mercoledì 5 agosto 2015

Compito della finestra: descrivi quello che vedi dalla tua finestra

Termo, davanzale e poi giù. La mia finestra è arrogante, del tipo che arriva dal soffitto fin quasi al pavimento, e infatti abitando al piano terra ed essendo un po' selvaggia, io l'ho sempre usata come porta, che scavalcare mi dà un senso di libertà come poco. A me inoltre piace scrivere di getto mentre cammino, di solito senza rileggere perché dopo cerco di capire i miei collegamenti mentali, allora come prima cosa mi vien da dire che star ferma a guardar fuori mi fa strano, molto strano. Come seconda, invece, va detto che non ci sono le tende, non ci saranno mai, son meteoqualcosa e le tende sono tipo l'elastico delle mutande della libertà, preferisco la luce, non ci saranno mai. Ma guardiamoci un po' intorno, io questa finestra è il punto dove d'inverno sto di più a leggere, e infatti di fianco a me c'è il pouff magenta che appiccico al termo per godermi i miei viaggi mentali, tipo quest'inverno son rimasta bloccata in casa dalla neve e questa era la postazione ufficiale mia e del mio cane cubotto, e leggevo e guardavo fuori e scrivevo, ed era molto strano essere isolati, ma anche molto molto bello, perché certi legami, forse la neve, certi legami li sentivi indistruttibili, invece se guardo fuori adesso, io adesso vedo il deserto. Il caldo, il lavoro, corri corri sempre fuori casa, io mi è morta pure la menta marocchina sulla fioriera, che quella cresce verde con quaranta gradi, io invece oasi poca, io l'ho mica mai annaffiata, è morta. Ma guardiamo meglio. Come altra immagine mi viene in mente il mio primissimo ricordo di quando da piccola mio nonno liberava la kyra, il mio cane si chiamava la kyra, e siccome lei correva fortissima e io avevo paura, la guardavo qui dalla finestra in piedi un metro e uno sputo, e ridevo e mi sentivo molto sicura e leggera. Dopo poi scavalcavo e la accarezzavo e ci giocavo da perdere il senso del tempo. I miei nonni abitavano in trentino e avevano una finestra molto simile a questa ma forse più luminosa e sicuramente più profumata di legno, e siccome abitavano al primo piano, questa finestra non la scavalcavo, ma ci lanciavo giù i puffi sui porcini a seccare dei vicini, secondo me quello era il loro habitat ideale, dei puffi, ne sono credo ancora convinta. Dalla finestra ci guardavo anche le montagne, la stradina per capire quando al sabato stavano arrivando i miei genitori a trovarci, e anche i caprioli. Mai visto uno, di caprioli, invece quando dalla stradina vedevo mia mamma e mio papà, dentro una gioia di riabbracciarli che se fosse un colore, sarebbe tutto il pantonario. A pensarci bene, la mia finestra fa ancora da campanello, nel senso che quando arriva qualcuno lo vedo sempre da qui, dopo vado alla porta e gli apro, oppure lo faccio direttamente scavalcare, che ho ancora tanto mojito da preparare, quindi secondo me, annaffiando un po' il deserto, secondo me pian piano torna la neve.

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