giovedì 31 gennaio 2013

un passo alla volta

Guards of the river
Guards of the river, photo by Zsoka Lorincz
 
Dove cammina il mio destino c'è un filo di paura, ma ormai l'ho capito che le situazioni vanno affrontate un passo alla volta e che restare immobili o correre alla velocità della luce serve solo a confondere e non porta da nessuna parte. E la direzione da seguire, quella la puoi capire solo tu, ma una volta trovata non resta che prendere la tua tristezza in mano, soffiarla nel fiume, coprire il dolore di piume e fare un piccolo passo in avanti. E passo dopo passo, mentre i loro occhi senza fondo seguono la mia luna, è meraviglioso rendersi conto di ritrovare poco a poco il sorriso. 

dedicato



..ai miei pensieri, a com'ero ieri e anche per me..

martedì 29 gennaio 2013

Il Laureato




Ieri per l'ennesima volta ho rivisto Il Laureato. E come sempre ho pensato male di Benjamin.
Ben non hai carisma, basta parlare per frasi fatte, ridi un po' o cerca almeno di far ridere, hai dalla tua una colonna sonora pazzesca ma ti meriteresti di ascoltare in loop pittori della domenica, che qui di amore e morte è un'altalena Ben, altro che Simon and Garfunkel. No non ci siamo, non ce la fai, sei lento Ben, non ti applichi, ti stai facendo trascinare dai fatti senza ribellarti, usa la testa Ben, stai andando alla deriva e neanche te ne accorgi.
Poi in Ben scatta qualcosa, via la maschera da sub, via l'acquario, via il conformismo, via il perbenismo, via tutto, e in un attimo non te ne accorgi neanche e come sempre corri con lui, vai Ben che ce la fai, pestaci con quel Duetto, non ti fermare, urla urla urla Ben, grande, così si fa.
E mentre canti The Sound of Silence, pensi che sì, il sorriso finale sarà pure fugace, ma ora Ben l'ha capito che l'avvenire del mondo non è nella plastica.

lunedì 28 gennaio 2013

delle favole

Chi di noi appena nevica non si mette subito a cucire in una foresta? La mamma di Biancaneve, ad esempio, lo faceva abitualmente, solo che un giorno si è punta un dito e, guardando il sangue sul terreno innevato, ha desiderato una figlia con la pelle bianca come la neve. Da qui l'originalità del nome della povera bambina e fortuna che il sangue non è caduto su cemento, terra incolta o altro.
Detto questo, se ancora oggi certi nani cercano di modificare i fatti di storia realmente accaduta, siamo proprio sicuri che dietro l'avvelenamento della povera Bianca non ci sia lo zampino di almeno uno dei sette nani? E se fosse stato proprio Silviolo?
Bisognerebbe fare un po' di chiarezza su certe favole.
Se Cappuccetto si fosse messa una bella giacca mimetica, per esempio, come si sarebbe comportato il lupo?
E dove sta scritto che per trovarsi un principe una debba baciare un ranocchio o peggio farsi un giro su una zucca e camminare con scarpette di cristallo tacco 12 in su?
E perchè il principe deve essere per forza azzurro? Perchè non verde come il ranocchio o Shrek?
E se il suo cavallo bianco venisse attaccato dai nani, ci salverebbe lo stesso o scapperebbe via?
Non so voi, io al principe colorato ho rinunciato da un bel po', nella vita preferisco seguire il Bianconiglio e salvarmi da sola tra gli alti e bassi, i paradossi ed i sensi unici o alternati della vita.
E per niente al mondo vorrei il lieto fine, perchè quello può arrivare solo a storia conclusa ed io, invece, la mia avventura nel mondo delle meraviglie la voglio continuare ogni giorno. Throught the Looking-Glass.

domenica 27 gennaio 2013

un tempo te la facevano imparare a memoria

Che un tempo te la facevano imparare a memoria già alle elementari. Spiegandoti i fatti e la storia. Oggi invece senti certi discorsi e capisci che è proprio il caso che venga letta o riletta da molti, con attenzione. L'intero libro, a dir la verità, andrebbe letto o riletto, ma accontentiamoci. 
 
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
 
(Primo Levi, Se questo è un uomo)

venerdì 25 gennaio 2013

Pascali

Muro di sonno. Baco da setola. Vedova Blu. Dinosauro che riposa. Ponte e Mare.
Niente, per me Pascali resta un genio, come Gaetano nella musica.
E non voglio spiegarvela, andate a vedere le opere in qualche Museo o mostra, se proprio non vi va guardatele su internet, capirete da soli.
Il punto è che una scultura deve abbracciarti in tre dimensioni e le sue lo fanno sempre in 4, ti prendono anche la testa e senza accorgertene inizi a viaggiare con la fantasia. Perchè lui era innamorato della vita, ironico, giocoso, ma aveva anche la grandissima capacità di arrivare dritto al punto senza se e ma, concretizzando la sua immaginazione sfrenata in  personaggi talmente comunicativi da lasciarti ancora oggi a bocca aperta.
E Gaetano uguale. Rare tracce di vita su Marte Venere e Plutone. Rare tracce di tenerezza in un mondo che si nasconde nella propria incolumità.

 dinosauro  baco da setola
immagini via pinterest

giovedì 24 gennaio 2013

cavallette



Oggi Lui -John Belushi - compirebbe 64 anni.
E la colpa resta sempre e comunque delle cavallette.

mercoledì 23 gennaio 2013

fragile

Non esistono persone infrangibili. Sono finte, distratte, hanno solo maschere che evaporano prima o poi dietro una nuvola rossa. E fragile è una parola bellissima, preziosa e delicata insieme, da  proteggere con cautela ma anche tanto amore.
Una persona fragile sa arrossire e farti capire anche un silenzio. Non cerca stupide avventure perchè non vuol più piangere e può darti con un solo abbraccio piccole emozioni talmente infrangibili da rimanerti dentro per sempre.
E ieri qui tutti a parlare di una stella cadente, o cometa, di un ufo o un alieno improvvisamente apparso sopra al mio cielo. Ovvio che non abbia visto niente.
Peccato, mi sarei fatta insegnare da Alieno la mia distanza dalle stelle, ma nessun desiderio, perchè di occuparmi solo un'ora al mese di te non se ne parla ed è proprio bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra. Parola di Suppen.

lunedì 21 gennaio 2013

forse cercavi Suppe

Forse cercavi Suppe. No, cercavo proprio Suppen. E il fatto che l'abbia cercato su Google la dice lunga sulla confusione che ho in questi giorni. Che non è sporco imbroglio, nemmeno oro nero, non è un abbaglio, niente petrolio.
Non sono figlia della solita illusione, sono semplicemente una zuppa. Di consistenza più o meno densa, ma una zuppa. Senza crostini per carità, diversamente colorata a seconda dei giorni, a volte inglese e dolce, spesso solo un pasticcio, un miscuglio di sensazioni ed emozioni varie che un legame tra loro ce l'hanno, anche se inspiegabile ai più.
Zuppa di funghi o zuppa di gamberi? Zuppa tagliente? Zuppa di questa sera o di primavera? Jambalaya o tuttifrutti? Morto per un piatto di zuppa o zuppa di riso? Zuppa sotto la pioggia, la neve o peggio l'acqua ghiacciata?
Cara zuppa, bella zuppa, zuppa cara, via la solita zuppa, quella senza fantasia, niente minestre riscaldate per carità che nemmeno la signora Knorr vorrebbe, via il pan bagnato, mi accontento di essere una zuppetta, che suppchen mi ricorda il mio cane e lui nella mia vita un posto fisso ce l'ha.
Zuppa, you got to change your crazy ways.  E chi mai disse che si deve amar come se stessi il prossimo con moderazione, chi? Moderazione de che? Il grado di amare gli altri sta tutto nella capacità di amare se stessi, anche se hai confusione e sei una zuppa. E no, noi non sopravviveremo senza diventare un po' pazzi. Questo è tutto, mi pare.

sabato 19 gennaio 2013

le cose belle non scappano via


 Thomas, figlio quattordicenne di John Steinbeck, innamoratissimo di Susan, scrive al padre per avere qualche consiglio. Questa la risposta.                                                                                                  


                                                                                                           New York, 10 novembre 1958

Caro Thom,
abbiamo ricevuto la tua lettera questa mattina. Ti risponderò dal mio punto di vista e di certo Elaine farà lo stesso.
Primo, se sei innamorato è una buona cosa, praticamente la miglior cosa che ti possa capitare. Non permettere che nessuno la sottovaluti o sminuisca.
Secondo, ci sono molti tipi di amore. C'è uno egoista, meschino, rapace e cattivo che usa l'amore per darsi importanza. Questo è il tipo di amore più brutto e che rende deboli. L’altro invece è una fuoriuscita di tutte le cose buone che hai dentro di te - di gentilezza, considerazione e rispetto - non solo il rispetto delle buone maniere, ma il rispetto più grande, che è riconoscimento dell'altra persona nella sua unicità e valore. Il primo tipo di amore può farti star male, renderti piccolo e debole ma il secondo può far nascere in te una forza, un coraggio, una bontà e perfino una saggezza che non credevi di avere.
Hai detto che non si tratta di una cotta. Se provi sentimenti così profondi, certamente non è una cotta.
Ma non credo tu mi stessi chiedendo di dirti quello che provi. Lo sai meglio tu di chiunque altro. Quello che mi hai chiesto è di aiutarti a capire cosa fare.
E questo, posso dirtelo.
Rallegratene e sii felice e grato.
L’oggetto dell'amore è il migliore e il più bello. Cerca di esserne all'altezza.
Se ami qualcuno, dirlo non può fare alcun male, ti devi soltanto ricordare che certe persone sono timide e quindi nel dirlo dovrai tenerne conto.
Le ragazze sanno come capire e sentire le cose che tu senti, ma di solito preferiscono anche sentirselo dire.
Può succedere che quanto senti non sia ricambiato, per una ragione o per l'altra, ma ciò non renderà i tuoi sentimenti meno veri e belli.
Per finire, so cosa provi perché lo provo anch’io, e sono felice per te.
Ci farà piacere conoscere Susan. Sarà la benvenuta. Ma a questo ci penserà Elaine, perché è il suo terreno e ne sarà felicissima. Anche lei conosce l’amore e forse saprà aiutarti più di me.
E non avere paura di perdere. Se deve succedere, succederà. La cosa più importante è non avere fretta. Le cose belle non scappano via.
Con amore, Pa'
 

venerdì 18 gennaio 2013

Richie and Margot




"Penso che dovremmo amarci segretamente e lasciare le cose come stanno."

giovedì 17 gennaio 2013

Karaoke

1 Se vuoi durare tutta la sera, non sgolarti alla prima canzone. 2 Il karaoke in cabina è uno spasso, quello in pubblico un’umiliante tortura. 3 L’alcol non aiuta la vocalità, ma migliora la performance. 4 Non sai cantare? Scegli un pezzo di Madonna e lo canterai comunque meglio di lei. 5 Vai solo nei karaoke attrezzati: qualunque canzone è più bella se la canti con una parrucca e un boa. 6 Si finisce sempre con We are the world.
 
E niente, le leggi ai tuoi pazzi compagni di stonate e dopo un secondo uno di silenzio si scatenano le riflessioni. Queste le regole del Karaoke rivisitate da chi, seguendo usanze e tradizioni pittoresche ma decisamente consolidate, adora creare panico e scompiglio tra i frequentatori abituali dei locali di Karaoke.
 
1 Se vuoi durare tutta la sera, impossessati immediatamente del microfono e non vergognarti mai. Dopo la prima stonata, avrai sempre meno occasioni per poter cantare di nuovo.
 
2 Il Karaoke in cabina è uno spasso, quello in pubblico uno spasso più grande (soprattutto quando canti canzoni improbabili non amorose, inspiegabilmente sottovalutate dai frequentatori abituali.)
 
3 L'alcol aiuta la vocalità e migliora la performance. Dal secondo bicchiere ti verranno in mente sempre più canzoni da cantare e la voglia di impossessarti del microfono sarà direttamente proporzionale al progressivo svuotamento del locale.
 
4 Non sai cantare? Scegli un pezzo di Ligabue e lo canterai comunque meglio di lui.
 
5 Vai in qualsiasi tipo di Karaoke e portati le attrezzature da casa: qualunque canzone è più bella se la canti con parrucca e boa (ma anche con occhiali glitterati e una fascia da tennista stile Tenenbaum).
 
6 Si inizia e finisce sempre con Minuetto.



 

mercoledì 16 gennaio 2013

frasi

"La follia è una condizione umana. La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione, quanto la follia."
Lo scrive Basaglia ed io, Suppen, ammetto che oggi ho urlato un Basaglia sotto la neve quasi con lo stesso tono usato da Mr B nell'indimenticabile interpretazione di Obama.
Perchè i fiocchi di neve non coprono tutto, ovattano e basta ed è un attimo che rimangano impigliati negli occhi. E tu puoi nasconderti sotto una copertina, puoi sussurrare tutte le canzoni che vuoi, ma certe frasi ti tornano in mente e non puoi farci niente.
Frasi folli, frasi da alieno, frasi che ti fanno male e se da cosa nasce cosa poi fai fatica a staccartene.
Frasi di persone che non vorresti perdere per niente al mondo ma se ne vanno, che preferiscono puntare una sveglia e non sognare di vivere. Frasi di occhi che ora brillano offuscati. Frasi di bocche che rinunciano ad assaggiarsi per capire se il caffè è dolce abbastanza. Frasi che sembrava tutto vero, ma tu vedi un po' che scherzi ti può fare la suggestione

martedì 15 gennaio 2013

I am the passenger



I am the passenger and I ride and I ride...
Che stia cantando e non sia vero? Che sia vero e non stia cantando? Confusione o silenzio?
Che ci siano persone convinte che le stelle si possano guardare da un finestrino? Che esistano persone che guai a non ammirare il cielo all'aria aperta? Da sole? In due? Abbracciate? Lontane ma vicine?
E le stelle le vedranno nello stesso modo oppure no? Mio o tuo? Viaggiare anche stando fermi o non fermarsi mai?
Come si viaggia? Come si guarda? Questo sto cercando di capire. Looking forward to Spring.

lunedì 14 gennaio 2013

cultura

Io ho sempre odiato le discriminazioni. Di razza, genere, religione, censo, guai a maltrattare gli animali, figuriamoci le persone.
Mai mi era capitato di essere considerata troppo colta e fuori dalla portata di qualcuno, ma mai dire mai, ieri è successo.
Che la cultura è un po’ una coltura e non servono spazi enormi da liberare in una testa per coltivarla, non occorrono scuole, master, università supermegarinomate, basta la curiosità e l’interesse per farla crescere. E l’aspetto più affascinante e magico di questa strana coltivazione intellettuale è che non è mai ripetitiva o banale, non ti stanca ed ha la capacità di stupire sempre con nuovi pensieri che non spaventano ma accrescono ed aprono la mente.
Ben vengano i libri, la musica, i film, l’arte, i viaggi, le passioni, la curiosità.
Cultura è e deve essere conoscenza in fieri. Meglio in progress va, che ultimamente si usa tanto e forse è più rassicurante.

giovedì 10 gennaio 2013

Fotografia della folla

Nella foto della folla
la mia testa è la quarta dal bordo
o forse la settima da sinistra
o la ventesima dal basso;

la mia testa non so quale,
non più una, non più unica,
già simile alle simili,
né femminile, né maschile;

i segni che lei mi manda
non sono affatto particolari;

forse lo Spirito del Tempo
la vede, però non la guarda;

la mia testa statistica,
che consuma acciaio e cavi
tranquillamente, globalmente;

è qualunque e non si vergogna,
è scambiabile, e non si dispera;

è come se non l'avessi affatto
a parte, a modo mio;

è come se si scavasse un cimitero
pieno di crani anonimi
di buona conservabilità
nonostante la mortalità;

come se lei fosse già là,
la mia testa d'altri, di chiunque

dove, se qualcosa ricorda,
è il suo avvenire profondo.

Wislawa Szymborska

(da Discorso all'ufficio oggetti smarriti, Adelphi 2004)




martedì 8 gennaio 2013

giudizi universali



Sono Suppen e in caso di nebbia mi piace proprio scrivere in questo blog catarifrangente.
Io non vorrei mai andare al ristorante con una persona che ordina anche per me senza nemmeno consultarmi, non mi interessa quello che mi chiede come se fosse una cosa fondamentale quanto zucchero nel caffè, mi fanno paurissima le coppie che mangiano in silenzio, forse ancora di più di quelle che litigano mangiando.
Rinuncio alle parole vuote ma doppiate, una persona voglio viverla.
E non mi permetto di giudicare o criticare chi vive tranquillo seguendo certi schemi che sembrano rotaie, ma la cosa dovrebbe essere reciproca, perchè perdersi nella nebbia non vuol dire necessariamente commettere errori, può essere anche un liberarsi dai centimetri di libri sotto i piedi, che ad essere sempre e solo razionali non si impara tutto e un po' di cielo ci vuole sempre.





domenica 6 gennaio 2013

Zebra Crossing



"via, via, entra e fatti un bagno caldo, c'è un accappatoio azzurro,
fuori piove un mondo freddo.."

sabato 5 gennaio 2013

gravità




Sarà che dalla leva in poi ho sempre schifato la fisica, sarà che la mela la collego alla teoria della mezza mela, al tempo delle mele, massimo massimo al buon Adamo e alla sua amica Eva ma mai ad Isacco, sarà che in questi giorni degli strani bacilli mi calamitano al letto, sarà questo o quello, ma a me la parola gravità proprio non piace.
Lungi da me affrontare discorsi fisici o filosofici, ok la derivazione latina, ma piuttosto che un centro che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente preferisco superare le correnti gravitazionali e galleggiare leggera nello spazio.
E almeno ogni tanto, anche sulla terra, tutti secondo me dovremmo lasciare la capsula come il maggiore Tom, uscire dalla porta, sospendere dubbi o giudizi e senza pensare troppo agli errori commessi o ai sensi di colpa imparare a vivere con più leggerezza.
Se la vita è un gioco di cui facciamo noi le regole, chi ci vieta di allegerirci un po'?
 

giovedì 3 gennaio 2013

dei piatti sperimentali

Metti due povere amiche sorelle separate dalla nascita che si impegnano sempre ad organizzare cene a base di vino e piatti sperimentali, due che per Natale credevano di avere rimediato ad un brodo verde mela con la perfetta esecuzione dell'egg nog, che voglio dire non capita tutti i giorni di bere se non sei a Natale in Inghilterra a casa di Pippa.
Metti una cena preparata con amore da una coppia di chef veri, chef che hanno dalla loro la padronanza di mille accessori ai più sconosciuti e soprattutto la capacità di cucinare il pesce come pochi anche nella mia cucina miseramente attrezzata.
Aggiungici un'altra coppia che ha fatto un corso di un giorno (intensivo ma sempre di un giorno) ed ha imparato la tecnica talmente bene da preparare nella stessa cena un antipasto pazzesco e due dolci che solo a sentire il profumo veniva da commuoversi.
In questo scenario idilliaco, i commensali non si sono limitati a fare i complimenti piatto dopo piatto ai vari chef, non hanno nemmeno mangiato in silenzio tipo Montalbano, no, si sono divertiti a giocare a qualcosa di simile a Masterchef giudicando i piatti preparati dalle due povere amiche nelle precedenti cene.
Per la cronaca nessun giudice è stato dalla nostra, tutti facevano a gara a ricordarsi il piatto peggiore con commenti di questo tipo:
- Ma le gelatine ve le ricordate?
-Uh le gelatine, le gelatine, le gelatine (ripetuto 3 volte)
- Quelle ci hanno messo a letto, steso.
(trattasi di gelatine alcoliche di tre colori, gusto Brancamenta, grappa alla camomilla, Martini mix. Molto scenografiche, ma preparate con dosi alcoliche leggermente sbagliate)
- Perchè i crostoni li avete rimossi?
- No i crostoni (grossa grassa risata), neanche il cane si era attentato a mangiarli.
- Da quella volta quando cucinano loro mangio sempre qualcosa prima di partire da casa.
(trattasi di crostini, crostoni se il pane lo tagli un po' male, al lardo di colonnata e scaglie di cioccolato amaro. Da non ripetere mai più, disgustosi)
- Ragazzi il peggio resta l'alieno verde.
- Ne parlano ancora in tutti i reparti ospedalieri.
- A me un po' piaceva, ma non mi attento quasi a dirlo per paura che possano rifarlo.
(l'alieno o strana sostanza verde è una sorta di crema alla menta leggermente pesantuccia, ma tengo a precisare che sarebbe da brevettare come pozione magica per azzerare all'istante il tasso alcolemico di chiunque. Sui reparti ospedalieri meglio tacere)
- Non scorderò mai la sera del riso al curry, con l'odore di ascella in tutta la casa. (non era ascella, era curry. Uffa)
- E il famoso chilo di riso a cono? In bianco.
- E quello salatissimo? Sempre in bianco.
- Sul salato vi ricordo anche la pasta con le alici sotto sale messe direttamente nella pasta senza lavarle.
(qui, lo ammetto, i giudici non avevano tutti i torti. Impossibile cucinare insipido, sale e spezie non mancano mai nella nostra nouvelle cuisine)
- Per me la cosa più schifosa (cosa? schifosa?) resta la bomba bianca con le zollette che prendevano fuoco. (Risata generale di tutti i commensali)
- Per poco non bruciavano la casa.
(trattasi di gelato al forno, ossia gelato freddo coperto da una calotta calda tipo meringa decorata da zollette di zucchero imbevute in una sorta di etanolo. Dolce difficilissimo e per pochi, anche perchè le zollette prendono fuoco facilmente)
- Anche la torta fritta preparata con il Pfanni al posto della farina non scherzava.
- Vero, la frittata di corn flakes! (basta?)
- E il raviolo aperto appoggiando due fogli di lasagne di Giovanni Rana nel piatto con dentro il ripieno?
- Ho rimosso il ripieno, vergognose!
(Gualtiero Marchesi perdonaci, ma l'idea era geniale ammettilo)
- L'unica vera cena dove abbiamo mangiato bene è stata quella marocchina.
-Vero. Benissimo.
- Ok ragazzi, ma sono state mille volte in Marocco, noi no. Non abbiamo termini di paragone. 
 
E qui le due povere ragazze, rimaste fino ad allora a bere in silenzio, si sono guardate negli occhi e con un tono che Tarantino avrebbe apprezzato tantissimo hanno iniziato a parlare del menù per la prossima cena, menù sorprendente da zittire tutti. Non riusciranno mai a fare un piatto normale, sia chiaro, si parla già di cupole salate e bastoncini di verdure in pasta fillo surgelata, ma va detto, senza sperimentare o colorare sai che monotonia?

mercoledì 2 gennaio 2013

Quando sarò capace di amare



"Potrò guardare dentro al suo cuore e avvicinarmi al suo mistero non
come quando io ragiono ma come quando respiro."

martedì 1 gennaio 2013

mi chiamo Suppen

Mi chiamo Suppen e proprio non lo so perchè il primo giorno dell'anno mi ritrovo sempre a camminare nella nebbia canticchiando Sally.
Sono lontani quei momenti e questa canzone non mi mette più tristezza, anzi quel forse ma forse ma sì ormai lo ululo con tante i guardando in sù, che se anche c'è la nebbia qualcosina di luminoso lo trovo sempre da fissare.
Mi piace l'idea che il tempo sia eterno e secondo me non dovrebbe essere scandito in anni ma in cicli diversi e personalizzati per ciascuno di noi. Cicli in cui si cade, ci si rialza piano piano e poi si torna su fino a quello successivo, che si ripete nelle fasi, ma nella durata e negli eventi è sempre diverso ed imprevedibile dal precedente.
E un po' come un barattolo di Campbell's Soup ho fatto pure un quadro su questa mia idea, con una macchia nera che per alcuni è una nuvola, per me una maschera con gli occhi inquietanti che soffia verso il basso e fa cadere a terra gocce che per molti sono macchioline, per altri spermatozoi, per me persone che si rialzano e tornano a farsi trasportare per vivere una nuova fase del loro tempo.
Tutto scorre, tutto passa, tutto si mescola, ma i legami di testa restano, sono forti e capaci di fare affezionare menti lontane ma vicine insieme. E non bisogna illudersi perchè è un attimo cadere, ma non bisogna neanche rimpiangere la realtà, anche se questa è Gabri, non Sally o Suppen.