martedì 24 dicembre 2024

il mio disordine caloroso

Di solito, in questi giorni, scrivo sempre il bilancio dell'anno passato, che sintetizzerei con un oxfordiano "minchia", col punto esclamativo per darci più enfasi.
Sarebbe sufficiente così, ma se proprio vogliamo essere precisi, si tratta di un percorso bello che merita di essere raccontato, quindi, come sempre di getto senza rileggere, facciamolo.

Parte male.
La vigilia dell'anno scorso è stata la più brutta della mia vita, è successo che di notte ho soccorso un ubriaco ferito alla testa e non so come ho fatto a restare lucida, ma so benissimo quanto sia crollata dopo, tutta sporca di sangue e insonne per giorni, fino a quando, con "Le schegge" di Bret Easton Ellis, mi sono sentita meglio (lo so, ma ognuno si distrae a modo suo).

Sempre peggio
Gennaio e febbraio mi sembrava tutto sbagliato, ero arrabbiata, stavo persino pensando di cambiare vita e città. Avevo solo voglia di nuotare in silenzio sott'acqua, abbracciare un enorme ET (lo vorrei ancora) e ovviamente piangere, poi si vede che ho toccato il fondo e marzo è cambiato tutto. 

Mettersi in gioco
Ho respirato al mare con la fissa del surf e capito che, per proteggermi, dovevo rinunciare ad aiutare gli altri. Non per egoismo, ma proprio per sopravvivenza, avevo bisogno di fermare tutto e capire cosa volessi veramente.
Take your time, think a lot e sticazzi: è stato così che mi sono rimessa in gioco e cambiato il punto di vista. La creatività è l'intelligenza che si diverte, diceva Einstein, e io ho preso questo motto alla lettera per cambiare la mia vita. Ha funzionato.

Vivo la vita così alla giornata 
Aprile e maggio sono stati mesi all'insegna di libertà e liberazione. Sono stata a sentire Vecchioni cantare Luci a San Siro a Roma, ho camminato e nuotato un sacco, realizzato che Johnny Utah mi arresterebbe in trenta secondi e fatto il bagno per il mio compleanno con un sorriso pazzesco. Un disordine caloroso che ci voleva proprio, perché senza periodi di leggerezza saremmo sempre fottuti, questo bisogna ricordarlo sempre.

Il rimosso 
Giugno è cambiato tutto. È stato un libro, Ohio, che all'improvviso mi ha fatto ricordare una cosa bruttissima, di cui non sono ancora pronta a parlare, tornata fuori come fosse ieri. 
Tutto è diventato chiaro e purtroppo doloroso. 
Luglio e soprattutto agosto sono stati mesi di lacrime e cambiamenti necessari, poi da lì mi sono ammalata e sto ancora cercando di venirne fuori. 

Altri modi
Se non sai dove stai andando continua a camminare, qualcuno arriverà da te.
Da settembre è stato tutto nuovo, strano, brutto, disagiato, ma anche incredibilmente sorprendente. Mio, ecco.
Non posso bere e mangiare niente, sto dimagrendo molto, prendo un sacco di medicine, ho grandi soddisfazioni sul lavoro, faccio quel che posso e sul resto meglio evitare. Sto elaborando questa cosa, ogni giorno un pezzetto, a volte ho paura, altre respiro e passa. Sono stanca, malaticcia, fragile e spesso col muso, però in un anno ho fatto da sola tanta di quella strada che a guardarmi indietro sì, un brava stavolta me lo merito davvero.

E ora?
Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine tornerà in un altro modo. Lo diceva Kafka, mica io, però è con questa frase che chiuderei il bilancio di quest'anno. Cambia tutto alla velocità della luce, i sentimenti, le situazioni, i rapporti tra le persone. Il brutto, la delusione, la rabbia e pure il male pian piano passano, per fortuna, ma credo sia davvero importante non trascurare mai tutto quello che c'è dietro un sorriso. È su questo che vorrei concentrarmi ora. Perché magari troverà forme diverse, ma sarà sempre bene. 

sabato 23 novembre 2024

Ci riesci?

Io, se devo parlare di violenza sulle donne, innanzi tutto direi che sarebbe meglio non averla mai provata. La violenza ti blocca, ti annienta, ti mette addosso talmente tanta paura da rimuoverla per non doverla ricordare mai più. Non ci riesci.
La violenza è una forza bruta che ti sbatte sul pavimento e ti riempie di parole rabbiose mentre ti strappa la camicia, finalmente cagherai anche me, hai finito di ignorarmi, adesso ridi meno, troia, vediamo se godi. E tu provi a spingerla via questa violenza, ma il peso addosso è troppo forte. Non ci riesci.
La violenza, dopo, ti entra dentro, ti riempie la pancia e l'ombelico di pietre da togliere il fiato, ti cambia la testa, il corpo, le parole e gli affetti. E tu ci provi a comportarti normale, a fidarti di nuovo, a non sentirti in colpa per un sorriso, uno sguardo o un vestito scollato. Non ci riesci. 
Per salvarti da sola decidi che non è mai successo niente. Forse ci riesci, pensi, la tua testa è talmente determinata che cambi la storia, hai dimenticato tutto, lui è solo uno dei tanti che ti voleva e ti ha pedinato per scoprire dove abiti, uno sfigato, solo questo. Però poi certe reazioni non te le spieghi. Perché confondi l'affetto con l'invadenza? Perché non riesci a farti abbracciare? Perché non impari a dire no? E come la mettiamo con la paura di sbagliare e fare arrabbiare qualcuno?
Ci provi a volerti bene. Non ci riesci. 
Non capisci, hai la testa bloccata, giorno dopo giorno vai avanti e sopravvivi, ma non vivi, l'ansia e la paura crescono, tu rimani piccola. Iniziano gli attacchi di panico, cosa vuole questo corpo? Adesso passa, respira, stai calma, ci riesci? Non ci riesci.
Decidi di andare a parlare con qualcuno, prendi per mano il panico e inizi a scavare, analizzare, cercare di capire. Ci riesci. 
Un passo alla volta butti fuori un fiume di parole sconnesse di cui non capisci il senso, però ti senti più leggera. Inizi a calmarti e capisci che quello è lo spazio per sfogarti dentro, fuori puoi prenderti il lusso di non pensare. Ti godi il panorama e pian piano prosegui, non ti senti più pesante e insicura, ti fidi, cammini a testa alta. Ci riesci. 
Scavi ancora e ancora. Inizi a coccolarti come se fossi un neonato. Di cosa hai bisogno? Semplicità e chiarezza. Ti basta? No. Il tuo nutrimento è ascoltarti. Cresci, vuoi capire, diventi più calma, tutto scivola via. Ci riesci. 
A primavera all'improvviso ricordi. La voce, la forza, la rabbia, il male, la paura, il dolore. Sono tanti frammenti che piano piano si uniscono e finalmente ti fanno piangere l'anima. Ci riesci. 
Butti fuori tutto, vuoi stare da sola, sei arrabbiata, hai bisogno di uno spazio solo tuo per continuare a crescere senza paura. Non è più rimozione, ma elaborazione. Non hai ancora finito, il tuo corpo è stanco, le immagini tornano, non sai nemmeno se finirai o all'improvviso ricorderai ancora. Però finalmente sei diventata tua amica, sorridi, ti ascolti e ti vuoi bene. Senza paura. Ci riesci.

venerdì 25 ottobre 2024

microequilibri

In mezzo a tutti i casini della vita, ci sono sempre dei microequilibri di situazioni, persone e sorrisi talmente sorprendenti, che meritano tutta la nostra attenzione. Allora io adesso, prima di crollare e finalmente dormire, di questa settimana vorrei ricordarmi: la pioggia, la piscina, la tosse, il sorriso, gli esami in ospedale, la vasca da bagno, i brividi di male e quelli di bene, la paura che si è trasformata in coraggio, i come stai/com'è andata di chi mi è stato come sempre vicino e di chi non l'avrei mai detto, le coincidenze, il sempre odiato piccolo principe, i libri a voce alta o sussurrata, gli sbagli che servono per capire, il rigore non di rigore, i musi che si trasformano, la pizza da dividere, la mia vecchia normalissima vita che mi manca incredibilmente, nuotare in apnea che chissà quando tornerà, la concentrazione, la dolcezza che non t'aspetti, l'insonnia, la camomilla, l'ennesima pianta che ho ucciso, la calma, l'inferno a portata di fuffa, l'individualità e soprattutto la complicità. La vita corre veloce come un treno, vuoi mettere fermarsi un attimo per respirarla tutta, invece di guardarla solo dal finestrino?

domenica 5 maggio 2024

Ei fu

Ogni anno il 5 maggio è sempre la stessa storia, ha pure vinto l'Inter lo scudetto e tu non ci sei. Tu che hai deciso basta e ci hai mollato a crescere da soli. Con un gesto che ha ammazzato anche noi, che ogni volta che sentiamo Se tornerai di Pezzali ti pensiamo con un sospiro. Se fossi rimasto, credo che avremmo scopato per renderci poi conto, probabilmente fumando una canna, di non essere fatti per una storia seria. Saremmo rimasti amici come giusto che sia e avresti avuto pure il coraggio di farmi le pare, a me che sono fredda e stronza e scappo da chi si accolla come se fosse il peggiore degli umarell. Tu avresti ancora una marea di donne, casini, probabilmente figli sparsi di incerta provenienza perennemente in giro a far danno. Tra una birretta e una corsa in moto, mi diresti che il caos è bello, l'allegria doverosa, il controllo non sempre necessario. Saresti sempre e comunque un gran figo, dentro e fuori, infatti nonostante la cazzata che hai fatto, continua a uscirmi un sorriso quando mi ricordo di te e della tua totale follia. Ed è proprio con questo sorriso che il momento nostalgia finisce. I dolcissimi insulti che mi stanno uscendo - coglione, testa di cazzo, deficiente per dirne di gentili - termineranno con questo punto qui. Adieu.

lunedì 11 marzo 2024

Enjoy the silence

In aereo, in caso di emergenza, gli adulti devono indossare la maschera prima di bambini e anziani. Non si tratta di egoismo, ma di sopravvivenza, devono respirare per primi perché altrimenti perderebbero la lucidità necessaria a salvare gli altri.
Ecco, metaforicamente parlando, io son dei giorni che incontro un sacco di turbolenza ovunque. Niente concorde, solo grandissime secchiate di merda. 
Persone in ansia che mi scambiano per psicologa, ma che non potrei mai minimamente risolvere. Tuttologi che mi dicono cosa fare sempre e comunque, ignari della mia direzione ostinata e contraria di fronte al sacro graal del finto sapere. Corteggiatori che non capiscono quanto sia inutile il romanticismo con una disagiata che scappa come un missile appena sente un complimento. 
Amici feriti che si stanno facendo sempre più male, ma solo loro potrebbero migliorare la situazione.
Dato che per me, mi perdoni il Grigna, un viaggio non ha senso solo senza ritorno se non in volo, io, zaino in spalla e cane al fianco, ho deciso che la mia maschera per respirare e restare lucida si chiama silenzio. Per proteggermi da tutto e tutti. Senza rispondere, capire, decidere e programmare nulla. Solo ascoltandomi attimo dopo attimo, semplicemente camminando.