la mia testa è la quarta dal bordo
o forse la settima da sinistra
o la ventesima dal basso;
la mia testa non so quale,
non più una, non più unica,
già simile alle simili,
né femminile, né maschile;
i segni che lei mi manda
non sono affatto particolari;
forse lo Spirito del Tempo
la vede, però non la guarda;
la mia testa statistica,
che consuma acciaio e cavi
tranquillamente, globalmente;
è qualunque e non si vergogna,
è scambiabile, e non si dispera;
è come se non l'avessi affatto
a parte, a modo mio;
è come se si scavasse un cimitero
pieno di crani anonimi
di buona conservabilità
nonostante la mortalità;
come se lei fosse già là,
la mia testa d'altri, di chiunque
dove, se qualcosa ricorda,
è il suo avvenire profondo.
Wislawa Szymborska
(da Discorso all'ufficio oggetti smarriti, Adelphi 2004)
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