sabato 29 novembre 2014

mettiamo il caso


Quindi mettiamo il caso che ieri sian cambiate un po' le cose, e quindi mettiamo il caso che io un po' di paura ce l'ho, e quindi mettiamo il caso che mi tuffo, tu mi raccomando tieni pronto un salvagente, mettiamo il caso. 
Che quando hai paura, e io un po' di paura ce l'ho, quello che vuoi più di tutto è l'abbraccio delle persone con la Pi maiuscola, mettiamo il caso.

mercoledì 26 novembre 2014

mi applicavo

Ho trovato la mia pagella di prima elementare, è divisa in due, da un lato ci sono le note del primo quadrimestre, dall'altro del secondo. 
Nel primo la maestra scrive che sono un po' timida, ma molto dolce e gentile con tutti, attenta, con predisposizione ai calcoli (i regoli colorati sembravano lego cara maestra, lego) e lodevole in condotta. 
Nel secondo scrive solo che ho molta fantasia, che strano.

venerdì 21 novembre 2014

propulsione

Ieri alla fermata dell’autobus c’erano un ragazzo cinese e uno africano che parlavano di un loro amico indiano bravissimo, quello di terza A presente?, dicevano che oltre a studiare, adesso ha trovato da lavorare in un ristorante coreano, un lavoro che non lo voleva fare nessuno, che tu devi schiacciare un bottone e basta, un lavoro che non devi fare un cazzo ma ti pagano ben mille euro, dicevano che culo, dicevano, ma lo dicevano in un italiano emilano perfetto, che a sentir la esse a me è venuto un sorriso molto pieno. 
Dopo poi, siccome il bus non arrivava, dopo hanno iniziato a fantasticare di quando finalmente non dovranno più aspettare, che ce l’avranno anche loro la patente, che le guide già le fanno, conoscono pure tutti i segnali, ma i pezzi del motore porca vacca in italiano hanno dei nomi impossibili, e se li scazzi non passi, allora avrei voluto confessargli che anch’io di alberi e pistoni ci capisco un benemerito, però siccome subito dopo hanno detto che dura per dura, come ti insegna la scuola italiana nessuna, a me è venuto solo da pensare che nonostante qualche omino verde rompicoglioni, nonostante loro ci aspetta un futuro molto più internazionale. E lì il sorriso è diventato molto di testa aperto.

mai dire mai (che è pure un po' palindromo)

martedì 18 novembre 2014

what will you protect?

Le parole

“Ti sbagli se pensi che con le parole puoi imbrogliar la gente. Hai voglia di fare il gentile, di far la mossa di togliere il pelucco dalla giacca del vicino. Le parole vanno dritte per la loro strada, hanno solo un padrone, che è la tua faccia. Le parole van dentro dappertutto, le parole son nel sangue, son cattive, brucian come il fuoco, e se sei un vigliacco, ti torcon tutto come un ramo sulla fiamma.”

Nino Pedretti

domenica 16 novembre 2014

zebra crossing

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da: H. Herrera, Vita di Frida Kahlo, Edizioni La Tartaruga

Delle illuminazioni di inchiostro poco simpatico

Secondo me quei racconti dove c'è lei, di solito femmina, che una sera esce, e piove, o c'è la nebbia, comunque è buio, e lei è spaesata per via del buio, e allora fuma, o guarda nel vuoto, o beve birra, rigorosamente appoggiata a un muro, e aspetta che lui lei loro la illuminino, e lui lei loro di solito la soprendono, ma comunque arrivano sempre, e come input la baciano, e lei con un solo bacio vede tutto pure il sole, e capisce il diverso e pure l'uguaglianza, e si trasforma in un navigatore che col cazzo che si perde più, e dopo tre o mille ossimori ti spiega e risolve tutti i problemi del mondo, senza mai un sorriso o una battuta, ma con tanti di quegli aggettivi lunghissimi e polverosi da assordare pure la piantina di Léon, questi racconti profondi qui, dicevo, hanno una musicalità talmente sospesa che come dire, io una volta per tutte la spegnerei. 
A meno che lo scopo non sia sentir la Nothomb imprecare in fiammingo, magari pure vestita da samurai, nel qual caso avevo frainteso io.

martedì 11 novembre 2014

del prenderla dolce

cover

 

Millie accompagna il marito Maurice dal dottore. Dopo la visita il dottore convoca Millie nel suo studio, da sola, e le dice: «Maurice soffre di una grave malattia dovuta all’eccessivo stress. Se lei non farà quello che le dirò, suo marito morirà. Ogni mattina lo svegli dolcemente, con un gran bacio, poi gli prepari una sana colazione. Sia sempre gentile con lui e si assicuri che non perda il buon umore. Cucini solo i cibi che preferisce e lo lasci riposare dopo i pasti. Lo tenga lontano da qualsiasi lavoro domestico e non discuta con lui dei suoi problemi; non farà che aggravare il suo stress. Non litighi con lui anche se la critica o la prende in giro. La sera, cerchi di farlo rilassare con massaggi. Lo incoraggi a guardare tutto lo sport che può in televisione, anche se lei dovrà rinunciare ai suoi programmi preferiti. Inoltre, ed è la cosa più importante, ogni sera, dopo cena, soddisfi anche il suo minimo capriccio. Se riuscirà a fare tutto questo, tutti i giorni per i prossimi sei mesi, credo che suo marito riacquisterà completamente la salute».
Sulla strada di casa, Maurice chiede a Millie: «Cos’ha detto il dottore?».
«Ha detto che devi morire.»

 

[Thomas Cathcart e Daniel Klein, Heidegger e l'ippopotamo. Le barzellette sull'Aldilà che spiegano l'Aldiqua]

domenica 9 novembre 2014

quando il muro l'hanno tirato giù

Io me lo ricordo quando il muro di Berlino l'hanno tirato giù, che mia nonna ha preso me e mio fratello e ci ha messo davanti alla tv in piedi a guardare, e io ero piccola e siccome mio fratello era un periodo che guardava sempre il film dei Pink Floyd, io avevo paura che arrivassero i martelli giganti, poi invece mia nonna, senza spostare lo sguardo dalla tv, lei a un certo punto ci ha detto chissà come sarebbe stato contento vostro nonno, che mio nonno era morto da poco, allora siccome era commossa ho capito che quelli lì erano dei martelli diversi.

zebra crossing

caduta del muro di Berlino

sabato 8 novembre 2014

Slide

Pacchetto, camino, terrazza e giardino. Niente tende per carità, luce, luce dappertutto, con finestre enormi che così di notte con la neve si vede tutto. Poi lo so che sei da bianco, ma i dettagli si è detto sono i miei e io pensavo al verde acido o al magenta, ma forse anche all'arancione, poi vediamo, posso avere un pantonario? Eh? Lo uso con giudizio e moderazione, promesso, posso? Eh? Eh? Posso? Per via che la casa si vive scalza, gnesa per gnesa vorrei anche il legno per terra e come tradizione Novecento una notte tra Natale e giù di lì, con le luci dell'albero, che di dettaglio sarà tamarro, in quanto la precisione addobbata lo sai bene l'antipatia. La cucina invece tutta tua, mensole, cassetti, coltelli e ciappini vari, tutta robina tua, contento? 
Invece nella cantinetta ci vorrei un angolino acuto per leggere o pensare, invadente che sono, tu pensa le volte dicembre, l'atrio, il caos e la pazienza, le volte, l'atrio. Sulla stanza delle scarpe sai già tutto, sappi che anche solo a pensarci sto ridendo come una pazz  no come me, che secondo me vale doppio, perché c'è da dire, uomo della mia vita (mi leggi? ci vedi? Qui siz plaz sbarababam!), che io c'ho provato a fare questa pseudo lista dei desideri per il sorriso (scrivere per sfogare il bene o scrivere per ridere?), ma fondamentalmente bastava la prima parola che capivi uguale, vero?

venerdì 7 novembre 2014

I posti dove stanno

“Mia mamma sta dentro nei bambini con i colletti bianchi che sbagliano le righe. Sta dentro i fiori che crescon dentro i vasi, sta dentro nei galletti che gridan come matti, sul far del giorno. Sta nelle campanelle del mattino, che battono, in fretta in fretta, come se avevan freddo. Mia mamma sta dentro di me, fissa, con la sua voce, quando diceva «Grazie, Signore», andando a letto. E mio babbo sta in una donnina magra – mi trema ancora le ginocchia, quando la vedo – che l’ha pettinato con le mani, quando è morto.”

Nino Pedretti, Al vòusi, p. 24