici, zucche e spaventapasseri

Coming soon to the Henry Strater Theatre in Durango, Co!

Stamattina mi sono ricordata che una volta, per Halloween, una volta neanche tanto tempo fa ho chiesto a una persona di riguardare con me the rocky horror picture show, poi camino scaldotto mi sono addormentata dopo tipo due minuti, ma siccome era un periodo di incubi quella dormita lì è stata proprio bella e infatti me la ricordo ancora, anche se poi mi sono svegliata. 
Magenta a parte, di questa settimana non escluderei le caramelle alla cannella che fanno inspiegabilmente schifo a tutti, ma a veder le smorfie di chi le assaggia è uno spettacolo, Leip cane di razza colombiana che ha imparato a liberarsi e si affaccia dalla fioriera manco fosse in piazza San Pietro, il camino che ti scalda dentro soprattutto quando leggi, la cotoletta al tartufo che non mi fidavo e invece è buonissima, le rose salvate dalle aiuole che chi l’avrebbe detto in sala stanno benissimo, il piumone che è rinato e dorme pacifico sul suo letto, i capelli che stanno diventando sempre più biondi manco fosse agosto, ma vanno incredibilmente d’accordo col vestito nuovo di lana maglione, la musica stramusica, che la chitarra veramente la suonavi molto male, però quando cantavi sembrava Carnevale. Che la vita, c’ha ragione De Gregori, la vita non è comoda per nessuno (soprattutto in caso di formalità ipocrita), però a pensare che le case più che oggetti sono persone che le abitano, qui come dall’altra parte del mondo, a pensare questo la vita magicamente funziona meglio.
(p.s. Cenerentola viaggiava su una zucca, siam sicuri che non fosse una strega?)

giovedì 23 ottobre 2014

Sarebbe, delle volte


Oggi c'era il film sulla Diaz e alla fine attorciglia attorciglia e attorciglia, alla fine la rabbia come allora, che sono passati tredici anni, ma tu resti mille piedi sulla pancia e poi nell'ombelico a dirmi quanto non ci sei. 
Che uno ci prova a cercare di capire cos'è giusto, ma delle volte sarebbe molto nuovo non andare per ipotesi. Sarebbe carino andare sul sicuro, sarebbe delle volte anche non andare proprio, fermi tra quelle braccia lì e basta. Sarebbe invece oggi molto il nervoso appena qualcuno invade il mio spazio e mi sento soffocare, sarebbe che ormai figlia letterale non lo sono più, me e la mia indipendenza testona, però sarebbe anche che mentre scrivo al posto delle cicatrici ho in testa l'ultima foto che vi ho fatto quando vi dicevo di guardarvi negli occhi che così dalla bocca usciva meglio l'amore e quel sorriso lì, quello a pensarci me l'avete insegnato proprio bene e infatti il senso è rimasto, allora come per Genova naso verso il mare piano piano torno a respirare.

mercoledì 22 ottobre 2014

del discutere

« Su, Gloria » esclamava lui. « Lascia che ti spieghi. »
« Non spiegarmi. Baciami. »
« Così non va. Se ti offendo bisogna che discutiamo. Non mi piace questo baciami-e-dimentichiamo. »
« Ma io non voglio discutere. Trovo meraviglioso che possiamo baciarci e dimenticare, e solo quando non possiamo è il momento di discutere. »

Francis Scott Fitzgerald, Belli e dannati

venerdì 17 ottobre 2014

in transito

Bombina variegata 32.jpg
Ho appena letto che sta sparendo l’ululone, che è una rana tipica di questa zona che quando è innamorata ulula. Io dell'ululone non ne avevo mai sentito parlare, io a tu per tu con una rana ho sempre pensato a Magnolia, altro che principe, ma comunque anche solo per il nome io sono per salvarlo subitissimo ora adesso l'ululone. Inoltre secondo me bisognerebbe ulularci di più anche noi, che altrimenti ho come l’impressione che ci salviamo poco. 
(Delle volte sono le domande da mettere in dubbio, non le scelte, che ad averci tutto programmato questo sì questo no, come la mettiamo con la curiosità?)

venerdì 10 ottobre 2014

etichette

Le etichette sono delle brutte bestie, tipo che io non so cosa mi è preso questa settimana, io questa settimana ho voluto provare a lavare il piumone in lavatrice e leggi bene bene e fai tutto pari pari, e no centrifuga e 30 gradi e bum, io il mio amato piumone simbolo di fighezza per eccellenza, io l'ho ucciso, anzi peggio, mentre scrivo lui è ancora agonizzante sullo stendino, con delle piume di un pesante che potrebbe materializzarsi da un momento all'altro un dinosauro volante a darmi della casalinga dei miei coglioni. Le etichette sono delle brutte bestie dicevo, tipo le parole, metti stupore, che in psichiatria è il contrario del sorrisone da meraviglia che intendo io, metti i giudizi, che tante volte servono solo per evitare di ascoltare se stessi, metti che non asciuga più quel piumone blu lì, a me mancherà moltissimo, perché non sono andata in lavanderia come sempre e soprattutto, il mio principe azzurro, potrei rianimarlo col phon? Io quasi quasi gli canto riportami i miei occhi e il tuo fucile, che è tutta un'altra cosa dalle etichette e infatti non c'è niente da capire.

venerdì 3 ottobre 2014

Amy Winehouse - October Song

proiezioni

Edmund Kesting - Dean Goodelle

I treni si perdono, le ore trascorrono, le direzioni si prendono, le strade si imboccano (i ciclisti restano indigesti), i salami stagionano (meglio i prosciutti), l’aria cambia (o si condiziona), le pagine si voltano, i capitoli si chiudono (resto per il sospeso), il termine scade, il rospo si ingoia, le rane nella pancia, un cane un gatto io e te (il cubotto perde il pelo ma il vizio resta). 
E poi: la musica è finita, gli amici se ne vanno (tornano poi sempre come i gatti), la bottiglia si svuota, il caffè si raffredda, i panni si lavano (piumone ci siamo quasi), le stagioni succedono, i toni cambiano, il futuro è anteriore, l’ordine discreto e l’acqua panta (senti come panta?). 
Non tutto deve avere senso per avere senso, ma tutto proprio tutto prima o poi cambia, passa e va. Anche questo periodo di merda.

sabato 27 settembre 2014

caffettino

Mia zia ha quella terribile malattia che di punto in bianco ti rapisce la testa, quella che io tutte le volte spero ci si senta un po’ come ubriachi, un po’ tutto appannato rallentato senza panico, tipo come quando una volta a Natale le abbiamo dato il cosmopolitan e lei siccome era buono ne ha bevuto subito un altro di stecca, tipo così, che se no poi mi immagono ancora di più, e comunque niente pensieracci, solo una sensazione di un dolce che mi son commossa, e cioè che ieri sono andata a trovarla e a un certo punto stavamo parlando di riso in bianco condito per tutti, che era un piatto un po’ strano che piaceva molto a mio papà, e allora lei, che più che parlare ascoltava, lei anche se non c’entrava niente con quello che stavamo dicendo, lei all’improvviso mi ha detto “mio marito è di un brutto che fa schifo”, ma l’ha detto con una risata fortissima che si capiva proprio che non voleva dire quello, e infatti dopo un po’ è arrivato mio zio e le ha chiesto “lo vuoi un gelato?” e mia zia, prima di rispondere lo ha fatto avvicinare e gli ha dato un bacino, poi gli ha detto “sì, così ti preparo il caffettino”, allora io ho pensato che l’amore è molto moltissimo quel caffettino lì.

venerdì 26 settembre 2014

prove pratiche

Dodici mesi di autunno e io che aspetto ancora l’estate, mi spalmo la crema e prendo la prima nebbia dell’anno, che chissà se varrà esprimere un desiderio, ma comunque a crederci in se stessi il futuro si affronta meglio e allora va bene anche se. Io alle persone che ci voglio bene, a me viene sempre da dirgli gli insulti dolci, tipo ma vai in coccola oppure spaccamaroni oppure fetentechessei, mi viene anche da fidarmi e ringraziarle, nel caso, ma ho notato che sta cosa ultimamente va poco di moda, ultimamente la gente è impiattata strana, solo domande da fermi, solo urla e tutto e subito e poi basta, allora a me delle volte viene lo sconforto e prendo i cani, la musica e certe volte pure la gatta e cammino, cammino, cammino, fino a quando non mi passa. Che io, a parlare di me sono mica tanto brava, per camminarmi devo scrivermi, allora di getto mi viene da pensare che la vita, certi canini che il sorrisone bisognerebbe far di tutto per tenerselo, e invece i finti problemi, l’orgoglio, l’arroganza, i silenzi che uno aspetta e aspetta ma aspetta cosa?, i concetti che sembrano budini, i per sempre che fanno paura, i grazie non detti, i distacchi obbligati, io a tutte queste pizzicatine qua io gli toglierei il grembiule, che i lieti o non lieti fine son poi sempre nuovi inizi. (fischietta)

venerdì 19 settembre 2014

divaghiamo pure

I miei nonni, un anno, scoprirono un paesino sperduto in una valle del Trentino e niente, si innamorarono talmente tanto di quella luce lì che si trasferirono, allora io, a neanche un mese, a me i miei mi hanno portato là, che c’era l’aria buona, dicevano, mio fratello lui che è più grande prima lo portavano sempre al mare, e infatti siamo diversi, tipo che io c’ho i capelli e lui no, lui sempre fame e io mai, io arrampicarmi lui nuotare, forse è l’altitudine, non so, ma non divaghiamo.
Io del Trentino, noi emiliani abbiamo sta cosa che quando un nome è doppio usiamo solo il primo, tipo diciamo mi passi il parmigiano e intendiamo il parmigiano reggiano, lo dico perchè sul twitter a parlare del Trentino mi hanno spiegato la differenza tra provincia e regione, ma secondo me la conoscevo anch’io e comunque non divaghiamo, dicevo, io del Trentino da piccola piccola mi ricordo dei personaggi incredibili, tipo il Candido e la Candida che nel biberon dei loro gemelli mettevano sempre latte e grappa così si scaldavano e crescevano furbi, dicevano, che uno può pensare ma no dai la grappa a un neonato? e invece i gemelli son poi diventati dei luminari, allora forse un po’ di grappa sarebbe servita pure a me, ma non divaghiamo.
Io del Trentino, dicevo, io da piccola piccola, oltre al Candido e la Candida (le mogli le chiamavano sempre col nome del marito, tipo Franco e la Franca, Cubotto e Cubotta, tipo così), io mi ricordo le signorine Tettamanzi di professione fruttivendole alla ricerca del grande amore e per questo non troppo amate dalle altre signore (a me comunque, va detto, a me regalavano sempre le caramelle soprattutto quando ci andavo col mio papà e quindi, allora, a me sono sempre state simpatiche), poi mi ricordo Sisino, che per le sue mucche immaginarie riempì talmente tanto una casetta di fieno da farla scoppiare (un boato strepitoso che echeggiò di valle in valle, ma fortunatamente le mucche si salvarono tutte), poi Primo, che mi insegnava a pescare con le scatolette di tonno, la Peppina, signorina di accompagnamento in pensione, forse amica delle Tettamanzi, sicuramente grandissima bevitrice di caffè, e su tutti mi ricordo il Brida, che a me siccome era enorme e barbuto e viveva nel castello del paese, a me era un idraulico che faceva una paura, ma una paura, che anche adesso, a ricordarlo, ho soggezione. Ma non divaghiamo.
In questo strano paesino, oltre a me, ai miei nonni e ai suddetti personaggi, c’erano solo dei bimbi maschi (una volta arrivò una femmina, ma fu azzannata da Spartaco, il cane del paese, allora dopo non tornò più), quindi io sono cresciuta un po’ così, ruspante, tipo che al posto delle bambole vivisezionavo cavallette o allevavo ragni, oppure facevo le gare con lo skateboard che mi piaceva da matti, oppure mi arrampicavo sui sassi (avevo pure il sasso personale che nella mia fantasia era un cavallo e si chiamava Black), sempre di corsa e piena di croste, un po’ zingara e un po’ maschiaccio, e infatti quando tornavo in Emilia che ricominciavano le scuole, oltre alla cappa mi ricordo che in tv davano tutti gli anni miss Italia e a me, a guardare tutte ste tipe pettinate e truccate, a me veniva sempre la soggezione come col Brida, allora almeno mi infilavo le scarpe. Ma non divaghiamo.
Scarpa dopo scarpa, dopo, poi, col tempo, dopo sono cresciuta anch’io, allora è successo che no, il lato barbie manco oggi, però lady disaster dopo è venuta pian piano alla luce, e allora ok reggio rizzone il mare e les folies, ma i primi morosini, le nottate aglio olio e pane appena sfornato, il Natale, il fuoristrada col range, dopo gira e rigira tutto in montagna, che la testa, divaghiamo pure, bisogna tenerla sempre aperta e le stelle con la neve si vedono meglio.

lunedì 15 settembre 2014

Tu guardi me come il particolare di un affresco dal titolo provvisorio Primo giorno di scuola

“Quello che c’è di bello sugli autobus è che l’idea di scendere ti sembra la conquista della felicità. Schiacciata in fondo, con la spalla di quello davanti che sembra la continuazione del mio mento, i libri (anzi il libro - l’ultimo Chandler - più il quaderno, un quaderno a quadretti) che non cadono solo perché non saprebbero dove cadere, i capelli impigliati nella cuffia come se non me la levassi da due mesi. E poi le facce: otto facce di studenti tipo - dove-hai-passato-le-vacanze, lavati e già annoiati. Sicuramente frigidi: si vede dalla peluria sopra le labbra. Fetenti di caffelatte riscaldato, denti cariati, acidi di sonno, coi jeans stirati perché è il primo giorno di scuola e «visto che vuoi andare vestito a quel modo, almeno che abbiano la piega». Salgono due ragazzine senza culo: quarta ginnasio?
Sembra che tutto il settore schiacciami-contro-il-vetro dell’autobus sia studentizzato, giuro che se sento un altro parlare di comprare libri al mercato dell’usato gli mordo la ciccia delle cosce. 
C’è un solo vero cittadino adulto con un sorriso idiota, tipo revival, la giacca cascante e due dita strette attorno al biglietto come se fosse una farfalla. Credo che stia pensando cose tipo “beati loro” (noi), tutto intenerito dall’inquinamento sonoro da primo giorno di scuola. Questi schiamazzi disorganizzati gli sembrano garruli e lieti, tutto questo putiferio di dita nel naso, mani sudanti su quaderni chiusi, dita unte su pizze bianche, ricordi estivi carichi di bugie confidenziali e inconsistenti timori per l’inverno gli sembrano, a questo becero in brache di tela, la poesia dell’adolescenza o qualche stronzata del genere. È evidente che ci guarda senza vederci. Ci considera una specie di stagione. Un sostantivo collettivo, con la maiuscola. Sta rivivendo la prosa del discorso inaugurale del presidente Leone. A vederlo così convinto che il mondo al tre di ottobre va per il suo verso mi viene voglia di urlare. Ma che ti credi, che sia divertente alzarsi una mattina e sapere che cosa farai per le 326 mattine seguenti? Adesso gli metto addosso due occhi d’odio profondo e vediamo se scende da cavallo. Non sono un topino bianco. Non mi si può fissare impunemente. Io quando mi sento sull’orlo di una crisi di identità, in genere faccio qualcosa. Agisco. Mi spacco la faccia in un sorriso ammiccante (sì, guardo proprio te, cretino. Tu guardi me come il particolare di un affresco dal titolo provvisorio Primo giorno di scuola. Io guardo te come un individuo caduto da un albero).
Trent’anni, faccia lunga, giacca da barbone e nessun diritto di stare su quest’autobus di dolore che mena a scuola, pensando “quant’era bello quando anch’io andavo al macello”.
Nell’alternarsi aritmico degli scossoni, siamo già vicini. Non sei brutto, ma puzzi un po’ di chiuso, hai gli angoli della bocca rancidi e i baffi macchiati in punta. Guarda: inutile che fai finta di non aver notato la manovra. (Se trattengo il fiato e tiro indietro le spalle, forse ce la faccio a far saltare un bottone). Tiro un sospiro e passo e ripasso con la punta della lingua sul labbro superiore (troppo scoperta?). Al prossimo semaforo avrà le palle più o meno contro la copertina del quaderno. 
Ebbene sì, caro, hai davanti a te un simbolo del sesso. Soda come un uovo sodo. Bionda come nei libri. Avrò ancora capelli quando tu sarai già ridotto a trapiantarti i peli del cazzo sopra le orecchie. Stan più ritti i miei seni delle tue erezioni. Niente. Però non distoglie gli occhi, e neanch’io e mi lacrima il rimmel e la cosa comincia a farsi eccitante. Mancano tre fermate. Allora, se scendo e mi segue, non vado a scuola. Se non mi segue, piglio l’autobus che viene dopo. Ultima occhiata: con la coda come le comete.
È sceso e sento i suoi passi dietro sul selciato. Tra me e lui due palmi d’aria. Non mi spavento solo perché l’ho voluto io: è come levarsi i denti da soli, con il cordino e il portone. Sanguina e non sai come andrà a finire, ma sempre meglio che andare dal dentista.
Non so che direzione prendere, ma bisogna sbloccare la situazione: se mi fermo e si ferma anche lui, vuoi dire che mi segue proprio: Mi segue proprio.”

Antonia, Porci con le ali
(Oggi a passare davanti alle scuole mi è troppo venuto in mente)

giovedì 11 settembre 2014

La leggerezza della trapezista

A parte occa boia, che è una via di mezzo tra oca orca e vacca vocca che ho sentito dire in posta da un vecchietto con le tasche piene per la fila, a parte questa, occa boia, noi emiliani diciamo "ma taci" o "lascia stare" quando non è che ci sia da tacere o lasciare stare, è più un'introduzione a un discorso da ascoltare, tipo bensì comunque peraltro la famigerata domanda "sì o no?", che non è che ci sia da rispondere, è più un'esclamazione in risposta al discorso ascoltato, tipo bensì comunque peraltro quindi allora gli eventi, è meglio lasciarli correre da soli gli eventi, in quanto le teste occa boia se partono e siccome l'ansia non si può ingessare, delle volte bisogna solo aspettare, tipo bensì comunque peraltro le teste stavolta.

venerdì 5 settembre 2014

stimoli

JeeYoung Lee #4
Settembre e piove, la glaciazione i maya le muse le madonne e la gente disonesta, settembre pure io, eterna pollyanna, ci sono delle volte che me lo chiedo se faccio proprio bene bene ad avere sempre fiducia nel genere umano, ma siccome quando arrivo a quel punto lì ho sempre il nervoso forte, io le mie cosce le croste e i passi, io non mi sforzo neanche a rispondermi, preferisco fare dell’altro, che tanto dopo lo so che quel qualcosa capace di farmi stare meglio arriva sempre. Tipo realizzare che gente tanto diversa da noi serve a ricordarci esattamente quello che non vogliamo mai diventare. (ridere è bellissimo)

venerdì 29 agosto 2014

Il gatto da guardia

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Ieri sera cammina cammina sono finita in un campo che non aveva alberi, nessun fiore, niente di niente, solo un gatto da guardia che si capiva dal baffo che lì mica mi voleva, allora mentre mi allontanavo ho pensato che guardarsi dentro molto forte senza prendersi per il culo è mica facile, ma io alla mia sconosciutissima irrazionalità, io ci voglio proprio bene e a sbirciarmi non rinuncio. Penso sia per via dell'agnizione o del colpo di scema, ma questa luce di quasi settembre inganna e allora forse sbaglio.

martedì 26 agosto 2014

Peter Lindbergh in remembrance of Pina Bausch, 2009

Peter Lindbergh in remembrance of Pina Bausch, 2009. Lead Awards, 2010. “Pina, I just wanted to say, how much I miss you.”

Federico Fellini|Non mi piace, mi piace

Cattura 1 Non mi piace

I parties, le feste, la trippa, le interviste, le tavole rotonde, la richiesta della firma, le lumache, viaggiare, far la fila, la montagna, la barca, la radio accesa, la musica dei ristoranti, la musica in generale (subirla), la filodiffusione, le barzellette, i tifosi di calcio,  Woody Allen (ma forse, non so, dovremmo parlarci un giorno), il balletto, il presepe, il gorgonzola, le premiazioni, le ostriche, sentir parlare di Brecht e anche Brecht, i pranzi ufficiali, i brindisi, i discorsi, essere invitato, la richiesta di pareri, Humphrey Bogart (non si può essere sempre incazzati), i quiz, Magritte, essere invitato alle mostre di pittura, alle prime teatrali, Dario Fo, i dattiloscritti, il tè, la camomilla, il caviale, l’anteprima di qualsiasi cosa, il teatro della Maddalena, le citazioni, il vero uomo, i film dei giovani, la teatralità, il temperamento, le domande, Pirandello, le crèpes suzettes, il bel paesaggio, le sottoscrizioni, i film politici, i film psicologici, i film storici, le finestre senza gli scuri, l’Impegno e il Disimpegno, il ketchup.

Mi piace

Le stazioni, Matisse, l’aeroporto, il risotto, le querce, Rossini, la rosa, i fratelli Marx, la tigre, aspettare gli appuntamenti sperando che l’altro non venga più (anche se è una donna bellissima), Totò, non esserci stato, Piero della Francesca, tutto quello che ha di bello una donna bella, Omero, Joan Blondell, settembre, il gelato di torroncino, le ciliege, il Brunello di Montalcino, le culone in bicicletta, il treno e il cestino in treno, Ariosto, il cocker e i cani in generale, l’odore di terra bagnata, il profumo del fieno, dell’alloro spezzato, il cipresso, il mare d’inverno, le persone che parlano poco, James Bond, l’one step, i locali vuoti, i ristoranti deserti, lo squallore, le chiese vuote, il silenzio, Ostia, Torvaianica, il suono delle campane, trovarmi la domenica pomeriggio da solo a Urbino, il basilico, Bologna, Venezia, tutta l’Italia, Chandler, le portinaie, Simenon, Dickens, Kafka, London, le castagne arrosto, la metropolitana, prendere l’autobus, i lettoni alti, Vienna (ma non ci sono mai stato), svegliarsi, addormentarsi, le cartolerie, le matite Faber n.2, l’avanspettacolo, la cioccolata amara, i segreti, l’alba, la notte, gli spiriti, Wimpy, Stanlio e Onlio, Turner, Leda Gloria, ma anche Greta Gonda mi piaceva tanto, le soubrette ma anche le ballerine.

domenica 24 agosto 2014

zebra crossing

"Perché non c'è un muro di cinta intorno al mondo, in modo che la gente non cada? Così, bisogna andare avanti con cautela, e fermarsi prima del precipizio."

David Grossman, Ci sono bambini a zig-zag.

mercoledì 20 agosto 2014

Pensavo

Pensavo che nelle varie serie televisive, a parte le colazioni pazzesche e frittose, a parte questo cucinano solo il tacchino il giorno del ringraziamento, nient'altro. 
Nel frigo solo un barattolone di gelato per far pace con se stessi e/o gli altri prima di dormire. Il resto lo ordinano mentre sgranocchiano due schifezze sul divano, a meno che non siano aperitivo pranzo cena in ristoranti strafighi come sex and the city ha insegnato (con le scarpe scarpe, cazzo che scarpe). 
Non fosse per il tacchino, potrei quasi affermare con certezza di vivere dentro un telefilm, e invece no, pankakes sciroppati, non sono neanche lì non sono. Forse è colpa della scarpa.

venerdì 15 agosto 2014

Sobrietà mia non ti conosco

La disfatta della magnum
Delirio arzimpopolato
Fuga dalla Sardegna
La Toscana del Masa
La sobrietà londoreggiana
Paura
Delirio
La ricomposizione dei pezzettini
La sheila carter de noialtri
Il Forte e la maledizione della ciabetta
Sticazzi di gente impiattata impanata e fritta
Te te te te!
Il mistero della pasta nella doccia
Gavettone my lover
Il mistero di Paolo nella doccia e la strana sostanza verde
La liberazione del coppo da Madrid
La farmacia notturna di San Mamiliano
Tentativo di decapitazione di orecchio sardo con gavettone nostrano
Io canto, la piscinetta
Il mojito non ti abbandona mai, mai. Mai.

Stanotte non riuscivo a dormire, allora ho pensato (e questo è già un evento mica da ridere, secondo me) e ho realizzato che niente, non mi ricordo quello che ho fatto ieri l'altro, vuoto sui compleanni o altre feste, ma i ferragosti degli ultimi 20 anni, quelli tutti. Vigliacco ce ne sia stato uno normale, io i casini, i pocci, le pazzie, tutti sempre a ferragosto. Con crescita esponenziale, tra l'altro. Che sia il caldo? Io un po' di paura ce l'ho.

domenica 10 agosto 2014

zebra crossing



[gira e rigira la vita c'è chi scende, chi resta e chi sale dalle stelle un particolare]

sabato 9 agosto 2014

martedì 29 luglio 2014

ricapitolando

Ricapitolando: per lei si fanno guerre, si uccide, si permette la diffusione dell'aids e guai alle adozioni, soprattutto se le coppie sono dello stesso sesso. Sesso. Mai prima del matrimonio e guai a far vedere le nudità in giro, che giro e rigiro, una si lascia intravedere un attimo la patata e tutti a nominare sua santità la mutanda. Capite perché sono per la libertà di testa?

venerdì 25 luglio 2014

la mia settimana

Pinocchio a un certo punto stacca al Gatto uno zampetto. Cogli unghioli. Io questa settimana, io per me è questa immagine qui, che a immaginarmi la scena e ripetere “cogli unghioli”, io sono sette giorni che rido da matti. Dopo tra l’altro penso sempre che i miei, di unghioli, niente specchi o filo di paglia, nemmeno una graffiatina inutile, che io il mio futuro non lo so che faccia avrà, ma sicuramente ci salterà fuori, ce l’ha scritto nel dna.

martedì 22 luglio 2014

dell’essere se stessi

Come quando scendi dall’aereo e annusi la luce nuova. Piove da tre settimane, mi han detto in un inglese velocissimo appena arrivata in Cornovaglia, allora mi ricordo che prima ancora di trovarmi un senso, io ho comprato l’umbrella. Fa molto british l’umbrella, ho pensato. Dopo ci sono state almeno almeno altre due settimane di pioggia, però siccome era leggerina, io poi mica l’ho mai usata, l’umbrella, era fighissimo camminare vaporizzati in quel verde lì, allora in questi giorni, a camminare sotto la nostra pioggia pachidermica, testa scoperta nel grigio, rain or shine ho pensato che la diversità è la possibilità di essere quello che veramente si vuole. Ho pensato così.

Scarpissime: Jackson Pollock

Jackson Pollock's Studio...    "Bums are the well-to-do of this day. They didn't have as far to fall.."

“Quando sono "dentro" i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire”

Jackson Pollock

domenica 20 luglio 2014

zebra crossing



"Ogni anno che passa mi piace vedere la tua faccia da viaggiatore di commercio che ha scoperto al casello che c'è lo sciopero e non si paga e fa la faccia seria ma dentro... ride."

venerdì 18 luglio 2014

la mia settimana: rare tracce

Gilbert Garcin, Le danger des images, 2009

Rare tracce, la soluzione a tutto è l’osmosi, forse. Quando leggo un libro che non mi piace lo finisco lo stesso perchè spero sempre di ricredermi, non succede mai.
Ho un’auto col tettuccio trasparente per vedere scender giù la neve, ci ho visto la grandine e sto aspettando le rane, che il dettaglio è importante e alla stabilità razionale pensata ponderata quattro ruote motrici vigliacc’una volta se ci penso. 
Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità è una frase d’effetto che Neil Armstrong aveva preparato a tavolino giocando a risiko, per noi della siffatta nostra umanità non sarebbe stato meglio qualcosa di più spontaneo?
Ci sono le tappe, mi han detto, un tempo per tutto, io allora a parte che sembra una frase di Max Pezzali, a me è venuto in mente che a non uscire mai dalle piste per via dell’ansia da squalifica l’unico traguardo che si ottiene è non sorprendersi più e che no, preferisco essere pronta per nuove tradizioni su misura piuttosto che in prigione senza passare dal via. 
Camminare, inciampare, ricordare, tremare, respirare, pensare, guardarsi dentro e fuori e dentro e dentro. Elaborare. Conoscere se stessi è un casino, è veramente dura, però io una sbirciata l’ho fatta e non potrei più farne a meno, che amarsi un po’ però volersi bene no non fa decisamente per me, io voglio volermi bene tutta me e gli altri e di più e di più, allora come traccia conosco che presto sarà e che quel sarà lì sarà bellissimo.

la strada della pace

"La strada della guerra, dell'occupazione, del terrorismo, dell'odio, l'abbiamo provata decine di volte senza stancarci né scoraggiarci. Come mai invece ci affrettiamo a respingere definitivamente quella della pace dopo un solo fallimento?"

David Grossman, clic

lunedì 14 luglio 2014

Smania

Quando hai deciso di cambiare e non sai ancora come dove e quando, dentro senti una nebulosa pazzesca. Siccome però il perché lo conosci benissimo, alla fine è comunque una nebulosa simpatica. Stranissimo.

venerdì 11 luglio 2014

l'alba

"non ha mai mancato una volta da quando esiste il mondo"
Gianni Rodari, Novelle fatte a macchina


la mia settimana: delle volte

"Balance"
La perfezione annoia, allora ci sono delle volte che quando non so bene cosa fare io inciampo, fronte e retro, bum per terra, che prima ancora di non capire le scritte spingere e tirare sulle porte, io ho imparato a cadere, con una classe che non per vantarmi, ma secondo me ce l’hanno in pochi. 
Tipo fingere di avere gli occhi aperti, mica facile, io ci riesco. Vedere sempre il buono dove non c’è, mica facile, ma io personalmente ci riesco. Girare intorno al basta poco e capire che quel poco è sempre troppa roba, io campionessa indiscussa. 
Va detto che dopo l’inciampata ci sono delle volte che dico basta, stavolta mica ce la faccio, ma poi spaziotempo eccomi lì a pensare che la voglia di sfidare sta benedetta gravità è troppa, allora coccolo le ferite e piano piano mi rialzo.
Che ci sono delle volte che dodici mesi di autunno e luglio Milano col maglione, ma io continuo ad aspettare l’estate. Delle volte.

giovedì 10 luglio 2014

Learco Pignagnoli | Opera numero 234

Sono capace anch'io di fare il maestro Zen. Viene un mio discepolo a chiedermi: Maestro Learco Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Dopo comincio a tagliare delle fette di coppa con delle cipolline sottaceto e le mangio. Cosa dicevi? chiedo al discepolo. Maestro Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Taglio delle altre fette di coppa, mangio. Cosa dicevi? chiedo al discepolo. E lui: Sono preso dalla febbre della conoscenza. Io no. 

venerdì 4 luglio 2014

"Boy Meets Girl - From Mars", 1955 by weegee (Arthur Fellig).

"Boy Meets Girl - From Mars", 1955 by weegee (Arthur Fellig). Absolutely love Weegee photos

La mia settimana: Senza Titolo (la signorina dice di intitolarsi didascalia)

Senza Titolo (la signorina dice di intitolarsi didascalia), 2014, installazione, misure e materiali variabili: pantonario uso scettro, macchina del caffè rotta, tazzina vuota, scarpa col tacco gialla, vestito blu, contapassi svuota pensieri, barattolo di nuvole in vinile, lanterna marocchina, muso di bambolo col collare a ghirigori.
Il barattolo è firmato "la signorina dice di intitolarsi didascalia" e riporta la seguente iscrizione: "quando le cose devono cambiare prima o poi lo fanno e io questa settimana ho bisogno di camminarla meglio."

espressione

"L’arte è espressione, e per esprimersi occorre il 100% di libertà e la libertà di esprimere la nostra arte è in un gran cazzo di pericolo."
Kurt Cobain


venerdì 27 giugno 2014

la mia settimana: rielabor|azioni

My kind of store.

La zappa, il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga e la terra che spesso t'infanga, l’altro giorno ho avuto un attacco di allergia alla tristezza molto forte, tipo con dei lacrimoni grossi così, che insomma quando non dipende da te e ce l’hai messa tutta sono cristi interiori e scavare è veramente dura. 
A parte che quando si chiude una porta sarebbe simpatico saper guidare una ruspa ed asfaltarla, ho pensato, a parte questo due lacrimoni bordo vasca ci sono stati tutti, però due poi basta, che a sdrammatizzare si elabora in modo più attivo, allora, nel modo più mio possibile ho simulato alla scrivania una testata della Raffa che però stranissimo, è riuscita a centrare il computer veramente, e niente, con questa immagine armonica e garbata, per niente rumorosa, mi sono personalmente rimessa in piedi. 
I sassi e i badili non sono mai abbastanza, ma i sorrisi riescono a compensarli abbastanza bene. Mishi mishi bau bau.

giovedì 26 giugno 2014

del mio mondo di oz

Così

Piove, vorrei tutte le piante aromatiche del mondo in mille vasetti colorati, e siccome a camminare i miei occhi vedono sempre cose belle così, ho creato una nuova cartella direttamente dal mio mondo di oz. Secondo me fila.

penso che a volte non ci sono abbastanza sassi

Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri

“Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri. Sono vissuta nel Faulkner Yoknapatawpha County, ho dato la caccia alla balena bianca sul Pequod, ho combattuto con Napoleone, ho navigato in zattera con Huck e Jim, ho commesso cose assurde con Ignatius J. Reilly, ho viaggiato in treno con Anna Karenina, sono stata nella strada di Swann. È un mondo gratificante, ma il mio secondo mondo è più gratificante. E’ pieno di personaggi meno eccentrici però molto più veri, fatti di carne e di ossa, pieni di amore, e sono le vere ispirazioni per tutto il resto. Richard ed Emily Gilmore sono persone affidabili, brave e generose. Sono i miei due pilastri, senza di loro non potrei stare in piedi. Sono fiera di essere la loro nipote. Ma l’ispirazione maggiore arriva dalla mia migliore amica, la meravigliosa donna che mi ha dato il nome e il sangue che mi scorre nelle vene, Lorelai Gilmore.
Mia madre non mi ha mai fatto pensare che non avrei potuto fare quello che volevo o non diventare ciò che volevo essere. Ha riempito la casa di amore, divertimento, libri e musica, costantemente attenta a darmi dei modelli di vita, da Jane Austen a Eudora Welty a Patti Smith. E mi ha guidata attraverso questi incredibili diciotto anni, non so se si è mai accorta che la persona alla quale vorrei assomigliare è lei. Grazie, mamma. Sei il mio punto di riferimento per tutto.”

[io in questo periodo mi commuovo pure con una mamma per amica, allora secondo me è meglio starmi alla larghissima]

mercoledì 25 giugno 2014

siamo una squadra fortissimi

Sto aspettando una videochiamata su skype, allora a parte il fatto che oggi è tutto il giorno che lavoro su skype pensavo che ieri, dopo la partita, subito mi sono proprio arrabbiata, per via che un sacco di bimbi amici del muso ci tenevano proprio a questo mondiale, era tipo il loro primo mondiale e anche solo aver guardato l'Italia a mezzanotte per loro era un'emozione pazzesca, poi avevano pure la palla del mondiale colorata bellissima, mentre accarezzavano il muso me lo dicevano sempre che erano stratifosi e insomma, ho pensato, un po' di impegno anche per loro potevano pure mettercelo quelli là con gli scarpini. Che pensassero di giocare a 1, 2, 3 stella? Dopo comunque la rabbia mi è passata subito, dopo, non riesco mai a tenermela, dopo mi hanno fatto anche un po' pena.

L'effendi

"L'effendi è quel signore che consuma abitualmente una tazza di petrolio alle cinque del pomeriggio."
Rino Gaetano (clic)

venerdì 20 giugno 2014

la mia settimana: sei minuti

Girls with Vinyl Records

Gli alieni fanno l'amore toccandosi con la punta delle dita, io invece, effervescente naturale leggermente rompicoglioni, io perdo un sacco di tempo a cercare di fotografare invano la luna, ma comunque, nella vita da limonare di tutti i giorni non escluderei: la cena all'aperto con candele e sauvignon, il mojito intramontabile come una Stan Smith, il Black & Decker che vince su sasso carta forbice ikea, l'infradito, la cottura perfetta della piada, un campo di sola camomilla, le ciliegie di Vignola, il vuoto che regala in valigia nuovi angoli da pensare.
Tornare indietro nel futuro solo se sei Marty McFly, io però sono tornata biondiccia naturale per dimostrare la mia intelligenza difficilmente riconducibile agli schemi terrestri, poi, taglio sedicenne alla Gallagher a parte, ho notato che a unire tutti i miei nei viene la scritta pirla e di questa cosa, ça va sans dire, vado molto fiera. Ultimamente, tra l'altro, inizio sempre i pensieri mentre corro e poi li lascio incompiuti a evaporare sotto la doccia perché sento che questa cosa qui dell'insaponarli fa bene. L'alba non ha memoria oppure quando si spoglia non è mai la stessa? E perché tante persone si incrociano e poi non si risolvono attraversandosi? Come mai non si asfaltano o non si piovono addosso? E perché la pioggia sa spiegarsi senza tanti giri di parole e invece a noi piace così tanto lamentarci in difesa? Pensieri da doccia così, ecco.

giovedì 19 giugno 2014

preludio al gelato

“L’ospedale era su una collina fuori città, proprio come gli ospedali nei film sui matti. Il nostro era famoso e aveva ospitato molti grandi poeti e cantanti. Era l’ospedale specializzato in poeti e cantanti, o erano poeti e cantanti specializzati in pazzia?
Ray Charles era l’ex paziente più famoso. Speravamo tutte che tornasse per farci la serenata dalla finestra del reparto tossicodipendenti. Mai venuto.
Però avevamo la famiglia Taylor. James era stato promosso a un altro ospedale prima del mio arrivo, ma Kate e Livingston c’erano ancora. In mancanza di Ray Charles, il loro blues nasale del North Carolina bastava già a rattristarci. Quando sei triste hai bisogno di sentire il tuo dolore fatto musica.
Neanche Robert Lowell venne mentre c’ero io. Sylvia Plath era venuta e andata via.
Ma cosa c’è in metro e cadenza e ritmo che fa impazzire chi li fa?
Il parco era grande e tenuto benissimo. Era anche incontaminato, dato che non ci permettevano quasi mai di passeggiarci. Di tanto in tanto, però, ce lo facevano attraversare per portarci a prendere il gelato, in occasione di un trattamento speciale.
Il gruppo aveva una struttura atomica: un nucleo di schizzate, circondate da nervose infermiere-elettroni saettanti incaricate di proteggerci. O di proteggere i residenti di Belmont da noi”

Susanna Kaysen, La ragazza interrotta

martedì 17 giugno 2014

sobria ed elegante

L’alternativa sarebbe far tornare il sole, oppure trovare un ombrello, ma per il momento, per via della mia eleganza innata, ho deciso di continuare a girare con un maglione sulla testa. Tra l’altro mi sono tagliata i capelli cortini e sono di nuovo biondiccia slavatonaturale, tra l’altro, ma non si vede per via dell’umiditè, credo.

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mercoledì 11 giugno 2014

Non dirmi che hai paura

“Il viaggio dentro al container spalanca gli occhi sulla follia degli uomini. Dopo poche ore non ci sono più differenze di sesso. Uomini e donne sono uguali. Ci si riduce al comune denominatore. Di te resta solo l’ombra che chiede di sopravvivere. Non ricordi nemmeno più se sei donna o uomo. Dentro quel container forse c'era qualche cristiano etiope, ma la maggioranza era musulmana. Eppure non c'era donna con le gambe o la testa coperte. Tutto fuori, tutto esposto, perché non rimane più niente, se non quel corpo che ricordi essere tuo solo per alcuni particolari. Il neo che hai sulla coscia. Le dita storte dei piedi. La cicatrice sulla pancia. Sei tu. Ma anche non lo sei più, dispersa in mezzo ai vapori degli altri corpi. Quando lo sconosciuto ti sta di fianco non trattiene le feci, o quando non le trattieni tu, e continui a respirare e a navigare per giorni in quel puzzo nauseabondo senza acqua e senza cibo, non sai neanche più chi eri prima di entrare. L'immagine di mia madre il giorno del matrimonio di Hodan che mi tiene il viso tra le mani e con gli occhi gonfi di lacrime dice: "Sei bellissima, figlia mia. La più bella della famiglia". Il mio imbarazzo in mezzo a tutti quei veli colorati, all'hijab bianco che mi avvolge il capo e le spalle. La prima volta che mi sono vista femmina, sentita speciale. 
Forse non ero più nessuno. Forse ero sempre stata fatta della stessa materia dei sogni."


Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura, Feltrinelli 2014

[La storia di Samia Yusuf Omar è stata raccontata anche da Carlo Lucarelli ne "La tredicesima ora" del 30 maggio 2014 e secondo me, prima di lamentarci di tantissime cose, bisognerebbe conoscerla]

martedì 10 giugno 2014

Francesco De Gregori | La ragazza e la miniera


[meno male che c'è sempre qualcuno che canta e la tristezza ce la fa passare,
se no vita questa vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare]