domenica 24 maggio 2015

Io

2000-lightyearsfromhome:  Ryan Widger, The Conversation, 2006


Io adoro sta cosa che mentre cammino scrivo di getto e poi arrivo alla panchina e pubblico senza nemmeno rileggere, è tipo una seduta dallo psicologo, scrivere per me è questo, leggere non lo so la paura che faccio, quindi nel caso fermi qui arrivederci e grazie alla prossima. 

Spazio linea pallino linea pallino respiro. 

È un periodo che sogno mia mamma un sacco, lei da giovane prima di ammalarsi, che era bella anche da malata mia mamma, ma prima era bella di più. Son sogni comunque belli dove io sono io adesso, non da piccola, tipo che ieri abbiam messo tutti i miei vestiti di quest'inverno in alto in alto in un armadio da lanciarli via in alto e non arrivarci mai più, e questa cosa del cambiamento ci sta tutta a pensarci, adagio e sereni ma ci sta, linea pallino spazio, ma ci sta. 

Di mio papà ho preso: la follia che se hai la passione niente e nessuno ti ferma, la voglia di volare e viaggiare ovunque, il lato maschiaccio (sta settimana ho riso da matti a raccontare che a me non mi portava che so a danza, mi portava in pista a conoscere Gilles Villeneuve, e infatti Heather Parisi che da bambina volevo ballare come lei col costume di topolino, io lei l'ho vista al motor show, posto da femmina dove comunque adesso andrei domani, ci fosse mai il mio futuro marito Valentino, penso che prima o poi dovrà scoprirlo che sarò sua moglie, penso). E poi: il parlare agli animali che delle volte neanche poche secondo me passo per pirla, la passione per le immagini in tutte le forme possibili e immaginabili (a parte i droni, voglio rifare la camera oscura), la curiosità senza mai paura del nuovo (un giorno racconterò del mio amico Yoshikazu, giuro). 

Di mia mamma ho preso tutto il resto: faccia, capelli, seno (i piedi scalzi son del papà), sorriso, voce stonata, zero casalinghitudine, e soprattutto il carattere. Tutto il carattere. Ansia sempre più per gli altri, ma anche per me, e zero conflitti, infatti l'atto più violento che mi ricordo di mia mamma è stato il lancio delle crocchette al cane per via della non casalinghitudine, che io, come lei, i cd merda li lancio anche adesso dal finestrino, lancio pure dell'altro, poi odio litigare, a me piace chiarirsi subito senza silenzi, i silenzi che non capisci e stai male aboliamoli, pure l'ira e la gente che urla via, che se non vuoi parlare allora la risposta è il sesso, che infatti risponde e parla meglio di tutto, sta cosa la gente prima o poi lo capirà, chissà se sarà troppo presto o troppo tardi, ma lo capirà. Mettiamoci un linea pallino spazio respiro, noi lo sappiamo.

L'amore, la lealtà, contare l'uno sull'altro che anche se diversi il rispetto sempre e comunque, e poi l'essere un punto di riferimento per gli amici, che tirarsi indietro o esser chiusi sarà stupido? Io son loro, poi anche dell'altro, tipo che la pelle di lividi da bambina seienne o il lato poccione non so di preciso da dove li ho presi, ma la base comunque è questa. Mi piace l'odore della pelle bruciata dal sole. Il resto vedremo.

Tipo.

"Tipo. A me piace moltissimo camminare a piedi nudi. Bisognerebbe stare sempre a piedi nudi. Dovremmo farlo adesso. E poi, perché non concentriamo lo sguardo solo verso cose belle? Cioè, quando le giornate e le frequentazioni forzate ci alterano, perché non pensiamo spontaneamente a Venezia o a Truffaut? Io poi sono per i cambiamenti continui, che ferma la mia testa non ci sta mai e mai, e devo spesso fare di conto con l'impossibilità di lasciare dove sono le genti e le situazioni e però forse è anche che il coraggio non c'è sempre e rimanendo lì, ogni giorno muori un po', ma poi come d'incanto capisci che si può. E allora pazienti e cominci a mettere benzina nella macchina e nella testa. E tu? E tu, am. Che secondo me sei così bella che anche tu c'hai dentro quel terremotino qui. È per questo che arrivano i colori? E anche il vino? E le spirali? E le passeggiate a piedi nudi. E l'odore della salsedine."

venerdì 22 maggio 2015

Scatoloni

Posponi di cinque in cinque poi è un attimo che voli tipo Cristoforetti, ma però dopo ti può capitare di ritrovarti chiusa in macchina sotto la pioggia, e pensare che ma però dovrebbe proprio essere usato in momenti così, che mi manca scrivere, che son settimane che lavoro solo in inglese e faccio fatica pure a metter in fila le parole italiane, che son sporca zozza di pellicola, che a me mi ci sta pure bene anche lui, che sembra com'era e invece no, io la testa l'automonia da guadagnarsela a sputo, che dalle casse agli scatoloni dentro son diversa, che viene giù tipo nuotare vestiti, che ne ho già prese a secchiate ma un cazzo di ombrello mai, che c'è della gente che non lo ha mai fatto di nuotare vestita, epperò sa quanti chilometri ci sono da casa al lavoro, che è una cosa che io bussola non saprò mai, epperò loro in macchina magari han l'ombrello e non cantano Jannacci e allora niente cambio, i chilometri sembran di più, che a me io fondamentalmente sta cosa di fidarmi e farmi guardare mi piace, che prima di tutto vengo io di star bene, che il resto poi dopo, fottesega no, ma dopo, che ho preso grigio maledetto un caffè alle sette di sera perché sto ancora cercando di svegliarmi e soprattutto, che me lo chiedo da un po', che verso farà la giraffa? Bum?

venerdì 15 maggio 2015

Poi

Oggi ho chiamato l'ascensore, odio l'ascensore, poi siccome stavo parlando delle cartellette trasparenti che poi son le buste, coi buchi, l'ascensore si è chiuso e ci ho messo la gamba dentro, ma siccome non si è riaperto, dopo poi la gamba l'ho tolta e mentre gli dicevo ascensore torna da me, a voce alta, poi l'ho realizzato che stavo facendo la mia solita figura del cazzo, ma che ci possiamo fare se son fatta pocciona così? Da che lato del letto dormi? Che io mi sta pure sui maroni far la retro, poi prima di dormire ho bisogno sempre di leggere un po' se no non ci riesco a spegner la luce, poi mi metto subito di pancia un attimo, poi a palla, poi sempre palla. E c'ho ancora il piumone, domani lo tolgo, poi lo saluterò, ma sarà un momento difficile, che mi manca già. Saranno almeno quindici anni quindici che mi sento dire la frase di merda "perché voi creativi non capite", che è un perché senza un perché, mi pare, inoltre cosa vuol dire voi creativi mica lo capisco, forse vuol dire cercar di fermare l'ascensore con la gamba mentre parli di cartellette trasparenti che poi son le buste, coi buchi, forse vuol dire ascensore torna da me, forse son le cartellette di plastica trasparenti, che poi son le buste, coi buchi, non so. Il fatto, è che se uno parte dal fatto, che una cosa non si può fare, niente di nuovo sarebbe mai stato fatto. Se uno non c'ha l'entusiasmo, invece di brontolare dovrebbe cercar di cambiare, che troppo razionale vedi le cartellette trasparenti che poi son le buste, coi buchi, niente colore sotto, secondo me, poi.

domenica 10 maggio 2015

pensieri dalla panchina

Stanotte ho sognato che dovevo andare a teatro con mia mamma, che è una cosa normale e mi manca molto, e lei mi guardava e mi diceva ma vieni conciata così?, che anche questo è una cosa normale che mi manca meno ma mi fa ridere, allora mi vestivo più da femmina pure coi tacchi, e poi, come sempre, le rubavo gli accessori, solo che me li sceglieva lei catarifrangenti, cosa per niente normale. Il risultato? Arrivavamo in ritardo ma mi sono svegliata dal ridere, non perché zampettavo catarifrangente, ma perché, per sognare questa normalità qui che non fa male dentro nemmeno l'ombelico, ho fatto una fatica merdica lunghissima che non auguro proprio a nessuno. Ci vuole tanta, tantissima pazienza.
[E comunque io, a voi due, vi voglio sempre un bene così]

sabato 2 maggio 2015

concetti e cuscini

La mia testa delle volte pensa troppo, allora ho capito che quando succede devo staccar tutto e farla riposare, senza preoccuparmi di smontare i meccanismi e guardar le ragioni, tipo una macchina che dopo un po' la spegni e si raffredda, ma molto di più, in quanto un oggetto vale infinitivamente meno della fatica che sto facendo adesso a scrivere. Poi io, adesso che aggiusto cuscini come concetti, io non so se sta sensazione riesco a descriverla bene, è che a me, anche se mi sembra di aver il cappotto con mille gradi, anche se la fatica, la stanchezza, il sonno arretrato più o meno di anni quindici (quindici), io, a parte l'entusiasmo, io ci son cose folli che col normale non le baratterei mai, tipo quando mi senti e infatti son lì che ti tocco, oppure ti canto e mi tappi ingiustamente la bocca, ma tanto rido e canto lo stesso e poi ti guardo così che lo sai che poi ci perdiamo e se non torniamo pazienza, abbiamo più o meno tutto quanto, cioè noi e la consapevolezza forte di non confondere mai potere e conoscenza. Il resto sarà.