giovedì 23 gennaio 2014

Letizia Battaglia, spiazzamenti

Letizia Battaglia
1993
“Lei è Rosaria Schifani, suo marito Vito è stato ammazzato, era una giovane guardia del corpo di Falcone. Si amavano, avevano un bambino piccolo e un futuro insieme. Quando è venuta a casa mia le ho chiesto di mettersi vicino alle persiane perché c’era una bella luce; mi guardò e io le dissi “chiudi gli occhi” e tutto diventò più essenziale e segreto. Perché faccio sempre chiudere gli occhi? Le donne che posano per me quasi sempre su mia richiesta chiudono gli occhi, io penso che ho un segreto dentro che io sconosco ma che è bene che rimanga dentro.”
tre donne, fotografia di Letizia Battaglia
2010
“non riesco a liberarmi dal dolore di storia della mia gente, della mia vita e della mia terra, con tutte queste corruzioni, mafie, morti ammazzati, dolore, sangue, povertà, droghe… Distruggere i miei negativi, bruciarli in riva al mare è veramente uno dei miei sogni ricorrenti. Ma non posso buttarli via, né cancellare del tutto quello che ho provato dentro di me, allora cerco di trasformare quest’esperienza passata – che mi ha segnato molto – in qualcosa che si proietti in un altro tempo, in quello presente. Scelgo il negativo del passato e lo stampo in un formato molto grande, tanto che la presenza femminile, o il fiore o la bambina che gli metto davanti gli si possa relazionare per dimensione. In genere scelgo il nudo femminile per contrapporre un presente vivo ad un passato di morte. Nella foto della copertina di questo mio ultimo libro*, mescolo tre creature: Marta con i suoi quattordici anni, in primo piano; dietro di lei, lo stupendo volto di marmo di Eleonora D’Aragona di Francesco Laurana, conservato al Museo Abatellis. E poi Rosaria Schifani, vedova dell’agente Vito, ucciso da Cosa Nostra insieme al giudice Giovanni Falcone.Tre donne, tre storie. La mia vita.”
*Giovanna Calvenzi, Letizia Battaglia: sulle ferite dei suoi sogni, Mondadori

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