martedì 28 agosto 2012

sul "trash the dress"

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via pinterest
Cara sposa,
sono l’abito che hai scelto con cura fra mille altri, quello che hai provato e ti ha fatto commuovere e sorridere contemporaneamente,  facendoti sentire bella,  forte ed elegante. Pronta per il grande giorno.
Sono quello che, come te, si è emozionato poco prima della cerimonia, quando tutti gli occhi erano puntati su di noi, per fortuna anche i Suoi, così rassicuranti ed innamorati.

Sono quello che, un po’ seccato per il lancio del riso, è stato abbracciato da tutti gli amici e parenti, felici e commossi per aver condiviso con te una giornata così importante.
Sono quello che è stato fotografato e che ti ha accompagnato per tutta la festa, fino a quando tu e Lui non siete rimasti soli.

Sono quello, infine, che rivedrai dopo anni sfogliando le fotografie,  che conserverai nel tuo armadio e farai vedere alla tua bambina, immaginandotela grande con me indosso.


Ecco, ho letto di una moda che già dal nome “trash the dress” non mi piace proprio. Spose che, per un servizio fotografico, fanno di tutto per distruggermi. Mi danno fuoco,  si gettano nell’acqua e si arrampicano anche su una roccia. Rischiano la vita per eliminarmi.
Poi capita, come ieri, che si buttano in un lago  e perdono la vita.  Pensaci bene, capisco il lancio del bouquet, che appassisce, ma la distruzione di una parte di te non mi sembra proprio il caso.

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