Da piccola mio padre mi ha portato a conoscere il Concorde. Niente giocattoli che c’è tempo, il Concorde. L’ho presa da lui mi sa ‘sta cosa che faccio fatica a tenere i piedi per terra e anche quando ce li ho, i piedi, a me viene da guardare le nuvole o cercare l’acqua e in assoluto camminare scalza, che solo quando lo faccio mi rendo conto di avere scelto un luogo come casa. Che per le scarpe guai, ho una seria dipendenza, ma quando me le tolgo vuol dire ci sono, mi fido, sono pronta, basta punta di piedi che voglio sentire con tutta la pelle il fresco d’estate e il caldo d’inverno. Mia madre aveva paura di volare, stava male proprio, ma mio padre lo faceva volare anche per terra, l’aveva pure accompagnato ad Aviano prima dell’altro volo, mia madre, mio padre e le scarpe, sempre insieme, diversi ma complementari. Niente simbiosi, un atrio di interessi, lei il teatro, lui il Concorde, ma i passi poi insieme e a separarli non c’è riuscita neanche la morte. Che i Concorde mica è vero che hanno smesso, sono pensieri talmente supersonici da farti volare quando e dove vuoi. Basta togliersi le scarpe.
Nessun commento:
Posta un commento