lunedì 21 ottobre 2013

Vino, sorriso e nebbia

Sporcarsi con un bombolone come biglietto da visita e poi inciampare, che è un'arte, ma su tutto la luce e un pranzo, che una persona per me la conosci così, senza fretta, tutto il resto dopo.
Vino, sorriso e nebbia. A noi emiliani ci piace troppo perderci e ritrovarci e infatti come simbolo, prima di Novecento, Zavattini e Ghirri, per me una piazza, di quelle piccole della bassa, quelle che non ci puoi fare niente, solo annusarla e farti avvolgere te e i campi ed aspettare che qualche scampanellata di bici ti riporti testa e sciarpa colorata sulla terra.
La nebbia va ascoltata, ha un linguaggio tutto suo fatto di dettagli lenti e silenziosi che quando li capisci sei sulla luna. Come quando guidi e ti trovi un muro, inutile voler guardare avanti, ancora peggio correre, bisogna solo imparare a leggere in basso e seguire la striscia bianca della strada. Solo così, immersi nella loro atmosfera surreale, si raggiungono sempre i portici.

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