Odio svegliarmi nel cuore della notte per colpa del cane che abbaia all’improvviso, mi allontano dal cuscino che sembro Beatrix Kiddo quando esce dalla tomba, poi col cazzo che mi riaddormento subito, prima o poi mi verrà un infarto, inizio a pensare, e dopo non mi fermo più. Tipo la canzone del sole, per molti è una canzone d’amore, per me è la storia di una che viene violentata e tutte le volte che provo a dirlo mi guardano come se fossi matta. Vallo a spiegare l’eco dei tuoi no e il mare nero, la gente si ferma ai fiorellini e alle calzette rosse, pazienza. Altro che niente da dire o tacere del tutto, troppi tendono a mascherarsi dietro ai giudizi, poi urlano da matti come difesa, io sti scogli mi son rotta le balle, io non voglio mascherare proprio più niente, allora già che ci sono volevo anche dire che secondo me Mogol è un cazzaro furbissimo e le discese ardite e le risalite son la metafora di un pompino da cielo azzurro e giù la gola, poi ancora in alto col grande salto, ma anche questa cosa non penso venga capita, forse lo scoglio sono io. Niente nevrosi, sì alla fragilità. Giorno dopo giorno. Mica è vero che tutto diventa più facile, forse ci si pensa meno, forse si riesce meglio, ma il normale non è mai comunque come prima. Si sopravvive, poi piano piano si vive. Non si galleggia comunque, che quelle son le merde, si nuota, quindi niente mini mostri di fango accovacciati sulla pancia, io della mia personalissima Salerno – Reggio Calabria mi fido (fidarsi è bellissimo), allora voglio tornare nel mare blu a nuotare con le stelle marine, andiamoci.
Nessun commento:
Posta un commento