C'è Paolo che giocava in serie A, terzino qualcosa. Era bravo cazzo Paolo. Poi un giorno ha preso in mano una pietra e l'ha lanciata dritto in testa a uno che camminava per strada. L'han messo dentro per questo, non si è mai capito bene perché abbia ammazzato uno a caso, ma adesso comunque è perfetto, calmissimo e imbattibile a scacchi, fumatore accanito e cantante provetto, però fuori non ci vuole più stare.
Poi c'è Giovanna che è un angelo, cucina e ci vuole bene a tutti come figli, urla solo se le tocchi la borsa, chissà cosa ci nasconde, ci dorme insieme di pancia e l'abbraccia e le parla e nessuno sa il motivo, ma in fondo perché separarsi da una cosa che calma?
Di sera ci divertiamo sempre a indovinare il tesoro nascosto, le diciamo Giovanna che cosa nascondi oggi nella borsa, una pianta? un caffè? il rossetto? un libro, un leone, l'accendino, un uomo? Ma lei ride ride e dice niente, allora noi non ci indoviniamo mai, ma pazienza, Giovanna è un sorriso insostituibile.
Il terzo amico mio è Luigi, da piccolo lo tenevano legato sul balcone come un cane e allora ha imparato tutte le stelle coi nomi suoi, tipo moka e punta, che cosa ne sapete voi se i suoi nomi son mica quelli giusti? Luigi è un omone che se ti abbraccia ti stritola, poi guai per gli animali che gli parla e ci capisce, però ha una paura tremenda della violenza in tutte le sue forme, tipo che anche solo se uno alza appena la voce lui piange come un bambino e si accarezza le cicatrici delle catene, allora son momenti proprio difficili.
Poi ci sono io, Giorgio. Io vorrei uccidermi sempre, con tutto. La testa ragiona, capisce, ascolta, poi però ogni tanto maledetti sbalzi dice basta, guardati, ormai cosa pensi di ottenere nella vita, falla finita, muori, allora il corpo inizia a cercare qualsiasi cosa per annientarsi e farsi un male che fa un po' anche bene. È difficile spiegarmi. Un tempo scrivevo, adesso è difficile, proviamo con un esempio: l'altro giorno stavo cucinando e il fornello mi attirava come due cosce di una che vuoi scopare tutta dentro subito, mi diceva vienimi sopra Giorgio con quella mano dai vienimi dentro, e io mi sentivo calamitato fortissimo, poi però son arrivati Giovanna e Paolo e mi han guardato senza dir niente, allora mano sulla spalla ho scolato la pasta e abbiamo mangiato e poi l'attrazione è passata.
La novità di metterci tutti noi quattro in un appartamento funziona. Che i dottori ci hanno raccontato le nostre storie senza tutti i filtri, continuano loro e le infermiere a seguirci, però sta cosa di vivere insieme in una casa e proteggerci l'un l'altro anche noi è un esperimento strano bello, ti fa sentire parte di un qualcosa di vivo, talmente tanto che ci son momenti che penso che il futuro non fotte solamente e gli schemi una qualche via d'uscita possono avercela. Come gli scacchi di Paolo.
Chissà, magari tornerò anche a scrivere come prima, che depressione è una parola abusata, chi più chi meno abbiamo tutti degli sbalzi, invece i punti deboli insieme diventano più morbidi.
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