Io siccome il caldo, adesso scrivo. Che ieri, per motivi che non sto a spiegare, il caldo, forse, ieri mi è venuto in mente un progetto (vuol dir tutto vuol dir niente come parola, progetto, tipo coso o robo, martelletto, progetto), un progetto fagiano per apple italia (minuscolo si può scrivere? a me stan sui maroni le maiuscole, è più forte di me, poi mi dicon che sono ignorante e devo legger di più, ma è più forte di me, martelletto) che spiegarlo bene tutto tutto qui anche no (martelletto, martelletto, martelletto), mapperò (quanto mi piace a me dire mapperò e quanto mi sta sul culo invece apperò, gli sgrisori che chiudiamo la parentesi subito), io, in pratica, io dovevo spiegarmi attraverso quello che mi appassionava più di tutto, allora nel progetto robo coso martelletto, io siccome ragiono e comunico più facile con le immagini, per descrivermi sceglievo l'arte contemporanea.
Che uno dice arte contemporanea e subito tutti a criticare e quasi sempre, anzi, semprissimo, dopo la dichiarazione che nell’arte contemporanea non si capisce un benemerito (che anche a me, in effetti, capirmi è strano forte), dopo, semprissimo, dopo come esempio saltan fuori i tagli di lucio fontana e arriva il più furbo e spara un "capirai, un taglio nella tela, lo potevo fare anche io" e invece no, cazzo, io ai furboni gli rispondo sempre che invece è stato lui il primo, e che il suo taglio, di lucio fontana, non è stato semplicemente un taglio, ma è stato il momento esatto in cui l'arte italiana ha fatto il suo passino tridimensionale verso lo spettatore.
Che prima era più ferma l'arte italiana, tipo perdersi dentro un de chirico, bello eh, ma due palle dopo un po’, e invece dopo no, dopo, sempre a milano, dopo quel genio di manzoni (piero) ha iniziato a inscatolare merde d’artista e linee infinite, oppure burri (non a milano) ha usato un sacco di materiali strani per esprimerci noi, e insomma, mica solo i sacchi, i gretti cazzo, burri ci ha inglobato piccoli piccoli dentro gibellina e lo smarrimento lo ha comunicato bene, più dei labirinti di parma, secondo me, ma vedete voi.
Dopo poi, a parte gli specchi di Pistoletto, che per la prima volta l’opera era completa solo con lo spettatore dentro, dopo c’è stato il periodo che a me piace più di tutti, quello dell’arte povera, che lì cazzo i materiali, zorio e le stelle, mattiacci e le spirali e merz, chi mi conosce lo sa, io mario merz lo amo più di tutti, lui ha fatto i tavoli vivi che si intitolavano tipo la frutta siamo noi, nel senso che noi maturiamo e pian piano marciamo come le pesche e insomma, come si fa a guardar queste opere e dir che non si capiscono? Basta ascoltarle senza fretta e l’illuminazione arriva, trasmettere trasmettono sempre, secondo me, tipo il mare, ma ascoltate voi.
Dopo poi c’è stata un sacco di roba fighissima, tipo la transavanguardia con paladino e clemente che son arrivati dritto dritto in america (coi coccodrilli nella doccia), dopo ancora basta, adesso io non scrivo più che son mica pratica e mi sembra di spiegarla, chiedo scusa nel caso, fagiana sono fagiana resto, dopo però l’ultima cosa adesso magari c’è cattelan che ti spiazza coi cavalli oi papi (oi, martelletto!), che tu dici quindi? quindi li guardi epperò ti scervelli e alla fine una sensazione comunque cell’hai, mi pare, dopo, insomma, adesso, secondo me, adesso ancora vale la pena non aver mica fretta di giudicare e martelletto bla bla bla, meglio fermarsi un attimo ed imparare, che l’arte parla. Sempre.
(Ci saremo capiti? Eh? chissà.)
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