Pablo Picasso, The King of Minotaurs ,1958 |
Ieri ho pensato che son giornate che la strada per tornare a me è tipo un labirinto cazzutissimo con dentro un Minotauro che fa le fusa mentre sbadila le rotonde, allora a parte che la bussola nel labirinto è impazzita, ma un qualche filo lo so che lo troverò, a parte questo, io, dopo, ieri, io per depistar la bestiola dopo mi son fatta i capelli rossi rossi, che il toro si sa che come colori preferisce dell’altro, ma io, per tornar a me, che poi sei te, io secondo me magari sbaglio ma dico rosso, lingua al gusto di medicina amara ma rosso, testa ovattata ma rosso, magenta e rosso. Dopo poi alla sera, dopo ho scoperto che mentre facevo i miei viaggi a immaginarmi il mio Minotauro interiore, ieri in contemporanea c’è stato anche un terremoto forte a Creta, allora un po’ mi è venuto da ridere, che gufata a parte, quando voglio rompere i maroni a qualcuno modestamente li rompo con una ricerca stilistica che non starei a cercar ulteriore testimonianza ma andrei oltre a oggi, che infatti anche oggi ho avuto un’illuminazione, un’altra, e cioè che pure Picasso ha avuto il periodo del Minotauro, per lui era il simbolo dell’angoscia e della violenza sovraumana e l’ha messo in un sacco di opere, pure in Guernica, però a parte il fatto che il suo mostro non aveva il badile, il mio sì, pure un martelletto, io siccome oggi mi va di provar a sdrammatizzare un pochino, di Picasso e il Minotauro preferisco focalizzarmi su questa foto qui sotto, che insomma lo sapeva pure lui, prendere un po’ per il culo le paure di certi periodi aiuta, diobono se aiuta.
(penso che il filo magico avrà a che fare con gli abbracci e le presenze nonostante i nonostante, penso)
Pablo Picasso wearing a cow’s head mask on beach, 1949 |
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