Quando una persona decide di buttarsi nel vuoto per prima cosa individua il punto, poi si toglie le scarpe, ci arrotola le calze, ci butta dentro il borsellino e si tuffa.
Gesti rituali di un ero qui che è un linguaggio difficilissimo e lascia completamente annichiliti.
Non mi permetto di entrare in argomenti più grandi di me, però penso che nella vita sia tutta una questione di spazi, che i vuoti siano resi e che tra l'universale e il matematico ci sia un puntino da ascoltare e riempire di coccole, un puntino tipo ombelico che il cordone l'ha perso chissà dove quando e perché, ma da capitano della pancia un filo invisibile con la testa possa crearlo.
Penso che ascoltarsi accovacciati orecchio dentro sia difficilissimo, un passo alla volta nella ragnatela di intuizioni e percezioni, ma insomma, ho il terrore di sembrare banale, tutto cambia con un ritmo talmente inaspettato che ecco, secondo me la giusta prospettiva si può trovare.
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