domenica 16 novembre 2014

Delle illuminazioni di inchiostro poco simpatico

Secondo me quei racconti dove c'è lei, di solito femmina, che una sera esce, e piove, o c'è la nebbia, comunque è buio, e lei è spaesata per via del buio, e allora fuma, o guarda nel vuoto, o beve birra, rigorosamente appoggiata a un muro, e aspetta che lui lei loro la illuminino, e lui lei loro di solito la soprendono, ma comunque arrivano sempre, e come input la baciano, e lei con un solo bacio vede tutto pure il sole, e capisce il diverso e pure l'uguaglianza, e si trasforma in un navigatore che col cazzo che si perde più, e dopo tre o mille ossimori ti spiega e risolve tutti i problemi del mondo, senza mai un sorriso o una battuta, ma con tanti di quegli aggettivi lunghissimi e polverosi da assordare pure la piantina di Léon, questi racconti profondi qui, dicevo, hanno una musicalità talmente sospesa che come dire, io una volta per tutte la spegnerei. 
A meno che lo scopo non sia sentir la Nothomb imprecare in fiammingo, magari pure vestita da samurai, nel qual caso avevo frainteso io.

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