Per una serie di strane coincidenze del destino e di un cappuccino andato di traverso, oggi mi è tornata in mente la personificazione esatta esatta del mio contrario assoluto, una signorina che è stata mia compagna di università, e che qui, per comodità, chiameremo la Comodini.
La signorina Comodini, detta anche la più furba del mondo, fin dalla tarda adolescenza, o forse già da prima, ha sofferto di uno strana mania che non so il nome esatto, ma i cui sintomi mi fanno sempre venire in mente l’inculato, che è una statua che c’è a Parma che rappresenta un sindacalista che si chiama Filippo Corridoni, uno che ci penso tutte le volte, la signorina Comodini l’avrebbe spedita a zappare, e secondo me pure con slancio.
La comodinite, ad ogni modo, non è facile da spiegare, mica possiamo etichettarla con un banale ottenere il massimo facendo il minimo, mica possiamo prenderla alla leggera, dietro c’è dell’altro, dietro c’è tutto uno stile di vita che tu ad osservare ti chiedi ma è vero? ed è sempre vero, dietro c’è stupore, determinazione, c’è un qualcosa di spesso che io, siccome sono il contrario dell’occhio clinico, io mica lo so spiegare, ma però (non esiste migliore espressione di “ma però” per marcare il confine tra empirismo e scienza) posso altresì contribuire alla ricerca, posso narrare tre linee guida tre seguite scrupolosamente e costantemente dalla Comodini:
1) in caso di esame non passato, o con voto ingiustamente basso, convincere mammà di essere stata comunque più brava della signorina lellona (lellona sta per pirla talmente buona che alla fine aiuta sempre e non dice mai bau, non saprei come descrivermi altrimenti). In caso di agevolazioni, soffiate, chiede o non chiede, non aiutare nessuno a priori.
* (nella mia facoltà la tesi durava minimo 2 anni, allora la Comodini illuminata si laureò da un’altra parte, dandomi più o meno per 730 giorni della stacanovista. Il giorno della mia laurea, spinta da curiosa benevolenza, venne ugualmente a vedermi, ma siccome il voto era più alto di quanto avesse sperato, ci rimase molto male e se ne andò dignitosamente senza salutare nessuno.)
2) incontrare un ragazzo ricco col padre potente e legarcisi a vita. Curare parallelamente il capello ossigenato, sennò sfibra.
* (dopo una delusione con un pluripallato conte rotariano, ferreo sostenitore della prova costume, l’amore danaroso arrivò su un pluricorno parecchio alticcio, ma abile nella compravendita di esami; quando la lellona mollò il fidanzato, la Comodini non si risparmiò un profetico “tu sei pazza, non troverai mai più un altro uomo”.)
3) fare l’insegnante perchè si lavora solo al mattino e si hanno tre mesi di ferie in estate. Per tutto il resto c’è l’uomo ricco.
* (dopo una breve carriera silvaniana, fonti sicure narrano che la Comodini sia attualmente insegnante di sostegno in una scuola elementare. Alla domanda “deve essere dura insegnare ai bimbi disabili, ma devono trasmetterti tantissimo, vero?” la Comodini ha risposto con un lapidario “non saprei, il mio è muto”.)
Perchè considero la signorina Comodini mio contrario assoluto spero sia chiaro, ci tengo però ad avvertire che di sta gente è pieno il mondo, ne ho avuto la prova poco fa, allora siccome il tempo ad ascoltarlo insegna sempre, va detto che pure le lellone imparano a mandare a cagare. Romantiche, buone, positive e pure pirlotte, ma dritte dritte per la loro strada.
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