lunedì 28 aprile 2014

E ci sono periodi molto maperò nella vita

“Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, e neanche ma d'altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione, ma però d'altra parte contemporaneamente d'altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva.
E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente. Così fu la mia vita, da quel mattino.”
Stefano Benni, Margherita Dolcevita

venerdì 25 aprile 2014

Parole: la mia settimana


La rabbia evapora, l'abitudine più che ruggine è calcare in alambicco, il giardino è marocchino, la lista dei pro e dei contro potrebbe essere utile,  chantilly è una poesia di una sola parola, pure Pompidou, ma diversa.
Chi sia il tu delle poesie mica l'ho ancora capito, io sono per la distribuzione di nani finti da passeggio e so che parlarsi uno sull'altro è inutile e incivile, che la torta meglio allegra che nervosa, che se cercano di far passare uno per lo stronzo della situazione conviene ascoltare se stessi, che l'argan è la rucola degli anni Ottanta e perciò mi sfugge il significato dell'olio di babassu, che basta un incontro importante pure per guarire una personalità anaffettiva e questa cosa qui mi lascia fiduciosa nel genere umano.
Controllati il volto potrebbe non esserci più, ma i piedi sono ancorati a terra e la testa resta per aria, allora a parte il dubbio di essere un albero e di avere dei giorni allergici col sistema di propulsione assente, a parte questo tutto bene, si perdono gli oggetti, non le persone. L'importante è non alterare mai l'ordine casuale del tutto.

mercoledì 23 aprile 2014

Caroline | histoire numero deux

Carolina histoire numero deux

non date retta ai fantasmi

L’altro giorno ho letto un libro che subito mi ha meravigliato un sacco per via della protagonista, dolore doppio come me, guai per l’arte e la fotografia, pure conservatrice, solo che poi, a un certo punto, questa protagonista qui viene contattata via mail dai fantasmi e capisce che non bisogna dargli retta, ai fantasmi, via mail, ma niente, lei la protagonista continua a chiacchierarci e chiacchierarci e chiacchierarci, allora io, la lettrice, dopo ho avuto una meraviglia più delusa.

martedì 22 aprile 2014

quella luna lì, bisogna lasciarla stare

“Se uno rimane, se non se ne va, può sempre fermarsi una sera qualsiasi (meglio le mezze stagioni) in Piazza Grande e alzare lo sguardo verso la Potta. Così, per abitudine. Magari gli scappa l’occhio più in alto, e nel cielo un po’ afoso, nel blu affumicato della pianura, può esserci anche, tutta gialla, la luna. Grande come una forma di parmigiano, che ti sembra di poter prenderla in mano e mangiarla. È la luna di Modena, e qualche volta, se sei sul sentimentale, può anche venirti voglia di metterti a ululare: come un cane, come un matto, come un Ghizzardi. Sì, lo so che Ghizzardi e quel tale Ligabue erano matti speciali, sperduti in un pezzo d’Emilia che non si può chiamare Modena: eppure, la luna è la stessa, e lunatici, siamo lunatici uguali, dal Po fino a Zocca. Probabilmente con la malattia dell’organizzazione, del partito, del progresso, delle macchine, del metallo, delle acciaierie, e poi del software, dell’innovazione, della competitività sui più primari mercati. Ma la luna, eh già, quella luna lì, bisogna lasciarla stare, va’. Perché l’è così poetica, ma così poetica, così tanto poetica... C’è solo da stare attenti in quelle sere, guardando lassù, di non pestare una merda di cane, quaggiù.”
Edmondo Berselli, La luna di Modena lasciatela stare

sabato 19 aprile 2014

il lancio dell’uovo ignorante

Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi, infatti una decina di anni fa il sabato di Pasqua stavo entrando al supermercato con fratello e siccome tutti e due avevamo una storia amorosa incasinata, nel senso che i nostri avevano dei loro, io a un certo punto mi sono seduta in un angolino e sono scoppiata a piangere tipo monumento ai caduti, allora fratello intelligente ha prontamente deciso di comprare per pranzo gnocco, mortazza e vintage tunina e niente, mangia e bevi, bevi e ridi, ridi e sbronza, a un certo punto non so bene come mai, ci siamo ritrovati a giocare a pallavolo con l’uovo di Pasqua, che dentro si rompe subito ma fuori mai, fa un male pazzesco se ti arriva nel ghigno, è una delle cose più divertenti che ci siano. Dopo poi le storie passano, si cambia, si cresce, si sopporta, si dimentica, si matura, si quello che vi pare, ma stranissimo, la tradizione del lancio dell’uovo ha attecchito talmente tanto che se in questi giorni vi capitasse mai di vedere delle squadre di pazzi che tra urla di dolore e risate agguerrite si lancia addosso un uovo rigorosamente ignorante, tipo quello di Peppa la maiala, fermatevi e lottate, ci avrete trovato.

[Buona Pasqua]

venerdì 18 aprile 2014

Parole: la mia settimana in disordine sparso



Questa settimana ho capito che i tempi di preparazione delle ricette nel mio caso sono finti, che potrei sterminare il mondo con un solo peperone, che solare solo se pannello, che una marea di fanciulle dedite all'erotico d'autore avrebbe un disperato bisogno di conoscere Linda Lovelace, che la Persona è quella che viene subito in mente quando vuoi condividere un pensiero importante, che nei periodi maperò qualche cosa si spegne altre ne accenderai, che la struttura non è una gabbia, ma un trampolino.
Sta arrivando la pioggia da ciao mondo pulito e siccome ad agosto nevicherà e tutto sarà possibile, in disordine sparso vorrei camminare sulla spiaggia per ore prima dell'estate, della gente e del casino, prendere a sturlate l'ignoranza, andare a vedere la stella nana e il nuovo pianeta terra, ascoltare musica da lavare il cielo daltonico, presentare alla polaroid tutti i muri amici, perdermi nei souk di Marrakech e ridere del mio dissenso dell'orientamento, vedere da vicino la rana della pioggia, guardare un telegiornale fra cinquant'anni per capire come saremo, riuscire su tutto a proteggere ancora più del possibile le persone che dico io, tipo aiutarle a sdrammatizzare nei periodi scombussoli, che insomma di vorrei la gente ne ha sempre un sacco, ma più per se stessa che per gli altri, invece secondo me il bene più attivo di tutti è proprio questo abbraccio qui.

giovedì 17 aprile 2014

Facciamo una gara a chi trova più verdi?

 
- Facciamo una gara a chi trova più verdi?
- Va bene. Verde mela, verde muffa, verde smeraldo, verde ramarro.
- Verde pisello, verde berillio, verde cavalletta, verde ortica.
- Verde oliva, verde mare, verde scuro.
- Verde marcio, verde menta, verde bile.
- Verdastro, verdolino, verde maglia di rugby dell'Irlanda.
- Verdicchio, verdazzone, verde scoreggia di marziano.
- Verde que te quiero verde, verde com'era verde la mia valle, verde semaforo.
- Verde schiena di sgombro, verde muschio di presepe, verde anaconda.
- Verde collutorio per i denti.
- Verde vomito di spinaci.
- Verde alga.
- Verde von Ofterverdligen.
- Verde basta mi sono rotto le balle.
- Ma è un gioco meraviglioso - ho detto.
- È un gioco cretino e mi fa diventare triste - ha detto lui.
- Perché?
- Quando ero in clinica, la gente non faceva che ripetere le stesse cose ogni giorno. Rotoli di parole. Ore uguali alle altre ore.
(…)
- Tra poco non mi vedrai più, Margherita. Ti dispiacerà?
- Recita pure, io non lo farò. Sì, mi dispiacerà molto.
È venuto viso contro viso. Anche se era più vecchio, non era molto più alto di me. Ho notato un accenno di peluria sul labbro, e un neo sulla gola.
- Mi ami, Margherita?
Lo ha detto con voce dolce e indimenticabile, e io ho chinato la testa.
- Credo di sì - ho risposto.
Stefano Benni, Margherita Dolcevita

mercoledì 16 aprile 2014

La telefonata

[informiamo che la telefonata potrebbe essere registrata nel rispetto della normativa sulla privacy]
Drin, Driin, Driiin, ma anche un po' drink.
- Pronto?
- Signorina! (tono trafelato)
- Che c'è? (tono di conseguenza) 
- Non posso venire oggi.
- Non preoccuparti, nessun problema (tono da vabbè)
- Stavo già in strada, poi mi ha chiamato il vicino. (pausa media) La Vale ha spiccato il volo. (pausa lunga)
- Eh? (tono da oddio!)
- Ah niente. Si è buttata dal balcone. (tono lapidario)
- Ohnnoo. (tono da porca troia, ma chi è la Vale?)
- Chissà cosa le è passato per la testa. (tono giallo)
- Mi dispiace tantissimo. (tono da labbra chiuse e mezzo sospiro, ma chi non è la Vale?)
- No ma tranquilla, ora sta bene, si è sbucciata un ginocchio e rotta un dente, ma sta bene, anche la veterinaria ha detto di star tranquilli.

La signorina realizza improvvisamente che la Vale è un cane e comprende che in un certo senso pure loro cadono sempre in piedi. Segue sospiro dal vago sapore scientifico e dal retrogusto senza dubbio fondente dark noir.

lunedì 14 aprile 2014

La signorina

Sono convinta che di una persona si capisca un sacco dalle figure di merda, allora a parte il fatto che perdo regolarmente il carrello della spesa al supermercato, mi sporco ogni volta che mangio e non mi vergogno mai, mai, come buon inizio ci tenevo a raccontare tre aneddoti di una tale che chiameremo convenzionalmente la signorina:
* la candidata universitaria si presenta all'esame sticazzi di latino, accavalla nervosamente le gambe, calcia fortissimo il prof che le dice non si preoccupi signorina, è quella di legno.
* la pendolare arriva alla fermata dell'autobus, chiede ad una signora notizie del suo numero due, si sente rispondere non saprei signorina, sono cieca, decide di proseguire elegantemente a piedi.
* la signorina zia cerca invano l'ingresso notturno dell'ospedale per presentarsi in modo consono alla neonata nipote, intravede nel buio una figura di spalle proprio di fianco ad una porta trasparente col maniglione antipatico, bussa ripetutamente, lo insulta in modo vario e colorito per via della sua impassibilità, si accorge che è una statua di Padre Pio collocata proprio di fianco ad una cappella piena di fedeli.
Nessuno le apre, che strano.
(continua)

venerdì 11 aprile 2014

Parole: la mia settimana


L'amore è un pene di puffo blu, ma anche saper parlare con gli alieni, cantare stupendo di Vasco in autostrada, fermarsi in un bosco sulla porrettana, recuperare all'ultimissimo la dignità per parlare ingiaccate con incravattati dallo sguardo matematico, riperderla subito immaginando una pistola con le ventose per centrare il politico vipparo o pseudo cantante che appare in tivù e addormentarsi col sorriso mille denti bocca chiusa.
Amore è anche vorrei di Guccini perché non sono quando non ci sei, è commuoversi quando una tua amica finalmente si innamora di nuovo, è leggere Guzzanti ridendo da matti, è sognare il Mugello svegliandosi alla partenza con un'adrenalina pazzesca.
Amore è la mia pioggia, è cantare il vitello dai piedi di balsa a tua nipote che se la ride, è invocare un uragano da stordire il Noè dei fiori e comprare pomodori sticazzi al posto delle roselline, è disegnare il fantastico mondo dei silvi blu e ritrovarsi con l'occhio lucido in un vodka gin veleno per topi che portarmelo via nessuno mai.
Amore è un uomo con cui scopare parlare e mangiare e poi di nuovo farsi far l'amore, è leggere un Reggio ti odio appena arrivati a Parma e spiegare al muso che certe scritte sbagliate vanno spisciazzate per forza, lui di solito solo scritte poetiche, è la dignità di due sofficini al posto degli occhi, è pure l'ortofruttolo che ti frega clamorosamente vendendoti dell'oro ma tu niente, con la cassettina di fragole in mano ricominci a cantare Finardi fortissimo e pensi pazienza, è ora del cambio vestiti.
Amore è una settimana da cantare scrivere leggere immaginando e ridendo duro, che piangere sono bravi tutti, in generale vivere meno.

la risposta è dentro di te

Buonasera, volevo dire al mondo e a tutti gli amici di internet che c’è grossa grisi… molto egoismo, qua non sappiamo più quanto stiamo antanto su questa téra… Ti chiedi i “come mai” i “come dove” nel mondo… Dove chi? Perchè quando? Dov’è la risposta? Ti chiedi i “quasi quasi” e miagoli nel buio… ma la risposta non la devi cercare fuori, la risposta è dentro di te, e però è sbagliata…

Corrado Guzzanti, Il libro di Quélo

posta da Hong Kong

Grazie per la risposta e la conferma.
Siamo così felici che la avete ricevuta e godere. Speriamo sinceramente che possiamo avere un'altra possibilità di servirlo ancora.
Nel frattempo nessuno dei vostri suggerimenti saranno apprezzate.
Auguri a voi!

[solo per dire che oggi essere idiota tanta e dopo letto mail io siamo così felice che godere tutta giornata. Nessuno vostri suggerimenti saranno apprezzate, dici grazie google translate. Auguri a voi!]


mercoledì 9 aprile 2014

Les épices de Merzouga

Posso uccidere le farfalle a colpi di lasagne, sono per la dignità della pasta al tonno e del sofficino pomodoro mozzarella, nel cassetto pizza, crudo, dente e sangue, agli occhi di ghiaccio fragole da mordere e mani di burro, ma le persone insipide no, altro che tiepide o scotte, altro che secchiate di épices, quando le vedo lì impiattate ferme e immobili, senza nemmeno una padella, io ci provo a masticarle, ma inutile, non le digerisco mai. Secondo me è allergia.

martedì 8 aprile 2014

Malgrado questo

“Mi dici che sto giocando
coi tuoi sentimenti,
colla tua vita...
colla tua carta di credito...
Me ne assumo la responsabilità, perché malgrado questo
io ti amo e so essere molto severo con me stesso...
Mi dici che ti tradisco, che c'ho l'amante e mi mostri
le prove, le foto, le lettere... ti mancano dei gioielli...
Come sai essere ingiusta a volte!
Ingiusta con me, ma anche con Loredana.”

Corrado Guzzanti, Il Libro de Kipli, 1992

sabato 5 aprile 2014

Dei giudizi affrettati


Stamattina ho comprato una tela enorme da farci i pitturini, stavo canticchiando pure tutta contenta dipinsi l'anima su tela anonima pensando che il Califfo, allo Zampaglione, gli voleva proprio bene, quando ho incontrato una signorina che siccome mi ha visto spingere la porta invece di tirare, altro che mescolare la vodka e l'acqua tonica, bum bum sbam, mi ha sparato un "quelli come voi non ce la fanno ad essere concreti, colpa dell'arte" che mi ha un po' sconcertato.
Volevo dirle mi scusi signorina, è vero che sto girando con una tela piuttosto ingombrante sotto al braccio, ancora candida tra l'altro, ma io le etichette non le sopporto, poi lei non mi conosce nemmeno, come si permette? Volevo farle un discorso sull'arte, i giudizi affrettati e le opinioni, alla signorina, solo che siccome sospirava e continuava a guardarmi col sorrisetto da so tutto io, ed io avevo una certa fretta, l'ho guardata dritta negli occhi e poi l'ho semplicemente e concretamente mandata a cagare. Secondo me ha capito.

venerdì 4 aprile 2014

parole: la mia settimana

1

come away with me

La teoria delle olive e le cinture slacciate, la scala mobile e le porte che siccome c'è scritto tirare io spingo e allora sembro più stordita del solito anche se non c'è bisogno. Non mi attento a stappare lo champagne, mi sporco sempre a mangiare, sono sbadata e non riconosco mai le persone, però mi piace da matti il profumo della libertà e sono convinta che tutto il piùissimo accade solo se non programmato. Diluvia e a correrci sotto per via che un ombrello mai, ho pensato che è mica vero che nella vita bisogna andare sempre e solo avanti, meglio perdersi, capire la direzione giusta e poi via dove si vuole veramente. Il resto chissà.

giovedì 3 aprile 2014

sarei diventato uno scrittore

Groucho Marx

Sarei diventato uno scrittore. Mi cucii delle toppe di cuoio sui gomiti delle giacche, rinunciai ai sigari per la pipa e cominciai a farcire i miei discorsi di parole come cacofonico e parentale. Non ci volle molto perché gli editori facessero la fila per la mia prima opera. Dissi al primo arrivato che stavo scrivendo di un argomento caro al cuore di chiunque. Il mio primo libro, lo informai, si sarebbe intitolato "Letti". E poi sollevai le sopracciglia in maniera significativa.”
Groucho Marx, Beds, 1930

martedì 1 aprile 2014

Minuetto

Comincia e ricomincia sempre tutto con un passo piccolo, allora io quando è un momento che ho bisogno di pensare cammino e annuso testa pancia tutto quello che vedo. Dopo è stranissimo, dopo mi perdo e mi ritrovo sempre quando ai miei piedi viene voglia di cantare.

It means something different to every one of them

illustration by zebra a pois
 
This writer, he was going on about the lyrics to "Champagne Supernova", and he actually said to me: "You know, the one thing that’s stopping it being a classic is the ridiculous lyrics." And I went: "What do you mean by that?" And he said: "Well, Slowly walking down the hall, faster than a cannonball — what’s that mean?" And I went: "I don’t fucking know. But are you telling me, when you’ve got 60,000 people singing it, they don’t know what it means? It means something different to every one of them."
Noel Gallagher, 2009 interview