domenica 1 novembre 2015

il grande cocomero

Ci son delle volte che il percorso lo devi far per forza in solitaria, che gli altri possono esserci, ascoltare, dire, fare, baciare, ma da quel cazzo di buco (solito doppio senso?) devi per forza passarci solo tu. Dopo è tutto molto strano, dopo ti capita di guardar delle scene di coppie e bambini, oppure ascoltar storie di lavoro, che sembra di veder un film lontanissimo con visione di lato, più che frontale, e mica lo sai come andrà a finire, sei pronta pure al mostro sotto al letto, ma dentro senti con certezza che tu non sei e non vuoi così, e soprattutto indietro mai, e allora provi un sollievo di un bello, ma di un bello, da colorarti tutto, pure il respiro. Ecco io, secondo me, è questo sollievo qui che va condiviso tutto pigmento dopo pigmento, tipo che dovremmo fare a gara a chi abbraccia più forte, oppure stonare vergognosamente canzoni stupidissime, brindare, farci l'amore, rapire un'aragosta, spazzare via le bugie col caffè, incontrarci di nuovo una prima volta per festeggiarci, o per lo meno ricordarci a vicenda, nei momenti pesi, che alla fine, lenti di un lento che una lumaca in confronto è veloce, alla fine ce la si fa. A modo nostro, che è fondamentalmente pirla, maschile femminile singolare plurale.

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