Il male, lo lasciamo fuori? I brutti, li coloriamo di magenta? Le banalità, le sostituiamo con la musica forte nelle orecchie? Oltre alla lettera della Fallaci, ci rileggiamo quella di Terzani? Io venerdì ero in aeroporto quando è successo e prima di capire ridevo perché eravamo tutti schiacciati come sardine mentre l'autista ascoltava in francese la partita dell'Italia. La paura senza motivo, le facciamo il solletico? Il soggetto, anche sottinteso, continuiamo a muoverlo di una virgola? Le barriere, le uniamo talmente dentro da scioglierle? Dopo poi cantavo la musica ignorante e ho capito. È stato brutto che non voglio parlarne perché tanto sarebbe banale, è stato ancora più brutto ieri un allarme bomba, due in mimetica coi mitra e degli occhi che neanche loro, meglio non parlarne. Di cosa voglio parlare aculei maledetti? Di sabato che ho cenato in un ristorante siriano con italiani, inglesi, francesi, fiamminghi e pure slovacchi e abbiamo fatto un mesculotto di lingue e riso e bevuto e tutto è stato normale. Delle camminate nelle strade sconosciute col vento, dei bagni caldi e le tisane prima di dormire, del mercatino delle pulci che ho preso una giacca vintage stupenda, delle spezie, no cazzo non è vero, voglio parlare di quanto è impagabile rapportarsi con le persone, che senza l'amicizia saremmo tutti completamente persi, e invece io bussola voglio perdermi nei legami. Voglio confrontarmi, capire, conoscere, sostituire ogni possibile forma di odio col più disarmante dei sorrisi, voglio l'amore di pancia e di vita, non i dubbi del cazzo o le circostanze buttate lì. E scusatemi se alla fine sono stata banale, ma io ieri, a tornar a casa, io pensavo questo. I viaggi, non smettiamo di farli mai?
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