Ormai si era abituata a svegliarsi due tre volte a notte, niente sogni, impossibile dormire senza guardare il soffitto o fumarsi una sigaretta sul balcone avvolta dal cielo umido senza stelle.
Quella però era una notte strana, calda, appiccicosa, una notte che la svegliò con un bruttissimo presentimento e via velocissima a cercarla.
Lei era là, in bagno, a terra. Aveva cercato di fare tutto da sola, era fatta così, guai a preoccupare gli altri più del dovuto e poi guardati piccolina mia come sei magra, i dispiaceri ti stanno prosciugando.
Perchè non mi hai chiamato, ero sveglia.
Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, mi dispiace perchè non ci sarò quando sarai grande, il giorno della tua laurea, non vedrò i tuoi sorrisi quando incontrerai lui, non potrò abbracciarti e consolarti quando starai male, non ci sarò il giorno del matrimonio, non ti vedrà mamma. Tuo fratello è più grande, ma tu hai ancora bisogno di me e lo so che ce la farai, ma sei la mia piccola e vorrei ancora un po’ di tempo per noi.
Ma non lo hai scelto tu, non è colpa tua, non possiamo farci niente e poi sarai nei miei pensieri sempre, figurati in quei momenti.
Inutili parole, non ce la fanno a descrivere certe emozioni, meglio il silenzio, occhi negli occhi e poi lacrime e un abbraccio di quelli che non si dimenticano più, un abbraccio che anche oggi quando ci penso rimango convinta che il cordone ombelicale non venga mai tagliato del tutto.
Nessun commento:
Posta un commento